Il talent show: opportunità o...
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Il talent show: opportunità o...
Premetto che non ho un’opinione definitiva in merito. Anzi, diciamo che sono partito dalla convinzione che fosse un’opportunità per far emergere giovani di talento. Convinzione che però si scontra con l’effettivo “uso” che di questo talento fanno le case discografiche nel dopo trasmissione. Che ne dite? Può diventare un boomerang? Un alimento per la discografia usa e getta?
Cuore di Tenebra- Utente Colonna: 2001-5000 post
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Re: Il talent show: opportunità o...
dipende dalla forza di carattere di chi riesce ad emergere.
Se uno ha le palle nn si fa traviare. come dicevo ieri Il mengono ha avuto la fortuna di essere bravo bello sembra intelligente e con un carattere forte. Tutto il resto dipende solo da lui e come si saprà gestire
Se uno ha le palle nn si fa traviare. come dicevo ieri Il mengono ha avuto la fortuna di essere bravo bello sembra intelligente e con un carattere forte. Tutto il resto dipende solo da lui e come si saprà gestire
xenas- Utente Fattiscente: 5001-9999 Post
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Re: Il talent show: opportunità o...
io non ho mai seguito Amici, quello che ne so lo vedo a Blob e lo leggo qua, a occhio e croce direi che finora Marco e Noemi sono gli esempi più forti di ragazzi usciti da un talent che hanno tutte le qualità e le capacità per riuscire a trovare la strada giusta per avere una carriera di qualità con una produzione artistica che può rivolgersi a un pubblico vasto
tutto starà alla capacità e all'effettiva possibilità di affrancarsi dalla gestione delle case discografiche che badano solo alla vendita dei prodotti qualsiasi sia il loro contenuto
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ANNA- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: Il talent show: opportunità o...
Dunque...il discorso credo sia abbastanza complesso, ci sono sia lati positivi che lati negativi.
Credo di avere i tuoi stessi dubbi in merito...sicuramente il talent show dà la possibilità a giovani talenti di mettersi in luce (prendiamo ad esempio Anbeta Toromani da Amici o Marco Mengoni da XFactor).
Attualmente viviamo in una società in cui è possibile diventare "famosi" senza aver nessuna capacità particolare, e questo - televisivamente parlando - è davvero un dramma: quando parlo con persone che hanno 20 o 30 anni più di me, non fanno altro che ricordare i "bei tempi", la televisione di una volta, gli sceneggiati ed i varietà di qualità, interpreti che avevano fatto un sacco di gavetta per arrivare in tv (e come dargli torto?).
Quindi, se non altro, il talent porta alla ribalta ragazzi che - a prescindere poi dai gusti personali - qualcosa da dire lo hanno.
Il risvolto negativo è a mio avviso il tipo di commercializzazione di questi talenti al termine del programma televisivo: si tende a creare il prodotto usa e getta, sfruttare l'onda del momento e spremere quel che si può.
Personalmente penso che gli elementi indispensabili per la "sopravvivenza" al talent show siano la volontà del ragazzo/a in questione di non farsi schiacciare da questo sistema e, soprattutto, la coltivazione del proprio talento unita a tanto tanto studio.
Credo di avere i tuoi stessi dubbi in merito...sicuramente il talent show dà la possibilità a giovani talenti di mettersi in luce (prendiamo ad esempio Anbeta Toromani da Amici o Marco Mengoni da XFactor).
Attualmente viviamo in una società in cui è possibile diventare "famosi" senza aver nessuna capacità particolare, e questo - televisivamente parlando - è davvero un dramma: quando parlo con persone che hanno 20 o 30 anni più di me, non fanno altro che ricordare i "bei tempi", la televisione di una volta, gli sceneggiati ed i varietà di qualità, interpreti che avevano fatto un sacco di gavetta per arrivare in tv (e come dargli torto?).
Quindi, se non altro, il talent porta alla ribalta ragazzi che - a prescindere poi dai gusti personali - qualcosa da dire lo hanno.
Il risvolto negativo è a mio avviso il tipo di commercializzazione di questi talenti al termine del programma televisivo: si tende a creare il prodotto usa e getta, sfruttare l'onda del momento e spremere quel che si può.
Personalmente penso che gli elementi indispensabili per la "sopravvivenza" al talent show siano la volontà del ragazzo/a in questione di non farsi schiacciare da questo sistema e, soprattutto, la coltivazione del proprio talento unita a tanto tanto studio.
Re: Il talent show: opportunità o...
Cuore diTenebra,
è bello che tu abbia aperto questo topic, perchè ormai se ne sta parlando in tutti i laghi, gira che ti rigira è questo il nodo che viene al pettine. Ho già detto qualcosa in merito nel topic relativo all'ep Re Matto, parlando del fatto che il giudizio sul lavoro non poteva prescindere dalle aspettative iniziali, che nel mio caso erano basse, o forse realistiche, perchè l'artista c'è tutto, ma il meccanismo di provenienza e i risultati avuti da chi ci è passato prima di lui parlavano da soli.
Di fondo, è la casa discografica che vince il contratto con un buon prodotto.
Vista dalla parte dell'artista, il talent ti dà e ti toglie in eguale misura. L'importante è esserne consapevoli.
Da un lato, è un'opportunità per rendersi visibili e provare a fare nella vita quello che davvero interessa, anzichè ritagliarsi uno spazio nel fine settimana per suonare e nel frattempo campare battendo scontrini all'Esselunga, per dirne una.
Dall'altro, si paga tutto in termini di credibilità, autonomia di scelta e tempi sbagliati.
Il gioco è bruciarti in sei mesi. Sta a te far sì che non accada.
Per assurdo, dovresti essere pronto ad uscire con un tuo repertorio ed un gruppo di lavoro collaudato subito dopo la notorietà acquisita.
Ma se così fosse stato, magari l'artista non avrebbe avuto bisogno di partecipare ad un talent...penso alle scelte della Sugar.
Non so cosa avrei fatto io se mi fossi trovata nella condizione di Noemi o di Becucci. Marco è diverso, è giovanissimo, forse con un pò di pazienza in più sarebbe esploso comunque.
All'estero non credo sia molto diverso, è solo che la gente compra più dischi, come compra più libri, il mondo anglosassone è vastissimo, il bacino d'utenza infinito, girano molti più soldi e la possibilità di affrancarsi da un inizio di dubbio livello e farsi produrre al meglio sono infinitamente maggiori. Magari aspettano sei anni prima di farti sparire, non sei mesi.
E il tempo è fondamentale, ripeto. Occorre tempo per fare quello che non si è fatto prima di partecipare al talent.
Il talent è un mondo alla rovescia: prima compri l'artista, poi la sua musica.
Finora avevo sempre comprato la musica e solo in seguito mi ero appassionata all'artista.
è bello che tu abbia aperto questo topic, perchè ormai se ne sta parlando in tutti i laghi, gira che ti rigira è questo il nodo che viene al pettine. Ho già detto qualcosa in merito nel topic relativo all'ep Re Matto, parlando del fatto che il giudizio sul lavoro non poteva prescindere dalle aspettative iniziali, che nel mio caso erano basse, o forse realistiche, perchè l'artista c'è tutto, ma il meccanismo di provenienza e i risultati avuti da chi ci è passato prima di lui parlavano da soli.
Di fondo, è la casa discografica che vince il contratto con un buon prodotto.
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Da un lato, è un'opportunità per rendersi visibili e provare a fare nella vita quello che davvero interessa, anzichè ritagliarsi uno spazio nel fine settimana per suonare e nel frattempo campare battendo scontrini all'Esselunga, per dirne una.
Dall'altro, si paga tutto in termini di credibilità, autonomia di scelta e tempi sbagliati.
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Per assurdo, dovresti essere pronto ad uscire con un tuo repertorio ed un gruppo di lavoro collaudato subito dopo la notorietà acquisita.
Ma se così fosse stato, magari l'artista non avrebbe avuto bisogno di partecipare ad un talent...penso alle scelte della Sugar.
Non so cosa avrei fatto io se mi fossi trovata nella condizione di Noemi o di Becucci. Marco è diverso, è giovanissimo, forse con un pò di pazienza in più sarebbe esploso comunque.
All'estero non credo sia molto diverso, è solo che la gente compra più dischi, come compra più libri, il mondo anglosassone è vastissimo, il bacino d'utenza infinito, girano molti più soldi e la possibilità di affrancarsi da un inizio di dubbio livello e farsi produrre al meglio sono infinitamente maggiori. Magari aspettano sei anni prima di farti sparire, non sei mesi.
E il tempo è fondamentale, ripeto. Occorre tempo per fare quello che non si è fatto prima di partecipare al talent.

