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Messaggio Da Cantastorie Gio 03 Giu 2010, 13:30

Su "Traviata" e la condizione femminile ottocentesca


lepidezza ha scritto:canta Lella Costa aveva rivisitato un opera(la traviata) alla sua maniera. discutendone i personaggi.parlava di donne che in nome dell’amore, dei sentimenti e della follia che questo
comporta, si sono veramente perse e hanno subito delle sconfitte
pesanti.


Traviata, l’intelligenza del cuore.


L’attrice si presenta in scena con un
lungo costume ottocentesco, che richiama quello indossato dalla
Callas ne

"La Traviata" dell’allestimento di Visconti, narrando
della vicenda di Alphonsine Duplessis detta Marie, la prostituta
realmente
vissuta a Parigi, diventata nella creatività di Alexandre Dumas
figlio
"La
signora delle camelie", poi trasformata nel celeberrimo
melodramma
"La Traviata" di Verdi in Violetta Valéry .

La nota vicenda è riproposta come
una
parabola sulla condizione femminile in cui i comportamenti di
Violetta, e
più in generale delle donne, sono valutati non nella loro
singolarità e
individualità, ma come una costruzione sociale maschile che, per
dirla
con Simone De Beauvoir, determinano una situazione in cui la donna

"si scopre e si sceglie in un mondo in cui gli uomini le impongono
di
assumere la parte dell’Altro; in altre parole pretendono di
irrigidirla
in una funzione di oggetto". Da questa lezione discendono le
due
linee di sviluppo dello spettacolo: la prima mostra questa
modellazione
storico-culturale maschile, l’altra indica una strada
d’indipendenza
sia pure nella dipendenza a modelli culturali non elaborati dalle
donne.

L

’artista milanese, sotto
quest’ultimo
aspetto, rivendica per le donne di ieri e di oggi, traviate per
denaro e
per amore e mal ripagate dagli uomini, quella specifica
inclinazione
cognitiva che è "l’intelligenza del cuore", facoltà che
unisce un’integrità di approcci, razionale e non-razionale.


L’alterità-antagonismo tra maschi
e
femmine, che inevitabilmente si genera da queste premesse, è
esplicitata
lungo tutto il corso dello spettacolo con tale forza che le
relazioni tra
i sessi si configurano come separazione o tutto al più come
predazione
dell’uno sull’altra, ieri come oggi.


I calcoli effettuati (nel 1847
una
prostituta era mantenuta con 100.000 franchi l’anno che
equivalgono a
300.000 euro) vengono meno se confrontati con il sacrificio che
emblematicamente il personaggio di Violetta subisce morendo di
tisi,
allorché una donna di "malaffare" pretendeva di essere una
persona a tutti gli effetti; morte che ha la funzione catartica di
mondare
l’integrità morale dei fruitori dei piaceri mercenari - l’alta
borghesia imprenditoriale e finanziaria - che avevano non poco
contribuito
alla moltiplicazione di quegli stessi piaceri.


