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G.A.S.Fo.M.
fantastichelepidezza ha scritto:Il Colosseo cade a pezzi, crolla parte d'intonaco. Necessita cosi'
urgentemente di un restauro che appena e' successo ho pensato: "Ma dove
lo trovano un parrucchiere che diriga i lavori di restauro prima di
martedi???" (Vittorio Lattanzi)
Benedetto XVI: “Il Terzo segreto di Fatima metteva in guardia la Chiesa
sulle future sofferenze”. La prossima volta avvisate anche i bambini.
(Gaetano Buson)
e usando solo i titoli in prospettiva:
Più soldi ai deputati che lavorano (Corriere della Sera/silvio
perfetti)![]()

Gaufre- Forum Expatriée
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rossadavino- Utente Fattiscente: 5001-9999 Post
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Re: G.A.S.Fo.M.
Camaiore, mamma a 54 anni senza fecondazione artificiale
Giovanna
Ciardi, già madre di un ragazza di 23 anni, è rimasta incinta
naturalmente. Era andata dal medico dopo un ritardo pensando alla
menopausa. I sanitari: "Un caso eccezionale"
ho qualche speranza.....
Giovanna
Ciardi, già madre di un ragazza di 23 anni, è rimasta incinta
naturalmente. Era andata dal medico dopo un ritardo pensando alla
menopausa. I sanitari: "Un caso eccezionale"
ho qualche speranza.....
xenas- Utente Fattiscente: 5001-9999 Post
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Re: G.A.S.Fo.M.
Non ci sono commenti
1.500.000 di italiani vede questo Tg tutte le sere
1.500.000 di italiani vede questo Tg tutte le sere
LucyGordon- Utente Fattiscente: 5001-9999 Post
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Re: G.A.S.Fo.M.
LucyGordon ha scritto:Non ci sono commenti
1.500.000 di italiani vede questo Tg tutte le sere
'senza disturbare la riflessione della gente'