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Waltzing Matilda- Utente Aficionado: 501-2000 post
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Re: Il talent show: opportunità o...
darklullaby ha scritto:Dunque...il discorso credo sia abbastanza complesso, ci sono sia lati positivi che lati negativi.
Credo di avere i tuoi stessi dubbi in merito...sicuramente il talent show dà la possibilità a giovani talenti di mettersi in luce (prendiamo ad esempio Anbeta Toromani da Amici o Marco Mengoni da XFactor).
Attualmente viviamo in una società in cui è possibile diventare "famosi" senza aver nessuna capacità particolare, e questo - televisivamente parlando - è davvero un dramma: quando parlo con persone che hanno 20 o 30 anni più di me, non fanno altro che ricordare i "bei tempi", la televisione di una volta, gli sceneggiati ed i varietà di qualità, interpreti che avevano fatto un sacco di gavetta per arrivare in tv (e come dargli torto?).
Quindi, se non altro, il talent porta alla ribalta ragazzi che - a prescindere poi dai gusti personali - qualcosa da dire lo hanno.
Il risvolto negativo è a mio avviso il tipo di commercializzazione di questi talenti al termine del programma televisivo: si tende a creare il prodotto usa e getta, sfruttare l'onda del momento e spremere quel che si può.
Personalmente penso che gli elementi indispensabili per la "sopravvivenza" al talent show siano la volontà del ragazzo/a in questione di non farsi schiacciare da questo sistema e, soprattutto, la coltivazione del proprio talento unita a tanto tanto studio.
Non credo che per Anbeta sia stata una fortuna partecipare al talent show, lo è stata per noi che abbiamo potuto ammirare una ballerina bravissima, una libellula.
Il fatto che l'anno successivo non sia stata presa alla Scala perché ormai era un volto troppo conosciuto alla televisione è stata una porcheria.
Re: Il talent show: opportunità o...
E' vero Athelas. Di danza ne capisco pochissimo, so solo che a volte ci colgo un'eleganza e una bellezza che mi commuovono, e lei mi ha fatto questo effetto. Chiedendo poi a chi ne sa più di me mi è stato confermato che avrebbe avuto molte carte da giocare a livello professionale, ma forse nel suo caso la televisione si è trasformata, da un iniziale vantaggio apparente, in un handicap.
Cuore di Tenebra- Utente Colonna: 2001-5000 post
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Re: Il talent show: opportunità o...
che poi, spesso, è solo una maniera come un'altra per gente che bene o male i suoi tentativi già li ha fatti, per cercare di uscire. Per esempio, ho saputo di recente che Noemi era stata addocchiata dalla caselli, prima di x factor, ma a quel tempo lei aveva appena firmato malika, e non ha avuto il coraggio (o il tempo) di lanciare due donne "impegnate" allo stesso tempo.
Elvis Ramone- Utente Aficionado: 501-2000 post
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Re: Il talent show: opportunità o...
direi enorme sfiga per Noemi, perché la adoro ma non comprerei mai un suo disco. La qualità dei progetti della Caselli è nettamente superiore.Elvis Ramone ha scritto:che poi, spesso, è solo una maniera come un'altra per gente che bene o male i suoi tentativi già li ha fatti, per cercare di uscire. Per esempio, ho saputo di recente che Noemi era stata addocchiata dalla caselli, prima di x factor, ma a quel tempo lei aveva appena firmato malika, e non ha avuto il coraggio (o il tempo) di lanciare due donne "impegnate" allo stesso tempo.
Gaufre- Forum Expatriée
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Re: Il talent show: opportunità o...
eh lo so, ma che fai? sbatti la testa contro i muri? il futuro, comunque, sembra fiducioso.
Elvis Ramone- Utente Aficionado: 501-2000 post
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Re: Il talent show: opportunità o...
athelas ha scritto:
Non credo che per Anbeta sia stata una fortuna partecipare al talent show, lo è stata per noi che abbiamo potuto ammirare una ballerina bravissima, una libellula.
Il fatto che l'anno successivo non sia stata presa alla Scala perché ormai era un volto troppo conosciuto alla televisione è stata una porcheria.
sì sì, io l'ho citata solo ad esempio delle sue qualità come ballerina, sarei ben felice di vederla altrove