E per arrivare all’oggi, la Costa, nella seconda
parte
dello spettacolo, racconta, snocciolando cifre, come il corpo
delle donne
sia ancora offeso e distrutto: i 150.000 incontri al giorno che
avvengono
a Milano la cui entità le fa esclamare:
"Ma quanto lavorano i
milanesi!", le 196 donne straniere, per lo più prostitute,
uccise in Italia nel 1999. E mentre passano le immagini di donne
famose e
comuni, di prostitute, di bambine, di donne anoressiche, tutte
degne di
rispetto perché, come recita la Costa,
"ogni donna è stata, ed
è, una bellissima bambina che non cerca altro che qualcuno si
prenda cura
di lei", lo spettacolo si avvia alla conclusione con l’amara
constatazione che ancora oggi l’uomo preferisce pagare quello che
lo
inquieta per poter esorcizzare un potere delle donne che non
controlla.
Gaufre ha scritto:Lepi (ma anche gli altri), se vuoi ridere, trova sul tubo l'intervista di Birignao Bignardi alla Costa, su questo argomento... la Costa la prende nemmeno tanto sottilmente in giro, ma direi che è tutto più che meritato.
Scusate l'OT.
Cantastorie ha scritto:mmmm sull'impatto a metà ottocento di far protagonista di un'opera (letteraria prima e musicale poi) di una giovane donna che si vuol "emancipare" da un destino che le convenzioni borghesi le imponevano...ci si potrebbe aprire un discorso a parte. Prima dell'impatto - Violetta c'era stato l'Impatto Figaro (quello delle nozze di Mozart).
Violetta - per come l'ha resa suono Verdi è una donna che non si vuol arrendere ad un destino segnato (quello del suo mestiere da un lato e della malattia mortale dall'altro), è una donna che non si prende gioco dell'amore e che ha assorbito perfettamente i canoni della società in cui vive: non è Carmen (Bizet...che usa, gioca e a tutti preferisce la sua libertà)..è Violetta che vuol smettere di essere oggetto altrui e diventare Soggetto..ma entro le regole (Violetta nel suo futuro, se vivesse, vede matrimonio e figli con Alfredino..). Se questa visione è quella che gli uomini avevano delle donne "da letto" non saprei. Quel che so da Traviata - Verdi è che Verdi la considera perfettamente capace di ricostruirsi una reputazione linda...perchè capace di amare essendo amata.
Un'ultima cosa mi viene in mente: per decenni (e sono certa che così è per la generazione degli attuali settantenni per es...ossia per quelli che da bambini sono stati educati al "papà che lavora" e "mamma che bada a figli e casa")le donne sono state divise nettamente in due categorie non comunicanti, come due binari: il binario dove c'era la moglie e il binario dove c'erano "le altre possibili(che poi fossero quelle del bordello o quelle del retrobar o quelle da mantenere in segreto fate voi..ma quella suddivisione le accomunava)".
Per Verdi, come per Dumas, l'importante era rendere plausibile che una delle "altre possibili" potesse rappresentare nell'immaginario collettivo la buona moglie. Quei due binari potevano comunicare. Alleluia.
Non ho seguito la rilettura della Costa...ma la prima cosa che mi viene in mente è che a metà ottocento le donne non avevano granchè scelte (evitando il secondo binario): o religiose o zitelle o mogli, la % di chi aveva modo di mantenersi da sola lavorando e men che meno la % di chi aveva modo di studiare e pensare ad un futuro per sè ancora meno.

lepidezza ha scritto:
per decenni (e sono certa che così è per la generazione degli attuali
settantenni per es...ossia per quelli che da bambini sono stati educati
al "papà che lavora" e "mamma che bada a figli e casa")le donne sono
state divise nettamente in due categorie non comunicanti, come due
binari: il binario dove c'era la moglie e il binario dove c'erano "le
altre possibili(che poi fossero quelle del bordello o quelle del
retrobar o quelle da mantenere in segreto fate voi..ma quella
suddivisione le accomunava)".
Per Verdi, come per Dumas, l'importante
era rendere plausibile che una delle "altre possibili" potesse
rappresentare nell'immaginario collettivo la buona moglie.
Quei due
binari potevano comunicare.

alla quale impongono di cedere il passo però.

....


Ultima modifica di Cantastorie il Gio 03 Giu 2010, 14:27 - modificato 1 volta.
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Messaggio Da Cantastorie Gio 03 Giu 2010, 13:34

