Roberto Saviano intervista Bono
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Roberto Saviano intervista Bono
Vi racconto Bono lontano dal palco
MI SVEGLIO e ricevo un messaggio. In genere sono guai, mi sollecitano
per qualche scritto che ancora non ho consegnato, risultati di processi,
inchieste, arresti. Ma questa volta si tratta di qualcosa di diverso:
"Bono, il leader degli U2, è in Italia e vuole conoscerti". Chiedo
spiegazioni. E dopo qualche secondo: "Sì, Bono ha letto il tuo libro le
tue interviste, vuole conoscerti". Per qualche strana ragione pensi
sempre che certe cose non abbiano carne e sangue ma siano come
immateriali. Una di queste è la voce di Bono, la più bella voce maschile
del rock mondiale. E quando quella voce ti dice "grazie per aver fatto
tutti questi chilometri per me" la senti sovrapporsi all'urlo di "One"
("One love, One life") e hai come l'impressione di essere una groupie
che perde ogni contegno dinanzi alla sua rockstar.
Bono mi
accoglie in una villa presa in affitto. L'aria è davvero di casa,
bambini che corrono ovunque, persino gli scoiattoli che zampettano in
giardino, credo di non averne mai visto uno così vicino. Bono mi
abbraccia e la sua è una gentilezza disarmante che mi dimostra quello di
cui mi raccontavano, ossia la sua qualità di uomo rimasto uomo, senza
divismi o posture. Anzi affamato di conoscere, capire, curioso del mondo
e per nulla rinchiuso nella sua fortezza di note. Ha i soliti occhiali,
ci sediamo a mangiare, e sembra avere una formula per me: "La prima
anche se piccola vittoria contro le forze del male che ti circondano, è
conservare il senso
dell'umorismo. Quindi, devi combattere assolutamente, e lo fai
essendo al di sopra di tutto, con il sorriso. Perché ridere - e ridi
molto - è veramente la prova conclamata della libertà. Sai, quando ho
pensato a questa cosa per la prima volta non ero affatto in pericolo,
l'unico pericolo che avevo avvertito era quello di aver visto le mie
chiappe nude pubblicate su un giornale. O di essere fotografato ubriaco
all'uscita di un bar. Ecco ciò che ho capito, proprio all'inizio della
mia popolarità, che questa sensazione di disagio, l'imbarazzo che
provavo, poteva rendere brutto anche il viso più bello".
Bono mi
racconta come sia fondamentale rimanere se stessi anche se intorno tutti
cercano di prendere pezzi di te, di modificarti, di dannarti o
esaltarti. Gli chiedo se gli manca vivere normalmente, campare come ogni
essere umano occidentale. "Mi dispiace molto non riuscire a portare i
miei bambini in giro. Una volta, era all'inizio della mia carriera, ho
provato anche a camuffarmi: cappello e baffi da cowboy. Entro in un
negozio, volevo comprare una chitarra e con un accento strano mi rivolsi
al cassiere. Avevo pagato e stavo per uscire, quando questi si avvicina
all'orecchio e mi dice: "Ok ok Bono ho capito, può bastare, tranquillo
non lo dico a nessuno che sei tu..."".
Si alza gli occhiali,
sorride. Gli occhi sono azzurrissimi e ha un po' di irlandesissime
lentiggini. Un viso maturo, ma è proprio lui. Ora lo riconosco proprio
come quando da ragazzino vedevo i suoi video in Vhs. Bono ha il profilo
del ricercatore, studia il mondo, lo conosce. Fare musica per lui non è
solo il più bel modo di stare al mondo, non è solo far divertire, ma il
mezzo più straordinario per capire, comunicare, trasformare. "Voglio
saperne di più, imparare di più sull'Italia. E questo perché ciò che
sento e ciò che vedo non mi sembra combaciare. C'è uno squilibrio: vedo
una cosa e ne provo invece un'altra".
A Bono come a molti
stranieri è difficile comprendere le contraddizioni italiane; come se
gli italiani tutti, di qualunque idea politica ed estrazione sociale, si
accontentassero del peggio. I peggiori servizi, i peggiori politicanti,
le peggiori istituzioni come se tutto fosse un sopportare. E mentre
sopportano, agli italiani è solo dato intravedere grande talento, grandi
capacità, ma sempre costretti, isolati, messi in difficoltà. "Ho
proprio la sensazione che l'Italia sia come un luogo sacro, adoro i
particolari italiani: la famiglia, l'aroma del caffè, il collo di una
donna, ad esempio. Questi dettagli e il fuoco che c'è dentro la gente.