Re: Il talent show: opportunità o...
Concordo con te: Il talent dà la possibilità di esprimersi e di far conoscere persone che comunque qualcosa di buono ce l'hanno e che forse in altro modo non avrebbero avuto la possibilità di mettersi in luce.Waltzing Matilda ha scritto:Cuore diTenebra,
è bello che tu abbia aperto questo topic, perchè ormai se ne sta parlando in tutti i laghi, gira che ti rigira è questo il nodo che viene al pettine. Ho già detto qualcosa in merito nel topic relativo all'ep Re Matto, parlando del fatto che il giudizio sul lavoro non poteva prescindere dalle aspettative iniziali, che nel mio caso erano basse, o forse realistiche, perchè l'artista c'è tutto, ma il meccanismo di provenienza e i risultati avuti da chi ci è passato prima di lui parlavano da soli.
Di fondo, è la casa discografica che vince il contratto con un buon prodotto.
Vista dalla parte dell'artista, il talent ti dà e ti toglie in eguale misura. L'importante è esserne consapevoli.
Da un lato, è un'opportunità per rendersi visibili e provare a fare nella vita quello che davvero interessa, anzichè ritagliarsi uno spazio nel fine settimana per suonare e nel frattempo campare battendo scontrini all'Esselunga, per dirne una.
Dall'altro, si paga tutto in termini di credibilità, autonomia di scelta e tempi sbagliati.
Il gioco è bruciarti in sei mesi. Sta a te far sì che non accada.
Per assurdo, dovresti essere pronto ad uscire con un tuo repertorio ed un gruppo di lavoro collaudato subito dopo la notorietà acquisita.
Ma se così fosse stato, magari l'artista non avrebbe avuto bisogno di partecipare ad un talent...penso alle scelte della Sugar.
Non so cosa avrei fatto io se mi fossi trovata nella condizione di Noemi o di Becucci. Marco è diverso, è giovanissimo, forse con un pò di pazienza in più sarebbe esploso comunque.
All'estero non credo sia molto diverso, è solo che la gente compra più dischi, come compra più libri, il mondo anglosassone è vastissimo, il bacino d'utenza infinito, girano molti più soldi e la possibilità di affrancarsi da un inizio di dubbio livello e farsi produrre al meglio sono infinitamente maggiori. Magari aspettano sei anni prima di farti sparire, non sei mesi.
E il tempo è fondamentale, ripeto. Occorre tempo per fare quello che non si è fatto prima di partecipare al talent.
Il talent è un mondo alla rovescia: prima compri l'artista, poi la sua musica.
Finora avevo sempre comprato la musica e solo in seguito mi ero appassionata all'artista.
Contemporaneamente, la frenesia e i tempi ristretti con cui tutto avviene rischiano di far sì che l'artista diventi soltanto un prodotto da vendere finché dura e finché il pubblico lo segue, cioè fino alla comparsa del successivo beniamino o idolo.
Quello che accade dopo, credo, dipenda dalle qualità del singolo: un conto è essere bravini e essere diventati noti per la sovraesposizione mediatica, un conto è avere il talento vero, che a mio avviso è qualcosa di molto più raro.
Poi come è già stato detto altrove, credo anche che serva un progetto serio, la capacità e la volontà di colmare le proprie lacune, di crescere musicalmente: solo che purtroppo spesso a questi ragazzi il tempo non viene dato.
Zoe- Utente Aficionado: 501-2000 post
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Re: Il talent show: opportunità o...
darklullaby ha scritto:athelas ha scritto:
Non credo che per Anbeta sia stata una fortuna partecipare al talent show, lo è stata per noi che abbiamo potuto ammirare una ballerina bravissima, una libellula.
Il fatto che l'anno successivo non sia stata presa alla Scala perché ormai era un volto troppo conosciuto alla televisione è stata una porcheria.
sì sì, io l'ho citata solo ad esempio delle sue qualità come ballerina, sarei ben felice di vederla altrove
anche a me piacerebbe vederla dal vivo,
chissà quanto piangere, già lo facevo vedendola alla tele, per me è la migliore
Re: Il talent show: opportunità o...
ANNA ha scritto:io non ho mai seguito Amici, quello che ne so lo vedo a Blob e lo leggo qua, a occhio e croce direi che finora Marco e Noemi sono gli esempi più forti di ragazzi usciti da un talent che hanno tutte le qualità e le capacità per riuscire a trovare la strada giusta per avere una carriera di qualità con una produzione artistica che può rivolgersi a un pubblico vasto
tutto starà alla capacità e all'effettiva possibilità di affrancarsi dalla gestione delle case discografiche che badano solo alla vendita dei prodotti qualsiasi sia il loro contenuto



