Ivan Graziani, il grande sottovalutato
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Ivan Graziani, il grande sottovalutato
Ivan Graziani, il grande sottovalutato
ANDREA SCANZI
Sarà che lo ascolto da sempre. Sarà che sono mesi che ce l'ho in fissa (?) nell'iPod. Sarà che l'ho pure citato nella dedica di un mio libro.
Sarà per questo e per altro ancora, ma proprio non riesco a capire come questo paese, di per sé prossimo alla dimenticanza, non menzioni quasi più Ivan Graziani. Il grande sottovalutato della musica italiana.
Rino Gaetano lo hanno scoperto dopo vent'anni. Chissà se un giorno l'Italia arriverà (tornerà) anche ad Ivan. A lui, a Pierangelo Bertoli, a Umberto Bindi, a Bruno Lauzi, a Piero Ciampi, a Stefano Rosso e a tanti - troppo - contemporanei (do you know Paolo Benvegnù?).
Si sa. è sempre molto transitato, e mai calmo, il mare dei sottovalutati italiani.
Ivan Graziani è morto da più di tredici anni. Ne aveva poco più di 51. Era il primo gennaio 1997, esattamente sei anni prima di Giorgio Gaber (parentesi: sarebbe il caso che la si smettesse col cantarlo ovunque e quasi sempre a casaccio, il Signor G. Lasciatelo in pace e finitela di ricordarlo soltanto canticchiando - male - La libertà o Destra e sinistra. Andate a scuola e poi, forse, ne riparliamo).
La celebrazione postuma è un altro sport odioso italico, per questo occorre stare attenti. Provo a farlo, ricordando - spero onestamente - che Graziani ha dato il meglio di sè nei Settanta, come strumentista eclettico in molti dischi (Chocolate Kings della Pfm, Bufalo Bill di De Gregori e soprattutto La batteria il contrabbasso eccetera di Lucio Battisti, suo grande estimatore) e poi con i suoi dischi solisti a cavallo tra Settanta e Ottanta.
Col tempo, aveva perso il tocco. Alcune canzoni erano terribili, alcuni dischi decisamente deboli. Va aggiunto che è il percorso (declinante) di quasi tutti i cantautori, solo che ad alcuni è concessa indulgenza e ad altri no. Franco Battiato - esempio a caso - non scrive una canzone indimenticabile dai tempi de La cura e da quando si è legato (artisticamente) a Manlio Sgalambro è quasi sempre inascoltabile, ma per lui i peana continuano a piovere: è il potere di chi canta a favore di vento (e stampa).
Con Maledette malelingue, portata a Sanremo nel '94, Graziani sembrava essere ripartito. E con il precedente Ivangarage si era reimpossessato del suo vecchio amore: il rock. Forse sarebbe stato davvero in grado di rilanciarsi. Forse.
Per quanto però sia innegabile un certo decadimento qualitativo nel tempo, più o meno dal 1984 (l'anno di Nove) , quello che c'era stato prima brilla ancora. Eccome.
Ivan Graziani è sempre stato un cantautore sui generis. Anche nell'apprendistato: diplomato in grafica, iscritto all'Accademia delle Belle Arti, appassionato di disegno. Musicista in storici gruppi abruzzese (quei Nino Dale and his modernists a cui dedicherà un brano). Mai abbastanza professorale - e didascalicamente impegnato - per figurare accanto ai Santoni dell'epoca. Troppo poco barboso, troppo poco palloso, troppo poco cattedratico per unire la critica di settore. Che l'ha sempre guardato con aruia di superiorità, reputando fin troppo semplici i suoi testi e non accorgendosi - colpevolmente - che la cifra di Graziani era proprio la sua facilità nel tratteggiare il bozzetto di provincia. Nel raccontare, con parole comuni, una storia. Spesso una figura femminile: Agnese, Dada, Minù, Angelina, Cleo, Paolina.
Meno ironico di Gaetano (per quanto alcuni flash risultino a tutt'oggi piacevolissimi: Ma io che c'entro). Ma anche più musicista di molti colleghi: sublime chitarrista, virtuoso assai più di quanto abbia dato modo di vedere (anche se bastano gli assoli di Paolina e Olanda, o l'immortale riff di Pigro, per avere il polso di quanto fosse il talento tecnico).
Quasi nulla italiano per arrangiamenti e rimandi. Inimitabile nella voce, così oltremodo tipica da far sì che le sue canzoni possa cantarle solo lui (e qui, forse, c'è l'unica "giustificazione" dei pochi recuperi dal suo repertorio). Lodevole è il Premio Pigro di Teramo, mai però celebre come i corrispettivi Club Tenco e Premio Ciampi, e più ancora applaudibile il percorso del figlio Filippo, che sta portando in giro il repertorio del padre. L'ho visto in tivù a Tempi Dispari sulla Rai, uno dei pochi programmi che si è ricordato di Ivan, e qualche settimana fa sul palco di Modena per ricordare Edmondo Berselli: in entrambi i casi ha avuto sfighe industriali (il microfono che non funziona, la corda della chitarra che salta), ma ciò non ha offuscato somiglianza e bravura. Nel gruppo c'è anche il fratello Tommaso, primogenito a cui il padre dedicò a inizio carriera un introvabile album strumentale: suona la batteria.
