Piccole cose di valore non quantificabile
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LucyGordon
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Re: Piccole cose di valore non quantificabile
Queste sono le cose di cui si dovrebbe parlare l'8 marzo e invece che si fa? Si va a guardare gli spogliarelli maschili
mariele4ever- Utente Colonna: 2001-5000 post
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Re: Piccole cose di valore non quantificabile
.................... e alla fine si arresa al dolore.
Alla fine il dolore ha vinto. Si è lanciata nel vuoto, dal sesto piano di una palazzina alla periferia di Roma e si è portata via tutti gli incubi del passato senza neanche lasciare un biglietto. È morta alle 11 e 30 dello scorso sabato, Fakhra Younas, l'icona dell'emancipazione femminile nel mondo islamico, la donna pakistana alla quale il marito aveva cancellato il viso con l'acido.
Si è uccisa in via Segre, a Tor Pagnotta, la danzatrice di Karachi che fuggì dal suo paese e arrivò in Italia nel 2001 dopo che il marito geloso, figlio di un influente uomo politico pakistano, l'aveva sfigurata con l'acido nel sonno. Fakhra, ad appena vent'anni, aveva chiesto il divorzio, stanca delle violenze e delle umiliazioni che era costretta a subire. Col figlio, Nauman, oggi diciassettenne, al quale la bellissima ballerina aveva riservato tutto il suo amore, si trasferì in un'altra casa, mettendo fine all'unione. Quell'affronto venne punito dal marito che le sciolse il sorriso e l'entusiasmo di vivere. Riconquistare la serenità è sempre stato un percorso in salita per lei.
Quando arrivò a Roma, 11 anni fa, si sottopose a 39 interventi di chirurgia plastica per riavere un volto normale, ma non c'è stato bisturi in grado di lenire le sue ferite dell'anima. Tanto che non fu mai abbandonata da équipe di psicoanalisti. Nel 2005, subito dopo l'uscita del suo libro "Il volto cancellato", poi
tradotto in molte lingue, sembrava aver riacquistato la serenità. Negli anni successivi, però, tentò di
togliersi la vita per tre volte, ingoiando psicofarmaci e alcol. Salvata in extremis in tutti e tre i suoi tentativi, Fakhra oscillava tra depressione e tranquillità, momenti di fragilità e di forza.
"È una morte che mi rattrista molto - ha detto Elena Doni, la giornalista coautrice del libro - perché lei era un sogno di riscatto che non si è verificato. Purtroppo, nonostante l'impegno di molte persone che hanno cercato di aiutarla, non si era mai integrata completamente. Aveva avuto un passato molto difficile, segnato prima dalla vita con la madre, una prostituta, e poi dalle violenze del marito".
Il professor Valerio Cervelli, il chirurgo plastico che l'ha operata 39 volte e l'ha sempre seguita, quando ha saputo della morte di Fakhra ha pianto. "L'ho sentita per l'ultima volta due settimane fa e fisicamente stava bene, ma a volte le ferite interiori sono molto più difficili da curare e penso siano queste ad averla spinta a questo gesto". Seguita da uno psichiatra, negli ultimi tempi non si presentava più agli appuntamenti. "Non doveva mai essere lasciata sola - ha spiegato una delle operatrici che l'ha assistita durante il periodo di permanenza nella casa di accoglienza madre-bambino dell'Infernetto - Per questo, quando la trasferirono nell'appartamento del residence di Tor Pagnotta, dove avrebbe dovuto essere autonoma, eravamo preoccupate. Senza una continua assistenza si sentiva abbandonata". Il suo corpo è rimasto ai piedi del residence comunale "Madre Teresa" fino all'arrivo del figlio da scuola.
http://roma.repubblica.it/cronaca/2012/03/23/news/sfregiata_con_l_acido_per_gelosia_si_uccide_addio_alla_donna_che_si_ribell_alla_barbarie-32064748/
Sfregiata con l'acido per gelosia, si uccide
addio alla donna che si ribellò alla barbarie
addio alla donna che si ribellò alla barbarie
Alla fine il dolore ha vinto. Si è lanciata nel vuoto, dal sesto piano di una palazzina alla periferia di Roma e si è portata via tutti gli incubi del passato senza neanche lasciare un biglietto. È morta alle 11 e 30 dello scorso sabato, Fakhra Younas, l'icona dell'emancipazione femminile nel mondo islamico, la donna pakistana alla quale il marito aveva cancellato il viso con l'acido.