lepidezza ha scritto:[quote=Cantastorie]si Lepidezza, ma prima di quello fanno un'operazione mica facile: far
identificare lo spettatore/lettore, comprese le mogli, con le ragioni di
Violetta non era per nulla scontato.
Voglio dire che Violetta non è
il peccato, il negativo, il reietto.
Le persone "per bene" non
frequentavano nello stesso luogo mogli e Violette.Ed assistere da platea
ad una storia che ha come personaggio positivo qualcuna che normalmente
avrebbe riempito le chiacchiere da malelingue, qualcuna che non ha le
chiavi d'accesso alla "vita normale..quella di farsi una famiglia come
le altre donne da marito.."...
Traviata fu sonoramente fischiata agli
inizi..e non perchè la musica non fosse apprezzata, ma proprio per aver
messo al centro del palco la storia di qualcuno che socialmente non
avrebbe goduto di alcuna "pieta'".
Cantastorie ha scritto:Il Guaio di Violetta è che lei avrebbe voluto essere la Figlia di papàGermont (che è il prototipo dei principi della famiglia borghese com'è arrivata fino ad oggi).
A Violetta è mancata la protezione familiare e probabilmente sa benissimo cosa vuol dire essere "senza onore" (papà Germont dice che la figlia non troverebbe piu' marito per il disonore dato alla famiglia da Alfredo che convive con una donna dal passato impresentabile..).

Violetta è la stessa che nella sua prima aria definisce "FOLLIA" una situazione nella quale lei sia amata amando (come qualcosa che non era nemmeno contemplato le potesse mai capitare)..lei mica ama chi la mantiene? Fa uno scambio commerciale in quei casi con nessun coinvolgimento affettivo....è il coinvolgimento affettivo che lei s'era convinta di non "meritare" (Violetta adotta in pieno la logica della "buonafamiglia borghese").
Sono le sue convinzioni e la sua debolezza (malata, pensa di non averlo a disposizione un futuro per cui battagliare) che la rendono remissiva a fine conversazione con papà Germont...

Un'altra cosa che è SOLO musicale: quei due, a fine duetto...non riescono a lasciarsi....come se tra loro ci fosse un legame, un sodalizio forte e io ogni volta che l'ascolto..quella parte finale ...finisco col pensare:
Germont avrebbe voluto lei come figlia anzicchè quel pappamolla creditutto di Alfredo ...
Violetta, con una famiglia e un padre forte, si sarebbe risparmiata probabilmente i baratti che ha accettato. Quei due, quando si ritroveranno con Violetta moribonda..si ri-dimostreranno affetto vero (è papà Germont che riporta Alfredo da Violetta...e poteva benissimo star zitto e non farlo..lei sarebbe morta uguale e suo figlio avrebbe continuato a pensare di esser stato mollato senza amore...)

Cantastorie ha scritto:

E' il duetto Violetta-Germont a cui s'è fatto riferimento...mi sembra giusto per fare mente locale OCCHEI!

La musica è didascalica: papà difende il buon nome della sua famiglia, Violetta che una famiglia non l'ha praticamente mai avuta ne è attanagliata...inizialmente si ribella, ma poi trova iniquo che per la sua felicità ..per giunta breve...altri ne facciano le spese..E promette di ritirarsi, lasciando in qualche modo Alfredo...
Il salutarsi lunghissimo dei due personaggi, dopo che uno ha ottenuto lo scopo e l'altra che non scappa, ma resta là...a salutare..per me è la chiave del rapporto tra i due che accennavo nel post precedente.


Stasera avevo in testa tutt'un discorso sui Figaro (di Mozart e di Rossini) perchè scrivere di opera senza accennare almeno a quei due mi sembra voler tranciare una delle basi su cui s'è eretto tutt'il carrozzone..ma lo farò nelle prox. sere, promessa controllando

in Spoiler ...le Parole
Spoiler:


giusto.
una prospettiva nuova.
la sofferenza conduce all'empatia.
magari dopo i fischi iniziali.
il carattere di violetta è piuttosto da condannare.no?
Così poco combattiva con il padre di lui..al punto da farsi umiliare..[/quote]
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Messaggio Da Cantastorie Gio 03 Giu 2010, 13:40

Gaufre ha scritto:
lepidezza ha scritto:
Spoiler:
Spoiler:

Maimeri

ma di che state parlando??