Ivan Graziani ha scritto pagine di musica bellissima. Fuoco sulla collina è uno dei brani più intensi e originali della storia italiana. Agnese, ingiustamente accusata di plagio (era semplicemente ispirata a un Rondò di Muzio Clementi, come la successiva A Groovy Kind Of Love di Phil Collins), è ballata bellissima.
La lista delle gemme è lunga, da Firenze (Canzone triste) a I lupi, dalla trascinante Monna Lisa all'autobiografica Il chitarrista, da Lugano addio a Taglia la testa al gallo, dalla irresistibile Sabbia sul deserto alla candida E sei così bella.
Il look assurdo, gli occhiali improbabili, la voce che non era in falsetto ma proprio così, capace di toccare trame e vette uniche. Testi che non si sono presi mai troppo sul serio, riff che in Italia ne abbiamo avuti pochi così, incursioni storico-allegoriche anch'esse sottovalutate (Il prete di Anghiari). E una sincerità mai smarrita, lungo l'arco di una carriera irregolare.
Guardato oggi, a 32 anni dal suo disco migliore (Pigro), la sua musica è ancora più fresca, più forte - più viva - di tanti tromboni cantautorali (il primo cognome che mi viene in mente comincia con la "v", ma stavolta non lo cito).
La dimenticanza di Ivan Graziani è una delle tante arretratezze culturali di questo paese. Per quel che vale, vada il mio abbraccio a sua moglie Anna Maria e ai suoi figli. Sperando che la sua città, Teramo, e il suo paese, l'Italia, non aspettino una fiction (bruttina) per ricordarlo.
ANDREA SCANZI
Sarà che lo ascolto da sempre. Sarà che sono mesi che ce l'ho in fissa (?) nell'iPod. Sarà che l'ho pure citato nella dedica di un mio libro.
Sarà per questo e per altro ancora, ma proprio non riesco a capire come questo paese, di per sé prossimo alla dimenticanza, non menzioni quasi più Ivan Graziani. Il grande sottovalutato della musica italiana.
Rino Gaetano lo hanno scoperto dopo vent'anni. Chissà se un giorno l'Italia arriverà (tornerà) anche ad Ivan. A lui, a Pierangelo Bertoli, a Umberto Bindi, a Bruno Lauzi, a Piero Ciampi, a Stefano Rosso e a tanti - troppo - contemporanei (do you know Paolo Benvegnù?).
Si sa. è sempre molto transitato, e mai calmo, il mare dei sottovalutati italiani.
Ivan Graziani è morto da più di tredici anni. Ne aveva poco più di 51. Era il primo gennaio 1997, esattamente sei anni prima di Giorgio Gaber (parentesi: sarebbe il caso che la si smettesse col cantarlo ovunque e quasi sempre a casaccio, il Signor G. Lasciatelo in pace e finitela di ricordarlo soltanto canticchiando - male - La libertà o Destra e sinistra. Andate a scuola e poi, forse, ne riparliamo).
La celebrazione postuma è un altro sport odioso italico, per questo occorre stare attenti. Provo a farlo, ricordando - spero onestamente - che Graziani ha dato il meglio di sè nei Settanta, come strumentista eclettico in molti dischi (Chocolate Kings della Pfm, Bufalo Bill di De Gregori e soprattutto La batteria il contrabbasso eccetera di Lucio Battisti, suo grande estimatore) e poi con i suoi dischi solisti a cavallo tra Settanta e Ottanta.
Col tempo, aveva perso il tocco. Alcune canzoni erano terribili, alcuni dischi decisamente deboli. Va aggiunto che è il percorso (declinante) di quasi tutti i cantautori, solo che ad alcuni è concessa indulgenza e ad altri no. Franco Battiato - esempio a caso - non scrive una canzone indimenticabile dai tempi de La cura e da quando si è legato (artisticamente) a Manlio Sgalambro è quasi sempre inascoltabile, ma per lui i peana continuano a piovere: è il potere di chi canta a favore di vento (e stampa).
Con Maledette malelingue, portata a Sanremo nel '94, Graziani sembrava essere ripartito. E con il precedente Ivangarage si era reimpossessato del suo vecchio amore: il rock. Forse sarebbe stato davvero in grado di rilanciarsi. Forse.
Per quanto però sia innegabile un certo decadimento qualitativo nel tempo, più o meno dal 1984 (l'anno di Nove) , quello che c'era stato prima brilla ancora. Eccome.