Secondo me anche uno come Mario e Chiarastella avevano i numeri. Certo magari per un numero più ristretto del pubblico, ma dovrebbe incoragiare e supportare anche questi.

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""The Common Market: We (British) went into it to screw the French by splitting them off from the Germans. The French went in to protect their inefficient farmers from commercial competition. The Germans went in to purge themselves of genocide and apply for readmission to the human race."
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Re: Il talent show: opportunità o...
Cuore di Tenebra ha scritto:E' vero Athelas. Di danza ne capisco pochissimo, so solo che a volte ci colgo un'eleganza e una bellezza che mi commuovono, e lei mi ha fatto questo effetto. Chiedendo poi a chi ne sa più di me mi è stato confermato che avrebbe avuto molte carte da giocare a livello professionale, ma forse nel suo caso la televisione si è trasformata, da un iniziale vantaggio apparente, in un handicap.
L'hanno richiamata dopo per fare un altro provino ma non ha accettato. Ha fatto anche bene

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Re: Il talent show: opportunità o...
si,ma infatti io pensavo a quelli che potenzialmente si possono rivolgere a un pubblico più vastoAmantide_Religiosa ha scritto:ANNA ha scritto:io non ho mai seguito Amici, quello che ne so lo vedo a Blob e lo leggo qua, a occhio e croce direi che finora Marco e Noemi sono gli esempi più forti di ragazzi usciti da un talent che hanno tutte le qualità e le capacità per riuscire a trovare la strada giusta per avere una carriera di qualità con una produzione artistica che può rivolgersi a un pubblico vasto
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Secondo me anche uno come Mario e Chiarastella avevano i numeri. Certo magari per un numero più ristretto del pubblico, ma dovrebbe incoragiare e supportare anche questi.
a Mario e Chiarastella io aggiungerei anche Matteo e i Bastard