Re: G.A.S.Fo.M.
Fede ormai non si commenta più..sono piuttosto i piroso e i monzolin o quelli non dichiaratamente sul libro spese del sultanato a darmi noia.
Li pago io per fare i pupazzi del ventriloquo.
Li pago io per fare i pupazzi del ventriloquo.
lepidezza- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: G.A.S.Fo.M.
dal Fatto di oggi:
DALLA MOKA ALLA CINA
ADDIO ALLA BIALETTI
Dai fasti del 2007, con la quotazione in borsa, le boutique in corso Buenos Aires a Milano e
in via Roma a Torino, l’ingresso nel capitale di Diego della Valle e Luca Cordero di
Montezemolo, all’addio. Il 7 aprile scorso il Gruppo Bialetti ha comunicato la chiusura
dello storico stabilimento di Crusinallo, vicino ad Omegna, avviando le procedure di
mobiltà per 120 dipendenti. Dopo 77 anni la mitica caffettiera dell’omino con i baffi,
inventata nel 1933 da Alfonso Bialetti, emigra dal Verbano per trasferire la produzione
all’e s t e ro.
Già nel giugno 2009 l’azienda aveva annunciato la “razionalizzazione dei siti industriali e
delle capacità produttive”, ma che la scure colpisse addirittura la casa madre è stata una
doccia fredda. “La società – si legge in una nota – viste le evoluzioni del mercato, non ha
potuto far altro che procedere alla chiusura dello stabilimento di Omegna”. Da qui la
scelta “di puntare su un modello produttivo differente che ne salvaguardi la qualità, il
design e la specificità del know how italiano”. Parole che sanno di beffa, dal momento che
la produzione – anche se l’azienda non ha ancora specificato quando e dove – p o t re bb e
traslocare in Romania o addirittura in Cina. Colpa della crisi? Dipende. Secondo i
sindacati l’azienda sarebbe in salute, ma sfrutterebbe la crisi per delocalizzare.
L’incontro tra le parti in programma ieri al ministero delle Attività produttive è
slittato al 18 maggio: “Sappiamo – dichiara Franco Tettamanti, segretario della
Fiom Vco – che l’azienda confermerà la sua decisione, ma noi pretendiamo che
il marchio Bialetti rimanga in Italia, ad Omegna. E su questo chiederemo un
intervento diretto del governo e di Silvio Berlusconi affinché si convinca la
proprietà a non abbandonare il Verbano. È in gioco una fetta importante del
made in Italy”. I lavoratori intanto, dopo aver offerto “l’ultimo caffè” in piazza
Castello a Torino, saranno oggi a Novara alla partenza del Giro d’Italia.
(Stefano Caselli)
DALLA MOKA ALLA CINA
ADDIO ALLA BIALETTI
Dai fasti del 2007, con la quotazione in borsa, le boutique in corso Buenos Aires a Milano e
in via Roma a Torino, l’ingresso nel capitale di Diego della Valle e Luca Cordero di
Montezemolo, all’addio. Il 7 aprile scorso il Gruppo Bialetti ha comunicato la chiusura
dello storico stabilimento di Crusinallo, vicino ad Omegna, avviando le procedure di
mobiltà per 120 dipendenti. Dopo 77 anni la mitica caffettiera dell’omino con i baffi,
inventata nel 1933 da Alfonso Bialetti, emigra dal Verbano per trasferire la produzione
all’e s t e ro.
Già nel giugno 2009 l’azienda aveva annunciato la “razionalizzazione dei siti industriali e
delle capacità produttive”, ma che la scure colpisse addirittura la casa madre è stata una
doccia fredda. “La società – si legge in una nota – viste le evoluzioni del mercato, non ha
potuto far altro che procedere alla chiusura dello stabilimento di Omegna”. Da qui la
scelta “di puntare su un modello produttivo differente che ne salvaguardi la qualità, il
design e la specificità del know how italiano”. Parole che sanno di beffa, dal momento che
la produzione – anche se l’azienda non ha ancora specificato quando e dove – p o t re bb e
traslocare in Romania o addirittura in Cina. Colpa della crisi? Dipende. Secondo i
sindacati l’azienda sarebbe in salute, ma sfrutterebbe la crisi per delocalizzare.
L’incontro tra le parti in programma ieri al ministero delle Attività produttive è
slittato al 18 maggio: “Sappiamo – dichiara Franco Tettamanti, segretario della
Fiom Vco – che l’azienda confermerà la sua decisione, ma noi pretendiamo che
il marchio Bialetti rimanga in Italia, ad Omegna. E su questo chiederemo un
intervento diretto del governo e di Silvio Berlusconi affinché si convinca la
proprietà a non abbandonare il Verbano. È in gioco una fetta importante del
made in Italy”. I lavoratori intanto, dopo aver offerto “l’ultimo caffè” in piazza
Castello a Torino, saranno oggi a Novara alla partenza del Giro d’Italia.
(Stefano Caselli)
Gaufre- Forum Expatriée
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Re: G.A.S.Fo.M.
sempre dal Fatto
nordisti
di Gianni Barbacetto
FIGLI, GEOMETRI
E IGIENISTI
Dove sarebbe, invece che nel consiglio regionale della
Lombardia (stipendio 10 mila euro al mese), Bossi Renzo
detto la Trota, 21 anni, se non fosse figlio di Bossi Umberto?
Dove sarebbe, invece che nel consiglio regionale della
Lombardia, Minetti Nicole, 25 anni, se non fosse l’igienista
dentale di Berlusconi Silvio? Dove sarebbe, invece che nel
consiglio regionale della Lombardia, Magnano Francesco, se
non fosse il geometra della nuova speculazione berlusconiana
ad Arcore? Primo giorno di scuola al Pirellone: si è insediato il
nuovo parlamento regionale lombardo, con grandi sorrisi del
presidente Roberto Formigoni (al quarto mandato
consecutivo, dunque ineleggibile, almeno secondo la legge). E
gli scandali ambulanti, invece di suscitare indignazione, hanno
sollevato curiosità, generato sorrisi, procurato buonumore:
“Non chiamatelo Trota”, si sussurrava prima dell’inizio della
seduta al Pirellone. “Non chiamatela igienista dentale”,
raccomandavano gli addetti stampa. I flash dei fotografi
erano tutti per loro. Loro i più ricercati dai giornalisti, per una
risposta, una dichiarazione, una battuta. La Trota non ha
deluso: “Mio padre mi dice di studiare e correre, e così faccio.