Si è uccisa in via Segre, a Tor Pagnotta, la danzatrice di Karachi che fuggì dal suo paese e arrivò in Italia nel 2001 dopo che il marito geloso, figlio di un influente uomo politico pakistano, l'aveva sfigurata con l'acido nel sonno. Fakhra, ad appena vent'anni, aveva chiesto il divorzio, stanca delle violenze e delle umiliazioni che era costretta a subire. Col figlio, Nauman, oggi diciassettenne, al quale la bellissima ballerina aveva riservato tutto il suo amore, si trasferì in un'altra casa, mettendo fine all'unione. Quell'affronto venne punito dal marito che le sciolse il sorriso e l'entusiasmo di vivere. Riconquistare la serenità è sempre stato un percorso in salita per lei.
Quando arrivò a Roma, 11 anni fa, si sottopose a 39 interventi di chirurgia plastica per riavere un volto normale, ma non c'è stato bisturi in grado di lenire le sue ferite dell'anima. Tanto che non fu mai abbandonata da équipe di psicoanalisti. Nel 2005, subito dopo l'uscita del suo libro "Il volto cancellato", poi
tradotto in molte lingue, sembrava aver riacquistato la serenità. Negli anni successivi, però, tentò di
togliersi la vita per tre volte, ingoiando psicofarmaci e alcol. Salvata in extremis in tutti e tre i suoi tentativi, Fakhra oscillava tra depressione e tranquillità, momenti di fragilità e di forza.
"È una morte che mi rattrista molto - ha detto Elena Doni, la giornalista coautrice del libro - perché lei era un sogno di riscatto che non si è verificato. Purtroppo, nonostante l'impegno di molte persone che hanno cercato di aiutarla, non si era mai integrata completamente. Aveva avuto un passato molto difficile, segnato prima dalla vita con la madre, una prostituta, e poi dalle violenze del marito".
Il professor Valerio Cervelli, il chirurgo plastico che l'ha operata 39 volte e l'ha sempre seguita, quando ha saputo della morte di Fakhra ha pianto. "L'ho sentita per l'ultima volta due settimane fa e fisicamente stava bene, ma a volte le ferite interiori sono molto più difficili da curare e penso siano queste ad averla spinta a questo gesto". Seguita da uno psichiatra, negli ultimi tempi non si presentava più agli appuntamenti. "Non doveva mai essere lasciata sola - ha spiegato una delle operatrici che l'ha assistita durante il periodo di permanenza nella casa di accoglienza madre-bambino dell'Infernetto - Per questo, quando la trasferirono nell'appartamento del residence di Tor Pagnotta, dove avrebbe dovuto essere autonoma, eravamo preoccupate. Senza una continua assistenza si sentiva abbandonata". Il suo corpo è rimasto ai piedi del residence comunale "Madre Teresa" fino all'arrivo del figlio da scuola.
http://roma.repubblica.it/cronaca/2012/03/23/news/sfregiata_con_l_acido_per_gelosia_si_uccide_addio_alla_donna_che_si_ribell_alla_barbarie-32064748/
LucyGordon- Utente Fattiscente: 5001-9999 Post
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Re: Piccole cose di valore non quantificabile
Ariane Friedrich, saltatrice che parteciperà alle Olimpiadi di Londra, ha pubblicato su Facebook nome e città del suo stalker. Ma non sono mancate le accuse
All'ennesima molestia, non ce l'ha fatta più. Quando, aprendo il suo profilo Facebook, ha trovato una foto dei genitali del suo stalker, Ariane Friedrich ha detto basta. La saltatrice tedesca, 28 anni, medaglia di bronzo ai Campionati mondiali 2009, è passata al contrattacco, pubblicando sulla sua pagina ufficiale del social network nome e città d'origine del suo molestatore.
