IMMINENTE DISASTRO ECOLOGICO IN SARDEGNA - Il caso dell'ex-miniera SGM a Furtei
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IMMINENTE DISASTRO ECOLOGICO IN SARDEGNA - Il caso dell'ex-miniera SGM a Furtei
http://lanuovasardegna.gelocal.it/dettaglio/furtei-nella-miniera-doro-luccicano-solo-i-veleni/1893823
Vista la gravità della situazione che vi voglio presentare, ho pensato di creare un topic apposito dal post precedentemente inserito in Gasfom.
Soltanto
da poco sono venuta a conoscenza di questo fatto gravissimo... bisogna
fare qualcosa! Se vi sentite toccati da questo problema, condividete
questo articolo e magari parlatene su Facebook ( un gruppo è nato per
sostenere gli ex lavoratori SGM:https://www.facebook.com/home.php#!/group.php?gid=382390175588&ref=mf)
o mandate delle mail alle redazioni dei giornali e dei programmi di
approfondimento (Santoro, Iacona, ecc.) perché se ne parli. I danni, in
caso di tracimazione, sarebbero enormi per la salute della gente, per
il territorio, senza dimenticare i poveri minatori che sono rimasti a
piedi e che volontariamente si stanno adoperando perché non scoppi
questa bomba ecologica.
Avrei voluto postare una lista di indirizzi ai quali potreste fare delle segnalazioni, ma al momento ho dei problemi di connessione e riesco a malapena a restare connessa sul nostro forum. Scusate, sono molto disorganizzata, magari aggiorno più tardi!!! Per i programmi Rai penso troverete gli indirizzi sul loro sito... Se avete dei blog, o degli amici che ne hanno uno, diffondete personalmente o segnalate la notizia, per favore.
Furtei, nella miniera d'oro
luccicano solo i veleni
Cianuro,
arsenico, piombo e mercurio rischiano di finire nelle condotte dell’acqua. Se
si guastano le pompe, residui nocivi possono disperdersi nelle campagne
circostanti
di Pier Giorgio Pinna
FURTEI.
La miniera dei veleni fa paura. È nel cuore del Campidano, 6 km a est di
Sanluri, circondata da immense carciofaie e campi di grano a perdita d’occhio. Se
per gli antichi l’oro era la carne degli dei, di questi tempi, adesso che la
corsa al Klondike sardo è finita nel tunnel dei fallimenti e delle carte da
bollo, il giacimento della Marmilla assomiglia all’inferno più che a un
paradiso.
Incubi. Anni di lavorazioni e triturazioni dei materiali
hanno generato scempi, colline sventrate, scenari da apocalisse. E non solo.
Vicino al parco mezzi senza più carburante e alle macchine per frammentare e
trasportare le rocce, tutti bloccati da mesi, ci sono vasche colme di cianuro,
mercurio, ferro, piombo, cadmio. Pozzanghere all’arsenico e allo zolfo. Bacini
dalle pareti che trasudano metalli pesanti. Invasi pieni di xantati. Nocivi,
naturalmente: come qualsiasi altro prodotto usato nell’industria estrattiva.
Uomini ex. I dannati di questo territorio altamente inquinato,
sempre a rischio per le popolazioni circostanti, sono 42 tra operai, tecnici e
specialisti. Tutti ormai ex cassintegrati della Sardinia Gold Mining (la
società che nel 1995 aveva promesso il nuovo Eldorado). Forse destinati a
passare nelle liste della mobilità, ora a Cagliari occupano simbolicamente
l’assessorato regionale all’Industria per chiedere risposte nella vertenza. Licenziati
al termine di un’odissea comune a tanti compagni di altre fabbriche sarde, da
giorni si sono autonominati guardiani volontari dei veleni. Con loro vigilano
amministratori locali e Protezione civile.
La giunta. Sino a quando la Regione, proprietaria del 10%
delle azioni Sgm, non deciderà il via alle bonifiche, la bomba ecologica
minaccia di deflagrare. Come stava per succedere pochi giorni fa a Santu Miali:
per il guasto a una pompa, da un vascone potevano riversarsi nei fiumi che
alimentano le condotte dell’hinterland cagliaritano sostanze così pericolose da
provocare gravi danni alla salute e disastri nelle coltivazioni. Era già
accaduto a Capodanno e a Ferragosto.
Pronto
intervento. La via
dei veleni, sulle colline di Furtei, si snoda lungo un percorso nelle ultime
ore reso eccezionalmente percorribile senza fuoristrada dall’assenza di piogge.
«Appena cade un po’ d’acqua qui le strade si riducono a un pantano e così
intervenire diventa problematico», spiega Mauro Diana, 35 anni, di Serrenti,
l’uomo che come assistente ai monitoraggi nel 1997 ha plasmato il primo
lingotto d’oro. La prima tappa è nell’«area F25», sotto «la diga sterili». «Dal
bacino 100 metri più a monte arriva costantemente un flusso di fanghi, una
perdita controllata che si riversa in quest’invaso», spiega un altro ex
dipendente della Sardinia Gold Mining, Walter Lilliu, 43 anni, di Furtei. «Le
maggiori difficoltà nascono quando la pompa per il sollevamento si ferma e non
può più rilanciare i reflui nel bacino più in alto», chiariscono i
vigilantes-volontari, che continuano ad assicurare gratis l’opera di
sorveglianza e segnalazione dei guasti. Per comprendere la gravità del
pericolo, oltre che respirare l’aria satura di zolfo, basta uno sguardo al
colore della superficie nei due bacini: varia dal marrone al giallo, con
inquietanti venature blu scuro. «La diga sterili ha una superficie di 11 ettari
e contiene 2 milioni di tonnellate di fanghi», dicono, per sgombrare il campo
da ogni dubbio, Diana e Lilliu.
I fiumi. In caso di esondazione, l’emergenza non sarebbe
facile da superare, qui a Monte Porceddu, dove la vista può spaziare nella
piana e a ovest permette di scorgere in lontananza persino l’abitato di San
Gavino. Se i liquami finissero nel rio S’A lluminu, questo torrente, che scorre
tra carciofaie e campi di frumento, scaricherebbe arsenico e mercurio
nell’invaso chiamato Casa fiume. Il quale a sua volta non potrebbe fermare i
veleni. Destinati così a riversarsi nel rio Mannu: la via più rapida per
inquinare le reti idriche di mezzo Campidano.
Impianti. Poco lontano, a due passi dallo stabilimento nel
quale si producevano i lingotti, c’è un altro bacino dai colori impressionanti.
È alla base della seconda tappa di questo viaggio che soltanto un risanamento
naturalistico approfondito consentirebbe di cancellare per sempre dai tour
degli addetti al controllo ambientale.
Sì. perché da
queste parti, a luccicare non è più l’oro ma i veleni. «L’invaso contiene una
tonnellata di cianuro di sodio e 30mila litri in soluzione», informano gli
operai, restando fuori dalla recinzione, l’ingresso chiuso da un grosso
lucchetto ricoperto dalla ruggine. Tutti segnali di come questo della Sardinia
Gold Mining sia un territorio a sé, fuori controllo, vicino ma allo stesso modo
lontanissimo dai poderi verdi e arati a puntino nelle regioni circostanti. Un
territorio a suo tempo venduto dai manager del marketing Sgm, prima australiani
e poi canadesi, come quello che avrebbe dovuto valorizzare mezza Sardegna.
Percorsi. La visita al girone infernale si conclude nella zona
di Is concas, a un chilometro e mezzo di distanza dall’area centrale degli
impianti. In grandi pozze d’acqua piovana, giorno dopo giorno, si depositano
formazioni di acido solforico. I liquami, distinguibili per un allarmante
azzurrognolo dai riflessi dorati, in molti punti sgorgano attraverso crepe e
fenditure. Tutt’attorno giunchi, lecci e altre piante cominciano a seccarsi.
Sos. Pericoli incombenti. Da brivido. «Come nella notte tra
giovedì e venerdì - racconta Sandro Broi, 41 anni, d’I glesias, perito
minerario, ex direttore della Sgm - Quando è andata in tilt la nuova pompa
appena montata, sono stati necessari due interventi di emergenza con
l’autospurgo e il rafforzamento degli argini del vascone pieno di metalli
pesanti. Allarme superato. Ma senza un risanamento definitivo il rischio
potrebbe ripresentarsi. E allora che faremo?».
Vista la gravità della situazione che vi voglio presentare, ho pensato di creare un topic apposito dal post precedentemente inserito in Gasfom.
Soltanto
da poco sono venuta a conoscenza di questo fatto gravissimo... bisogna
fare qualcosa! Se vi sentite toccati da questo problema, condividete
questo articolo e magari parlatene su Facebook ( un gruppo è nato per
sostenere gli ex lavoratori SGM:https://www.facebook.com/home.php#!/group.php?gid=382390175588&ref=mf)
o mandate delle mail alle redazioni dei giornali e dei programmi di
approfondimento (Santoro, Iacona, ecc.) perché se ne parli. I danni, in
caso di tracimazione, sarebbero enormi per la salute della gente, per
il territorio, senza dimenticare i poveri minatori che sono rimasti a
piedi e che volontariamente si stanno adoperando perché non scoppi
questa bomba ecologica.
Avrei voluto postare una lista di indirizzi ai quali potreste fare delle segnalazioni, ma al momento ho dei problemi di connessione e riesco a malapena a restare connessa sul nostro forum. Scusate, sono molto disorganizzata, magari aggiorno più tardi!!! Per i programmi Rai penso troverete gli indirizzi sul loro sito... Se avete dei blog, o degli amici che ne hanno uno, diffondete personalmente o segnalate la notizia, per favore.
Furtei, nella miniera d'oro
luccicano solo i veleni
Cianuro,
arsenico, piombo e mercurio rischiano di finire nelle condotte dell’acqua. Se
si guastano le pompe, residui nocivi possono disperdersi nelle campagne
circostanti
di Pier Giorgio Pinna
FURTEI.
La miniera dei veleni fa paura. È nel cuore del Campidano, 6 km a est di
Sanluri, circondata da immense carciofaie e campi di grano a perdita d’occhio. Se
per gli antichi l’oro era la carne degli dei, di questi tempi, adesso che la
corsa al Klondike sardo è finita nel tunnel dei fallimenti e delle carte da
bollo, il giacimento della Marmilla assomiglia all’inferno più che a un
paradiso.