La Minetti? Se è intelligente quanto è bella, faremo grandi
cose insieme”. Lei, Nicole Minetti, marcata a vista da una
specie di tutor, ha tenuto la bocca chiusa (a parte un “sono
emozionata”), così è riuscita a non dire niente di sbagliato. E
alla fine della seduta, tutti a casa soddisfatti.
Ma è mai possibile? Il partito nato per protesta contro Roma
ladrona, contro la vecchia politica dei privilegi e dei
nepotismi, oggi regala la “sedia” (ottimamente retribuita) a
un ragazzo senz’altro merito che essere figlio di suo padre.
Non proprio delfino, ma almeno trota, erede al trono della
Padania per diritto di nascita, perché anche in Padania il
capo tiene famiglia. Ma nessuno degli elettori della Lega (ce
ne sono tanti in buona fede) sente stridere le buone
intenzioni con i risultati?
Dietro la prima fila del buonumore, fatta di Trote, spazzolini
e colluttori dentali, c’è il grosso della truppa, che non fa
notizia: politici, uomini di partito... Eppure: presidente della
prima seduta, per anzianità, è quel Giancarlo Abelli,
parlamentare Pdl, grande amico del re delle bonifiche,
Giuseppe Grossi, arrestato per lo scandalo delle aree da
riqualificare a Santa Giulia, a Sesto San Giovanni. Anche la
moglie di Abelli è stata in carcere per quella vicenda e ne è
uscita solo dopo un patteggiamento che ha comportato
anche la restituzione di 1,4 milioni di euro: quelli che Grossi
aveva, non si sa perché, “parcheggiato” sul conto a
Montecarlo di Abelli e signora. In quale paese d’Europa uno
così sarebbe stato ricandidato ed eletto?
Sugli scranni del consiglio regionale o nella giunta di
Formigoni siedono anche Massimo Ponzoni, Stefano
Maullu, Angelo Giammario, Michele Colucci, Massimo
Buscemi. Tutti con i nomi finiti in qualche inchiesta
giudiziaria, vuoi per bancarotta, vuoi per corruzione, vuoi
per mafia. Per carità: nessun reato commesso da loro. Solo
contiguità incaute ma innocenti, fino a prova contraria. Ma
in quale altro paese dell’Occidente, viste le frequentazioni,
sarebbero stati ricandidati ed eletti?
nordisti
di Gianni Barbacetto
FIGLI, GEOMETRI
E IGIENISTI
Dove sarebbe, invece che nel consiglio regionale della
Lombardia (stipendio 10 mila euro al mese), Bossi Renzo
detto la Trota, 21 anni, se non fosse figlio di Bossi Umberto?
Dove sarebbe, invece che nel consiglio regionale della
Lombardia, Minetti Nicole, 25 anni, se non fosse l’igienista
dentale di Berlusconi Silvio? Dove sarebbe, invece che nel
consiglio regionale della Lombardia, Magnano Francesco, se
non fosse il geometra della nuova speculazione berlusconiana
ad Arcore? Primo giorno di scuola al Pirellone: si è insediato il
nuovo parlamento regionale lombardo, con grandi sorrisi del
presidente Roberto Formigoni (al quarto mandato
consecutivo, dunque ineleggibile, almeno secondo la legge). E
gli scandali ambulanti, invece di suscitare indignazione, hanno
sollevato curiosità, generato sorrisi, procurato buonumore:
“Non chiamatelo Trota”, si sussurrava prima dell’inizio della
seduta al Pirellone. “Non chiamatela igienista dentale”,
raccomandavano gli addetti stampa. I flash dei fotografi
erano tutti per loro. Loro i più ricercati dai giornalisti, per una
risposta, una dichiarazione, una battuta. La Trota non ha
deluso: “Mio padre mi dice di studiare e correre, e così faccio.
La Minetti? Se è intelligente quanto è bella, faremo grandi
cose insieme”. Lei, Nicole Minetti, marcata a vista da una
specie di tutor, ha tenuto la bocca chiusa (a parte un “sono
emozionata”), così è riuscita a non dire niente di sbagliato. E
alla fine della seduta, tutti a casa soddisfatti.
Ma è mai possibile? Il partito nato per protesta contro Roma
ladrona, contro la vecchia politica dei privilegi e dei
nepotismi, oggi regala la “sedia” (ottimamente retribuita) a
un ragazzo senz’altro merito che essere figlio di suo padre.
Non proprio delfino, ma almeno trota, erede al trono della
Padania per diritto di nascita, perché anche in Padania il
capo tiene famiglia. Ma nessuno degli elettori della Lega (ce
ne sono tanti in buona fede) sente stridere le buone
intenzioni con i risultati?
Dietro la prima fila del buonumore, fatta di Trote, spazzolini
e colluttori dentali, c’è il grosso della truppa, che non fa
notizia: politici, uomini di partito... Eppure: presidente della
prima seduta, per anzianità, è quel Giancarlo Abelli,
parlamentare Pdl, grande amico del re delle bonifiche,
Giuseppe Grossi, arrestato per lo scandalo delle aree da
riqualificare a Santa Giulia, a Sesto San Giovanni. Anche la
moglie di Abelli è stata in carcere per quella vicenda e ne è
uscita solo dopo un patteggiamento che ha comportato
anche la restituzione di 1,4 milioni di euro: quelli che Grossi
aveva, non si sa perché, “parcheggiato” sul conto a
Montecarlo di Abelli e signora. In quale paese d’Europa uno
così sarebbe stato ricandidato ed eletto?
Sugli scranni del consiglio regionale o nella giunta di
Formigoni siedono anche Massimo Ponzoni, Stefano
Maullu, Angelo Giammario, Michele Colucci, Massimo
Buscemi. Tutti con i nomi finiti in qualche inchiesta
giudiziaria, vuoi per bancarotta, vuoi per corruzione, vuoi
per mafia. Per carità: nessun reato commesso da loro. Solo
contiguità incaute ma innocenti, fino a prova contraria. Ma
in quale altro paese dell’Occidente, viste le frequentazioni,
sarebbero stati ricandidati ed eletti?
Gaufre- Forum Expatriée
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Data d'iscrizione : 22.11.09
Re: G.A.S.Fo.M.
Gaufre ha scritto:sempre dal Fatto
nordisti
di Gianni Barbacetto
FIGLI, GEOMETRI E IGIENISTI
......................E gli scandali ambulanti, invece di suscitare indignazione, hanno sollevato curiosità, generato sorrisi, procurato buonumore.....
ecco, è questo il punto