So, sento che gli italiani potrebbero davvero assumersi un ruolo di
preminenza, essere davvero grandi nel prestare aiuto ai poveri del
mondo, nella lotta per la creazione di un nuovo capitalismo che sia
"inclusivo" e non "esclusivo". Ma ora la politica non riesce a
riflettere tutto ciò. Ed è cosi da molto tempo; anche quando c'era
Prodi, che mi piaceva moltissimo. Nel 2005 i fondi erogati per gli aiuti
umanitari erano lo 0,19% di quanto stabilito, nel 2009 lo 0,15%, quindi
ancora meno. L'Inghilterra è passata dallo 0,7 allo 0,51, la Norvegia è
all'1%, l'Irlanda allo 0,52%. Incredibile, no? Insomma c'è un vuoto da
colmare tra ciò che provo e ciò che vedo. E sono certo che se riusciamo a
spiegarlo, a spiegarlo meglio agli italiani, credo che saranno poi loro
a dire ai loro leader che cosa fare. Forse non ce l'abbiamo fatta,
finora, a spiegare queste cose in maniera chiara, allora c'è bisogno
probabilmente di trovare gente che abbia la dote di saper veicolare
queste informazioni. Ce la farà l'Italia ad avere un nuovo inizio?".
Difficile
rispondere a una domanda così. Cerco di spiegare perché tutto è così
ideologico, perché in Italia spesso sembra esserci una battaglia tra
contrade, dove bisogna pensarla in serie, e quasi mai c'è un confronto
sui fatti. La cappa delle ideologie anestetizza ogni dialogo come se
compromettesse il futuro. "Il futuro, certo, quello deve ripartire e si
deve ricominciare lasciandosi alle spalle il passato. Ma sembra fin
troppo banale dire che c'è bisogno di una nuova politica in Italia, che
inizi di nuovo a essere al servizio del Paese e non dell'ideologia. Mi
piacerebbe tuttavia che ci fosse un'alternativa che non venisse da
destra ma neppure da sinistra. Sono diventato sordo. Non ho più orecchie
per la sinistra come non ne ho mai avute neppure per la destra. Ma per
quest'ultima ho dovuto farmene crescere uno, però! Ho dovuto imparare ad
accettare la compagnia di George Bush che ha fatto cose incredibili per
l'Africa. E per questo, il mio giudizio su di lui non può essere
completamente negativo. David Cameron, ad esempio, è stato colui che ha
fatto i più grossi tagli di bilancio in Inghilterra, senza ridurre i
fondi che erano stati devoluti agli aiuti umanitari. Si trovano amici
anche nella destra; a volte non te lo aspetti e invece li trovi. Altre
volte gente che credi amica non lo è. Prendi l'Africa. Il commercio e le
sue regole, ad esempio. Gli africani non vogliono sentir parlare di
restrizioni commerciali, vogliono giocare da battitori liberi. Non
vogliono sentir parlare di embarghi con le norme delle politiche di
aiuto dell'Unione Europea che si basano invece sul rispetto della
politica agricola comune o su tariffe e dazi doganali imposti. A loro
tutto questo non va giù. E se ne parli con la sinistra e spieghi come la
pensano gli africani, ti dicono: "Ehi, ehi, vacci piano, stai
calmino!". La sinistra va forte con l'Aids e gli aiuti. Allora, se stai
morendo di Aids diamogli questi farmaci e finiamola li. Ma per il resto,
nulla. Quindi, si finisce a pagare due dollari di sussidio al giorno
per ogni mucca e non riusciamo a dare un dollaro al giorno a chi muore
di Aids e ce ne sarebbero di dollari da dare. Ecco perché sono diventato
sordo... Quindi via tutti e ripartiamo da capo. Voglio vedere politici
in Parlamento che non siano più camuffati, senza più baffi e barbe
finte".
Qui proprio non riesco che a rispondere sorridendo. La
politica in Italia è una selva intricata, colma di dossier, veleni.