Incubi. Anni di lavorazioni e triturazioni dei materiali
hanno generato scempi, colline sventrate, scenari da apocalisse. E non solo.
Vicino al parco mezzi senza più carburante e alle macchine per frammentare e
trasportare le rocce, tutti bloccati da mesi, ci sono vasche colme di cianuro,
mercurio, ferro, piombo, cadmio. Pozzanghere all’arsenico e allo zolfo. Bacini
dalle pareti che trasudano metalli pesanti. Invasi pieni di xantati. Nocivi,
naturalmente: come qualsiasi altro prodotto usato nell’industria estrattiva.
Uomini ex. I dannati di questo territorio altamente inquinato,
sempre a rischio per le popolazioni circostanti, sono 42 tra operai, tecnici e
specialisti. Tutti ormai ex cassintegrati della Sardinia Gold Mining (la
società che nel 1995 aveva promesso il nuovo Eldorado). Forse destinati a
passare nelle liste della mobilità, ora a Cagliari occupano simbolicamente
l’assessorato regionale all’Industria per chiedere risposte nella vertenza. Licenziati
al termine di un’odissea comune a tanti compagni di altre fabbriche sarde, da
giorni si sono autonominati guardiani volontari dei veleni. Con loro vigilano
amministratori locali e Protezione civile.
La giunta. Sino a quando la Regione, proprietaria del 10%
delle azioni Sgm, non deciderà il via alle bonifiche, la bomba ecologica
minaccia di deflagrare. Come stava per succedere pochi giorni fa a Santu Miali:
per il guasto a una pompa, da un vascone potevano riversarsi nei fiumi che
alimentano le condotte dell’hinterland cagliaritano sostanze così pericolose da
provocare gravi danni alla salute e disastri nelle coltivazioni. Era già
accaduto a Capodanno e a Ferragosto.
Pronto
intervento. La via
dei veleni, sulle colline di Furtei, si snoda lungo un percorso nelle ultime
ore reso eccezionalmente percorribile senza fuoristrada dall’assenza di piogge.
«Appena cade un po’ d’acqua qui le strade si riducono a un pantano e così
intervenire diventa problematico», spiega Mauro Diana, 35 anni, di Serrenti,
l’uomo che come assistente ai monitoraggi nel 1997 ha plasmato il primo
lingotto d’oro. La prima tappa è nell’«area F25», sotto «la diga sterili». «Dal
bacino 100 metri più a monte arriva costantemente un flusso di fanghi, una
perdita controllata che si riversa in quest’invaso», spiega un altro ex
dipendente della Sardinia Gold Mining, Walter Lilliu, 43 anni, di Furtei. «Le
maggiori difficoltà nascono quando la pompa per il sollevamento si ferma e non
può più rilanciare i reflui nel bacino più in alto», chiariscono i
vigilantes-volontari, che continuano ad assicurare gratis l’opera di
sorveglianza e segnalazione dei guasti. Per comprendere la gravità del
pericolo, oltre che respirare l’aria satura di zolfo, basta uno sguardo al
colore della superficie nei due bacini: varia dal marrone al giallo, con
inquietanti venature blu scuro. «La diga sterili ha una superficie di 11 ettari
e contiene 2 milioni di tonnellate di fanghi», dicono, per sgombrare il campo
da ogni dubbio, Diana e Lilliu.
I fiumi. In caso di esondazione, l’emergenza non sarebbe
facile da superare, qui a Monte Porceddu, dove la vista può spaziare nella
piana e a ovest permette di scorgere in lontananza persino l’abitato di San
Gavino. Se i liquami finissero nel rio S’A lluminu, questo torrente, che scorre
tra carciofaie e campi di frumento, scaricherebbe arsenico e mercurio
nell’invaso chiamato Casa fiume. Il quale a sua volta non potrebbe fermare i
veleni. Destinati così a riversarsi nel rio Mannu: la via più rapida per
inquinare le reti idriche di mezzo Campidano.
Impianti. Poco lontano, a due passi dallo stabilimento nel
quale si producevano i lingotti, c’è un altro bacino dai colori impressionanti.
È alla base della seconda tappa di questo viaggio che soltanto un risanamento
naturalistico approfondito consentirebbe di cancellare per sempre dai tour
degli addetti al controllo ambientale.
Sì. perché da
queste parti, a luccicare non è più l’oro ma i veleni. «L’invaso contiene una
tonnellata di cianuro di sodio e 30mila litri in soluzione», informano gli
operai, restando fuori dalla recinzione, l’ingresso chiuso da un grosso
lucchetto ricoperto dalla ruggine. Tutti segnali di come questo della Sardinia
Gold Mining sia un territorio a sé, fuori controllo, vicino ma allo stesso modo
lontanissimo dai poderi verdi e arati a puntino nelle regioni circostanti. Un
territorio a suo tempo venduto dai manager del marketing Sgm, prima australiani
e poi canadesi, come quello che avrebbe dovuto valorizzare mezza Sardegna.
Percorsi. La visita al girone infernale si conclude nella zona
di Is concas, a un chilometro e mezzo di distanza dall’area centrale degli
impianti. In grandi pozze d’acqua piovana, giorno dopo giorno, si depositano
formazioni di acido solforico. I liquami, distinguibili per un allarmante
azzurrognolo dai riflessi dorati, in molti punti sgorgano attraverso crepe e
fenditure. Tutt’attorno giunchi, lecci e altre piante cominciano a seccarsi.
Sos. Pericoli incombenti. Da brivido. «Come nella notte tra
giovedì e venerdì - racconta Sandro Broi, 41 anni, d’I glesias, perito
minerario, ex direttore della Sgm - Quando è andata in tilt la nuova pompa
appena montata, sono stati necessari due interventi di emergenza con
l’autospurgo e il rafforzamento degli argini del vascone pieno di metalli
pesanti. Allarme superato. Ma senza un risanamento definitivo il rischio
potrebbe ripresentarsi. E allora che faremo?».
Ultima modifica di Gaufre il Mer 24 Mar 2010, 18:10 - modificato 3 volte.
Gaufre- Forum Expatriée
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Re: IMMINENTE DISASTRO ECOLOGICO IN SARDEGNA - Il caso dell'ex-miniera SGM a Furtei
cosa triste e qui se ne parla, ma la sardegna alivello nazionale fa notizia solo epr assassini e sequestri.... Ma era una cosa risaputa anche prima dell'apertura, per estrarre l'oro si usano i veleni... ma in cambio di pochi posti di lavoro e per poco tempo la comunità ha deciso di far aprire la miniera, che poi non è sottoterra, hanno spostato una collina da un posto ad un altro.....
xenas- Utente Fattiscente: 5001-9999 Post
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Re: IMMINENTE DISASTRO ECOLOGICO IN SARDEGNA - Il caso dell'ex-miniera SGM a Furtei
io invece ho letto la notizia solo sul giornale di Padellaro... e nell'articolo che ho postato
il fatto è che se non ci fossero gli ex-minatori a controllare la situazione, mezzo Campidano sarebbe già spacciato, e i veleni sarebbero già penetrati nell'acqua e nella terra
per questo bisogna chiedere che ci si occupi di questa faccenda, prima che avvenga un disastro ecologico annunciato
c'è già crisi in Sardegna, figuriamoci se accadesse il peggio...
il fatto è che se non ci fossero gli ex-minatori a controllare la situazione, mezzo Campidano sarebbe già spacciato, e i veleni sarebbero già penetrati nell'acqua e nella terra
per questo bisogna chiedere che ci si occupi di questa faccenda, prima che avvenga un disastro ecologico annunciato
c'è già crisi in Sardegna, figuriamoci se accadesse il peggio...
Gaufre- Forum Expatriée
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Re: IMMINENTE DISASTRO ECOLOGICO IN SARDEGNA - Il caso dell'ex-miniera SGM a Furtei
https://www.facebook.com/home.php#!/group.php?gid=382390175588&ref=mf
questo il link corretto alla pagina FB (quello presente nell'articolo é solo a metà...)
questo il link corretto alla pagina FB (quello presente nell'articolo é solo a metà...)
bellaprincipessa- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: IMMINENTE DISASTRO ECOLOGICO IN SARDEGNA - Il caso dell'ex-miniera SGM a Furtei
grassie Princi, preziosissima!bellaprincipessa ha scritto:https://www.facebook.com/home.php#!/group.php?gid=382390175588&ref=mf
questo il link corretto alla pagina FB (quello presente nell'articolo é solo a metà...)

Gaufre- Forum Expatriée
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Re: IMMINENTE DISASTRO ECOLOGICO IN SARDEGNA - Il caso dell'ex-miniera SGM a Furtei
Ricerchina storica: ecco un bell'articolo celebrativo della nuova miniera pubblicato su "Sette" l' l'8/5/1997 ... scusate oggi non riesco a mettere i link e neanche i copia-incolla. Copio l'indirizzo dal browser
http://www.minieredoro.it/sardegna%20furtei.htm
http://www.minieredoro.it/sardegna%20furtei.htm
mambu- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: IMMINENTE DISASTRO ECOLOGICO IN SARDEGNA - Il caso dell'ex-miniera SGM a Furtei
il link funzia!!!!
