Marco intervistato da WUZ - 29.03.2010
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Marco intervistato da WUZ - 29.03.2010
http://www.wuz.it/intervista-musica/4483/marco-mengoni-orgasmo-musica.html
INTERVISTA ESCLUSIVA A MARCO MENGONI. Un artista che non si risparmia. Per lui cantare è godere. Libero, rock, molto pigro, ma pronto ad accettare le sfide, uno che rischia. Domande e risposte per conoscere meglio Marco Mengoni, il nuovo fenomeno della musica italiana
Sei stato messo alla prova, a X Factor, con una serie di canzoni molto complicate, non solo per chi le ascolta ma anche per chi le esegue. Passare dai Talking Heads a Umberto Bindi, a Helterk Skelter dei Beatles significa avere cultura e duttilità. Quanto, all’inizio, ha messo in crisi proprio te e la gestione del tuo talento?
Io parto da un concetto, che poi rappresenta il mio carattere: sono veramente molto pigro, potrei stare a letto tutto il giorno a fare niente. Ma quando mi si mette davanti una sfida, o una competizione, anche con me stesso, per me è il massimo: mi serve per sentirmi stimolato, anche perché mi piace cambiare molto spesso e cerco sempre nuovi stimoli. È proprio questo che ho avuto da X Factor: ogni settimana c’era una sfida da affrontare con la musica ed è stato un gran divertimento. Ho veramente avuto la libertà di esprimere le emozioni. Ad esempio, non mi sono mai vergognato di piangere di fronte a tutti, perché l’emozione mi ha portato a quello. Io mi emoziono per la musica, per la canzone.
L’impressione è che tu abbia un rapporto fisico e morale con la musica, prima ancora che divulgativo. Come se ti liberassi di un universo interiore tuo e della canzone, trasferendolo su chi ti ascolta...
Io cerco sempre, soprattutto con le cover, un collegamento a un episodio della mia vita per poi riportarlo nelle parole che canto, cercando sempre di dare una chiave di lettura alla canzone. Spero così di far capire fino in fondo ciò che canto. Per le canzoni che scrivi è diverso, perché conosci le emozioni che ti hanno guidato e puoi metterle dentro il canto.
La tua versione di Psycho Killer dei Talking Heads mi ha colpito perché, nonostante la tua giovane età, hai affrontato meravigliosamente un pezzo che non appartiene neppure alla cultura più popolare. È nata in un contesto culturale molto particolare, e tu sembravi provenire proprio da quel contesto.
Sì, anche se abbiamo fatto un arrangiamento completamente diverso. Pensa che molte persone sono convinte che sia una mia canzone. Magari l’avessi scritta io! Ho solo fornito lo spunto per darle un tocco punk.
L’elemento chiave in tutto questo è che tu non sei neppure un camaleonte, è come se avessi la capacità di tornare indietro nel tempo e vivere il momento.
Nessuno lo sa, ma io ho la macchina del tempo a casa, eh eh eh...
Ti sei presentato a Sanremo con una canzone straordinaria per tanti motivi, particolare per il pubblico di Sanremo. Credo che in sala pochi l’abbiano capita. Arrivare all’Ariston con qualcosa che sta tra i Beatles e i Led Zeppelin è sicuramente un azzardo. Una canzone complessa...
Io sono uno che si impunta, in verità, e mi piace rischiare. Non mi piace fare le cose perché devo, o perché devono piacere agli altri. Io voglio fare le cose che piacciono a me e raccogliere le persone a cui piacciono queste cose. Vincere X Factor e andare diretto a Sanremo. Mi son detto, "quando mi ricapita"? Io porto questa canzone. Il pezzo lento comunque sul disco c’era. Ma io preferivo Credimi ancora. Ricordo i Negramaro a Sanremo. La prima volta che li ho sentiti mi è venuto un colpo. Mi si è stretto il pancreas, ho detto: “Porca miseria questi son proprio fighi!”. Si sono piazzati ultimi? Però poi han fatto quello che han fatto, perché dietro c’era il mondo. Io rischio. Accetto le critiche costruttive, le accolgo a braccia aperte, ma le altre no. Prima di iniziare Sanremo, i critici musicali mi hanno ammazzato. Alcuni hanno scritto incommentabile. Voglio dire: una cosa incommentabile è la cosa più brutta che tu abbia mai sentito. E non è giusto perché non dici né che è brutta né che è bella. Allora meglio che tu dica che la canzone è brutta.