Pensare alla politica come a un luogo dove poter trasformare le cose è
difficile, quasi impossibile. Ma questo non sono capace di raccontarlo,
forse mi fa male. Piuttosto chiedo a Bono della delegittimazione. Il suo
impegno spesso viene deriso e attaccato, la rockstar milionaria che
interviene a favore dei poveri, come una sorta di postura. Anche lui non
è immune dalla macchina della delegittimazione, che i poteri usano
sempre utilizzando l'esercito del risentimento, legioni di mediocri
pronti ad eseguire l'ordine della maldicenza.
"Quando la gente si
rende conto che non c'è via di scampo e che devono ascoltarti, allora
devono o farti diventare un personaggio da prendere in giro,
appiccicarti addosso favole irreali, farti diventare un personaggio
appiattito, una caricatura, disegnata solo con pochi tratti. Senza
tridimensionalità, questa è la delegittimazione. Tutti i nemici
subiscono la delegittimazione. Lo si fa quando sei un nemico. In realtà
penso questo: capisco benissimo il meccanismo e capisco benissimo che
possa essere usato in modo offensivo e negativo. Ma pensa a qual era una
delle più efficaci forme di protesta contro il nazismo negli anni '30, o
contro il fascismo; erano i dadaisti, con il senso dell'umorismo. Che
usavano come arma. Sai, i fascisti e i nazisti avevano tutte queste
uniformi fantastiche, molto machiste. Come una sfilata di moda. Mentre i
dadaisti è come se avessero levato loro i pantaloni e gli avessero
messo il pisello all'aria. E mentre i nazisti combattevano tutti con
manganelli, galera e repressione, non riuscivano a combattere lo humor.
Impossibile, non c'è arma. Quindi alla delegittimazione rispondi con
l'humor, ridi".
L'equilibrio che Bono è riuscito a costruire ha
qualcosa di miracoloso. Parlare di grandi temi a milioni di persone,
mentre saltano, cantano, si divertono. Entrare in una grande festa e
cercare di far capire che quella felicità deve essere condivisa. Che
combattere la povertà ti riguarda e non pretende che tu debba cadere
nella miseria o nella rinuncia. Ma aumenta la tua felicità. È riuscito a
coinvolgere milioni di ragazzi di diverse generazioni non temendo la
retorica, non avendo paura di sbagliare. Se fai sbagli, meglio che non
fare. Tutto questo cercando di essere concreto. Finanziando progetti.
Capendo che c'è un modo sano di fare danaro e di usare il danaro. "Soldi
significa corruzione e, quindi, se vuoi i soldi devi essere corrotto.
Se tu invece dici: "Ok, voglio guadagnare, ma sono uno per bene, non ci
credono". "A chi la dai a bere?", ti dicono. In Irlanda c'era in
passato, per motivi diversi, lo stesso tipo di mentalità. Aver successo,
significava essere colluso con il nemico. Che erano gli Inglesi. E
anche dopo l'indipendenza, se avevi successo, significava essere colluso
con il nemico. E quindi, c'era un rapporto davvero molto strano con il
successo. Gli U2 hanno cercato di far ripartire l'orologio da questo
punto di vista. E sono felice di poter affermare, che la maggior parte
della gente in Irlanda, ora, ha cambiato idea su di noi. Per lo meno, il
fatto che abbiamo avuto successo non è più visto negativamente. Per
arrivare a ciò, però, hanno dovuto far ripartire il computer e
"riaccendere" un nuovo modo di ragionare. Ed è estremamente positivo che
si sia riusciti a far ciò, almeno per noi. Se tu dipingi la Cappella
Sistina, il fatto che a qualcuno possa dar fastidio, non sminuisce ciò
che hai fatto".
Bono poteva non impegnarsi e non occuparsi della
questione africana. Aveva ottenuto tutto quello che un artista può
ottenere. E impegnarsi gli ha creato anzi una gran quantità di guai. Ma
anche una felicità che la sola carriera non può darti. "Conosci Desmond
Tutu vero? Lui ti ha difeso molto... È lui il Capo, il mio Boss, se
vieni al mio concerto, te lo presento. È stato lui, con Mandela, ma lui
in particolare, a chiedermi di portare avanti il progetto della
Cancellazione del debito estero, la Debt Cancellation, che i Paesi
Poveri hanno nei confronti di quelli ricchi. Lui ha fondato questa
organizzazione che si chiama Truth and Reconciliation (Verità e
Riconciliazione) e per me ciò che la sua organizzazione significa
rappresenta l'"idea" più importante degli ultimi venticinque anni!".