Ivan Graziani è sempre stato un cantautore sui generis. Anche nell'apprendistato: diplomato in grafica, iscritto all'Accademia delle Belle Arti, appassionato di disegno. Musicista in storici gruppi abruzzese (quei Nino Dale and his modernists a cui dedicherà un brano). Mai abbastanza professorale - e didascalicamente impegnato - per figurare accanto ai Santoni dell'epoca. Troppo poco barboso, troppo poco palloso, troppo poco cattedratico per unire la critica di settore. Che l'ha sempre guardato con aruia di superiorità, reputando fin troppo semplici i suoi testi e non accorgendosi - colpevolmente - che la cifra di Graziani era proprio la sua facilità nel tratteggiare il bozzetto di provincia. Nel raccontare, con parole comuni, una storia. Spesso una figura femminile: Agnese, Dada, Minù, Angelina, Cleo, Paolina.
Meno ironico di Gaetano (per quanto alcuni flash risultino a tutt'oggi piacevolissimi: Ma io che c'entro). Ma anche più musicista di molti colleghi: sublime chitarrista, virtuoso assai più di quanto abbia dato modo di vedere (anche se bastano gli assoli di Paolina e Olanda, o l'immortale riff di Pigro, per avere il polso di quanto fosse il talento tecnico).
Quasi nulla italiano per arrangiamenti e rimandi. Inimitabile nella voce, così oltremodo tipica da far sì che le sue canzoni possa cantarle solo lui (e qui, forse, c'è l'unica "giustificazione" dei pochi recuperi dal suo repertorio). Lodevole è il Premio Pigro di Teramo, mai però celebre come i corrispettivi Club Tenco e Premio Ciampi, e più ancora applaudibile il percorso del figlio Filippo, che sta portando in giro il repertorio del padre. L'ho visto in tivù a Tempi Dispari sulla Rai, uno dei pochi programmi che si è ricordato di Ivan, e qualche settimana fa sul palco di Modena per ricordare Edmondo Berselli: in entrambi i casi ha avuto sfighe industriali (il microfono che non funziona, la corda della chitarra che salta), ma ciò non ha offuscato somiglianza e bravura. Nel gruppo c'è anche il fratello Tommaso, primogenito a cui il padre dedicò a inizio carriera un introvabile album strumentale: suona la batteria.
Ivan Graziani ha scritto pagine di musica bellissima. Fuoco sulla collina è uno dei brani più intensi e originali della storia italiana. Agnese, ingiustamente accusata di plagio (era semplicemente ispirata a un Rondò di Muzio Clementi, come la successiva A Groovy Kind Of Love di Phil Collins), è ballata bellissima.
La lista delle gemme è lunga, da Firenze (Canzone triste) a I lupi, dalla trascinante Monna Lisa all'autobiografica Il chitarrista, da Lugano addio a Taglia la testa al gallo, dalla irresistibile Sabbia sul deserto alla candida E sei così bella.
Il look assurdo, gli occhiali improbabili, la voce che non era in falsetto ma proprio così, capace di toccare trame e vette uniche. Testi che non si sono presi mai troppo sul serio, riff che in Italia ne abbiamo avuti pochi così, incursioni storico-allegoriche anch'esse sottovalutate (Il prete di Anghiari). E una sincerità mai smarrita, lungo l'arco di una carriera irregolare.
Guardato oggi, a 32 anni dal suo disco migliore (Pigro), la sua musica è ancora più fresca, più forte - più viva - di tanti tromboni cantautorali (il primo cognome che mi viene in mente comincia con la "v", ma stavolta non lo cito).
La dimenticanza di Ivan Graziani è una delle tante arretratezze culturali di questo paese. Per quel che vale, vada il mio abbraccio a sua moglie Anna Maria e ai suoi figli. Sperando che la sua città, Teramo, e il suo paese, l'Italia, non aspettino una fiction (bruttina) per ricordarlo.
Ultima modifica di xenas il Mer 20 Ott 2010, 15:46 - modificato 1 volta.
xenas- Utente Fattiscente: 5001-9999 Post
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Re: Ivan Graziani, il grande sottovalutato
chi lo ha scritto questo xenas?
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""The Common Market: We (British) went into it to screw the French by splitting them off from the Germans. The French went in to protect their inefficient farmers from commercial competition. The Germans went in to purge themselves of genocide and apply for readmission to the human race."
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Re: Ivan Graziani, il grande sottovalutato
modificato, comunque scanzi
xenas- Utente Fattiscente: 5001-9999 Post
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Re: Ivan Graziani, il grande sottovalutato
bella agnese....
xenas- Utente Fattiscente: 5001-9999 Post
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Re: Ivan Graziani, il grande sottovalutato
xenas ha scritto:modificato, comunque scanzi
sono innamorata di lui