ANNA- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: Il talent show: opportunità o...
Amantide_Religiosa ha scritto:Cuore di Tenebra ha scritto:E' vero Athelas. Di danza ne capisco pochissimo, so solo che a volte ci colgo un'eleganza e una bellezza che mi commuovono, e lei mi ha fatto questo effetto. Chiedendo poi a chi ne sa più di me mi è stato confermato che avrebbe avuto molte carte da giocare a livello professionale, ma forse nel suo caso la televisione si è trasformata, da un iniziale vantaggio apparente, in un handicap.
L'hanno richiamata dopo per fare un altro provino ma non ha accettato. Ha fatto anche bene
si però è un peccato. Per noi.
Re: Il talent show: opportunità o...
ANNA ha scritto:si,ma infatti io pensavo a quelli che potenzialmente si possono rivolgere a un pubblico più vastoAmantide_Religiosa ha scritto:ANNA ha scritto:io non ho mai seguito Amici, quello che ne so lo vedo a Blob e lo leggo qua, a occhio e croce direi che finora Marco e Noemi sono gli esempi più forti di ragazzi usciti da un talent che hanno tutte le qualità e le capacità per riuscire a trovare la strada giusta per avere una carriera di qualità con una produzione artistica che può rivolgersi a un pubblico vasto
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Secondo me anche uno come Mario e Chiarastella avevano i numeri. Certo magari per un numero più ristretto del pubblico, ma dovrebbe incoragiare e supportare anche questi.
a Mario e Chiarastella io aggiungerei anche Matteo e i Bastard
non faccio nomi di Amici perchè come ho scritto non lo seguo
Amici? In tutta onesta posso salvare Pierdavide perchè trovo che ha qualcosa da dire che vale la pena ascoltare e Amoroso se iniziase imparare come si canta però e cambiassero canzoni pure per lei. Il resto non mi dice niente.
Karima non era male e Giulia Otonello, o come si chiama.
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Re: Il talent show: opportunità o...
athelas ha scritto:Amantide_Religiosa ha scritto:Cuore di Tenebra ha scritto:E' vero Athelas. Di danza ne capisco pochissimo, so solo che a volte ci colgo un'eleganza e una bellezza che mi commuovono, e lei mi ha fatto questo effetto. Chiedendo poi a chi ne sa più di me mi è stato confermato che avrebbe avuto molte carte da giocare a livello professionale, ma forse nel suo caso la televisione si è trasformata, da un iniziale vantaggio apparente, in un handicap.
L'hanno richiamata dopo per fare un altro provino ma non ha accettato. Ha fatto anche bene
si però è un peccato. Per noi.
Lo so athelas, capirai...io sarei stata strafelice e perchè no anche orgogliosa di lei.

Il punto però è che devi entrare entro una certa età, e sappiamo che le ballerine non hanno la vita lunga come i musicisti. Lo hanno chiamato quando ormai difficile avere un futuro nella scala, come prima ballerina. A quel punto perchè andarci....per ballare in mezzo alle altre, magari in terza fila anche perchè alta?