Bess- Utente Aficionado: 501-2000 post
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Data d'iscrizione : 08.01.10
Re: G.A.S.Fo.M.
Bossi jr all'esordio :
"E' come il primo giorno di scuola". Infatti se non
fosse per papà saresti ancora a letto a dormire. (Massimo Mirandola)
Bossi jr sulla Minetti: «Se lei è intelligente quanto bella faremo
grandi cose insieme». La Minetti a Bossi jr: " Il problema è che lo sei
anche tu."
(Antonino Bondi)
Bossi jr parlando della Minetti: -Se lei è intelligente quanto bella
faremo grandi cose insieme-. Se lui è intelligente quanto bello, ne
dubito. (monica murgia)
Renzo Bossi inaugura il Salone del Libro di Torino
(forum.corriere.it/Stefano Tolomelli)

"E' come il primo giorno di scuola". Infatti se non
fosse per papà saresti ancora a letto a dormire. (Massimo Mirandola)
Bossi jr sulla Minetti: «Se lei è intelligente quanto bella faremo
grandi cose insieme». La Minetti a Bossi jr: " Il problema è che lo sei
anche tu."
(Antonino Bondi)
Bossi jr parlando della Minetti: -Se lei è intelligente quanto bella
faremo grandi cose insieme-. Se lui è intelligente quanto bello, ne
dubito. (monica murgia)
Renzo Bossi inaugura il Salone del Libro di Torino