Ti ritengo un cantante rock nel senso internazionale del termine. Che ne pensi?
Grazie, anche se ho un concetto di rock tutto mio, personale. Per me il rock è la libertà. Per me l’artista più rock che abbiamo avuto in Italia è Lucio Battisti. Lui era la libertà fatta persona, di esprimere qualsiasi emozione in qualunque momento. Se a lui andava di fare (e si lancia in un vocalizzo alla battisti/nda) lo faceva. Punto. Ti dava una botta nello stomaco. Era l’imperfezione e per me il rock è l’imperferzione. Che sta proprio nella libertà.
Proprio per questo notavamo che a Sanremo tu hai eseguito sempre in modo diverso la canzone, che è un modo di vivere la musica tipicamente blues e poi rock. Ti senti di appartenere a questa impostazione, quasi Woodstock?
Sì, assolutamente sì. Mi sento molto vicino allo spirito di Woodstock. Mi sento libero. Non lo so, è strano. È una cosa che ho dentro, che mi preme. Molti mi dicono che termino le mie esibizioni sbuffando. È vero, tiro un sospiro di sollievo, perché ho buttato fuori qualcosa, perché prima di salire sul palco io mi dico sempre “questa è l’ultima volta che sali sul palco, perché domani non sai se potrai farlo ancora”. Allora cerco di dare il massimo e quindi mi carico di emozioni e di tensioni. La musica se ci pensi, è molto fisica. Stai in contrazione muscolare e quindi quando finisce l’ultima nota c’è un rilasso talmente forte che è come un orgasmo. È come godere.
In Re Matto ho sentito un Marco parecchio diverso da quello di Xfactor. Com’è nato questo Cd e questo cambiamento? Qual è il messaggio di Re matto?
Il messaggio di Re Matto, a partire dal titolo, è la libertà. La pazzia io la intendo proprio come libertà. Non avere barriere. Il disco è stato fatto in pochissimo tempo, senza poter pensare ad altre cose. Dovevamo solo farlo. In piena promozione del precedente cd e in preparazione per il Festival. È stato realizzato in condizioni al limite. Poi a me piace seguire tutto, e rivedere le cose con le persone con le quali lavoro. È stata dura. Abbiamo fatto il possibile. A me non interessa avere un successo stabile. La penso come Fellini a cui non fregava niente della critica.
Senza dubbio sei uno dei più grandi talenti della musica italiana dal dopoguerra a oggi. Al di là della voce, proprio come talento di espressione musicale.
L’Italia ne ha avuti tantissimi, se ci pensi. Celentano, un grandissimo, uno che ha scritto una canzone in inglese inventato. Il modo di usare la voce di Mina che era totalmente nuovo.
Ecco tu parti proprio con questi presupposti. Quelli di iniziare da altri concetti, che non sono i desideri del classico cantante italiano, ma sono volontà tipicamente internazionali. Tornando alla libertà ad esempio, tu citavi Battisti. Pensiamo che la tua carriera possa seguire le sue orme in quanto a produzione di dischi, uno diverso dall’altro…
Io spero di poter fare dei dischi uno diverso dall’altro. Spero di poter sempre sperimentare. Incanalarmi in tanti generi. Io non ce la faccio a indirizzarmi sempre e solo verso un genere, proprio perché ho un carattere che tende alla libertà. Che odia sentirsi costretto in una categoria. Infatti mi chiedono spesso “il tuo genere qual è? Il mio genere è brit pop rock soul, elettro. Ci metto in mezzo tutto.
Non ti fa paura affrontare un mercato che non è certo predisposto ai cambiamenti ma, anzi, cerca sicurezze?
Io faccio del mio. Se piace bene, sennò torno a casa. Ma torno a casa soddisfatto perché sono sicuro di aver fatto quel che volevo fare. Certo, i compromessi si trovano, però abbassarmi a fare cose non mie che non mi piacciono, no! Tanto ero felice prima, tanto lo sarò dopo.
Un po’ come hanno fatto i Negramaro, che alla fine hanno imposto il loro stile. Sarebbe bello sentirli cantare la tua canzone di Sanremo. Ci sono molte convergenze fra loro e Re Matto. Ad esempio gli scatti e le ripartenze che creano un parallelismo molto forte