Cosi ha continuato ad amici, ha aperto una scuola, fa dello stage e ha aperto pure dei negozi in albania.
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Re: Il talent show: opportunità o...
p.s. e pensare che un mio ex conquilino lavorava al teatro dell'opera di roma sotto la Fracci, e aveva lavorato anche alla scala, sempre con la fracci e con Leon. Ti giuro, sono andata a vedere il lago dei cigni al caracalle, sotto la coreografia della fracci, ed era pietoso.
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Re: Il talent show: opportunità o...
Zoe ha scritto:Concordo con te: Il talent dà la possibilità di esprimersi e di far conoscere persone che comunque qualcosa di buono ce l'hanno e che forse in altro modo non avrebbero avuto la possibilità di mettersi in luce.Waltzing Matilda ha scritto:
E il tempo è fondamentale, ripeto. Occorre tempo per fare quello che non si è fatto prima di partecipare al talent.
Il talent è un mondo alla rovescia: prima compri l'artista, poi la sua musica.
Finora avevo sempre comprato la musica e solo in seguito mi ero appassionata all'artista.
Contemporaneamente, la frenesia e i tempi ristretti con cui tutto avviene rischiano di far sì che l'artista diventi soltanto un prodotto da vendere finché dura e finché il pubblico lo segue, cioè fino alla comparsa del successivo beniamino o idolo.
Quello che accade dopo, credo, dipenda dalle qualità del singolo: un conto è essere bravini e essere diventati noti per la sovraesposizione mediatica, un conto è avere il talento vero, che a mio avviso è qualcosa di molto più raro.
Poi come è già stato detto altrove, credo anche che serva un progetto serio, la capacità e la volontà di colmare le proprie lacune, di crescere musicalmente: solo che purtroppo spesso a questi ragazzi il tempo non viene dato.
concordo con voi. Il tempo è fondamentale per tutti. Sia i "prescelti" che emergono di più dalla trasmissione, sia tutti gli altri che hanno avuto meno riscontro, avranno la possibilità di presentare un progetto musicale non improvvisato, con una minima popolarità. Paradossalmente sarà più difficile per quelli che hanno tratto subito successo, perchè sottoposti al delirio dei discografici che vogliono incassare subito (a iniziare dalla orrenda qualità degli EP, confezionati durante la trasmissione).
In ogni caso sono abbastanza favorevole a questi talent show, anche semplicemente per godere di un po' di musica in televisione, dove di programmi musicali non se ne vedono, meno che mai di esibizioni dal vivo degli artisti, che ancora sfruttano il playback per le ospitate televisive (ma sono messi così anche all'estero?)
a dirla tutta un grosso rischio c'è, quello della fossilizzazione, da parte dei discografici, soltanto sui talent ... ecco questo sarebbe un impoverimento
ForsesiForseno- Utente Aficionado: 501-2000 post
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Re: Il talent show: opportunità o...
E' un pò il dubbio che ha scatenato così tante diatribe dopo Sanremo. Da una parte le lamentele dei "big", che però hanno il difetto di puzzare di difesa corporativa; dall'altro il rischio, appunto, dell'atteggiamento dei discografici. E in tutto questo, sullo sfondo, il legittimo dubbio che continuando ad affidare il voto al solo pubblico da casa l'"effetto reality" finisca per falsare i valori della competizione. Difficile uscirne...ForsesiForseno ha scritto: a dirla tutta un grosso rischio c'è, quello della fossilizzazione, da parte dei discografici, soltanto sui talent ... ecco questo sarebbe un impoverimento
Ultima modifica di Cuore di Tenebra il Ven 26 Feb 2010, 15:40 - modificato 1 volta.
Cuore di Tenebra- Utente Colonna: 2001-5000 post
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Re: Il talent show: opportunità o...
Seguendo poco la tivvì ho visto da lontano la nascita e crescita dei talent show.
La mia impressione era che facessero parte del vasto processo di spettacolarizzazione della "vita" in tutti i suoi aspetti.
In tv per molto tempo è stata evidente la mediazione, la scrittura potremmo dire. E questo includeva anche la reticenza di molti aspetti della vita reale, alcuni per tabù (sessuali, politici, culturali...), altri perché c'era un'idea di innalzamento e di promozione di modelli positivi.
Da quando è nata la cosiddetta tv-verità la mediazione non è scomparsa, ma si è nascosta sempre di più perché ci si è accorti che l'apparenza di immediatezza era un'attrattiva per il pubblico.
In Italia abbiamo il bell'esempio di Chi l'ha visto: nato come tv-verità raccontava dei veri romanzi popolari e viveva su quest'ambiguità tra realtà vissuta e narrazione costruita.
Il motivo è il voyeurismo? anche quello certo, ma non spiega molto perché il voyerismo era già una componente del rapporto del lettore con la letteratura alta, o dello spettatore con le soap.
Forse c'è una tendenza di non breve durata alla demolizione della mediazione intellettuale (mi ricollego all'altro topic
).
Il pubblico è stato coccolato da finissimi intellettuali che gli hanno detto in tutti i modi che era esso stesso, in quanto gente, portatore di verità. Ma in realtà questo pubblico veniva messo davanti non a uno specchio, ma a una rappresentazione di sé stesso come consumatore.
Ovviamente anche questa era una rappresentazione mediata, ma si presentava come verità immediata.
torniamo a bomba: cosa c'entra tutto questo con i talent?
Diciamo che per questo motivo li inserisco a pieno titolo nella corrente reality (anche se noi abbiamo sempre detto che la vorremmo eliminata da XF
)
E non cambia molto che anziché persone normali si presentino persone con un talento, perché mostrarne la quotidianità serve appunto a superare la distanza e quindi a non generare nello spettatore sentimenti di inadeguatezza.
Così per ogni protagonista si devono presentare anche elementi negativi o di dubbio.
E per ogni neo-divo da ammirare ci mettono anche qualcuno da odiare, che magari qualcun altro adorerà proprio per la difficoltà di sostenerlo.
C'è stato però un effetto collaterale che non so quanto fosse previsto. Un obiettivo era anche costruire star da sfruttare con i consueti meccanismi del pop. Ma non penso fosse il primo, perché al primo posto c'era la costruzione dello spettacolo televisivo (se poi riusciamo a far la star, meglio, ma intanto è la tv che ci fa magnare).
Perché sono nati in un momento di contrazione del mercato discografico e la mia impressione è che i discografici cercassero appunto una diversificazione dei profitti, dando per scontato che non avrebbero modificato una tendenza di lungo periodo; avrebberop magari migliorati i profitti di quel discografico che si fosse cuccato il talent migliore, ma avrebbero poco inciso sulla situazione complessiva.
Qualche anno fa giravano ricerche sui consumatori di musica che dimostravano come, mentre i giovanissimi erano i massimi consumatori di musica, la gran parte degli introiti da vendite di dischi veniva ormai da una fascia di età più alta, i giovani adulti, ancora un po' legati all'idea del disco-oggetto, della scelta... e con una maggiore disponibilità di spesa (soprattutto in Italia... i bamboccioni che a 30 anni non mettono su famiglia e comprano 15/20 dischi al mese
).
Ma questo non era sufficiente a compensare il calo della prima fascia.
In qualche anno pare che la situazione si sia ribaltata: la disponibilità di spesa dei giovani adulti è calata drasticamente
e i giovanissimi sono tornati a comprar dischi, usandoli spesso come arma nella guerra tra fans fomentata dai talent show.
Se era programmata è stata una genialata, ma per i primi anni italent show non hanno avuto questo effetto.
Il mercato è comunque in calo e probabilmente questa è una cosa di breve durata, ma si sa che uno dei principi del merdcato* non è evitare le bolle speculative, ma gonfiarle il più possibile, intascare e salutare (prendi i soldi e scappa)
* lapsus digiti... ma mi piace troppo e lo lascio
P.S. Cuore.... probabilmente sono andato OT. Mi perdoni?
La mia impressione era che facessero parte del vasto processo di spettacolarizzazione della "vita" in tutti i suoi aspetti.
In tv per molto tempo è stata evidente la mediazione, la scrittura potremmo dire. E questo includeva anche la reticenza di molti aspetti della vita reale, alcuni per tabù (sessuali, politici, culturali...), altri perché c'era un'idea di innalzamento e di promozione di modelli positivi.
Da quando è nata la cosiddetta tv-verità la mediazione non è scomparsa, ma si è nascosta sempre di più perché ci si è accorti che l'apparenza di immediatezza era un'attrattiva per il pubblico.
In Italia abbiamo il bell'esempio di Chi l'ha visto: nato come tv-verità raccontava dei veri romanzi popolari e viveva su quest'ambiguità tra realtà vissuta e narrazione costruita.
Il motivo è il voyeurismo? anche quello certo, ma non spiega molto perché il voyerismo era già una componente del rapporto del lettore con la letteratura alta, o dello spettatore con le soap.
Forse c'è una tendenza di non breve durata alla demolizione della mediazione intellettuale (mi ricollego all'altro topic