(forum.corriere.it/Stefano Tolomelli)





lepidezza- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Data d'iscrizione : 30.09.09
Cose di cui essere fieri...
Rosa Oliva, grazie a lei dal '60 le donne non sono più escluse dai pubblici uffici
ROMA (12 Maggio) - Non era un uomo. Ma non
se ne dolse più di tanto. E di fronte all’incoerenza tra quello che
aveva studiato e la strada che le veniva sbarrata, decise di combattere.
E fu così che cinquant’anni fa Rosa Oliva, prefetto mancato perché le
mancava il requisito principale, quello di genere, divenne una paladina
ante litteram dei diritti delle donne che un decennio più tardi
sarebbero stati reclamati dalle piazze. Grazie al ricorso che presentò
contro il ministero dell’Interno, provocò (e per i tempi fu una
sorprendente provocazione) la sentenza numero 33 del 13 maggio 1960
della Corte Costituzionale, che dichiarò illegittimo l’articolo 7 della
legge del 1919, quello che disponeva l’esclusione delle donne da gran
parte degli uffici pubblici. Domani si festeggiano i cinquant’anni di
quella storica vittoria.
Come andò? Come guarda indietro oggi che tanto si sbandierano le pari
opportunità?
«Andò che avevo studiato Scienze politiche alla Sapienza, prima col
professore di Diritto Costituzionale Carlo Esposito e poi con Costantino
Mortati che lo sostituì, entrambi due illustri costituzionalisti -
risponde Rosa Oliva, origini napoletane, romana d’adozione - Avevo
chiesto una tesi sui diritti delle donne, poi d’accordo col docente mi
laureai in Dinamica degli ordinamenti giuridici. Era una tesi più
tecnica, meno concreta, eravamo nel ’58 e forse non erano ancora i
tempi...».
Però lei i tempi li accelerò...
«Volevo diventare funzionario dello Stato; tra i bandi scelsi quello
della carriera prefettizia, sapevo che non avrei dovuto fare nemmeno la
domanda, ma l’articolo 3 della Costituzione dice che tutti i cittadini
hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge; l’articolo
51 ribadisce il principio. Molti dei miei colleghi maschi avrebbero
abbracciato la carriera diplomatica, a noi ragazze era preclusa anche
quella. Ma in fondo non portavamo neanche i pantaloni...».
Cosa c’entrano i pantaloni?
«Ci pensavo in questi giorni, leggendo di quella norma dell’800
ancora in vigore in Francia. A noi non veniva neanche in mente di
togliere la gonna, portavamo le calze pure d’estate, ma quando una mia
amica si presentò coi pantaloni perché aveva la gamba ingessata, venne
richiamata dalla segreteria del preside di facoltà».
E della sua domanda per diventare prefetto che ne fu?
«Mi chiamarono dal commissariato, un ispettore molto imbarazzato mi
disse: scusi dottoressa, ambasciator non porta pena, ma alle donne è
vietato... Allora gli chiesi di mettermelo per iscritto, e con quel
mezzo foglio andai dal mio professore, che era avvocato. Così cominciò
l’avventura. Facemmo ricorso al Consiglio di Stato sollevando la
questione di illegittimità costituzionale della legge del ’19, che venne
accolto. Idem la Corte Costituzionale. Quella legge escludeva le donne
da tre categorie di carriere pubbliche: quelle che implicavano diritti e
potestà politiche (ancora non votavano), dalla magistratura (figurarsi
se un uomo poteva pensare di essere giudicato da una donna), e le
carriere militari».
Dunque vinse la sua battaglia. Ma poi perchè scelse un’altra strada?
«La sentenza venne pubblicata nel maggio del ’60, ebbi molti onori,
servizi sui giornali, foto. A quel punto avrei potuto fare annullare il
concorso e partecipare. Ma avevo preso servizio all’Intendenza di
Finanza, il lavoro mi interessava e restai lì. Ma l’avevo fatto per una
fondamentale questione di principio». E noi gliene siamo grate. Ma la
storia non è finita qui. Rosa Oliva si è sposata, ha avuto due figli, a
un certo punto ha lasciato il lavoro per dedicarsi alla famiglia, si è
impegnata nella scuola, nel comitato di quartiere di Vigna Clara, ha
scritto un libro per la difesa del Parco di Veio, e oggi, a un’età che
sorride e non rivela, torna in pista.
C’è ancora da fare? Non pensa che ormai per la sua nipotina, che ha 3
anni, la strada sia bella che spianata?
«Meno di quello che pensiamo. Abbiamo eliminato delle leggi, non
abbiamo del tutto inciso sulle cause, siamo ultimi in Europa per
l’occupazione femminile, siamo lontani dalla vera parità. Temo un
ritorno indietro. Cercavo una donna magistrato da invitare al convegno,
delle 8 che hanno vinto il primo concorso ce n’è solo una ancora in
servizio, solo una è presidente di Corte d’Appello, solo due presidenti
di sezioni di Cassazione...».
Dunque a cosa si vorrebbe dedicare?
«Forse a quella famosa tesi di laurea sui diritti delle donne che
avevo chiesto e mai fatto. Sarà mica arrivato il momento buono?».
ROMA (12 Maggio) - Non era un uomo. Ma non
se ne dolse più di tanto. E di fronte all’incoerenza tra quello che
aveva studiato e la strada che le veniva sbarrata, decise di combattere.
E fu così che cinquant’anni fa Rosa Oliva, prefetto mancato perché le
mancava il requisito principale, quello di genere, divenne una paladina
ante litteram dei diritti delle donne che un decennio più tardi
sarebbero stati reclamati dalle piazze. Grazie al ricorso che presentò
contro il ministero dell’Interno, provocò (e per i tempi fu una
sorprendente provocazione) la sentenza numero 33 del 13 maggio 1960
della Corte Costituzionale, che dichiarò illegittimo l’articolo 7 della
legge del 1919, quello che disponeva l’esclusione delle donne da gran
parte degli uffici pubblici. Domani si festeggiano i cinquant’anni di
quella storica vittoria.
Come andò? Come guarda indietro oggi che tanto si sbandierano le pari
opportunità?
«Andò che avevo studiato Scienze politiche alla Sapienza, prima col
professore di Diritto Costituzionale Carlo Esposito e poi con Costantino
Mortati che lo sostituì, entrambi due illustri costituzionalisti -
risponde Rosa Oliva, origini napoletane, romana d’adozione - Avevo
chiesto una tesi sui diritti delle donne, poi d’accordo col docente mi
laureai in Dinamica degli ordinamenti giuridici. Era una tesi più
tecnica, meno concreta, eravamo nel ’58 e forse non erano ancora i
tempi...».
Però lei i tempi li accelerò...
«Volevo diventare funzionario dello Stato; tra i bandi scelsi quello
della carriera prefettizia, sapevo che non avrei dovuto fare nemmeno la
domanda, ma l’articolo 3 della Costituzione dice che tutti i cittadini
hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge; l’articolo
51 ribadisce il principio. Molti dei miei colleghi maschi avrebbero
abbracciato la carriera diplomatica, a noi ragazze era preclusa anche