Passa
Edge. Cappellino sulla testa, timido. Bono lo chiama. "Non volevo
disturbare... ma grazie per essere venuto". Tutta questa gentilezza
reale mi solleva da ogni ansia, ora mi sento tranquillo. Finiamo di
mangiare, si è fatto tardi Bono viene ripreso dal suo ufficio stampa,
deve andare a provare. Ci salutiamo, e facciamo un po' di foto sceme che
promettiamo di tenere solo per noi, come quella mentre, giochiamo a
braccio di ferro dove ognuno cerca di far vincere l'altro. È strano ma
mi ci voleva il più singolare dei pomeriggi per vivere una giornata
tranquilla all'aria aperta e con molte risate. Bono mi abbraccia e dice:
"Sei invitato al concerto, mi raccomando". Magari, gli rispondo, la
vedo difficile: "No ma non questo tu sei invitato anche ai prossimi".
Quali? "Tutti i nostri prossimi concerti, per tutta la vita". Mi è
sembrato un augurio bellissimo e non ho trovato altre parole che un
semplice thanks. Torno in auto e la mia scorta la ritrovo in macchina a
canticchiare "One", la mia preferita. "One Love, one blood, one life.
You got to do what you should". E già, proprio così... un amore, un
sangue, una vita, devi fare ciò che devi...
MI SVEGLIO e ricevo un messaggio. In genere sono guai, mi sollecitano
per qualche scritto che ancora non ho consegnato, risultati di processi,
inchieste, arresti. Ma questa volta si tratta di qualcosa di diverso:
"Bono, il leader degli U2, è in Italia e vuole conoscerti". Chiedo
spiegazioni. E dopo qualche secondo: "Sì, Bono ha letto il tuo libro le
tue interviste, vuole conoscerti". Per qualche strana ragione pensi
sempre che certe cose non abbiano carne e sangue ma siano come
immateriali. Una di queste è la voce di Bono, la più bella voce maschile
del rock mondiale. E quando quella voce ti dice "grazie per aver fatto
tutti questi chilometri per me" la senti sovrapporsi all'urlo di "One"
("One love, One life") e hai come l'impressione di essere una groupie
che perde ogni contegno dinanzi alla sua rockstar.
Bono mi
accoglie in una villa presa in affitto. L'aria è davvero di casa,
bambini che corrono ovunque, persino gli scoiattoli che zampettano in
giardino, credo di non averne mai visto uno così vicino. Bono mi
abbraccia e la sua è una gentilezza disarmante che mi dimostra quello di
cui mi raccontavano, ossia la sua qualità di uomo rimasto uomo, senza
divismi o posture. Anzi affamato di conoscere, capire, curioso del mondo
e per nulla rinchiuso nella sua fortezza di note. Ha i soliti occhiali,
ci sediamo a mangiare, e sembra avere una formula per me: "La prima
anche se piccola vittoria contro le forze del male che ti circondano, è
conservare il senso
dell'umorismo. Quindi, devi combattere assolutamente, e lo fai
essendo al di sopra di tutto, con il sorriso. Perché ridere - e ridi
molto - è veramente la prova conclamata della libertà. Sai, quando ho
pensato a questa cosa per la prima volta non ero affatto in pericolo,
l'unico pericolo che avevo avvertito era quello di aver visto le mie
chiappe nude pubblicate su un giornale. O di essere fotografato ubriaco
all'uscita di un bar. Ecco ciò che ho capito, proprio all'inizio della
mia popolarità, che questa sensazione di disagio, l'imbarazzo che
provavo, poteva rendere brutto anche il viso più bello".
