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Addio al Nobel José Saramago

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Messaggio Da Mede@ Ven 18 Giu 2010, 18:32

MADRID - Lo scrittore portoghese e premio Nobel José Saramago è morto nella sua residenza a Tias, località di Lanzarote, nelle Isole Canarie. Affetto da leucemia cronica, l'autore è deceduto intorno alle 13 e al suo capezzale c'era la moglie, Pilar del Rio. Aveva trascorso una notte tranquilla e fatto colazione. Poi si è sentito male. Saramago avrebbe compiuto 88 il prossimo 16 novembre. Poeta, romanziere e giornalista, è stato l’unico autore di lingua portoghese ad avere ricevuto il Nobel per la Letteratura. Ateo confesso, ebbe problemi con il governo portoghese che rifiutò di presentare il suo Vangelo secondo Gesù Cristo al Premio Letterario Europeo, abbandonando per protesta il Paese e trasferendosi a Lanzarote.

AUTORE IRRIVERENTE
- Irriverente verso l’autorità e profondamente intriso di umanesimo, Saramago ha creato una prosa unica, fatta di una sorta di continuo dialogo interiore nel quale non trovano spazio i vincoli più rigidi della punteggiatura. Il discorso, nelle sue opere, fluisce continuo in una massa armonica di parole che assumono, pagina dopo pagina, la struttura concreta di un edificio superbo e forse difficilmente accessibile. Italia sono note soprattutto le sue polemiche con Silvio Berlusconi, che tra l’altro lo scrittore ha definito «un delinquente». Per l’accusa di diffamazione nei confronti del Cavaliere una edizione del suo Quaderno è stata rifiutata da Einaudi.

DALLA MILITANZA AL NOBEL - L’intera carriera di Saramago è stata costellata di polemiche per le sue prese di posizione senza compromessi, tanto in tema di politica quanto di religione. Saramago era nato ad Azinhaga, in Portogallo, nel 1922. Il suo primo romanzo in stile realista, Terra del peccato, è del 1947. Nel 1959 si iscrisse al Partito Comunista che, sotto il regime di Salazar, operava in clandestinità. Negli Anni Sessanta Saramago divenne uno dei critici più seguiti del suo Paese e nel '66 pubblicò la sua prima raccolta di poesie, I poemi possibili. Divenne quindi direttore letterario e di produzione per dodici anni di una casa editrice e dal 1972 al '73 curatore del supplemento culturale del Diario de Lisboa. Sino a metà degli Anni Settanta visse un periodo di formazione e pubblica poesie, cronache, testi teatrali, novelle e romanzi, ma è solo dopo la Rivoluzione dei Garofani che pian piano nacque un Saramago diverso (vice direttore del quotidiano Diario de Noticias nel '75 e quindi scrittore a tempo pieno), capace di liberare la narrativa portoghese dalle radici del passato. Anche per questo ricevette nel 1998 il premio Nobel per la letteratura. Nel 1980 la pubblicazione di Una terra chiamata Alentejo sulla rivolta della popolazione della regione più ad est del Portogallo.

IL SUCCESSO
- Il grande successo arrivò nel 1982 con Memoriale del convento, seguito da L'anno della morte di Ricardo Reis. Negli anni '90, grazie al Nobel, Saramago raggiunse fama internazionale e pubblicò L'assedio di Lisbona, Il Vangelo secondo Gesù, quindi Cecità,'Tutti i nomi, La caverna, L'uomo duplicato, Le intermittenze della morte e Le piccole memorie. È stato uno dei sostenitori dell'iberismo, il movimento che propugna l'unificazione di Spagna e Portogallo, i due paesi della penisola iberica, cui dedica anche il romanzo La zattera di pietra. Per le sue posizioni sul conflitto mediorientale verrà accusato di antisemitismo, mentre per il Memoriale, ma soprattutto per il suo Vangelo e il testo teatrale La seconda vita di Francesco d'Assisi ha subito gli attacchi dalla Santa Sede.



http://www.corriere.it/cultura/10_giugno_18/morto-nobel-saramago_59816d64-7ad4-11df-aa33-00144f02aabe.shtml


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Messaggio Da sophia Ven 18 Giu 2010, 18:50

una grande perdita.
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Messaggio Da lepidezza Ven 18 Giu 2010, 20:51

Quelle parole di Saramago alla piazza viola


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Quello che segue è il testo dell’intervento di Saramago letto da
Adele Palazzo sul palco del No Berlusconi Day del 5 dicembre



Se Cicerone vivesse ancora tra voi, italiani, non direbbe: “Fino a
quando, Catilina, abuserai della nostra pazienza?”, ma piuttosto:“Fino a
quando, Berlusconi, attenterai contro la nostra democrazia?”. Si
tratta di questo. Con la sua particolarissima opinione sulla ragione
d’essere e il significato dell’istituzione democratica, Berlusconi ha
trasformato in pochi anni l’Italia nell’ombra grottesca di un Paese e
una grande parte degli italiani in una moltitudine di burattini che lo
seguono trascinandosi e senza rendersi conto di camminare verso
l’abisso della dimissione civica definitiva, verso il discredito
internazionale, verso il ridicolo assoluto.



Con la sua storia, la sua cultura, la sua innegabile grandezza,
l’Italia non merita il destino che Berlusconi ha tracciato con cinica
freddezza e senza la minima traccia di pudore politico, senza il più
elementare senso di vergogna per se stesso. Mi piace pensare che la
gigantesca manifestazione di oggi contro la “cosa” Berlusconi, durante
la quale verranno lette queste parole, si trasformerà nel primo passo
verso la libertà e la rigenerazione dell’Italia. Per fare questo non
sono necessarie armi, bastano i voti. Ripongo in voi tutta la mia
speranza.