quella. Ma in fondo non portavamo neanche i pantaloni...».
Cosa c’entrano i pantaloni?
«Ci pensavo in questi giorni, leggendo di quella norma dell’800
ancora in vigore in Francia. A noi non veniva neanche in mente di
togliere la gonna, portavamo le calze pure d’estate, ma quando una mia
amica si presentò coi pantaloni perché aveva la gamba ingessata, venne
richiamata dalla segreteria del preside di facoltà».
E della sua domanda per diventare prefetto che ne fu?
«Mi chiamarono dal commissariato, un ispettore molto imbarazzato mi
disse: scusi dottoressa, ambasciator non porta pena, ma alle donne è
vietato... Allora gli chiesi di mettermelo per iscritto, e con quel
mezzo foglio andai dal mio professore, che era avvocato. Così cominciò
l’avventura. Facemmo ricorso al Consiglio di Stato sollevando la
questione di illegittimità costituzionale della legge del ’19, che venne
accolto. Idem la Corte Costituzionale. Quella legge escludeva le donne
da tre categorie di carriere pubbliche: quelle che implicavano diritti e
potestà politiche (ancora non votavano), dalla magistratura (figurarsi
se un uomo poteva pensare di essere giudicato da una donna), e le
carriere militari».
Dunque vinse la sua battaglia. Ma poi perchè scelse un’altra strada?
«La sentenza venne pubblicata nel maggio del ’60, ebbi molti onori,
servizi sui giornali, foto. A quel punto avrei potuto fare annullare il
concorso e partecipare. Ma avevo preso servizio all’Intendenza di
Finanza, il lavoro mi interessava e restai lì. Ma l’avevo fatto per una
fondamentale questione di principio». E noi gliene siamo grate. Ma la
storia non è finita qui. Rosa Oliva si è sposata, ha avuto due figli, a
un certo punto ha lasciato il lavoro per dedicarsi alla famiglia, si è
impegnata nella scuola, nel comitato di quartiere di Vigna Clara, ha
scritto un libro per la difesa del Parco di Veio, e oggi, a un’età che
sorride e non rivela, torna in pista.
C’è ancora da fare? Non pensa che ormai per la sua nipotina, che ha 3
anni, la strada sia bella che spianata?
«Meno di quello che pensiamo. Abbiamo eliminato delle leggi, non
abbiamo del tutto inciso sulle cause, siamo ultimi in Europa per
l’occupazione femminile, siamo lontani dalla vera parità. Temo un
ritorno indietro. Cercavo una donna magistrato da invitare al convegno,
delle 8 che hanno vinto il primo concorso ce n’è solo una ancora in
servizio, solo una è presidente di Corte d’Appello, solo due presidenti
di sezioni di Cassazione...».
Dunque a cosa si vorrebbe dedicare?
«Forse a quella famosa tesi di laurea sui diritti delle donne che
avevo chiesto e mai fatto. Sarà mica arrivato il momento buono?».
xenas- Utente Fattiscente: 5001-9999 Post
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Data d'iscrizione : 02.10.09
Re: G.A.S.Fo.M.
Con queste norme il governo
vuole colpire anche internet
Limitazioni sui blog e
sul 2.0: nel ddl intercettazioni una norma che rischia di passare sotto
silenzio
di
ARTURO DI CORINTO*
E così siamo arrivati alla museruola per blog e
affini. Dopo le
proposte legislative volte a impedire la denuncia del racket in
maniera anonima sui blog antimafia, dopo quella di trasformare i
provider in sceriffi di Internet contro il peer to peer
sapendo che la crisi della musica non dipende da quello, dopo le
proposte di cancellare il passato scottante che riemerge grazie ai
motori di ricerca, invocando per politici e imprenditori il
diritto all'oblio, dopo l'intervento sull'inasprimento delle
sanzioni per la diffamazione a mezzo Internet, il governo vuole una
nuova legge anti-Internet.
Nel Ddl intercettazioni in discussione in questi giorni presso la
Commissione Giustizia al Senato c'è in infatti una norma che è
passata sotto silenzio a causa dell'enormità di tutte le altre -
forti limitazioni e sanzioni all'uso delle intercettazioni per la
stampa - ed è l'articolo 28 del disegno di legge 1611 che,
ripescato dalla legge sulla stampa dell'8 febbraio del 1948, la
aggiorna e la applica anche all'informazione amatoriale su
Internet. Che cosa dice questa norma? Che "Per i siti informatici,
le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto
ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la
stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della
notizia cui si riferiscono". E aggiunge con una serie di specifiche
in legalese che i contravventori alla norma saranno punti con una
multa salatissima.
Puoi
firmare la petizione sul sito nobavaglio.it.
O
metterci anche la faccia sulla pagina di Facebook
Molti blogger si sono allarmati per questo articolo e l'hanno fatto
sapere manifestando in piazza Navona a Roma il luglio scorso, e ad
ottobre con la Fnsi, perché è in gioco la possibilità stessa di
fare informazione e comunicazione per il puro piacere di farlo. Ed
è in gioco quel stesso pluralismo informativo cui il web 2.0 oggi
fortemente contribuisce. Ovviamente la norma non riguarderebbe solo
i blog, visto che i termini "siti informatici, telematica e
informatica" usati nel dispositivo sono tanto generali da
comprendere ogni forma di espressione digitale.
E perché si sono preoccupati? Forse per gli aspetti materiali?
Certo. Senza rettifica entro le 48 ore si è passibili di una multa
fino a 12.500 euro. E la rettifica è possibile, e facilmente, per
il blogger che gestisce in proprio la piattaforma: ma se le 48 ore
cadono nel weekend? Se si trova sulla vetta dell''Himalaya, se il
provider risulta inaccessibile, se si è ammalati? Gli scenari sono
due: o il blogger, gestore di un sito, non pubblica più la notizia
che non ha verificato e chiude il sito e la possibilità di animarlo
e commentarlo, oppure no, a dispetto del rischio di denuncia perché
la notizia è importante e così pure la possibilità per tutti di
commentarla, integrarla, approfondirla. Ma se il gestore di un blog
o di una piattaforma di open publishing non ha le risorse per
pagare la multa e per difendersi a lungo in tribunale, pubblicherà
la notizia e lascerà il so blog aperto ai commenti?
Il problema qui non è del singolo "blogger di provincia", uno dei
quarantamila attivi in Italia, ma di siti come Wikipedia che sono
diventati una fonte alternativa e preziosa d'informazione
soprattutto per notizie d'archivio e che come il caso Angelucci
(che ha querelato i responsabili) ha dimostrato, sono quelli più a
rischio per questo comma.
Il meccanismo che si vuole attivare con questa norma è lo stesso
che regola le controversie sui brevetti: anche chi sa di avere
ragione, rinuncia ad affermare il proprio diritto e talvolta si
accorda fuori della aule di tribunale se può, perché sa che si
trova in uno stato di inferiorità rispetto a chi può pagare gli