Ma magari! Mi piacerebbe una collaborazione. Per me può essere solo un grande complimento. I Negramaro forse l’unico gruppo che negli ultimi anni mi è rimasto così impresso. Volevo chiudere dicendo che io non mi sento assolutamente il nuovo Tenco. Io faccio il mio. E credo che la musica sia anche divertimento e intrattenimento. Non ho pretese di essere un grande illuminato. Porto il mio. Sono questo. Sono Marco.
La recensione del cd Re Matto
INTERVISTA ESCLUSIVA A MARCO MENGONI. Un artista che non si risparmia. Per lui cantare è godere. Libero, rock, molto pigro, ma pronto ad accettare le sfide, uno che rischia. Domande e risposte per conoscere meglio Marco Mengoni, il nuovo fenomeno della musica italiana
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Io parto da un concetto, che poi rappresenta il mio carattere: sono veramente molto pigro, potrei stare a letto tutto il giorno a fare niente. Ma quando mi si mette davanti una sfida, o una competizione, anche con me stesso, per me è il massimo: mi serve per sentirmi stimolato, anche perché mi piace cambiare molto spesso e cerco sempre nuovi stimoli. È proprio questo che ho avuto da X Factor: ogni settimana c’era una sfida da affrontare con la musica ed è stato un gran divertimento. Ho veramente avuto la libertà di esprimere le emozioni. Ad esempio, non mi sono mai vergognato di piangere di fronte a tutti, perché l’emozione mi ha portato a quello. Io mi emoziono per la musica, per la canzone.
L’impressione è che tu abbia un rapporto fisico e morale con la musica, prima ancora che divulgativo. Come se ti liberassi di un universo interiore tuo e della canzone, trasferendolo su chi ti ascolta...
Io cerco sempre, soprattutto con le cover, un collegamento a un episodio della mia vita per poi riportarlo nelle parole che canto, cercando sempre di dare una chiave di lettura alla canzone. Spero così di far capire fino in fondo ciò che canto. Per le canzoni che scrivi è diverso, perché conosci le emozioni che ti hanno guidato e puoi metterle dentro il canto.
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Sì, anche se abbiamo fatto un arrangiamento completamente diverso. Pensa che molte persone sono convinte che sia una mia canzone. Magari l’avessi scritta io! Ho solo fornito lo spunto per darle un tocco punk.
L’elemento chiave in tutto questo è che tu non sei neppure un camaleonte, è come se avessi la capacità di tornare indietro nel tempo e vivere il momento.
Nessuno lo sa, ma io ho la macchina del tempo a casa, eh eh eh...
Ti sei presentato a Sanremo con una canzone straordinaria per tanti motivi, particolare per il pubblico di Sanremo. Credo che in sala pochi l’abbiano capita. Arrivare all’Ariston con qualcosa che sta tra i Beatles e i Led Zeppelin è sicuramente un azzardo. Una canzone complessa...
Io sono uno che si impunta, in verità, e mi piace rischiare. Non mi piace fare le cose perché devo, o perché devono piacere agli altri. Io voglio fare le cose che piacciono a me e raccogliere le persone a cui piacciono queste cose. Vincere X Factor e andare diretto a Sanremo. Mi son detto, "quando mi ricapita"? Io porto questa canzone. Il pezzo lento comunque sul disco c’era. Ma io preferivo Credimi ancora. Ricordo i Negramaro a Sanremo. La prima volta che li ho sentiti mi è venuto un colpo. Mi si è stretto il pancreas, ho detto: “Porca miseria questi son proprio fighi!”. Si sono piazzati ultimi? Però poi han fatto quello che han fatto, perché dietro c’era il mondo. Io rischio. Accetto le critiche costruttive, le accolgo a braccia aperte, ma le altre no. Prima di iniziare Sanremo, i critici musicali mi hanno ammazzato. Alcuni hanno scritto incommentabile. Voglio dire: una cosa incommentabile è la cosa più brutta che tu abbia mai sentito. E non è giusto perché non dici né che è brutta né che è bella. Allora meglio che tu dica che la canzone è brutta.
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Grazie, anche se ho un concetto di rock tutto mio, personale. Per me il rock è la libertà. Per me l’artista più rock che abbiamo avuto in Italia è Lucio Battisti. Lui era la libertà fatta persona, di esprimere qualsiasi emozione in qualunque momento. Se a lui andava di fare (e si lancia in un vocalizzo alla battisti/nda) lo faceva. Punto. Ti dava una botta nello stomaco. Era l’imperfezione e per me il rock è l’imperferzione. Che sta proprio nella libertà.