mambu- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: IMMINENTE DISASTRO ECOLOGICO IN SARDEGNA - Il caso dell'ex-miniera SGM a Furtei
Un po' di storia finanziaria della SGM
http://archiviostorico.corriere.it/2000/marzo/06/oro_sardo_Piazza_Affari_ce_0_000306780.shtml
http://archiviostorico.corriere.it/2000/marzo/06/oro_sardo_Piazza_Affari_ce_0_000306780.shtml
- Spoiler:
- Corriereconomia- 6 marzo 2000
Mercati e capitali. Miniere / Entro l' anno sara' quotata in Italia
e a Londra la Gold Mines of Sardinia. Tra gli investitori, Soros e
Fidelity
L' oro sardo a Piazza Affari
di Roberta Scagliarini
Miniere / Entro l' anno sara' quotata in Italia e a
Londra la Gold Mines of Sardinia. Tra gli investitori, Soros e Fidelity
L' oro sardo a Piazza Affari Una miniera d' oro in Borsa. Non e' una
metafora ad effetto per descrivere la crescita del listino, ma un
evento concreto. Perche' a Piazza Affari sta proprio per arrivare la
prima societa' mineraria specializzata nell' estrazione del prezioso
metallo giallo. Si chiama Gold Mines of Sardinia, gruppo che ha il suo
core business nei diritti esclusivi per l' estrazione dell' oro in
Sardegna. Lavora in Italia, dunque, anche se e' una public company
australiana, gia' quotata all' Australian stock Exchange di Sydney,
all' Alternative investiment market di Londra e in Lussemburgo. "La
quotazione avverra' entro l' anno in Italia e al mercato ufficiale di
Londra", spiega Claudio Fontana, responsabile del primario italiano di
Societe' Generale, la banca incaricata del collocamento. La compagine
azionaria di Gold Mines of Sardinia e' variegata: oltre ad alcune
migliaia di piccoli azionisti per lo piu' australiani che detengono
circa il 15 % del capitale c' e' un nucleo di soci privati importanti
formato da Rothschild group (10 % ), il fondo Fidelity (10 % ), il
finanziere George Soros (4,5 % ), i dirigenti (7 % ), e Vittorio Gori,
il titolare della Gori & Zucchi, una fra le piu' importanti aziende
italiane produttrici di oggetti in oro con marchio Unoaerre (7 % ). La
storia della Gold Mines of Sardinia inizia una decina di anni fa ed e'
strettamente intrecciata a quella della scoperta dell' oro sardo. Le
prime esplorazioni alla ricerca del metallo giallo risalgono al 1986
quando l' Agip Miniere, in joint venture con l' Ente Minerario Sardo di
proprieta' della Regione, inizio' a trivellare la zona di Furtei, nel
sud della Sardegna, a 40 chilometri da Cagliari. Proprio qui, due anni
dopo, viene scoperto il primo giacimento. Secondo le stime si tratta di
una vena che ha riserve iniziali pari ad un milione di tonnellate di
minerale dal quale e' possibile estrarre 72 mila once d' oro nel giro
di due anni. Il progetto di estrazione pero' tarda a partire per una
serie di intoppi burocratici e finanziari. Nel ' 91 l' Agip Miniere si
ritira e al suo posto subentrano due gruppi minerari australiani: la
public company Bronte Holding e la General Resources. Nel ' 93 nasce la
Sardinia Gold Mining (Sgm), una societa' controllata da tre partner: la
Regione Sardegna attraverso la societa' Progemisa con il 30 % e i due
gruppi australiani attraverso le sussidiarie Gemcor e General Gold
ciascuna con il 35 % . Nel gennaio ' 97 la Gemcor cambia nome in Gold
Mines of Sardinia (Gms) e sale al 70 % nella Sardinia Gold Mining
assorbendo buona parte degli interessi di General Gold mentre la
Progemisa mantiene le proprie quote e diventa il secondo azionista. Lo
stesso anno il consiglio di amministrazione della Sgm, ottenute
finalmente le necessarie autorizzazioni, delibera lo sviluppo del
progetto Furtei. Con un investimento di oltre 13 milioni di dollari, l'
impiego di 80 addetti e l' eredita' degli impianti di trivellazione
dell' Agip gli australiani realizzano quattro miniere a cielo aperto.
Nel giugno del 97 inizia lo sfruttamento del giacimento poco dopo e
viene fuso il primo lingotto. Per l' isola e' la rinascita di un pezzo
di storia a 400 anni dalla chiusura dell' antica scuola mineraria. A
Furtei nasce una piccola enclave australiana e la localita' viene
ribattezzata l' Eldorado. Sull' onda dell' entusiasmo per i risultati
ottenuti la Regione Sardegna emette un decreto nel quale estende i
termini del mandato esclusivo alla Sgm per l' esplorazione delle
riserve d' oro a tutta l' isola. Intanto pero' l' Ente Minerario Sardo
entra in crisi finanziaria ed e' costretto a ridurre la propria quota
nella Sgm cedendo agli australiani il 20 % dei titoli detenuti da
Progemisa. Grazie al mandato esclusivo della regione la Sgm avvia
ricerche in altre zone e si imbatte in nuovi promettenti giacimenti
auriferi, con un potenziale di mineralizzazione definito "a standard
mondiale" dai tecnici australiani. Si scava ancora a Furtei e ad Osilo,
nel nord dell' isola, dove si scoprono piu' di 20 vene, e a Narbolia,
nell' entroterra in provincia di Oristano. John Morris, il manager che
guida la Gold Mines of Sardinia, ritiene che Osilo abbia il potenziale
iniziale per aggiungere altre 50 mila once di oro l' anno alla
produzione totale di Furtei. Proprio per finanziare la costruzione di
due nuove miniere (entro il 2003) e per aumentare la propria
visibilita' in Italia all' indomani dell' entrata in vigore la legge
che sancisce la liberalizzazione del commercio dell' oro e la fine del
monopolio dell' Ufficio italiano cambi, la Gold Mine of Sardinia sta
studiando l' aumento di capitale da destinare al Nuovo Mercato. La
societa' , che ha una capitalizzazione di 60 milioni di dollari, ha
chiuso il ' 98 con una perdita di 6,5 miliardi di lire a fronte di
entrate per circa 20 miliardi di lire. "La chiusura in rosso degli
ultimi bilanci - afferma Garry Johnston, amministratore delegato di
Sardinia Gold Mining - e' fisiologica e dipende dal fatto che la
societa' sta investendo risorse ingenti nella ricerca". Le prospettive
future sono basate principalmente sulle riserve ancora da sfruttare e
sui costi di estrazione molto contenuti: l' oro sardo costa circa 200
dollari l' oncia contro un prezzo di vendita oggi pari a 290 dollari.
"A completare il quadro positivo - ricorda Fontana - c' e' il contesto
di mercato: l' Italia e' il primo paese al mondo per la produzione di
oreficeria. Ogni anno circa 50 mila piccole imprese, di cui una delle
piu' importanti e' quella di Vittorio Gori, azionista della societa' ,
lavorano 500 tonnellate di oro grezzo, cioe' il 20 % della
tasformazione mondiale e il 75 % di quella europea, per un giro d'
affari di oltre 11.000 miliardi". C' e' soltanto un incognita nei piani
della Gold Mines of Sardinia: la concessione di esclusiva scade quest'
anno. Ma il rinnovo, assicurano alla societa' , dovrebbe essere
automatico. Roberta Scagliarini
Scagliarini Roberta
mambu- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: IMMINENTE DISASTRO ECOLOGICO IN SARDEGNA - Il caso dell'ex-miniera SGM a Furtei
grazie Mambu 
dopo cerco l'articolo letto sul Fatto Quotidiano e lo posto

dopo cerco l'articolo letto sul Fatto Quotidiano e lo posto
Gaufre- Forum Expatriée
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Re: IMMINENTE DISASTRO ECOLOGICO IN SARDEGNA - Il caso dell'ex-miniera SGM a Furtei
LETTERA APERTA DEI LAVORATORI SARDINIA GOLD MINING
http://isoladeimapinguary.blogspot.com/2010/03/cagliari-e-sud-sardegna-rischio.html
(in mobilitazione permanente. il 4 marzo è scaduta la cassa integrazione)
<blockquote>Responsabili anche durante la protesta. L’occupazione
del quarto piano dell’Assessorato Regionale all’Industria non ferma
l’attività che noi, lavoratori della miniera d’oro di Furtei ormai
chiusa, portiamo avanti; infatti, proseguiamo il monitoraggio della
bomba ecologica che, nella piana del Medio Campidano, può trasformarsi
in un vero e proprio disastro ambientale senza il presidio di personale
specializzato.
Per spiegare ciò che ancora portiamo avanti, è bene fare un piccolo
riassunto della nostra attività. Il 5 marzo, il Tribunale di Cagliari,
con sentenza n. 15/09 del 05.03.2009 ha dichiarato lo stato di
fallimento della società Sardinia Gold Mining S.p.A. (Società di
proprietà canadese per il 90% e il restante 10% regionale attraverso la
controllata Progemisa in liquidazione). Una fine indecorosa per
un’azienda che dal 1997 al 2008 ha prodotto 4,6 tonnellate d’oro, 6,5
tonnellate d’argento e 17000 tonnellate di rame.
Dal 4 marzo 2010, nonostante la decisione della curatela
fallimentare di non rinnovare la Cassa integrazione e di avviare l’iter
della messa in mobilità, stiamo garantendo gratuitamente e con
nostri mezzi il controllo e monitoraggio dell’area mineraria per
evitare disastri ambientali. Pericolo tutt’altro che remoto dato
che quest’allarme è stato evidenziato nella relazione dell’Arpas
(Agenzia Regionale per l’Ambiente Sardegna) in data 11.03.2010 in
seguito al sopralluogo effettuato il giorno 08 marzo.
Alle pesanti ripercussioni occupazionali, in un’area della Sardegna
già fortemente segnata da un alto tasso di disoccupazione, si
aggiungono forti problematiche ambientali.
Oltre al dissesto del territorio, frutto della coltivazione a cielo
aperto della miniera, nella diga sterili restano tutti gli scarti della
lavorazione dei minerali: all’interno sono presenti sia elementi
originariamente contenuti nei minerali trattati, quali ARSENICO, MERCURIO, RAME, FERRO, ZINCO, PIOMBO, CADMIO, e ZOLFO, sia i residui dei reagenti utilizzati nei processi di trattamento, quali i CIANURI e XANTATI.
La diga “sterili” ha una superficie di 11 ettari, e contiene circa
2.000.000 tonnellate di fanghi e 300.000 metri cubi di soluzione
acquosa.
Alla base della stessa si registra una perdita di diversi litri al
secondo. Il liquido si riversa in una vasca servita da pompe,
(denominata F25), che riportano le acque nella diga. Le stesse sono in
esercizio 24 ore su 24. Un malfunzionamento provocherebbe il riversamento nel rio S’Alluminu confluente nella diga “Casa Fiume”.
Nell’area sono presenti due invasi artificiali di proprietà Enas: il
primo “Sa Forada”, funziona come bacino di servizio; il secondo, Casa
Fiume,è utilizzato come deposito di acque grezze destinate a uso
irriguo che alimentano il basso Campidano e l’area vasta di Cagliari.