Il pubblico è stato coccolato da finissimi intellettuali che gli hanno detto in tutti i modi che era esso stesso, in quanto gente, portatore di verità. Ma in realtà questo pubblico veniva messo davanti non a uno specchio, ma a una rappresentazione di sé stesso come consumatore.
Ovviamente anche questa era una rappresentazione mediata, ma si presentava come verità immediata.

Diciamo che per questo motivo li inserisco a pieno titolo nella corrente reality (anche se noi abbiamo sempre detto che la vorremmo eliminata da XF

E non cambia molto che anziché persone normali si presentino persone con un talento, perché mostrarne la quotidianità serve appunto a superare la distanza e quindi a non generare nello spettatore sentimenti di inadeguatezza.
Così per ogni protagonista si devono presentare anche elementi negativi o di dubbio.
E per ogni neo-divo da ammirare ci mettono anche qualcuno da odiare, che magari qualcun altro adorerà proprio per la difficoltà di sostenerlo.
C'è stato però un effetto collaterale che non so quanto fosse previsto. Un obiettivo era anche costruire star da sfruttare con i consueti meccanismi del pop. Ma non penso fosse il primo, perché al primo posto c'era la costruzione dello spettacolo televisivo (se poi riusciamo a far la star, meglio, ma intanto è la tv che ci fa magnare).
Perché sono nati in un momento di contrazione del mercato discografico e la mia impressione è che i discografici cercassero appunto una diversificazione dei profitti, dando per scontato che non avrebbero modificato una tendenza di lungo periodo; avrebberop magari migliorati i profitti di quel discografico che si fosse cuccato il talent migliore, ma avrebbero poco inciso sulla situazione complessiva.
Qualche anno fa giravano ricerche sui consumatori di musica che dimostravano come, mentre i giovanissimi erano i massimi consumatori di musica, la gran parte degli introiti da vendite di dischi veniva ormai da una fascia di età più alta, i giovani adulti, ancora un po' legati all'idea del disco-oggetto, della scelta... e con una maggiore disponibilità di spesa (soprattutto in Italia... i bamboccioni che a 30 anni non mettono su famiglia e comprano 15/20 dischi al mese

Ma questo non era sufficiente a compensare il calo della prima fascia.
In qualche anno pare che la situazione si sia ribaltata: la disponibilità di spesa dei giovani adulti è calata drasticamente

e i giovanissimi sono tornati a comprar dischi, usandoli spesso come arma nella guerra tra fans fomentata dai talent show.
Se era programmata è stata una genialata, ma per i primi anni italent show non hanno avuto questo effetto.
Il mercato è comunque in calo e probabilmente questa è una cosa di breve durata, ma si sa che uno dei principi del merdcato* non è evitare le bolle speculative, ma gonfiarle il più possibile, intascare e salutare (prendi i soldi e scappa)
* lapsus digiti... ma mi piace troppo e lo lascio