Josè Saramago
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Messaggio Da fear-of-the-dark Sab 19 Giu 2010, 10:33

Saramago, l’uomo che chiamava le ingiustizie per nome


di Paolo Flores d’Arcais, il Fatto Quotidiano, 20 giugno 2010


José Saramago era il più grande scrittore vivente. Uno di quei rarissimi scrittori che quando incontri un suo libro – per te il primo – poi li leggi tutti, uno dopo l’altro, perché entri in un intero mondo che senza di lui non sarebbe mai esistito. Per questo era un classico già in vita. Prima di Saramago, mi era capitato solo con un altro scrittore, Bohumil Hrabal, e quando seppi della sua morte fu come fosse morta una persona che conoscevo, una persona cara. José Saramago ho invece avuto la fortuna di conoscerlo davvero, anche se troppo tardi, di vivere – mia moglie Anna ed io – con lui e con la sua Pilar una nuova amicizia, cosa che quando si va avanti con gli anni diventa cosa rarissima.

L’amicizia di un uomo straordinario per semplicità e profondità, che continuava ad avere una carica di passione civile anche nel declinare brutale delle forze. Lo avevo incontrato l’ultima volta qualche mese fa a Roma –quando era venuto a presentare il suo libro “Quaderno”, rifiutato da una casa editrice, Einaudi, ormai prona per non scontentare il ducetto, che nel libro veniva trattato come meritava, e pubblicato da Bollati Boringhieri – e nei pochi anni passati dal precedente incontro mi era sembrato cambiato moltissimo, dal punto di vista fisico, della sofferenza fisica, della stanchezza. Ma era assolutamente lo stesso per la generosità che lo animava, la voglia di continuare a combattere su ogni fronte che gli si offrisse. Questo era il suo amore per la vita, che in lui faceva tutt’uno con tutte le altre gioie della vita, e con il suo amore per Pilar che traspariva in ogni gesto.

Saramago poteva “vivere di rendita” anche civilmente, anche politicamente, essere un “monumento vivente”, che piace a tutti perché dice “grandi” cose (e magari giuste) sulla pace, sulla eguaglianza, sull’ecologia... Essere insomma politicamente innocuo e superfluo, come tanti personaggi famosi sulla scena mondiale, che non sono mai scomodi per i potenti con nome e cognome. Saramago invece era l’opposto, sapeva che ogni in giustizia ha un nome, di persona o di istituzione, perché i peccati, da che mondo è mondo, sono sempre gli stessi, e non ha senso denunciarli se nonsi denuncia anche il peccatore.

Considerava Berlusconi un pericolo per la democrazia in Europa, un virus contro le libertà, capace di contagiare altri Paesi, per questo non si stancava di denunciarlo e di stigmatizzare la superficialità e la disattenzione con cui il suo regime sempre meno distante dal fascismo veniva trattato dai media europei. Quasi si trattasse di una pochade, anziché di una tragedia.

E considerava la Chiesa gerarchica di Ratzinger una nuova nube di oscurantismo. Proprio su questo giornale, aveva scritto che forse era venuto il momento di un “ateismo militante”, a cui come ateo “tranquillo” (l’ateismo come condizione ovvia di ogni spirito critico) non aveva in precedenza mai pensato. Lui, ateo, dalla parte degli ultimi, sempre, e perciò sempre più contro una Chiesa dedita a Mammona e a reprimere le libertà umane dalla nascita alla morte.
José mi mancherà moltissimo.

http://temi.repubblica.it/micromega-online/saramago-l%E2%80%99uomo-che-chiamava-le-ingiustizie-per-nome/
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Messaggio Da Bess Sab 19 Giu 2010, 15:37

Siamo la memoria che abbiamo

di José Saramago

Nei limiti del mio orgoglio, e mi piace pensare che non siano molto estesi, mi autocompiacevo di essere l’autore della frase, nonostante, dall’altra parte, la modestia, di cui comunque non sono del tutto privo, mi sussurrasse ogni tanto che la frase era vera così come affermare che il sole nasce a oriente. Insomma, una ovvietà.

Ora, anche le cose apparentemente più ovvie, come sembrava essere questa, possono essere messe in discussione in qualsiasi momento. E questo riguarda anche la nostra memoria, che, a giudicare da informazioni recentissime, corre chiaramente il rischio di scomparire, aggiungendosi, per così dire, al gruppo delle specie in via d’estinzione. Secondo queste informazioni, pubblicate su riviste scientifiche autorevoli come “Nature” e “Learn Mem”, è stata scoperta una molecola, chiamata ZIP (non si giudichi dal nome), capace di eliminare tutti i ricordi, buoni o cattivi, felici o nefasti, lasciando il cervello libero dalla carica mnemonica accumulata nel corso della vita. Il bimbo appena nato non ha memoria e così finiremmo anche noi.

Come diceva il tizio, la scienza avanza in modo barbaro, ma io, questa scienza non la voglio. Mi sono abituato a essere quello che la memoria ha fatto di me, e non sono del tutto scontento del risultato, nonostante i miei gesti non siano sempre stati i più meritevoli. Sono un animale terrestre come qualsiasi essere umano, con qualità e difetti, con errori e risultati ottenuti, lasciatemi rimanere così. Con la mia memoria, ciò che io sono. Non voglio dimenticare niente.



Il libro da cui questo testo è tratto uscirà in ottobre con il titolo “L’ultimo quaderno”.





Da Il Sole 24 Ore – 19/06/2010 - pag. 29
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