Un'altra criticità è rappresentata dal bacino di “Is Concas”: il
problema, in questo caso, deriva dall’accumulo di acque piovane e di
falda nel vuoto lasciato dalle attività estrattive.
Le acque piovane entrano a diretto contatto con minerali lasciati
scoperti dagli scavi, innescando la dissoluzione di metalli pesanti
quali Arsenico, Rame e Ferro che portano alla formazione di acido
solforico (che acidifica l’acqua pH 2). Le acque oramai trasudano dal
cordone di contenimento, a causa dell’innalzamento del livello dovuto
all’elevata piovosità del periodo invernale e si riversano nel rio
Santu Miali e confluendo anch’esse nella diga “Casa Fiume”.
E’ indispensabile un intervento immediato.
Nel bacino di Is Concas sono a oggi contenuti 50.000 metri cubi di acque acide.
Nell’impianto di trattamento sono stoccati una tonnellata di Cianuro
di Sodio solido e circa 30.000 litri in soluzione, utilizzati in
passato come reagenti di processo.
Il Cianuro di Sodio è molto tossico per l’uomo e per l’ambiente: si
pensi che mezzo grammo di cianuro di sodio può uccidere l’uomo.
Nell’area sono presenti un milione di grammi.
Questi numeri spiegano perché noi lavoratori della Sardinia Gold
Mining, non abbiamo esitato a fornire la nostra opera, la nostra
esperienza e i mezzi personali per tutelare, la terra e quindi la
salute pubblica e l’ambiente: il tutto a titolo volontario!.
Tutto ciò motiva le nostre preoccupazioni, anche se non emerge
ancora una reale presa di coscienza da parte delle popolazioni
interessate.
E’ più difficile invece di spiegare il prolungarsi dei tempi
necessari per l’organizzazione di tutte quelle azioni in grado di
assicurare la tutela della popolazione, dei territori, e dei posti di
lavoro dei dipendenti SGM, risorsa imprescindibile per il recupero del
sito così fortemente compromesso.
Non c’è più tempo da perdere.
Il rischio è sempre più elevato. </blockquote><blockquote>Non siamo più disposti ad aspettare che si trovi una soluzione a questo dramma in tempi che sembrano dilatarsi all’infinito.
Rivendichiamo il diritto alla tutela della nostra salute e di quella
dell’ambiente in cui viviamo e ribadiamo il nostro diritto al lavoro.
I lavoratori della Sardinia Gold Mining
Cagliari, 17 marzo 2010 </blockquote>
http://isoladeimapinguary.blogspot.com/2010/03/cagliari-e-sud-sardegna-rischio.html
(in mobilitazione permanente. il 4 marzo è scaduta la cassa integrazione)
<blockquote>Responsabili anche durante la protesta. L’occupazione
del quarto piano dell’Assessorato Regionale all’Industria non ferma
l’attività che noi, lavoratori della miniera d’oro di Furtei ormai
chiusa, portiamo avanti; infatti, proseguiamo il monitoraggio della
bomba ecologica che, nella piana del Medio Campidano, può trasformarsi
in un vero e proprio disastro ambientale senza il presidio di personale
specializzato.
Per spiegare ciò che ancora portiamo avanti, è bene fare un piccolo
riassunto della nostra attività. Il 5 marzo, il Tribunale di Cagliari,
con sentenza n. 15/09 del 05.03.2009 ha dichiarato lo stato di
fallimento della società Sardinia Gold Mining S.p.A. (Società di
proprietà canadese per il 90% e il restante 10% regionale attraverso la
controllata Progemisa in liquidazione). Una fine indecorosa per
un’azienda che dal 1997 al 2008 ha prodotto 4,6 tonnellate d’oro, 6,5
tonnellate d’argento e 17000 tonnellate di rame.
Dal 4 marzo 2010, nonostante la decisione della curatela
fallimentare di non rinnovare la Cassa integrazione e di avviare l’iter
della messa in mobilità, stiamo garantendo gratuitamente e con
nostri mezzi il controllo e monitoraggio dell’area mineraria per
evitare disastri ambientali. Pericolo tutt’altro che remoto dato
che quest’allarme è stato evidenziato nella relazione dell’Arpas
(Agenzia Regionale per l’Ambiente Sardegna) in data 11.03.2010 in
seguito al sopralluogo effettuato il giorno 08 marzo.
Alle pesanti ripercussioni occupazionali, in un’area della Sardegna
già fortemente segnata da un alto tasso di disoccupazione, si
aggiungono forti problematiche ambientali.
Oltre al dissesto del territorio, frutto della coltivazione a cielo
aperto della miniera, nella diga sterili restano tutti gli scarti della
lavorazione dei minerali: all’interno sono presenti sia elementi
originariamente contenuti nei minerali trattati, quali ARSENICO, MERCURIO, RAME, FERRO, ZINCO, PIOMBO, CADMIO, e ZOLFO, sia i residui dei reagenti utilizzati nei processi di trattamento, quali i CIANURI e XANTATI.
La diga “sterili” ha una superficie di 11 ettari, e contiene circa
2.000.000 tonnellate di fanghi e 300.000 metri cubi di soluzione
acquosa.
Alla base della stessa si registra una perdita di diversi litri al
secondo. Il liquido si riversa in una vasca servita da pompe,
(denominata F25), che riportano le acque nella diga. Le stesse sono in
esercizio 24 ore su 24. Un malfunzionamento provocherebbe il riversamento nel rio S’Alluminu confluente nella diga “Casa Fiume”.
Nell’area sono presenti due invasi artificiali di proprietà Enas: il
primo “Sa Forada”, funziona come bacino di servizio; il secondo, Casa
Fiume,è utilizzato come deposito di acque grezze destinate a uso
irriguo che alimentano il basso Campidano e l’area vasta di Cagliari.
Un'altra criticità è rappresentata dal bacino di “Is Concas”: il
problema, in questo caso, deriva dall’accumulo di acque piovane e di
falda nel vuoto lasciato dalle attività estrattive.
Le acque piovane entrano a diretto contatto con minerali lasciati
scoperti dagli scavi, innescando la dissoluzione di metalli pesanti
quali Arsenico, Rame e Ferro che portano alla formazione di acido
solforico (che acidifica l’acqua pH 2). Le acque oramai trasudano dal
cordone di contenimento, a causa dell’innalzamento del livello dovuto
all’elevata piovosità del periodo invernale e si riversano nel rio
Santu Miali e confluendo anch’esse nella diga “Casa Fiume”.
E’ indispensabile un intervento immediato.
Nel bacino di Is Concas sono a oggi contenuti 50.000 metri cubi di acque acide.
Nell’impianto di trattamento sono stoccati una tonnellata di Cianuro
di Sodio solido e circa 30.000 litri in soluzione, utilizzati in
passato come reagenti di processo.
Il Cianuro di Sodio è molto tossico per l’uomo e per l’ambiente: si
pensi che mezzo grammo di cianuro di sodio può uccidere l’uomo.
Nell’area sono presenti un milione di grammi.
Questi numeri spiegano perché noi lavoratori della Sardinia Gold
Mining, non abbiamo esitato a fornire la nostra opera, la nostra
esperienza e i mezzi personali per tutelare, la terra e quindi la
salute pubblica e l’ambiente: il tutto a titolo volontario!.
Tutto ciò motiva le nostre preoccupazioni, anche se non emerge
ancora una reale presa di coscienza da parte delle popolazioni
interessate.
E’ più difficile invece di spiegare il prolungarsi dei tempi
necessari per l’organizzazione di tutte quelle azioni in grado di
assicurare la tutela della popolazione, dei territori, e dei posti di
lavoro dei dipendenti SGM, risorsa imprescindibile per il recupero del
sito così fortemente compromesso.
Non c’è più tempo da perdere.
Il rischio è sempre più elevato. </blockquote><blockquote>Non siamo più disposti ad aspettare che si trovi una soluzione a questo dramma in tempi che sembrano dilatarsi all’infinito.
Rivendichiamo il diritto alla tutela della nostra salute e di quella
dell’ambiente in cui viviamo e ribadiamo il nostro diritto al lavoro.
I lavoratori della Sardinia Gold Mining
Cagliari, 17 marzo 2010 </blockquote>
mambu- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: IMMINENTE DISASTRO ECOLOGICO IN SARDEGNA - Il caso dell'ex-miniera SGM a Furtei
Un articolo del 2003 su Indymedia. I soliti comunisti disfattisti
http://italy.indymedia.org/news/2003/07/333508.php
11 miliardi di lire di finanziamento pubblico a fondo perduto nei primi tre anni?
Avete conferme?
http://italy.indymedia.org/news/2003/07/333508.php
- Spoiler:
<blockquote>Stop alla Sardinia Gol Mining! Fermare lo scempio del territorio e la rapina delle risorse
by
#indysard Wednesday, Jul. 16, 2003 at 2:10 AM
<blockquote> Qualche informazione sulla Sardinia Gold Mining, il suo profitto, il nostro oro, l’avvelenamento e lo scempio del territorio </blockquote>
</blockquote>
Fermare lo scempio del territorio e la rapina delle risorse
per il reale sviluppo della terra e l’occupazione dei sardi
salvaguardando la salute di tutti è non solo possibile ma doveroso
Una multinazionale, una delle tante che piovono in Sardegna come
avvoltoi, la Sardinia Gold Mining, costituita da capitali privati e
(originariamente) pubblici, ha avuto in regalo dalla Regione Sarda, per
lo sfruttamento dell’oro, circa 400 ettari di territorio dei comuni di
Furtei, Segariu, Serrenti e Guasila. Forse non tutti sanno come
funzionano queste regalìe, per cui riassumiamo i passaggi fondamentali.