Cantastorie ha scritto:Il Guaio di Violetta è che lei avrebbe voluto essere la Figlia di papàGermont (che è il prototipo dei principi della famiglia borghese com'è arrivata fino ad oggi).
A Violetta è mancata la protezione familiare e probabilmente sa benissimo cosa vuol dire essere "senza onore" (papà Germont dice che la figlia non troverebbe piu' marito per il disonore dato alla famiglia da Alfredo che convive con una donna dal passato impresentabile..).

Violetta è la stessa che nella sua prima aria definisce "FOLLIA" una situazione nella quale lei sia amata amando (come qualcosa che non era nemmeno contemplato le potesse mai capitare)..lei mica ama chi la mantiene? Fa uno scambio commerciale in quei casi con nessun coinvolgimento affettivo....è il coinvolgimento affettivo che lei s'era convinta di non "meritare" (Violetta adotta in pieno la logica della "buonafamiglia borghese").
Sono le sue convinzioni e la sua debolezza (malata, pensa di non averlo a disposizione un futuro per cui battagliare) che la rendono remissiva a fine conversazione con papà Germont...

Un'altra cosa che è SOLO musicale: quei due, a fine duetto...non riescono a lasciarsi....come se tra loro ci fosse un legame, un sodalizio forte e io ogni volta che l'ascolto..quella parte finale ...finisco col pensare:
Germont avrebbe voluto lei come figlia anzicchè quel pappamolla creditutto di Alfredo ...
Violetta, con una famiglia e un padre forte, si sarebbe risparmiata probabilmente i baratti che ha accettato. Quei due, quando si ritroveranno con Violetta moribonda..si ri-dimostreranno affetto vero (è papà Germont che riporta Alfredo da Violetta...e poteva benissimo star zitto e non farlo..lei sarebbe morta uguale e suo figlio avrebbe continuato a pensare di esser stato mollato senza amore...)


io vorrei aggiungere l discorso sul contesto scoiale e culturale in cui viene proposta la traviata che io penso che fosse davvero shockante ma al tempo stesso innovativo mosttare che una mantenuta potesse diventare una moglie borghese e "onesta" perchè alla fine lìidea era quella che questa, unva volta sposata , avesse le stesse mansioni di un'altra che invece vive ail ruolo di moglie prestabilitoe che cmq si fa mantenere, visto che lavorare per una donna era disdicevole.

e poi l'idea che un uomo potesse ritrovarsi con una ex prostituta desiderata da altri uomini o ancora il fatto che, non assolutamente trascurabile, che il pubblico potesse imaginare una situazione in cui un uomo ,con la moglie, può permettersi di richiedere le stesse pratiche sessuali che chiedeva prima che lei si "sistemasse" e che a una moglie non si potevano assolutamente chiedere,visto che le mogli erano per la riproduzione e le amanti per il sesso. tabno più che le amanti erano viste come un elemento indispensabile dell'alta borghesia proprio perchè l'uomo per bene ,in nessun caso doveva permettersi di chiedere certe cose lla moglie anche se magari l'amava moltissimo, anzi forse ancora di più per queso.

insomma immaginatevi sta gente che va a teatro all'epoca e vede ste cose: comincia a chiedersi cosa succederebbe se davvero queste mantenute cominciassro a sposarsi, cosa succederebbe se i ruoli cominciassero a scambiarsi. e tanti altri punti di domanda che sicuramente turbavano la sensibilità (ma anche l'ipocrisia) della gente
,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,