Proprio per questo notavamo che a Sanremo tu hai eseguito sempre in modo diverso la canzone, che è un modo di vivere la musica tipicamente blues e poi rock. Ti senti di appartenere a questa impostazione, quasi Woodstock?
Sì, assolutamente sì. Mi sento molto vicino allo spirito di Woodstock. Mi sento libero. Non lo so, è strano. È una cosa che ho dentro, che mi preme. Molti mi dicono che termino le mie esibizioni sbuffando. È vero, tiro un sospiro di sollievo, perché ho buttato fuori qualcosa, perché prima di salire sul palco io mi dico sempre “questa è l’ultima volta che sali sul palco, perché domani non sai se potrai farlo ancora”. Allora cerco di dare il massimo e quindi mi carico di emozioni e di tensioni. La musica se ci pensi, è molto fisica. Stai in contrazione muscolare e quindi quando finisce l’ultima nota c’è un rilasso talmente forte che è come un orgasmo. È come godere.
In Re Matto ho sentito un Marco parecchio diverso da quello di Xfactor. Com’è nato questo Cd e questo cambiamento? Qual è il messaggio di Re matto?
Il messaggio di Re Matto, a partire dal titolo, è la libertà. La pazzia io la intendo proprio come libertà. Non avere barriere. Il disco è stato fatto in pochissimo tempo, senza poter pensare ad altre cose. Dovevamo solo farlo. In piena promozione del precedente cd e in preparazione per il Festival. È stato realizzato in condizioni al limite. Poi a me piace seguire tutto, e rivedere le cose con le persone con le quali lavoro. È stata dura. Abbiamo fatto il possibile. A me non interessa avere un successo stabile. La penso come Fellini a cui non fregava niente della critica.
Senza dubbio sei uno dei più grandi talenti della musica italiana dal dopoguerra a oggi. Al di là della voce, proprio come talento di espressione musicale.
L’Italia ne ha avuti tantissimi, se ci pensi. Celentano, un grandissimo, uno che ha scritto una canzone in inglese inventato. Il modo di usare la voce di Mina che era totalmente nuovo.
Ecco tu parti proprio con questi presupposti. Quelli di iniziare da altri concetti, che non sono i desideri del classico cantante italiano, ma sono volontà tipicamente internazionali. Tornando alla libertà ad esempio, tu citavi Battisti. Pensiamo che la tua carriera possa seguire le sue orme in quanto a produzione di dischi, uno diverso dall’altro…
Io spero di poter fare dei dischi uno diverso dall’altro. Spero di poter sempre sperimentare. Incanalarmi in tanti generi. Io non ce la faccio a indirizzarmi sempre e solo verso un genere, proprio perché ho un carattere che tende alla libertà. Che odia sentirsi costretto in una categoria. Infatti mi chiedono spesso “il tuo genere qual è? Il mio genere è brit pop rock soul, elettro. Ci metto in mezzo tutto.
Non ti fa paura affrontare un mercato che non è certo predisposto ai cambiamenti ma, anzi, cerca sicurezze?
Io faccio del mio. Se piace bene, sennò torno a casa. Ma torno a casa soddisfatto perché sono sicuro di aver fatto quel che volevo fare. Certo, i compromessi si trovano, però abbassarmi a fare cose non mie che non mi piacciono, no! Tanto ero felice prima, tanto lo sarò dopo.
Un po’ come hanno fatto i Negramaro, che alla fine hanno imposto il loro stile. Sarebbe bello sentirli cantare la tua canzone di Sanremo. Ci sono molte convergenze fra loro e Re Matto. Ad esempio gli scatti e le ripartenze che creano un parallelismo molto forte
Ma magari! Mi piacerebbe una collaborazione. Per me può essere solo un grande complimento. I Negramaro forse l’unico gruppo che negli ultimi anni mi è rimasto così impresso. Volevo chiudere dicendo che io non mi sento assolutamente il nuovo Tenco. Io faccio il mio. E credo che la musica sia anche divertimento e intrattenimento. Non ho pretese di essere un grande illuminato. Porto il mio. Sono questo. Sono Marco.
La recensione del cd Re Matto
29 marzo 2010 | Di Gabriella Scarpino e Mario Ruggeri |
Therese- Utente Aficionado: 501-2000 post
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Re: Marco intervistato da WUZ - 29.03.2010