La Regione Sarda ha facoltà di dare concessioni per la ricerca
e lo sfruttamento delle risorse del suolo e del sottosuolo, ad imprese
pubbliche e private. Quando si tratta di ricerche, il contributo di
danaro pubblico elargito direttamente alle imprese è enorme, tant’è che
in pratica i costi ricadono quasi esclusivamente sulla collettività. Le
imprese private hanno modo così di squarciare, violentare ed avvelenare
il territorio isolano a costi zero, ed infine trovandovi materiali
sfruttabili (minerali o altro) hanno diritto di precedenza rispetto ad
altre imprese, nel caso di concessioni per lo sfruttamento e la
coltivazione di cave e miniere. La concessione per lo sfruttamento
delle materie prime, elargita ad ampie mani dalla Regione Sarda (ed
Enti da essa foraggiati) fa entrare nelle casse pubbliche ben ... 25
euro ad ettaro. Attenzione, ciò che l’impresa paga, pur trattandosi di
materiali estratti a metri cubi, è esclusivamente la superficie
ottenuta in concessione.
Nel caso specifico della Sardinia Gold
Mining (S.G.M.), per la concessione dei 394 ettari di terreni in agro
di Furtei, Guasila, Segariu e Serrenti, entrano nella casse regionali
“ben” 10.000 euro (meno di venti milioni di vecchie lire) all’anno. È
anche da precisare che ai comuni interessati allo scempio, alla
distruzione ed all’avvelenamento non entra assolutamente manco un
centesimo di euro.
Nel solo 1998 (ed era il secondo anno di
attività) la Sardinia Gold Mining ha realizzato profitti per circa 10
miliardi di lire. Dopo aver “prodotto” nei primi tre anni e mezzo di
distruzione sistematica ed avvelenamento del territorio, ben 3
tonnellate e mezza di oro, nei successivi 5 anni di attività la
Sardinia Gold Mining – utilizzando nuove biotecnologie – arriverà a
produrne ben 6 tonnellate. Ciò significa che in circa nove anni la
S.G.M. avrà rapinato ai sardi circa 10 tonnellate d’oro. In soldi
vogliono dire approssimativamente 200 miliardi di lire, ovvero 20
miliardi l’anno. Nei primi 10 anni di concessione,in cambio, la Sarda
Regione incasserà appena 200 milioni di lire.
La SGM, solo
nei primi anni di attività, ha ottenuto contributi pubblici a fondo
perduto, per un totale di 11 miliardi di lire, il che vuol dire che ci
vorranno ben 500 anni di “fitto” per la concessione affinché le casse
pubbliche reintegrino quanto regalato in soldi pubblici alla
multinazionale australiana.
Per realizzare il suo profitto, nei
suoi primi 10 anni di attività, la S.G.M. nel frattempo sta facendo
letteralmente scomparire circa 3.500.000 tonnellate di montagne e
colline.
L’oro infatti (nonché l’argento ed altri minerali
preziosi che la SGM riceve in regalo dai nostri politici), viene
ottenuto tramite un processo particolare (con l’utilizzo del cianuro) e
si trova in quantità di appena 3-3,5 grammi per tonnellata di materiale
polverizzato.
Tutto questo scempio: scomparsa di
colline,polverizzazione di 3 milioni e mezzo di tonnellate di materiale
in soli 10 anni di attività, avvelenamento del territorio,
compromissione irrecuperabile dell’intera area, manomissione definitiva
del sistema idrogeologico, ecc. viene propagandato come POSSIBILITA’ DI
OCCUPAZIONE.
Ma è vero?
Già i dati sopra riportati lo smentiscono
categoricamente, ma vogliamo essere più precisi. Prima di tutto è
assolutamente indispensabile chiarire che la SGM, dietro lauti compensi
da parte della Sarda Regione, sta in pratica “carotando” tutto il
territorio isolano in
cosiddette “attività di ricerca”. È dietro
compenso della Regione Sarda che ha scempiato il territorio di Osilo,
quindi inquinato, quindi deviato falde acquifere di già sfruttate. Al
momento non siamo in possesso delle cifre elargite dalla regione alla
multinazionale australiana, ma non saranno di certo piccole elemosine.
Non siamo neppure in possesso, al momento, delle cifre relative alla
vendita del residuo di terra sarda dopo l’estrazione dell’oro e
dell’argento, terra ricevuta in omaggio e poi messa in commercio come
sottobitume nelle strade sarde, in particolare la 131.
Nonostante
questa carenza di dati, abbiamo però le altre cifre che smentiscono
nella maniera più assoluta che la politica colonialista della Regione
Sarda e degli altri Enti ed istituzioni, crei occupazione.
Al
momento dell’ottenimento della concessione la S.G.M. dichiarò di dare
occupazione a ben 83 persone. Era ed è una gigantesca bugia. Il
personale specializzato, quello dirigente e di fiducia, nonché i
contabili erano di già dipendenti della multinazionale madre
australiana, la Australian Gold Mining. Delle poche decine di
lavoratori sardi, ben 23 unità vennero messe in cassa integrazione il
secondo anno di esercizio dell’impresa, mai riassunti a quanto ci è
dato sapere. Poniamo che attualmente la SGM dia occupazione a 30 operai
sardi, impiegati tra l’attività di ricerca e lo sfruttamento della
concessione di Furtei.
Nei soli primi due-tre anni di attività la
SGM ha ottenuto ben 11 miliardi di lire di soldi pubblici, cioè 11 mila
milioni di lire. Dividendo tale cifra per i 30 occupati sardi a
ciascuno di loro spetterebbero ben 366 milioni di lire, ovvero un
salario di quasi 18 milioni e mezzo l’anno, per 20 anni consecutivi.
Se, pertanto, i soldi pubblici elargiti ad ampie mani alla
multinazionale australiana nei soli primi tre anni di attività, fossero
stati dati direttamente ai 30 dipendenti sardi si avrebbe che:
– 30 famiglie sarde avrebbero il sufficiente garantito per 20 anni;
– non vi sarebbe la distruzione di colline e montagne sarde per 3 milioni 500 mila
metri cubi nei soli primi 10 anni di attività;
– non vi sarebbe l’avvelenamento di eventuali falde acquifere nei 400 ettari dati in
concessione, e nell’area circostante;
– non vi sarebbero né il disastro ambientale nella concessione, né il
pericolo di inquinamento dell’intera area circostante, che così sarebbe
sfruttata, come in passato, dall’intera comunità se non altro per la
raccolta di funghi, asparagi, per il pascolo brado, per coltivazioni
specializzate (mandorle ed ulivi, ad es.), e per il rimboschimento.
Quelle poche decine di sardi occupati nella SGM sono solo il paravento
a mezzo del quale chiunque sbarca nei porti sardi con 50 euro in tasca,
può rapinare impunemente, dietro lasciapassare della classe politica in
vendita al miglior offerente, la terra, le risorse e le popolazioni
sarde. Ma poi, quanti vi lavorano effettivamente dei paesi di Guasila,
Segariu, Furtei e Serrenti, che sono le comunità direttamente
espropriate di quell’area e soggette a forte inquinamento?
La
verità è dunque solo una: che utilizzando i soldi pubblici elargiti nei
soli primi 2-3 anni di attività alla SGM, la trentina di occupati sardi
attuali avrebbero potuto seguire per ben 20 anni un produttivo
rimboschimento dei 400 ettari dati in concessione, senza
distruggere assolutamente nulla, senza inquinare alcunché, soprattutto
senza pericolo di avvelenamento delle popolazioni e degli animali,
nonchè della vegetazione.
La salute, la terra sarda, la ricchezza naturale non solo sarebbero integre e salvaguardate,
bensì ulteriormente migliorate.
Che l’estrazione dell’oro, dell’argento e degli altri minerali preziosi
sia effettuata con gravissime conseguenze per l’area data in
concessione, per l’intero territorio circostante, e per le popolazioni,
è divenuto evidente questa primavera, proprio in quel pezzo di
concessione in agro di Guasila, ove son site alcune delle vasche al
cianuro. Le vasche traboccano da mesi ed il puzzolente e velenoso
liquido ha inondato ormai non solo l’area data in concessione, ma anche
quella circostante.
Il cianuro è un acido estremamente tossico –
veleno vero e proprio – per cui è evidente che quando la SGM, per
calmare gli animi e poter iniziare i lavori, affermò l’innocuità del
sale dell’acido cianidrico, mentì spudoratamente. I sali non evaporano
affatto, ciò che evapora è l’acqua. I sali si depositano, si essicano,
si polverizzano nello strato superficiale e vengono così trasportati
dal vento e dispersi nell’area vicina e lontana circostante,
avvelenando non solo eventuali falde ma le coltivazioni, i pascoli, gli
alberi e le persone che li respirano.
Tutti oggi possiamo verificare quella menzogna.
E per la salvaguardia della salute delle popolazioni, dell’integrità
del territorio, anche perché quello circostante la concessione è
soggetto a pascolo, a coltivazione ecc., sarebbero opportuni controlli
periodici – analisi chimiche e biochimiche – in superficie
ed in
profondità, di tutte le zone della concessione e dell’intera area
circostante, nonché delle acque di eventuali falde e del canale EAF
dell’acqua potabile che percorre un bel tratto proprio a ridosso della
recinzione della concessione. Cosa ha mai fatto, di tutto ciò, la ASL
competente?
11 miliardi di lire di finanziamento pubblico a fondo perduto nei primi tre anni?
Avete conferme?
mambu- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: IMMINENTE DISASTRO ECOLOGICO IN SARDEGNA - Il caso dell'ex-miniera SGM a Furtei
Qui parla di 20 milioni di euri come costo minimo stimato per la messa in sicurezza (e quindi per la bonifica sarebbero ancora di più)
Gli interventi minimi per la sicurezza che riguarda i comuni di Serrenti, Segariu, Guasila e Furtei, sono stati stimati in circa 20 milioni di Euro.
http://rossomori.eu/2010/22/03/prendi-loro-e-scappa-storia-di-un-furto-con-scasso/
ma non dà una fonte per la stima
Gli interventi minimi per la sicurezza che riguarda i comuni di Serrenti, Segariu, Guasila e Furtei, sono stati stimati in circa 20 milioni di Euro.
http://rossomori.eu/2010/22/03/prendi-loro-e-scappa-storia-di-un-furto-con-scasso/
ma non dà una fonte per la stima
mambu- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: IMMINENTE DISASTRO ECOLOGICO IN SARDEGNA - Il caso dell'ex-miniera SGM a Furtei
ecco l'articolo da Il Fatto Quotidiano, forse l'unico giornale a livello nazionale e non locale, che ha parlato della vicenda
L’ORO AL CIANURO
CHE MINACCIA LA SARDEGNA
Solo gli operai in cassa integrazione sorvegliano
la bomba ambientale della miniera abbandonata
di Cinzia Simbula
Iglesias
Icercatori d’oro arrivati dal
Canada non ci sono più.