«Sono già stata offesa e molestata sessualmente in passato, ho già avuto uno stalker. È tempo di agire, è tempo di difendermi. Ed è quello che sto facendo. Niente di più e niente di meno», ha commentato Ariane, difendendo la sua scelta. Sì, difendendola, perché in Germania non sono mancate le critiche: c'è chi si è chiesto se ciò che ha fatto non sia una violazione della privacy o addirittura un reato, se non ci sia il rischio di coinvolgere omonimi o familiari innocenti.
Per molti media, solo alla giustizia spetta la punizione di un colpevole. La Friedrich, che fuori dalla pista è un'agente di polizia, potrebbe forse rischiare un provvedimento disciplinare. Intanto, la sua pagina Facebook è sparita dal social network. Il suo manager, Günter Eisinger, ha cercato di smorzare gli animi: per il momento ci sono solo le Olimpiadi di Londra a cui pensare.
LucyGordon- Utente Fattiscente: 5001-9999 Post
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Re: Piccole cose di valore non quantificabile
Lucy difficile non comprendere la vittima
altrettanto difficile affermare che la sua sia la strada giusta da percorrere.
Non so come siano le leggi antistalker in Germania, quindi andrebbe documentato il loro sistema legislativo in merito.
Per chi ha già subito in passato episodi di questo genere, credere nel "sistema" diventa difficile perchè interviene dopo un lungo elenco di molestie.
"farsi giustizia da sè" è come in questo caso, una delle reazioni a caldo più frequenti in attesa che giustizia e leggi intervengano.
altrettanto difficile affermare che la sua sia la strada giusta da percorrere.
Non so come siano le leggi antistalker in Germania, quindi andrebbe documentato il loro sistema legislativo in merito.
Per chi ha già subito in passato episodi di questo genere, credere nel "sistema" diventa difficile perchè interviene dopo un lungo elenco di molestie.
"farsi giustizia da sè" è come in questo caso, una delle reazioni a caldo più frequenti in attesa che giustizia e leggi intervengano.
lepidezza- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: Piccole cose di valore non quantificabile
Ecco come i media giustificano le violenze di genere
In questi giorni sono stati diffusi appelli per fare in modo che il femminicidio possa essere riconosciuto socialmente, ma durante questo tran tran è stata uccisa un’altra donna a Cuneo per gli stessi motivi culturali che mantengono la condizione della donna italiana a mero oggetto. Questa volta ad essere gelosa era la moglie ma lui l’ha fatta fuori perchè non tollerava il fatto che lei non fosse una donna paziente e sottomessa, insomma un altro delitto prettamente “di genere”, dove le donne sono viste da una parte come delle proprietà (come è successo nel caso Vanessa) e dall’altra come oggetti da rottamare, da sopprimere se troppo autodeterminate e se non tollerano quello che decide il “padre-padrone”.
I media riportano la notizia in questo modo (fonte LaStampa):
http://comunicazionedigenere.wordpress.com/2012/05/02/analisi-di-come-i-media-giustificano-le-violenze-di-genere/
la complicità è anche questa. cioè quella di chi forma l'opinione pubblica fornendo interpretazioni che ne attenuano la gravità se non arrivando addirittura a colpevolizzare le vittime!
In questi giorni sono stati diffusi appelli per fare in modo che il femminicidio possa essere riconosciuto socialmente, ma durante questo tran tran è stata uccisa un’altra donna a Cuneo per gli stessi motivi culturali che mantengono la condizione della donna italiana a mero oggetto. Questa volta ad essere gelosa era la moglie ma lui l’ha fatta fuori perchè non tollerava il fatto che lei non fosse una donna paziente e sottomessa, insomma un altro delitto prettamente “di genere”, dove le donne sono viste da una parte come delle proprietà (come è successo nel caso Vanessa) e dall’altra come oggetti da rottamare, da sopprimere se troppo autodeterminate e se non tollerano quello che decide il “padre-padrone”.
I media riportano la notizia in questo modo (fonte LaStampa):
http://comunicazionedigenere.wordpress.com/2012/05/02/analisi-di-come-i-media-giustificano-le-violenze-di-genere/
la complicità è anche questa. cioè quella di chi forma l'opinione pubblica fornendo interpretazioni che ne attenuano la gravità se non arrivando addirittura a colpevolizzare le vittime!
lepidezza- Utente... preoccupante >10.000 Post
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