Cantastorie ha scritto:
@Maimeri. Come riferimento periodo, basta ricordare che a metà ottocento, oltre Dumas (la signora delle Camelie è la storia da cui è tratta Traviata) irrompe Flaubert (con M.me Bovary) ed un paio di decenni dopo Tolstoj (con A. Karenina) e Dostojevski con la Gruscenka (dei flli Karamazov).Sono naturalmente esempi di grande letteratura che hanno in comune il mettere in discussione la visione del femminile nella società borghese di 2ndo ottocento...tutti stra - contestati ovviamente.
In quel periodo, credo di averlo già scritto ...andare all'opera e vedere rappresentati sè stessi (con la messa in scena di storie "contemporanee" allo spettatore) aveva lo stesso impatto che per il novecento ha avuto il Cinema d'autore (quello capace di rappresentarci nei tormenti e contrasti).
All'Opera, fino a quel momento, le donne (sia nelle opere buffe che in quelle tragiche) avevano i contorni dell'eroina (in genere nobile, fragile e docile..che si perde SOLO per l'amore del tenorino..e non ha un Ruolo pubblico (tranne Norma - Bellini): con Violetta si spalanca il sipario sulla "contemporaneità" concreta della società borghese che fondava i rapporti uomo/donna nella dicotomia cui si è fatto cenno: da un lato la famiglia (con moglie integerrima) dall'altro la "distrazione" (cui hanno ovviamente diritto solo gli ommini)...del resto, una società a misura maschile perchè mai doveva preoccuparsi delle donne che "pubblicamente"non avevano ruolo a sè (l'identità era: sono la figlia di....la moglie di...la madre di....la sorella di .....).

lepidezza ha scritto:
@Maimeri. Come riferimento periodo, basta ricordare che a metà
ottocento, oltre Dumas (la signora delle Camelie è la storia da cui è
tratta Traviata) irrompe Flaubert (con M.me Bovary) ed un paio di
decenni dopo Tolstoj (con A. Karenina) e Dostojevski con la Gruscenka
(dei flli Karamazov).Sono naturalmente esempi di grande letteratura che
hanno in comune il mettere in discussione la visione del femminile nella
società borghese di 2ndo ottocento...tutti stra - contestati
ovviamente.

canta! [Opera] Singoli Autori o singoli temi-approfondimento 483101 [Opera] Singoli Autori o singoli temi-approfondimento 156794 lirica e letteratura..è un rimando continuo..Grazie!
messe in prospettiva come fai tu offri un quadro dove tutto si tiene.
Ne riconosci i meriti e l'evoluzione![Opera] Singoli Autori o singoli temi-approfondimento 187966

All'Opera, fino a quel momento, le donne (sia nelle opere buffe che in
quelle tragiche) avevano i contorni dell'eroina (in genere nobile,
fragile e docile..che si perde SOLO per l'amore del tenorino..e non ha
un Ruolo pubblico (tranne Norma - Bellini): con Violetta si spalanca il
sipario sulla "contemporaneità" concreta della società borghese che
fondava i rapporti uomo/donna nella dicotomia cui si è fatto cenno: da
un lato la famiglia (con moglie integerrima) dall'altro la "distrazione"
(cui hanno ovviamente diritto solo gli ommini)...del resto, una società
a misura maschile perchè mai doveva preoccuparsi delle donne che
"pubblicamente"non avevano ruolo a sè (l'identità era: sono la figlia
di....la moglie di...la madre di....la sorella di .....).
nella rivisitazione della Costa, la traviata offre lo spunto per affermare che siamo ancora a quei livelli e quei ruoli.
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Messaggio Da Cantastorie Gio 10 Giu 2010, 11:58

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Messaggio Da Cantastorie Dom 11 Lug 2010, 12:09

Zarzuela
http://www.zarzuela.net/


da wiki

La Zarzuela è un genere lirico-drammatico spagnolo, in cui si alternano scene parlate, altre cantate e balli concertati. Si suppone che il nome derivi dal padiglione di caccia omonimo, vicino a Madrid, dove nel XVII secolo si mettevano in scena questo tipo de rappresentazioni per la corte spagnola.

In Spagna il teatro musicale inizia con Juan del Encina. Questo nuovo genere chiamato zarzuela apportò l'innovazione di dotare i numerosi brani musicali di una funzione drammatica, cioè integrata nell'argomento dell'opera. Ulteriori novità furono la presenza di una grande orchestra e la incorporazione dei cori, delle canzoni e dei balli.