Bono mi
racconta come sia fondamentale rimanere se stessi anche se intorno tutti
cercano di prendere pezzi di te, di modificarti, di dannarti o
esaltarti. Gli chiedo se gli manca vivere normalmente, campare come ogni
essere umano occidentale. "Mi dispiace molto non riuscire a portare i
miei bambini in giro. Una volta, era all'inizio della mia carriera, ho
provato anche a camuffarmi: cappello e baffi da cowboy. Entro in un
negozio, volevo comprare una chitarra e con un accento strano mi rivolsi
al cassiere. Avevo pagato e stavo per uscire, quando questi si avvicina
all'orecchio e mi dice: "Ok ok Bono ho capito, può bastare, tranquillo
non lo dico a nessuno che sei tu..."".
Si alza gli occhiali,
sorride. Gli occhi sono azzurrissimi e ha un po' di irlandesissime
lentiggini. Un viso maturo, ma è proprio lui. Ora lo riconosco proprio
come quando da ragazzino vedevo i suoi video in Vhs. Bono ha il profilo
del ricercatore, studia il mondo, lo conosce. Fare musica per lui non è
solo il più bel modo di stare al mondo, non è solo far divertire, ma il
mezzo più straordinario per capire, comunicare, trasformare. "Voglio
saperne di più, imparare di più sull'Italia. E questo perché ciò che
sento e ciò che vedo non mi sembra combaciare. C'è uno squilibrio: vedo
una cosa e ne provo invece un'altra".
A Bono come a molti
stranieri è difficile comprendere le contraddizioni italiane; come se
gli italiani tutti, di qualunque idea politica ed estrazione sociale, si
accontentassero del peggio. I peggiori servizi, i peggiori politicanti,
le peggiori istituzioni come se tutto fosse un sopportare. E mentre
sopportano, agli italiani è solo dato intravedere grande talento, grandi
capacità, ma sempre costretti, isolati, messi in difficoltà. "Ho
proprio la sensazione che l'Italia sia come un luogo sacro, adoro i
particolari italiani: la famiglia, l'aroma del caffè, il collo di una
donna, ad esempio. Questi dettagli e il fuoco che c'è dentro la gente.
So, sento che gli italiani potrebbero davvero assumersi un ruolo di
preminenza, essere davvero grandi nel prestare aiuto ai poveri del
mondo, nella lotta per la creazione di un nuovo capitalismo che sia
"inclusivo" e non "esclusivo". Ma ora la politica non riesce a
riflettere tutto ciò. Ed è cosi da molto tempo; anche quando c'era
Prodi, che mi piaceva moltissimo. Nel 2005 i fondi erogati per gli aiuti
umanitari erano lo 0,19% di quanto stabilito, nel 2009 lo 0,15%, quindi
ancora meno. L'Inghilterra è passata dallo 0,7 allo 0,51, la Norvegia è
all'1%, l'Irlanda allo 0,52%. Incredibile, no? Insomma c'è un vuoto da
colmare tra ciò che provo e ciò che vedo. E sono certo che se riusciamo a
spiegarlo, a spiegarlo meglio agli italiani, credo che saranno poi loro
a dire ai loro leader che cosa fare. Forse non ce l'abbiamo fatta,
finora, a spiegare queste cose in maniera chiara, allora c'è bisogno
probabilmente di trovare gente che abbia la dote di saper veicolare
queste informazioni. Ce la farà l'Italia ad avere un nuovo inizio?".