P.S. Cuore.... probabilmente sono andato OT. Mi perdoni?

mambu- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: Il talent show: opportunità o...
azz mambu devo prendermi un giorno di ferie per leggerti.....


xenas- Utente Fattiscente: 5001-9999 Post
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Re: Il talent show: opportunità o...
Personalmente credo che la questione sia molto correlata al "cosa" si cerca quando si va a fare un provino per essere presi ad un talent: mi spiego meglio.
Per molti la musica è DAVVERO una passione vera che c'è a prescindere dalla possibilità di farne una professione. L'amore per la musica, l'esprimersi come "artista" attraverso la musica porta a formarsi una propria idea di che tipo di artista si vuole essere, di cosa si vuole comunicare e del perchè si vuole farlo.
In questi casi andare a fare il provino ad un talent viene vissuto solo come una delle strade possibili, oggi una delle più accessibili e con grandi vantaggi, per poter realizzare il proprio sogno di vivere della propria arte. Allora sarà poi più semplice gestire una eventuale ed improvvisa popolarità, relazionarsi con la discografia senza farsi fagocitare, fare le proprie scelte, anche coraggiose senza perdere di vista l'obiettivo primario.
Molti, invece, sulla scia della popolarità che i talent danno, vanno a fare il provino ad amici o ad xfactor, magari giusto perchè hanno una bella voce, o una bella presenza o perchè gli piacerebbe tanto cantare....ma non hanno una vera preparazione, nè tantomeno un vissuto personale che abbia a che fare con la musica. in seguito a questo ci ritroviamo di fronte a tante belle "possibili coriste" che magari cantano anche bene le cover ma che, davvero, più di quello non hanno da dire. Per loro, non avendo come obiettivo l'essere "artista" nel senso vero del termine l'importante è il successo per cui quello che gli viene detto di fare per averlo, fanno!(nessuno toglie che poi, in futuro possano svilupparsi con un progetto loro...)
Per far dei nomi, ad esempio, Matteo Becucci mi sembra uno che ha usato x factor e non si è fatto usare, Marco, se pur in modo totalmente diverso, sta provando a dire la sua, i Bastard hanno fatto le loro scelte senza troppi condizionamenti, Ambra Marie aveva il suo progetto che ha ripreso una volta fuori xfactor....ecc..
Mentre, ad esempio Chiara dà più l'idea di una ragazza che ha ancora molta strada da fare per costruire un suo progetto, ottima voce, ma poco altro, lo stesso vale per alessandra amoroso o marco carta che più che essere artisti sembrano solo esecutori di pezzi che avrebbe, in qualche modo , potuto cantare chiunque altro con un successo molto simile avendo dietro il medesimo marketing!
Per molti la musica è DAVVERO una passione vera che c'è a prescindere dalla possibilità di farne una professione. L'amore per la musica, l'esprimersi come "artista" attraverso la musica porta a formarsi una propria idea di che tipo di artista si vuole essere, di cosa si vuole comunicare e del perchè si vuole farlo.
In questi casi andare a fare il provino ad un talent viene vissuto solo come una delle strade possibili, oggi una delle più accessibili e con grandi vantaggi, per poter realizzare il proprio sogno di vivere della propria arte. Allora sarà poi più semplice gestire una eventuale ed improvvisa popolarità, relazionarsi con la discografia senza farsi fagocitare, fare le proprie scelte, anche coraggiose senza perdere di vista l'obiettivo primario.
Molti, invece, sulla scia della popolarità che i talent danno, vanno a fare il provino ad amici o ad xfactor, magari giusto perchè hanno una bella voce, o una bella presenza o perchè gli piacerebbe tanto cantare....ma non hanno una vera preparazione, nè tantomeno un vissuto personale che abbia a che fare con la musica. in seguito a questo ci ritroviamo di fronte a tante belle "possibili coriste" che magari cantano anche bene le cover ma che, davvero, più di quello non hanno da dire. Per loro, non avendo come obiettivo l'essere "artista" nel senso vero del termine l'importante è il successo per cui quello che gli viene detto di fare per averlo, fanno!(nessuno toglie che poi, in futuro possano svilupparsi con un progetto loro...)
Per far dei nomi, ad esempio, Matteo Becucci mi sembra uno che ha usato x factor e non si è fatto usare, Marco, se pur in modo totalmente diverso, sta provando a dire la sua, i Bastard hanno fatto le loro scelte senza troppi condizionamenti, Ambra Marie aveva il suo progetto che ha ripreso una volta fuori xfactor....ecc..
Mentre, ad esempio Chiara dà più l'idea di una ragazza che ha ancora molta strada da fare per costruire un suo progetto, ottima voce, ma poco altro, lo stesso vale per alessandra amoroso o marco carta che più che essere artisti sembrano solo esecutori di pezzi che avrebbe, in qualche modo , potuto cantare chiunque altro con un successo molto simile avendo dietro il medesimo marketing!
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