Storia


Sembra che i primi autori che applicarono la loro arte a questo nuovo stile di teatro musicale furono Lope de Vega e Calderón de la Barca. A tutt'oggi si ritiene che Calderón sia il primo drammaturgo che abbia adottato il termine di zarzuela per definire una sua opera intitolata El golfo de las sirenas (1657). Lope de Vega scrive un'opera che intitolò La selva sin amor, dramma con orchestra, e la definì come "cosa nuova in Spagna". Nel prologo del 1629 di questa opera si legge:
« Gli strumenti occupavano la prima parte del teatro, senza essere visti, e seguivano con armonia i versi, facendo un tutt'uno con l'ammirazione, le lamentele, le ire e gli altri sentimenti... »


Di queste opere purtroppo non abbiamo gli spartiti. Tuttavia è arrivata fino a noi la musica dell'opera Los celos hacen estrella di Juan Hidalgo e Juan Vélez, del 1672: attraverso quest'opera ci si può fare un'idea di come fosse questo genere nel XVII secolo.

Nel XVIII secolo l'ingresso della dinastia dei Borboni si accompagna alla moda dello stile italiano nelle diverse manifestazioni artistiche, inclusa la musica: le zarzuele di questo periodo assunsero di fatto un connotato molto simile a quello delle opere italiane. L'avvento del regno di Carlo III, anch'esso Borbone, con le problematiche politiche ad esso legate, provocò una serie di rivolte contro i ministri italiani, con ripercussioni negative sulle rappresentazioni teatrali: di nuovo risultò dominante la tradizione popolare spagnola, rappresentata in quest'occasione da Ramón de la Cruz. La prima opera di quest'autore fu Las segadoras de vallecas (1768), musicata da Rodríguez de Hita. L'auge della zarzuela arrivò, nel XIX secolo, a partire del 1839, con i compositori Francisco Barbieri e Emilio Arrieta. A volte il successo dell'opera era dovuto ad una o più arie che il pubblico imparava e riproponeva oralmente, come ad esempio con i cuplés. Il meccanismo dell'opera seguì sempre uguale: numeri parlati, cantati, cori che si alternano con scene comiche che, generalmente, sono interpretate da una coppia. Abbondava il genere travestito e regionalista e nei libretti si raccoglievano ogni sorta di mode, regionalismi e detti popolari.

Dopo la rivoluzione del 1868, il paese entrò in una crisi profonda (soprattutto economica) che si riflesse anche sul teatro. Lo spettacolo teatrale era caro e non ci si poteva più permettere quei costi. Per questo il Teatro Variedades de Madrid ebbe l'idea di ridurre il prezzo dello spettacolo e, allo stesso tempo, la durata della rappresentazione. Un'opera teatrale durava, a quei tempi, quattro ore e si ridusse ad un'ora. Iniziò quello che venne chiamato "teatro ad ore". L'innovazione ebbe un grande successo e i compositori di zarzuele si adeguarono al nuovo formato creando opere molto più corte. Le zarzuele di un solo atto vennero dette Género chico e Género grande quelle di tre o più atti. La zarzuela grande esordì nel Teatro de la Zarzuela de Madrid, però con poco successo e poco pubblico. Nonostante questo, nel 1873 aprì un nuovo teatro, l'Apollo, che condivise gli insuccessi con il predecessore, fino a che non ci fu altro rimedio che passare al género chico.
Bibliografia [modifica]

* (EN) Vincent J. Cincotta, Zarzuela. The Spanish Lyric Theatre: A Complete Reference, University of Wollongong Press, Australia 2002, 3a ed. 2005. ISBN 0-86418-700-9






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Messaggio Da Cantastorie Sab 04 Set 2010, 14:45

prendendo spunto da Rigoletto nei Luoghi in onda in diretta tv tra 4-5 Settembre...

Rigoletto
Libretto Integrale

Playlist con interpreti : Gobbi-Callas-Di Stefano 1954

Primo Atto



Secondo Atto



Terzo Atto




VideoPlaylist tratta da youtube di altra edizione tv sempre con T. Gobbi..

http://www.veewow.com/playlist-fNr-Rigoletto-Gobbi
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