avvocati migliori.
Il carattere intimidatorio dell'articolo è evidente. Ma la
dimensione più importante di questa norma, è di carattere
simbolico e culturale: in definitiva si sta dicendo di voler
equiparare un blogger a un giornalista professionista, un sito a
una testata registrata, senza però dargli le garanzie di legge e i
finanziamenti pubblici che molti giornali e testate hanno. D'ora in
avanti chiunque avrà timore di pubblicare un'informazione se non
verificata e non dimostrabile nell'immediato, su un camorrista, un
politico colluso, una violenza subita. Il vox populi scomparirà e
con esso ciascun Pasquino di buona volontà. E' cosi che si scivola
verso il conformismo e l'autocensura.
In un paese dove a causa dell'anomalia di un capo del governo che è
anche il maggiore editore del paese, sono spesso i comici a
spiegare le leggi contorte del governo, i semplici cittadini a
difendere la Costituzione, i siti indipendenti a denunciare le
illegalità, non ci possiamo proprio permettere di perdere la voce
dei senza voce.
* L'autore dell'articolo è fra i promotori dell'appello contro
la legge sulle intercettazioni. E' ricercatore, giornalista e
saggista esperto di Internet
(12 maggio 2010)
http://www.repubblica.it/rubriche/la-legge-bavaglio/2010/05/12/news/censura_internet-4024364/
vuole colpire anche internet
Limitazioni sui blog e
sul 2.0: nel ddl intercettazioni una norma che rischia di passare sotto
silenzio
di
ARTURO DI CORINTO*
E così siamo arrivati alla museruola per blog e
affini. Dopo le
proposte legislative volte a impedire la denuncia del racket in
maniera anonima sui blog antimafia, dopo quella di trasformare i
provider in sceriffi di Internet contro il peer to peer
sapendo che la crisi della musica non dipende da quello, dopo le
proposte di cancellare il passato scottante che riemerge grazie ai
motori di ricerca, invocando per politici e imprenditori il
diritto all'oblio, dopo l'intervento sull'inasprimento delle
sanzioni per la diffamazione a mezzo Internet, il governo vuole una
nuova legge anti-Internet.
Nel Ddl intercettazioni in discussione in questi giorni presso la
Commissione Giustizia al Senato c'è in infatti una norma che è
passata sotto silenzio a causa dell'enormità di tutte le altre -
forti limitazioni e sanzioni all'uso delle intercettazioni per la
stampa - ed è l'articolo 28 del disegno di legge 1611 che,
ripescato dalla legge sulla stampa dell'8 febbraio del 1948, la
aggiorna e la applica anche all'informazione amatoriale su
Internet. Che cosa dice questa norma? Che "Per i siti informatici,
le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto
ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la
stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della
notizia cui si riferiscono". E aggiunge con una serie di specifiche
in legalese che i contravventori alla norma saranno punti con una
multa salatissima.
Puoi
firmare la petizione sul sito nobavaglio.it.
O
metterci anche la faccia sulla pagina di Facebook
Molti blogger si sono allarmati per questo articolo e l'hanno fatto
sapere manifestando in piazza Navona a Roma il luglio scorso, e ad
ottobre con la Fnsi, perché è in gioco la possibilità stessa di
fare informazione e comunicazione per il puro piacere di farlo. Ed
è in gioco quel stesso pluralismo informativo cui il web 2.0 oggi
fortemente contribuisce. Ovviamente la norma non riguarderebbe solo
i blog, visto che i termini "siti informatici, telematica e
informatica" usati nel dispositivo sono tanto generali da
comprendere ogni forma di espressione digitale.
E perché si sono preoccupati? Forse per gli aspetti materiali?
Certo. Senza rettifica entro le 48 ore si è passibili di una multa
fino a 12.500 euro. E la rettifica è possibile, e facilmente, per
il blogger che gestisce in proprio la piattaforma: ma se le 48 ore
cadono nel weekend? Se si trova sulla vetta dell''Himalaya, se il
provider risulta inaccessibile, se si è ammalati? Gli scenari sono
due: o il blogger, gestore di un sito, non pubblica più la notizia
che non ha verificato e chiude il sito e la possibilità di animarlo
e commentarlo, oppure no, a dispetto del rischio di denuncia perché
la notizia è importante e così pure la possibilità per tutti di
commentarla, integrarla, approfondirla. Ma se il gestore di un blog
o di una piattaforma di open publishing non ha le risorse per
pagare la multa e per difendersi a lungo in tribunale, pubblicherà
la notizia e lascerà il so blog aperto ai commenti?
Il problema qui non è del singolo "blogger di provincia", uno dei
quarantamila attivi in Italia, ma di siti come Wikipedia che sono
diventati una fonte alternativa e preziosa d'informazione
soprattutto per notizie d'archivio e che come il caso Angelucci
(che ha querelato i responsabili) ha dimostrato, sono quelli più a
rischio per questo comma.
Il meccanismo che si vuole attivare con questa norma è lo stesso
che regola le controversie sui brevetti: anche chi sa di avere
ragione, rinuncia ad affermare il proprio diritto e talvolta si
accorda fuori della aule di tribunale se può, perché sa che si
trova in uno stato di inferiorità rispetto a chi può pagare gli
avvocati migliori.
Il carattere intimidatorio dell'articolo è evidente. Ma la
dimensione più importante di questa norma, è di carattere
simbolico e culturale: in definitiva si sta dicendo di voler
equiparare un blogger a un giornalista professionista, un sito a
una testata registrata, senza però dargli le garanzie di legge e i
finanziamenti pubblici che molti giornali e testate hanno. D'ora in
avanti chiunque avrà timore di pubblicare un'informazione se non
verificata e non dimostrabile nell'immediato, su un camorrista, un
politico colluso, una violenza subita. Il vox populi scomparirà e
con esso ciascun Pasquino di buona volontà. E' cosi che si scivola
verso il conformismo e l'autocensura.
In un paese dove a causa dell'anomalia di un capo del governo che è
anche il maggiore editore del paese, sono spesso i comici a
spiegare le leggi contorte del governo, i semplici cittadini a
difendere la Costituzione, i siti indipendenti a denunciare le
illegalità, non ci possiamo proprio permettere di perdere la voce
dei senza voce.
* L'autore dell'articolo è fra i promotori dell'appello contro
la legge sulle intercettazioni. E' ricercatore, giornalista e
saggista esperto di Internet
(12 maggio 2010)
http://www.repubblica.it/rubriche/la-legge-bavaglio/2010/05/12/news/censura_internet-4024364/
Gaufre- Forum Expatriée
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Re: G.A.S.Fo.M.
Cavolo......ma in questo paese non si può vivere più....... 