Difficile
rispondere a una domanda così. Cerco di spiegare perché tutto è così
ideologico, perché in Italia spesso sembra esserci una battaglia tra
contrade, dove bisogna pensarla in serie, e quasi mai c'è un confronto
sui fatti. La cappa delle ideologie anestetizza ogni dialogo come se
compromettesse il futuro. "Il futuro, certo, quello deve ripartire e si
deve ricominciare lasciandosi alle spalle il passato. Ma sembra fin
troppo banale dire che c'è bisogno di una nuova politica in Italia, che
inizi di nuovo a essere al servizio del Paese e non dell'ideologia. Mi
piacerebbe tuttavia che ci fosse un'alternativa che non venisse da
destra ma neppure da sinistra. Sono diventato sordo. Non ho più orecchie
per la sinistra come non ne ho mai avute neppure per la destra. Ma per
quest'ultima ho dovuto farmene crescere uno, però! Ho dovuto imparare ad
accettare la compagnia di George Bush che ha fatto cose incredibili per
l'Africa. E per questo, il mio giudizio su di lui non può essere
completamente negativo. David Cameron, ad esempio, è stato colui che ha
fatto i più grossi tagli di bilancio in Inghilterra, senza ridurre i
fondi che erano stati devoluti agli aiuti umanitari. Si trovano amici
anche nella destra; a volte non te lo aspetti e invece li trovi. Altre
volte gente che credi amica non lo è. Prendi l'Africa. Il commercio e le
sue regole, ad esempio. Gli africani non vogliono sentir parlare di
restrizioni commerciali, vogliono giocare da battitori liberi. Non
vogliono sentir parlare di embarghi con le norme delle politiche di
aiuto dell'Unione Europea che si basano invece sul rispetto della
politica agricola comune o su tariffe e dazi doganali imposti. A loro
tutto questo non va giù. E se ne parli con la sinistra e spieghi come la
pensano gli africani, ti dicono: "Ehi, ehi, vacci piano, stai
calmino!". La sinistra va forte con l'Aids e gli aiuti. Allora, se stai
morendo di Aids diamogli questi farmaci e finiamola li. Ma per il resto,
nulla. Quindi, si finisce a pagare due dollari di sussidio al giorno
per ogni mucca e non riusciamo a dare un dollaro al giorno a chi muore
di Aids e ce ne sarebbero di dollari da dare. Ecco perché sono diventato
sordo... Quindi via tutti e ripartiamo da capo. Voglio vedere politici
in Parlamento che non siano più camuffati, senza più baffi e barbe
finte".
Qui proprio non riesco che a rispondere sorridendo. La
politica in Italia è una selva intricata, colma di dossier, veleni.
Pensare alla politica come a un luogo dove poter trasformare le cose è
difficile, quasi impossibile. Ma questo non sono capace di raccontarlo,
forse mi fa male. Piuttosto chiedo a Bono della delegittimazione. Il suo
impegno spesso viene deriso e attaccato, la rockstar milionaria che
interviene a favore dei poveri, come una sorta di postura. Anche lui non
è immune dalla macchina della delegittimazione, che i poteri usano
sempre utilizzando l'esercito del risentimento, legioni di mediocri
pronti ad eseguire l'ordine della maldicenza.
"Quando la gente si
rende conto che non c'è via di scampo e che devono ascoltarti, allora
devono o farti diventare un personaggio da prendere in giro,
appiccicarti addosso favole irreali, farti diventare un personaggio
appiattito, una caricatura, disegnata solo con pochi tratti. Senza
tridimensionalità, questa è la delegittimazione. Tutti i nemici
subiscono la delegittimazione. Lo si fa quando sei un nemico. In realtà
penso questo: capisco benissimo il meccanismo e capisco benissimo che
possa essere usato in modo offensivo e negativo. Ma pensa a qual era una
delle più efficaci forme di protesta contro il nazismo negli anni '30, o
contro il fascismo; erano i dadaisti, con il senso dell'umorismo. Che
usavano come arma. Sai, i fascisti e i nazisti avevano tutte queste
uniformi fantastiche, molto machiste. Come una sfilata di moda. Mentre i
dadaisti è come se avessero levato loro i pantaloni e gli avessero
messo il pisello all'aria. E mentre i nazisti combattevano tutti con
manganelli, galera e repressione, non riuscivano a combattere lo humor.
Impossibile, non c'è arma. Quindi alla delegittimazione rispondi con
l'humor, ridi".
L'equilibrio che Bono è riuscito a costruire ha
qualcosa di miracoloso. Parlare di grandi temi a milioni di persone,
mentre saltano, cantano, si divertono. Entrare in una grande festa e
cercare di far capire che quella felicità deve essere condivisa. Che
combattere la povertà ti riguarda e non pretende che tu debba cadere
nella miseria o nella rinuncia. Ma aumenta la tua felicità. È riuscito a
coinvolgere milioni di ragazzi di diverse generazioni non temendo la
retorica, non avendo paura di sbagliare. Se fai sbagli, meglio che non
fare. Tutto questo cercando di essere concreto. Finanziando progetti.
Capendo che c'è un modo sano di fare danaro e di usare il danaro. "Soldi
significa corruzione e, quindi, se vuoi i soldi devi essere corrotto.