Volatilizzati. Disintegrati
(riproponendo un film già
visto prima con l’a bbandono
degli australiani della Gms e
poi ancora i canadesi di Medoro),
come quelle montagne di
Furtei, la “valle dei carciofi”
nel Medio Campidano, a una
quarantina di chilometri dal
capoluogo sardo, sventrate da
circa dieci anni di attività alla
ricerca del metallo più prezioso.
E come pure gli stipendi di
42 lavoratori della Sgm che,
scaduto il 4 marzo il termine
della cassa integrazione, stanno
occupando da dieci giorni
l’assessorato regionale all’Industria,
a Cagliari. A turno,
notte e giorno. Alternandosi,
giusto per senso di responsabilità
e come fossero volontari
di una onlus piuttosto che operai
messi alla porta dalla società,
per assicurare la vigilanza
nella miniera a cielo aperto
che, finita la produzione, è diventata
una bomba ecologica
pronta a esplodere.
NIENTE PEPITE.
Non si immagino
pepite da raccogliere.
A Furtei l’oro è nascosto, contenuto
nella terra delle montagne
(ma anche del sottosuolo)
e per farlo “emer gere” bisogna
usare il cianuro unito ad un insieme
di reagenti altrettanto
poco salutari. Una mistura micidiale
che ha richiesto, prima
che la miniera iniziasse a produrre,
impermeabilizzazione
del terreno, costruzione di barriere
sotterranee, dighe, canali
di scolo a circuito chiuso. Il tutto
accompagnato da un preciso
sistema d'allarme per segnalare
ogni minima anomalia: anche il
più piccolo guasto sarebbe devastante.
Mette i brividi sapere
che a poca distanza dalla miniera
a cielo aperto ci sono il paese,
le condotte idriche, le dighe
che danno l’acqua ai campi. Ecco
perché il presidio dovrebbe
essere permanente. In realtà lo
è, ma è merito soltanto del senso
di responsabilità di quegli
operai che, al momento, vedono
nel loro orizzonte un futuro
carico di incertezze.
PERICOLO ARSENICO.
Scaduta la cassa integrazione
dopo l’addio dei canadesi, il curatore
fallimentare ha negato il
rinnovo, avviando la procedura
per la mobilità. Nonostante
tutto. Nonostante la presenza
dei lavoratori, età media 40 anni,
con specializzazioni e lunga
esperienza alle spalle, sia fondamentale
per garantire la sicurezza
e l’avvio delle operazioni
di bonifica e ripristino del sito
che richiedono almeno altri
cinque anni di lavoro. “Il pericolo
inquinamento da cianuro
e arsenico per il momento è stato
scongiurato solo grazie al
buon senso e a spese di noi opera
i ”, ci tiene a sottolineare Orazio
Carboni, due figli, di sette e
nove anni, che continuano a
chiedere perché lui e i suoi colleghi
non vanno più al lavoro e
perché non dormono a casa.
“Come posso pretendere che a
quell’età capiscano che, se gli
assessorati all’Industria, al Lavoro
e il curatore fallimentare si
fossero riuniti prima della scadenza
della cassa integrazione
avrebbero anticipato e risolto il
problema, facendoci ottenere
in tempo la proroga pattuita di
6 mesi”. Un arco di tempo che
sarebbe servito per risolvere la
loro condizione di precari e,
non ultimo, il pericolo di inquinamento
ambientale per la zona
circostante, minacciata dalla
fuoriuscita di acque “ar ric-
ECONOMIA
ch i t e ” di cianuro.
“Il loro si chiama senso di responsabilità.
Fortissimo senso
di responsabilità. Quello che,
forse, è mancato da parte di chi
avrebbe dovuto impedire che
si arrivasse a questo punto.
“Con la mobilità noi saremmo
fuori del tutto”, insiste Emanuele
Madeddu (Cgil) che insieme
agli altri delegati sindacali
Eraldo Caddeo, Walter Lilliu,
Gianni Porru, è deciso ad
andare avanti a oltranza con la
protesta negli uffici dell’assessorato
regionale. Hanno aperto
un gruppo su Facebook (“Sostieni
i lavoratori Sgm di Furtei”)
che, in pochi giorni, ha
raccolto migliaia di adesioni.
Ieri mattina, al primo piano del
palazzo regionale di viale Trento,
è arrivata anche la solidarietà
dei lavoratori Eurallumina,
altra azienda sarda in crisi. Aggiunge
Madeddu: “La questione
occupazionale è strettamente
legata all’aspetto ambientale
e da ciò non si può prescindere
perché noi abbiamo le competenze
professionali per farlo”.
Sembrano ormai parte di un’altra
epoca i tempi in cui, nel
1997, dall’oro di Furtei venne
prodotto il primo lingotto che
attirò la curiosità e l’i n t e re s s e
dei media internazionali. Allora
i “conquistator i” erano gli australiani
(una quota azionaria
della Regione che ha ancora il
10 per cento attraverso la società
Progemisa), poi sono subentrati
i canadesi della Buffalo
Gold. In un decennio sono state
ricavate dalle montagne circa
cinque tonnellate d’oro, oltre
a sei d’argento e una decina
di migliaia di rame. La prospettiva
sembrava buona e prevedeva
l’avvio di un nuovo progetto
che riguardava il sottosuolo.
Ma la crisi che ha sconquassato
le Borse mondiali ha ucciso il
progetto ancora prima che si
completasse la gestazione. Con
buona pace dei lavoratori. Oggi
costretti a fare i volontari per
garantire la sicurezza.
L’ORO AL CIANURO
CHE MINACCIA LA SARDEGNA
Solo gli operai in cassa integrazione sorvegliano
la bomba ambientale della miniera abbandonata
di Cinzia Simbula
Iglesias
Icercatori d’oro arrivati dal
Canada non ci sono più.
Volatilizzati. Disintegrati
(riproponendo un film già
visto prima con l’a bbandono
degli australiani della Gms e
poi ancora i canadesi di Medoro),
come quelle montagne di
Furtei, la “valle dei carciofi”
nel Medio Campidano, a una
quarantina di chilometri dal
capoluogo sardo, sventrate da
circa dieci anni di attività alla
ricerca del metallo più prezioso.
E come pure gli stipendi di
42 lavoratori della Sgm che,
scaduto il 4 marzo il termine
della cassa integrazione, stanno
occupando da dieci giorni
l’assessorato regionale all’Industria,
a Cagliari. A turno,
notte e giorno. Alternandosi,
giusto per senso di responsabilità
e come fossero volontari
di una onlus piuttosto che operai
messi alla porta dalla società,
per assicurare la vigilanza
nella miniera a cielo aperto
che, finita la produzione, è diventata
una bomba ecologica
pronta a esplodere.
NIENTE PEPITE.
Non si immagino
pepite da raccogliere.
A Furtei l’oro è nascosto, contenuto
nella terra delle montagne
(ma anche del sottosuolo)
e per farlo “emer gere” bisogna
usare il cianuro unito ad un insieme
di reagenti altrettanto
poco salutari. Una mistura micidiale
che ha richiesto, prima
che la miniera iniziasse a produrre,
impermeabilizzazione
del terreno, costruzione di barriere
sotterranee, dighe, canali
di scolo a circuito chiuso. Il tutto
accompagnato da un preciso
sistema d'allarme per segnalare
ogni minima anomalia: anche il
più piccolo guasto sarebbe devastante.
Mette i brividi sapere
che a poca distanza dalla miniera
a cielo aperto ci sono il paese,
le condotte idriche, le dighe
che danno l’acqua ai campi. Ecco
perché il presidio dovrebbe
essere permanente. In realtà lo
è, ma è merito soltanto del senso
di responsabilità di quegli
operai che, al momento, vedono
nel loro orizzonte un futuro
carico di incertezze.
PERICOLO ARSENICO.
Scaduta la cassa integrazione
dopo l’addio dei canadesi, il curatore
fallimentare ha negato il
rinnovo, avviando la procedura
per la mobilità. Nonostante
tutto. Nonostante la presenza
dei lavoratori, età media 40 anni,
con specializzazioni e lunga
esperienza alle spalle, sia fondamentale
per garantire la sicurezza
e l’avvio delle operazioni
di bonifica e ripristino del sito
che richiedono almeno altri
cinque anni di lavoro. “Il pericolo
inquinamento da cianuro
e arsenico per il momento è stato
scongiurato solo grazie al
buon senso e a spese di noi opera
i ”, ci tiene a sottolineare Orazio
Carboni, due figli, di sette e
nove anni, che continuano a
chiedere perché lui e i suoi colleghi
non vanno più al lavoro e
perché non dormono a casa.
“Come posso pretendere che a
quell’età capiscano che, se gli
assessorati all’Industria, al Lavoro
e il curatore fallimentare si
fossero riuniti prima della scadenza
della cassa integrazione
avrebbero anticipato e risolto il
problema, facendoci ottenere
in tempo la proroga pattuita di
6 mesi”. Un arco di tempo che
sarebbe servito per risolvere la
loro condizione di precari e,
non ultimo, il pericolo di inquinamento
ambientale per la zona
circostante, minacciata dalla
fuoriuscita di acque “ar ric-
ECONOMIA
ch i t e ” di cianuro.
“Il loro si chiama senso di responsabilità.
Fortissimo senso
di responsabilità. Quello che,
forse, è mancato da parte di chi
avrebbe dovuto impedire che
si arrivasse a questo punto.
“Con la mobilità noi saremmo
fuori del tutto”, insiste Emanuele
Madeddu (Cgil) che insieme
agli altri delegati sindacali
Eraldo Caddeo, Walter Lilliu,
Gianni Porru, è deciso ad
andare avanti a oltranza con la
protesta negli uffici dell’assessorato
regionale. Hanno aperto
un gruppo su Facebook (“Sostieni
i lavoratori Sgm di Furtei”)
che, in pochi giorni, ha
raccolto migliaia di adesioni.