seunanotte- Utente Colonna: 2001-5000 post
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Re: G.A.S.Fo.M.
ok è giusto procedere con un tam tam telematico..
Puoi
firmare la petizione sul sito
nobavaglio.it.
O
metterci anche la faccia sulla pagina di
Facebook

Puoi
firmare la petizione sul sito
nobavaglio.it.
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lepidezza- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: G.A.S.Fo.M.
Il voto di religione fa media
La grande ormai è fuori dalle peste - almeno finché non inseriscono l'ora di religione all'università. Ma il "piccolo" ha ancora un paio d'anni di liceo, e sebbene non abbia mai fatto un'ora di religione dalla prima elementare in poi (manco battezzati, i miei pargoli) ieri m'esordisce con un pragmatico "l'anno prossimo voglio far religione, almeno alzo la media".

La grande ormai è fuori dalle peste - almeno finché non inseriscono l'ora di religione all'università. Ma il "piccolo" ha ancora un paio d'anni di liceo, e sebbene non abbia mai fatto un'ora di religione dalla prima elementare in poi (manco battezzati, i miei pargoli) ieri m'esordisce con un pragmatico "l'anno prossimo voglio far religione, almeno alzo la media".
Ghinda- Utente Aficionado: 501-2000 post
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Re: G.A.S.Fo.M.
lepidezza ha scritto:ok è giusto procedere con un tam tam telematico..
![]()
Puoi
firmare la petizione sul sito
nobavaglio.it.
O
metterci anche la faccia sulla pagina di
Sì,Lepi......non si può continuare così,sto arrivando al limite della sopportazione cavolo
Firmo e firmo e firmo tutto quel che c'è da firmare per far sentire anche la mia piccola voce
seunanotte- Utente Colonna: 2001-5000 post
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Re: G.A.S.Fo.M.

ma sai il nemico è meglio conoscerlo bene. Altrimenti da adulto ti viene la curiosità.
perchè non fare un' ora di RELIGIONI? tutte però, sino a scientology..

Ultima modifica di lepidezza il Gio 13 Mag 2010, 10:58 - modificato 1 volta.
lepidezza- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: G.A.S.Fo.M.
sai seu anche io aderisco, ma ben presto la ricreazione finirà..seunanotte ha scritto:lepidezza ha scritto:ok è giusto procedere con un tam tam telematico..
![]()
Puoi
firmare la petizione sul sito
nobavaglio.it.
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Sì,Lepi......non si può continuare così,sto arrivando al limite della sopportazione cavolo
Firmo e firmo e firmo tutto quel che c'è da firmare per far sentire anche la mia piccola voce
credi che abbiano permesso questa libertà di comunicazione senza considerare gli effetti collaterali?
gli stessi che hanno messo sul mercato Internet sono gli stessi che potranno chiudere i rubinetti e farci bere con il contagocce.
lepidezza- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: G.A.S.Fo.M.
lepidezza ha scritto:![]()
ma sai il nemico è meglio conoscerlo bene. Altrimenti da adulto ti viene la curiosità.
perchè non fare un' ora di RELIGIONI? tutte però, sino a scientology..
Sai, Lepi, io preferirei un'oretta in più di matematica, di logica, di diritto, di economia, di tutte quelle belle cose che servono appunto a rendere un essere umano un po' meno "boccalone". Poi, da grandicelli, anche antropologia e storia delle religioni, perché no. Un'amica maestra ci provò invece alle elementari, con tanto di test finale per capire cosa avevano capito i suoi allievi. E' rimasta alla storia una delle risposte dei piccini.

Domanda: Che cos'è la poligamia?
Risposta: Una malattia contagiosa.
Ghinda- Utente Aficionado: 501-2000 post
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Re: G.A.S.Fo.M.
Siamo in ostaggio praticamente
seunanotte- Utente Colonna: 2001-5000 post
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Re: G.A.S.Fo.M.
firmato....e diffuso su fb!!!
ma servirà a qualcosa?

ma servirà a qualcosa?

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Re: G.A.S.Fo.M.
a pochissimo, credofear-of-the-dark ha scritto:firmato....e diffuso su fb!!!![]()
ma servirà a qualcosa?
Gaufre- Forum Expatriée
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Re: G.A.S.Fo.M.
guarda io mi sono affrancato dalla religione di recente.Ghinda ha scritto:lepidezza ha scritto:![]()
ma sai il nemico è meglio conoscerlo bene. Altrimenti da adulto ti viene la curiosità.
perchè non fare un' ora di RELIGIONI? tutte però, sino a scientology..
Sai, Lepi, io preferirei un'oretta in più di matematica, di logica, di diritto, di economia, di tutte quelle belle cose che servono appunto a rendere un essere umano un po' meno "boccalone". Poi, da grandicelli, anche antropologia e storia delle religioni, perché no. Un'amica maestra ci provò invece alle elementari, con tanto di test finale per capire cosa avevano capito i suoi allievi. E' rimasta alla storia una delle risposte dei piccini.![]()
Domanda: Che cos'è la poligamia?
Risposta: Una malattia contagiosa.
da noi la lezione erano chiacchere con un francescano che non predicava la parola di Dio,ma ci faceva discutere di tutto.
ma sono d'accordo con te sull'ipocrisia di fondo delle radici cristiane di questo paese, che non ha manco mai letto il vangelo o la bibbia..
tradizione orale,ritualità e tante maschere.
alle medie avevo studiato tutte le religioni..( insomma tante)e mi ricordavo delle risatine dei compagni sulla visione del mondo di buddisti e la reincarnazione ..
l'insegnante disse:
perchè la madonna che è madre e moglie di dio?
e giuseppe che non è il padre ma lo è?
e la comunione non è frse mangiare il corpo di cristo e bere il suo sangue?
ma la domanda più efficace era:i dinosauri?
ciao a dopo!

lepidezza- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: G.A.S.Fo.M.
Eh, sì... ma anche qui il problema non è tanto "la religione". Personalmente, ritengo che se uno è credente e vuole trasmettere la propria fede alla prole lo dovrebbe fare nelle apposite sedi (ossia mandi il figlio il sabato dal rabbino, o il venerdì dall'imam, o alla domenica a catechismo, ecc...). Ma quando la Chiesa ha potere selettivo (e ricattatorio) sugli insegnanti, la religione cattolica è l'unica insegnata, le quote dell'otto per mille si decidono in base agli aderenti ufficiali alla religione (da qui l'importanza dello sbattezzo...) e via dicendo, la faccenda è politica e, anche qui, economica. E come tale andrebbe affrontata.
Ghinda- Utente Aficionado: 501-2000 post
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