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Re: Ivan Graziani, il grande sottovalutato
Amantide_Religiosa ha scritto:xenas ha scritto:modificato, comunque scanzi
sono innamorata di lui![]()
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di scanzi o di graziani?
xenas- Utente Fattiscente: 5001-9999 Post
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Re: Ivan Graziani, il grande sottovalutato
Xenas mi hai atto fare un tuffo nel passato.
Dell'album pigro ho il vinile e credo di aver accentuato i solchi esistenti per quanto l'ho ascoltato.
Ho visto anche un suo concerto e ti garantisco che quel periodo era amatissimo dal pubblico, era uno dei miei primi concerti in piazza, mi rimase impressa, era stracolma.
Peccato che sia finito nel dimenticatoio e non me ne spiego il motivo.
Un cantante che invece è stato rivalutato è Rino Gaetano ( i miei figli lo adorano)e sotto certi aspetti si somigliavano anche un pò come genere. A differenza dei cantautori che hai citato che, a mio avviso, curavano più i testi rispetto alla musica. Ivan Graziani era un bravissimo chitarrista e la parte musicale era sempre messa in evidenza.
Dell'album pigro ho il vinile e credo di aver accentuato i solchi esistenti per quanto l'ho ascoltato.
Ho visto anche un suo concerto e ti garantisco che quel periodo era amatissimo dal pubblico, era uno dei miei primi concerti in piazza, mi rimase impressa, era stracolma.
Peccato che sia finito nel dimenticatoio e non me ne spiego il motivo.
Un cantante che invece è stato rivalutato è Rino Gaetano ( i miei figli lo adorano)e sotto certi aspetti si somigliavano anche un pò come genere. A differenza dei cantautori che hai citato che, a mio avviso, curavano più i testi rispetto alla musica. Ivan Graziani era un bravissimo chitarrista e la parte musicale era sempre messa in evidenza.
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Re: Ivan Graziani, il grande sottovalutato
xenas ha scritto:Amantide_Religiosa ha scritto:xenas ha scritto:modificato, comunque scanzi
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di scanzi o di graziani?
di scanzi. Graziani non la conoscevo, mi piace.