Ieri mattina, al primo piano del
palazzo regionale di viale Trento,
è arrivata anche la solidarietà
dei lavoratori Eurallumina,
altra azienda sarda in crisi. Aggiunge
Madeddu: “La questione
occupazionale è strettamente
legata all’aspetto ambientale
e da ciò non si può prescindere
perché noi abbiamo le competenze
professionali per farlo”.
Sembrano ormai parte di un’altra
epoca i tempi in cui, nel
1997, dall’oro di Furtei venne
prodotto il primo lingotto che
attirò la curiosità e l’i n t e re s s e
dei media internazionali. Allora
i “conquistator i” erano gli australiani
(una quota azionaria
della Regione che ha ancora il
10 per cento attraverso la società
Progemisa), poi sono subentrati
i canadesi della Buffalo
Gold. In un decennio sono state
ricavate dalle montagne circa
cinque tonnellate d’oro, oltre
a sei d’argento e una decina
di migliaia di rame. La prospettiva
sembrava buona e prevedeva
l’avvio di un nuovo progetto
che riguardava il sottosuolo.
Ma la crisi che ha sconquassato
le Borse mondiali ha ucciso il
progetto ancora prima che si
completasse la gestazione. Con
buona pace dei lavoratori. Oggi
costretti a fare i volontari per
garantire la sicurezza.
Gaufre- Forum Expatriée
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Data d'iscrizione : 22.11.09
Re: IMMINENTE DISASTRO ECOLOGICO IN SARDEGNA - Il caso dell'ex-miniera SGM a Furtei
mambu ha scritto:Un articolo del 2003 su Indymedia. I soliti comunisti disfattisti
http://italy.indymedia.org/news/2003/07/333508.php
- Spoiler:
<blockquote>
Stop alla Sardinia Gol Mining! Fermare lo scempio del territorio e la rapina delle risorse
by
#indysard Wednesday, Jul. 16, 2003 at 2:10 AM
<blockquote> Qualche informazione sulla Sardinia Gold Mining, il suo profitto, il nostro oro, l’avvelenamento e lo scempio del territorio </blockquote>
</blockquote>
Fermare lo scempio del territorio e la rapina delle risorse
per il reale sviluppo della terra e l’occupazione dei sardi
salvaguardando la salute di tutti è non solo possibile ma doveroso
Una multinazionale, una delle tante che piovono in Sardegna come
avvoltoi, la Sardinia Gold Mining, costituita da capitali privati e
(originariamente) pubblici, ha avuto in regalo dalla Regione Sarda, per
lo sfruttamento dell’oro, circa 400 ettari di territorio dei comuni di
Furtei, Segariu, Serrenti e Guasila. Forse non tutti sanno come
funzionano queste regalìe, per cui riassumiamo i passaggi fondamentali.
La Regione Sarda ha facoltà di dare concessioni per la ricerca
e lo sfruttamento delle risorse del suolo e del sottosuolo, ad imprese
pubbliche e private. Quando si tratta di ricerche, il contributo di
danaro pubblico elargito direttamente alle imprese è enorme, tant’è che
in pratica i costi ricadono quasi esclusivamente sulla collettività. Le
imprese private hanno modo così di squarciare, violentare ed avvelenare
il territorio isolano a costi zero, ed infine trovandovi materiali
sfruttabili (minerali o altro) hanno diritto di precedenza rispetto ad
altre imprese, nel caso di concessioni per lo sfruttamento e la
coltivazione di cave e miniere. La concessione per lo sfruttamento
delle materie prime, elargita ad ampie mani dalla Regione Sarda (ed
Enti da essa foraggiati) fa entrare nelle casse pubbliche ben ... 25
euro ad ettaro. Attenzione, ciò che l’impresa paga, pur trattandosi di
materiali estratti a metri cubi, è esclusivamente la superficie
ottenuta in concessione.
Nel caso specifico della Sardinia Gold
Mining (S.G.M.), per la concessione dei 394 ettari di terreni in agro
di Furtei, Guasila, Segariu e Serrenti, entrano nella casse regionali
“ben” 10.000 euro (meno di venti milioni di vecchie lire) all’anno. È
anche da precisare che ai comuni interessati allo scempio, alla
distruzione ed all’avvelenamento non entra assolutamente manco un
centesimo di euro.
Nel solo 1998 (ed era il secondo anno di
attività) la Sardinia Gold Mining ha realizzato profitti per circa 10
miliardi di lire. Dopo aver “prodotto” nei primi tre anni e mezzo di
distruzione sistematica ed avvelenamento del territorio, ben 3
tonnellate e mezza di oro, nei successivi 5 anni di attività la
Sardinia Gold Mining – utilizzando nuove biotecnologie – arriverà a
produrne ben 6 tonnellate. Ciò significa che in circa nove anni la
S.G.M. avrà rapinato ai sardi circa 10 tonnellate d’oro. In soldi
vogliono dire approssimativamente 200 miliardi di lire, ovvero 20
miliardi l’anno. Nei primi 10 anni di concessione,in cambio, la Sarda
Regione incasserà appena 200 milioni di lire.
La SGM, solo
nei primi anni di attività, ha ottenuto contributi pubblici a fondo
perduto, per un totale di 11 miliardi di lire, il che vuol dire che ci
vorranno ben 500 anni di “fitto” per la concessione affinché le casse
pubbliche reintegrino quanto regalato in soldi pubblici alla
multinazionale australiana.
Per realizzare il suo profitto, nei
suoi primi 10 anni di attività, la S.G.M. nel frattempo sta facendo
letteralmente scomparire circa 3.500.000 tonnellate di montagne e
colline.
L’oro infatti (nonché l’argento ed altri minerali
preziosi che la SGM riceve in regalo dai nostri politici), viene
ottenuto tramite un processo particolare (con l’utilizzo del cianuro) e
si trova in quantità di appena 3-3,5 grammi per tonnellata di materiale
polverizzato.
Tutto questo scempio: scomparsa di
colline,polverizzazione di 3 milioni e mezzo di tonnellate di materiale
in soli 10 anni di attività, avvelenamento del territorio,
compromissione irrecuperabile dell’intera area, manomissione definitiva
del sistema idrogeologico, ecc. viene propagandato come POSSIBILITA’ DI
OCCUPAZIONE.
Ma è vero?
Già i dati sopra riportati lo smentiscono
categoricamente, ma vogliamo essere più precisi. Prima di tutto è
assolutamente indispensabile chiarire che la SGM, dietro lauti compensi
da parte della Sarda Regione, sta in pratica “carotando” tutto il
territorio isolano in
cosiddette “attività di ricerca”. È dietro
compenso della Regione Sarda che ha scempiato il territorio di Osilo,
quindi inquinato, quindi deviato falde acquifere di già sfruttate. Al
momento non siamo in possesso delle cifre elargite dalla regione alla
multinazionale australiana, ma non saranno di certo piccole elemosine.
Non siamo neppure in possesso, al momento, delle cifre relative alla
vendita del residuo di terra sarda dopo l’estrazione dell’oro e
dell’argento, terra ricevuta in omaggio e poi messa in commercio come
sottobitume nelle strade sarde, in particolare la 131.
Nonostante
questa carenza di dati, abbiamo però le altre cifre che smentiscono
nella maniera più assoluta che la politica colonialista della Regione
Sarda e degli altri Enti ed istituzioni, crei occupazione.
Al
momento dell’ottenimento della concessione la S.G.M. dichiarò di dare
occupazione a ben 83 persone. Era ed è una gigantesca bugia. Il
personale specializzato, quello dirigente e di fiducia, nonché i
contabili erano di già dipendenti della multinazionale madre
australiana, la Australian Gold Mining. Delle poche decine di
lavoratori sardi, ben 23 unità vennero messe in cassa integrazione il
secondo anno di esercizio dell’impresa, mai riassunti a quanto ci è
dato sapere. Poniamo che attualmente la SGM dia occupazione a 30 operai
sardi, impiegati tra l’attività di ricerca e lo sfruttamento della
concessione di Furtei.
Nei soli primi due-tre anni di attività la
SGM ha ottenuto ben 11 miliardi di lire di soldi pubblici, cioè 11 mila
milioni di lire. Dividendo tale cifra per i 30 occupati sardi a
ciascuno di loro spetterebbero ben 366 milioni di lire, ovvero un
salario di quasi 18 milioni e mezzo l’anno, per 20 anni consecutivi.
Se, pertanto, i soldi pubblici elargiti ad ampie mani alla
multinazionale australiana nei soli primi tre anni di attività, fossero
stati dati direttamente ai 30 dipendenti sardi si avrebbe che:
– 30 famiglie sarde avrebbero il sufficiente garantito per 20 anni;
– non vi sarebbe la distruzione di colline e montagne sarde per 3 milioni 500 mila
metri cubi nei soli primi 10 anni di attività;
– non vi sarebbe l’avvelenamento di eventuali falde acquifere nei 400 ettari dati in
concessione, e nell’area circostante;
– non vi sarebbero né il disastro ambientale nella concessione, né il
pericolo di inquinamento dell’intera area circostante, che così sarebbe
sfruttata, come in passato, dall’intera comunità se non altro per la
raccolta di funghi, asparagi, per il pascolo brado, per coltivazioni
specializzate (mandorle ed ulivi, ad es.), e per il rimboschimento.
Quelle poche decine di sardi occupati nella SGM sono solo il paravento
a mezzo del quale chiunque sbarca nei porti sardi con 50 euro in tasca,
può rapinare impunemente, dietro lasciapassare della classe politica in
vendita al miglior offerente, la terra, le risorse e le popolazioni
sarde. Ma poi, quanti vi lavorano effettivamente dei paesi di Guasila,
Segariu, Furtei e Serrenti, che sono le comunità direttamente
espropriate di quell’area e soggette a forte inquinamento?
La
verità è dunque solo una: che utilizzando i soldi pubblici elargiti nei
soli primi 2-3 anni di attività alla SGM, la trentina di occupati sardi
attuali avrebbero potuto seguire per ben 20 anni un produttivo
rimboschimento dei 400 ettari dati in concessione, senza
distruggere assolutamente nulla, senza inquinare alcunché, soprattutto
senza pericolo di avvelenamento delle popolazioni e degli animali,
nonchè della vegetazione.
La salute, la terra sarda, la ricchezza naturale non solo sarebbero integre e salvaguardate,
bensì ulteriormente migliorate.