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Re: Marco intervistato da WUZ - 29.03.2010
Ma uno come fa a non gasarsi con queste domande/commenti ? 

echo- Admin Echo86
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Re: Marco intervistato da WUZ - 29.03.2010
Thanks Therese!!! 

tiki- Utente Colonna: 2001-5000 post
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Re: Marco intervistato da WUZ - 29.03.2010
molto carina l'intervista. la dimostrazione che se si fanno buone domande, vengono fuori risposte più interessanti delle solite risposte preconfezionate. Grazie per averla postata
alux- Utente Aficionado: 501-2000 post
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Re: Marco intervistato da WUZ - 29.03.2010
Grazie Therese
Bella intervista 


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Re: Marco intervistato da WUZ - 29.03.2010
Ma prego mengonelle! Se non ci si aiuta fra noi...



Therese- Utente Aficionado: 501-2000 post
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Re: Marco intervistato da WUZ - 29.03.2010
Grazie Therese!bella, mi è piaciuta!
verod- Utente Aficionado: 501-2000 post
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Re: Marco intervistato da WUZ - 29.03.2010
Grazie Therese!bella, mi è piaciuta!
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Re: Marco intervistato da WUZ - 29.03.2010
Grazie Therese!bella, mi è piaciuta!
verod- Utente Aficionado: 501-2000 post
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Re: Marco intervistato da WUZ - 29.03.2010
Vero,sbaglio o l'intervista ti è piaciuta? 

ANNA- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: Marco intervistato da WUZ - 29.03.2010
ANNA ha scritto:Vero,sbaglio o l'intervista ti è piaciuta?
però c'è ancora un margine di errore, possiamo aver capito male

p.s.=è piaciuta anche a me

guenda- Utente Colonna: 2001-5000 post
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Re: Marco intervistato da WUZ - 29.03.2010
Come dicono i giovini:guenda ha scritto:ANNA ha scritto:Vero,sbaglio o l'intervista ti è piaciuta?
però c'è ancora un margine di errore, possiamo aver capito male![]()
p.s.=è piaciuta anche a me

Miskin- Utente Novizio: 16-149 post
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Re: Marco intervistato da WUZ - 29.03.2010
L'intervista è bella grazie Therese però la 2° foto è orrenda
oserei dire la più brutta di Marco .... parlano di orgasmo poi mettono quella foto ... ma non è colpa tua!



dada- Utente Aficionado: 501-2000 post
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Re: Marco intervistato da WUZ - 29.03.2010
Grazie Therese 

lily09- Utente Aficionado: 501-2000 post
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Re: Marco intervistato da WUZ - 29.03.2010
alux ha scritto:molto carina l'intervista. la dimostrazione che se si fanno buone domande, vengono fuori risposte più interessanti delle solite risposte preconfezionate. Grazie per averla postata

ziaEly- Utente Residente: 150-500 Post
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» Marco su Metro 09/04/2010
» Marco a pordenone il 14/05/2010
» Marco intervistato per la Vita in Diretta
» Marco intervistato dalla redazione di Musicroom
» Marco al Tg1 5.03.2010
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