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Amantide_Religiosa- Moderatore
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Re: Ivan Graziani, il grande sottovalutato
era abruzzese

grazie xenas

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Re: Ivan Graziani, il grande sottovalutato
ringraziate scanzi che mi ha convinto!

xenas- Utente Fattiscente: 5001-9999 Post
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Re: Ivan Graziani, il grande sottovalutato
il maritozzo é un grande fan e anche a me piace molto!
brava xenas, bel topic!!!
brava xenas, bel topic!!!

bellaprincipessa- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: Ivan Graziani, il grande sottovalutato
Questo Agosto sono stata a un concerto dei suoi due figli Filippo e Tommy Graziani, il tour tributo Viaggi e Intemperie dedicato al padre, portato nei teatri e piazze con alcuni musicisti della vecchia band.
Canzoni bellissime, c'erano tante persone che sapevano a memoria tutte le parole e anche molti ragazzi giovani, tutti entusiasti. I testi sono meravigliosi.
Non capisco perchè non sia considerato uno dei migliori cantautori italiani, forse perchè è difficile da mettere a fuoco e inquadrare in un genere o al di fuori dalle città più canoniche, sicuramente era unico.
Questa canzone mi è piaciuta tantissimo
Canzoni bellissime, c'erano tante persone che sapevano a memoria tutte le parole e anche molti ragazzi giovani, tutti entusiasti. I testi sono meravigliosi.
Non capisco perchè non sia considerato uno dei migliori cantautori italiani, forse perchè è difficile da mettere a fuoco e inquadrare in un genere o al di fuori dalle città più canoniche, sicuramente era unico.
Questa canzone mi è piaciuta tantissimo
Waltzing Matilda- Utente Aficionado: 501-2000 post
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Re: Ivan Graziani, il grande sottovalutato
xenas ha scritto:
bella agnese....
Il babbo l'aveva in una cassettina da sentire in macchina, con Lugano Addio

G.Kaplan- Utente Colonna: 2001-5000 post
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Re: Ivan Graziani, il grande sottovalutato
Bell'articolo di Scanzi
(anch'io sono arrivato fino a Nove
)
Oltre che un chitarrista drago era anche un fine ricercatore del rapporto parole musica. Per me insieme a Cheope (il figlio di Mogol o ricordo male?) ha fatto un bellissimo lavoro di adattamento dell'italiano a una ritmica nata per una lingua diversa. Forse l'unico che ha fatto davvero rock in italiano senza violentare gli accenti naturali delle parole o rifugiarsi nelle ballatone.
Era pure un fine umorista, un umorista sornione. Ricordo una trsmissione pomeridiana di musica, Obladì obladà (con la giovane Dandini), in cui lui fece una storia del rock a puntate in base ad acconciature e capigliature, accompagnando la lectio con dei disegnini alla lavagna da morir dal ridere

(anch'io sono arrivato fino a Nove

Oltre che un chitarrista drago era anche un fine ricercatore del rapporto parole musica. Per me insieme a Cheope (il figlio di Mogol o ricordo male?) ha fatto un bellissimo lavoro di adattamento dell'italiano a una ritmica nata per una lingua diversa. Forse l'unico che ha fatto davvero rock in italiano senza violentare gli accenti naturali delle parole o rifugiarsi nelle ballatone.
Era pure un fine umorista, un umorista sornione. Ricordo una trsmissione pomeridiana di musica, Obladì obladà (con la giovane Dandini), in cui lui fece una storia del rock a puntate in base ad acconciature e capigliature, accompagnando la lectio con dei disegnini alla lavagna da morir dal ridere

mambu- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: Ivan Graziani, il grande sottovalutato
chitarrista VERO (non uno che sa si e no tre giri di accordi melodici e ci campa per 35 anni)
uno che sapeva sia cantà melanconico che ncazzeto, essendo credibile in entrambe le maniere....infatti non se lo ricordano
uno che sapeva sia cantà melanconico che ncazzeto, essendo credibile in entrambe le maniere....infatti non se lo ricordano






Re: Ivan Graziani, il grande sottovalutato
Io adoro Graziani..come si fa a non amarlo? Un vero artista..sa fare di TUTTO per ciò che concerne la musica..bei tempi

Serepta Mason- Utente Novizio: 16-149 post
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