Che l’estrazione dell’oro, dell’argento e degli altri minerali preziosi
sia effettuata con gravissime conseguenze per l’area data in
concessione, per l’intero territorio circostante, e per le popolazioni,
è divenuto evidente questa primavera, proprio in quel pezzo di
concessione in agro di Guasila, ove son site alcune delle vasche al
cianuro. Le vasche traboccano da mesi ed il puzzolente e velenoso
liquido ha inondato ormai non solo l’area data in concessione, ma anche
quella circostante.
Il cianuro è un acido estremamente tossico –
veleno vero e proprio – per cui è evidente che quando la SGM, per
calmare gli animi e poter iniziare i lavori, affermò l’innocuità del
sale dell’acido cianidrico, mentì spudoratamente. I sali non evaporano
affatto, ciò che evapora è l’acqua. I sali si depositano, si essicano,
si polverizzano nello strato superficiale e vengono così trasportati
dal vento e dispersi nell’area vicina e lontana circostante,
avvelenando non solo eventuali falde ma le coltivazioni, i pascoli, gli
alberi e le persone che li respirano.
Tutti oggi possiamo verificare quella menzogna.
E per la salvaguardia della salute delle popolazioni, dell’integrità
del territorio, anche perché quello circostante la concessione è
soggetto a pascolo, a coltivazione ecc., sarebbero opportuni controlli
periodici – analisi chimiche e biochimiche – in superficie
ed in
profondità, di tutte le zone della concessione e dell’intera area
circostante, nonché delle acque di eventuali falde e del canale EAF
dell’acqua potabile che percorre un bel tratto proprio a ridosso della
recinzione della concessione. Cosa ha mai fatto, di tutto ciò, la ASL
competente?
11 miliardi di lire di finanziamento pubblico a fondo perduto nei primi tre anni?
Avete conferme?
no, ma penso di chiedere a qualcuno che ha studiato bene la faccenda e che potrà dirmelo con certezza...
grazie per i tuoi post

Gaufre- Forum Expatriée
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Re: IMMINENTE DISASTRO ECOLOGICO IN SARDEGNA - Il caso dell'ex-miniera SGM a Furtei
Io non sapevo nulla di questa cosa.Vabbè che non seguo quasi più i telegiornali perchè ne sono un pò disgustata ma dal poco che ho seguito non se n'è parlato per niente.Ma che informazione c'è in Italia???
è chiaro qualcosa bisogna fare

seunanotte- Utente Colonna: 2001-5000 post
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Re: IMMINENTE DISASTRO ECOLOGICO IN SARDEGNA - Il caso dell'ex-miniera SGM a Furtei
seunanotte ha scritto:Io non sapevo nulla di questa cosa.Vabbè che non seguo quasi più i telegiornali perchè ne sono un pò disgustata ma dal poco che ho seguito non se n'è parlato per niente.Ma che informazione c'è in Italia???è chiaro qualcosa bisogna fare
Seunanotte, io ho saputo da pochissimo della cosa, e non credo che a livello nazionale se ne sia parlato... se ti va puoi fare come ho fatto io: manda una mail, anche breve, ad Annozero o a Iacona, chiedendo che si occupino della faccenda...
annozero@rai.it
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Re: IMMINENTE DISASTRO ECOLOGICO IN SARDEGNA - Il caso dell'ex-miniera SGM a Furtei
@ Gaufre
Ci puoi scommettere,certo che mando le mail
Ci puoi scommettere,certo che mando le mail
seunanotte- Utente Colonna: 2001-5000 post
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Re: IMMINENTE DISASTRO ECOLOGICO IN SARDEGNA - Il caso dell'ex-miniera SGM a Furtei
grazie!!!!seunanotte ha scritto:@ Gaufre
Ci puoi scommettere,certo che mando le mail


Gaufre- Forum Expatriée
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Re: IMMINENTE DISASTRO ECOLOGICO IN SARDEGNA - Il caso dell'ex-miniera SGM a Furtei
Non ho alcun elemento che possa contribuire a stabilire di che grado sia l'allarme di cui si parla...non so se sia un modo per tener alta l'attenzione da parte degli operai in mobilità sulla loro situazione (con cassa integrazione scaduta ai primi di marzo da quanto ho letto e capito) così come non so se sia o meno determinante il loro volontario monitorare sui veleni da miniera che potrebbero riversarsi in dighe e da quelle arrivare per via idrica alle coltivazioni irrigate con quelle acque.
L'unico riferimento istituzionale certo pertinente è quello dell'autorità regionale di bacino:
http://www.regione.sardegna.it/j/v/51?s=1&v=9&c=4307
composto dai seguenti componenti:
Presidente:
Presidente Regione
Segretario generale:
vacante
Direttore Generale
Componenti del Comitato istituzionale:
Assessore dei Lavori pubblici
Mario Angelo Giovanni Carta
Assessore della Difesa dell'Ambiente
Giorgio Oppi
Assessore dell'Agricoltura
Andrea Prato
Assessore dell'Industria
Andreina Farris
Consigliere della Provincia di Cagliari
Mauro Contini
Consigliere del Comune di Siniscola
Mariella Scanu
Sindaco del Comune di Muravera
Salvatore Piu
linea diretta
fax 070/6067071
che ha tra i suoi compiti proprio quello di monitorare e tutelare le risorse idriche regionali.
Sul fatto che a livello nazionale, nell'imminenza delle scadenze elettorali regionali, fonti di informazione nazionale diano risalto immediato a notizie DIVERSE da quell'ambito....purtroppo dubito..
L'unico riferimento istituzionale certo pertinente è quello dell'autorità regionale di bacino:
http://www.regione.sardegna.it/j/v/51?s=1&v=9&c=4307
composto dai seguenti componenti:
Presidente:
Presidente Regione
Segretario generale:
vacante
Direttore Generale
Componenti del Comitato istituzionale:
Assessore dei Lavori pubblici
Mario Angelo Giovanni Carta
Assessore della Difesa dell'Ambiente
Giorgio Oppi
Assessore dell'Agricoltura
Andrea Prato
Assessore dell'Industria
Andreina Farris
Consigliere della Provincia di Cagliari
Mauro Contini
Consigliere del Comune di Siniscola
Mariella Scanu
Sindaco del Comune di Muravera
Salvatore Piu
linea diretta
fax 070/6067071
che ha tra i suoi compiti proprio quello di monitorare e tutelare le risorse idriche regionali.
Sul fatto che a livello nazionale, nell'imminenza delle scadenze elettorali regionali, fonti di informazione nazionale diano risalto immediato a notizie DIVERSE da quell'ambito....purtroppo dubito..
Re: IMMINENTE DISASTRO ECOLOGICO IN SARDEGNA - Il caso dell'ex-miniera SGM a Furtei
Fatto
ecchecavolo!!

seunanotte- Utente Colonna: 2001-5000 post
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Re: IMMINENTE DISASTRO ECOLOGICO IN SARDEGNA - Il caso dell'ex-miniera SGM a Furtei
Anch'io fatico a seguire i telegiornali, perchè sono quasi tutti identici (stesse notizie e stessi servizi) e le vere informazioni te le devi trovare spesso con altri mezziGaufre ha scritto:seunanotte ha scritto:Io non sapevo nulla di questa cosa.Vabbè che non seguo quasi più i telegiornali perchè ne sono un pò disgustata ma dal poco che ho seguito non se n'è parlato per niente.Ma che informazione c'è in Italia???è chiaro qualcosa bisogna fare
Seunanotte, io ho saputo da pochissimo della cosa, e non credo che a livello nazionale se ne sia parlato... se ti va puoi fare come ho fatto io: manda una mail, anche breve, ad Annozero o a Iacona, chiedendo che si occupino della faccenda...
annozero@rai.it
presa.diretta@rai.it



tiki- Utente Colonna: 2001-5000 post
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Re: IMMINENTE DISASTRO ECOLOGICO IN SARDEGNA - Il caso dell'ex-miniera SGM a Furtei
grazie!!!!tiki ha scritto:Anch'io fatico a seguire i telegiornali, perchè sono quasi tutti identici (stesse notizie e stessi servizi) e le vere informazioni te le devi trovare spesso con altri mezziGaufre ha scritto:seunanotte ha scritto:Io non sapevo nulla di questa cosa.Vabbè che non seguo quasi più i telegiornali perchè ne sono un pò disgustata ma dal poco che ho seguito non se n'è parlato per niente.Ma che informazione c'è in Italia???è chiaro qualcosa bisogna fare
Seunanotte, io ho saputo da pochissimo della cosa, e non credo che a livello nazionale se ne sia parlato... se ti va puoi fare come ho fatto io: manda una mail, anche breve, ad Annozero o a Iacona, chiedendo che si occupino della faccenda...
annozero@rai.it
presa.diretta@rai.it... di certe cose non si parla o non si può parlare??? Comunque nella regione del campidano sono stata alcuni anni fa in ferie e ho fatto un giro per la zona delle miniere (dove ovviamente non ci sono turisti)... è desolante! Di questa situazione pericolosa non sapevo ovviamente nulla!
Mando subito le email!

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Gaufre- Forum Expatriée
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Re: IMMINENTE DISASTRO ECOLOGICO IN SARDEGNA - Il caso dell'ex-miniera SGM a Furtei

Ma se la mandiamo ad Annozero dite che ne parleranno a Raiperunanotte? Proviamo...
miniatina- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: IMMINENTE DISASTRO ECOLOGICO IN SARDEGNA - Il caso dell'ex-miniera SGM a Furtei
magari proprio domani no, ma nelle puntate che verranno potrebbero parlarne, se vedono che l'argomento interessa a qualcuno...miniatina ha scritto:UP
Ma se la mandiamo ad Annozero dite che ne parleranno a Raiperunanotte? Proviamo...
grazie Miniatina


Gaufre- Forum Expatriée
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Re: IMMINENTE DISASTRO ECOLOGICO IN SARDEGNA - Il caso dell'ex-miniera SGM a Furtei
Scusate, oggi starò lontana dal web almeno fino a stasera, perciò devo uppare il topic 
buona giornata a tutti

buona giornata a tutti
Gaufre- Forum Expatriée
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