Se tu invece dici: "Ok, voglio guadagnare, ma sono uno per bene, non ci
credono". "A chi la dai a bere?", ti dicono. In Irlanda c'era in
passato, per motivi diversi, lo stesso tipo di mentalità. Aver successo,
significava essere colluso con il nemico. Che erano gli Inglesi. E
anche dopo l'indipendenza, se avevi successo, significava essere colluso
con il nemico. E quindi, c'era un rapporto davvero molto strano con il
successo. Gli U2 hanno cercato di far ripartire l'orologio da questo
punto di vista. E sono felice di poter affermare, che la maggior parte
della gente in Irlanda, ora, ha cambiato idea su di noi. Per lo meno, il
fatto che abbiamo avuto successo non è più visto negativamente. Per
arrivare a ciò, però, hanno dovuto far ripartire il computer e
"riaccendere" un nuovo modo di ragionare. Ed è estremamente positivo che
si sia riusciti a far ciò, almeno per noi. Se tu dipingi la Cappella
Sistina, il fatto che a qualcuno possa dar fastidio, non sminuisce ciò
che hai fatto".
Bono poteva non impegnarsi e non occuparsi della
questione africana. Aveva ottenuto tutto quello che un artista può
ottenere. E impegnarsi gli ha creato anzi una gran quantità di guai. Ma
anche una felicità che la sola carriera non può darti. "Conosci Desmond
Tutu vero? Lui ti ha difeso molto... È lui il Capo, il mio Boss, se
vieni al mio concerto, te lo presento. È stato lui, con Mandela, ma lui
in particolare, a chiedermi di portare avanti il progetto della
Cancellazione del debito estero, la Debt Cancellation, che i Paesi
Poveri hanno nei confronti di quelli ricchi. Lui ha fondato questa
organizzazione che si chiama Truth and Reconciliation (Verità e
Riconciliazione) e per me ciò che la sua organizzazione significa
rappresenta l'"idea" più importante degli ultimi venticinque anni!".
Passa
Edge. Cappellino sulla testa, timido. Bono lo chiama. "Non volevo
disturbare... ma grazie per essere venuto". Tutta questa gentilezza
reale mi solleva da ogni ansia, ora mi sento tranquillo. Finiamo di
mangiare, si è fatto tardi Bono viene ripreso dal suo ufficio stampa,
deve andare a provare. Ci salutiamo, e facciamo un po' di foto sceme che
promettiamo di tenere solo per noi, come quella mentre, giochiamo a
braccio di ferro dove ognuno cerca di far vincere l'altro. È strano ma
mi ci voleva il più singolare dei pomeriggi per vivere una giornata
tranquilla all'aria aperta e con molte risate. Bono mi abbraccia e dice:
"Sei invitato al concerto, mi raccomando". Magari, gli rispondo, la
vedo difficile: "No ma non questo tu sei invitato anche ai prossimi".
Quali? "Tutti i nostri prossimi concerti, per tutta la vita". Mi è
sembrato un augurio bellissimo e non ho trovato altre parole che un
semplice thanks. Torno in auto e la mia scorta la ritrovo in macchina a
canticchiare "One", la mia preferita. "One Love, one blood, one life.
You got to do what you should". E già, proprio così... un amore, un
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Re: Roberto Saviano intervista Bono
Una pizza servita da Bono, The Edge, Larry Mullen e Adam Clayton. Quello che è un sogno per qualunque fan degli U2, ieri notte è diventato realtà per chi aspettava la band fuori dallo Stadio Olimpico di Torino molti dei quali avrebbero poi passato la notte sotto le stelle per conquistare il posto migliore sotto il palco al concerto di stasera.
(Servizio foto a cura di Daniele Solavaggione)
http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?p=1&pm=1&IDmsezione=14&IDalbum=28593&tipo=FOTOGALLERY#mpos
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Re: Roberto Saviano intervista Bono
.. grazie ragazze per l'articolo e il video questo me lo ero perso
che dire di più?Bono altre a essere un artista con la "A" maiuscola è anche un grande , nonostante gli anni di successi di notorietà non si è montato la testa questo è un esempio che dovrebbero mettere in pratica tutti quelli snob con la puzza sotto il naso che si credono di essere arrivati chissà dove < .. imparate da Paul Hewson !!! >

grace84- Utente Residente: 150-500 Post
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Re: Roberto Saviano intervista Bono
grace84 ha scritto:.. grazie ragazze per l'articolo e il video questo me lo ero persoche dire di più?Bono altre a essere un artista con la "A" maiuscola è anche un grande , nonostante gli anni di successi di notorietà non si è montato la testa questo è un esempio che dovrebbero mettere in pratica tutti quelli snob con la puzza sotto il naso che si credono di essere arrivati chissà dove < .. imparate da Paul Hewson !!! >
Bravi sì ma ultimamente Bono mi ha stufato con il suo buonismo
e politically correct ,mi ricorda un predicatore

un tantino "perfettino" pure troppo oserei dire.
Anche le 80 pizze portate ai fans mi sono sembrate studiate....
pannasmontata- Utente Residente: 150-500 Post
- Messaggi : 452
Data d'iscrizione : 31.03.10
Re: Roberto Saviano intervista Bono
pannasmontata ha scritto:
Bravi sì ma ultimamente Bono mi ha stufato con il suo buonismo
e politically correct ,mi ricorda un predicatore.
un tantino "perfettino" pure troppo oserei dire.
Anche le 80 pizze portate ai fans mi sono sembrate studiate....

che cinismo.. per una volta che uno non fa il divo..
G.Kaplan- Utente Colonna: 2001-5000 post
- Messaggi : 2803
Data d'iscrizione : 09.04.10
Località : Zona Pacciani
Re: Roberto Saviano intervista Bono
G.Kaplan ha scritto:pannasmontata ha scritto:
Bravi sì ma ultimamente Bono mi ha stufato con il suo buonismo
e politically correct ,mi ricorda un predicatore.
un tantino "perfettino" pure troppo oserei dire.
Anche le 80 pizze portate ai fans mi sono sembrate studiate....
ihihihi
che cinismo.. per una volta che uno non fa il divo..
Già con quelle 80 pizze margherita con qualcuno ha guadagnato punti
in simpatia ma con me che sono cinica non attacca

Il signor Hewson che sappiate è ancora compropietario della rivista Forbes
o della casa di sviluppo videogiochi Pandemic/Bioware?
A me è cominciato a stare leggermente sulle scatole .....
Ma naturalmente mi piace come cantante e musicista


pannasmontata- Utente Residente: 150-500 Post
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Re: Roberto Saviano intervista Bono
mi ha stufato con il suo buonismo e politically correct
si rivolta sempre la frittata accusando tutti di buonismo... ma chissene?!?

se una persona FA la cosa giusta e cerca di coinvolgere altri, non può essere tacciato di buonismo (il buonista è inconcludente x definizione). guardiamo alle cose tangibili visto che nessuno puo' entrare nella mente di un Bono qualsiasi per capire i motivi dietro i suoi gesti e le sue dichiarazioni.
non credo che uno debba diventare san francesco, rinunciare al commercio e spogliarsi di tutti i suoi averi per essere credibile.
Giulia- Utente Residente: 150-500 Post
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Re: Roberto Saviano intervista Bono
Giulia ha scritto:mi ha stufato con il suo buonismo e politically correct
si rivolta sempre la frittata accusando tutti di buonismo... ma chissene?!?![]()
se una persona FA la cosa giusta e cerca di coinvolgere altri, non può essere tacciato di buonismo (il buonista è inconcludente x definizione). guardiamo alle cose tangibili visto che nessuno puo' entrare nella mente di un Bono qualsiasi per capire i motivi dietro i suoi gesti e le sue dichiarazioni.
non credo che uno debba diventare san francesco, rinunciare al commercio e spogliarsi di tutti i suoi averi per essere credibile.
Lungi da me entrare nella mente di Bono , ma se permetti il suo comportamento
non è stato sempre coerente

mi scrivi che non bisogna spogliarsi di tutti i beni per essere credibile ma essere comproprietario di una rivista che non è mai stata contro la guerra,anzi aggiungo io, mi irrita non poco. Il motivo per cui l'ha acquistata ? E'sempre stata coerente nella sua filosofia .E le foto , le strette di mano con Bush e Blair hanno fatto il resto.Se riesco un bel chissene lo dico anche io e mi godo in pace la sua musica.
pannasmontata- Utente Residente: 150-500 Post
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