Sardegnamente....CantaMusicanti...
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Re: Sardegnamente....CantaMusicanti...
canta ti sei dimenticata di individuare i diversi filoni della musica sarda
Vediamo
canto a tenore
Cori
Corsicana
gara poetica
Canto a chitarra nelle diverse varianti (http://it.wikipedia.org/wiki/Cantu_a_chiterra)
Trallalero
.....
Vediamo
canto a tenore
Cori
Corsicana
gara poetica
Canto a chitarra nelle diverse varianti (http://it.wikipedia.org/wiki/Cantu_a_chiterra)
Trallalero
.....
xenas- Utente Fattiscente: 5001-9999 Post
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Re: Sardegnamente....CantaMusicanti...
Cantastorie ha scritto:Brillianttrees ha scritto:'Sto Paolo da Ozieri non ha passato gran parte della sua infanzia (e delle vacanze estive) con "Is Cantadores" a pochi metri dalla propria stanza da letto.
Ore 02.00 del mattino
"Mammaaaaaaaaaaaaaaaa ma stanno cantando la stessa canzone da oreeeeeeeeeeeeeee Non ne posso piùùùùùùùùùùùùùùùù Falli smettereeeeeeeeeeee!"
Quando smetti di piagnere me la scrivi la traduzzziona del canta-ballato che hai inserito ieri ?
dai che li faccio smettere io a distanza quei bruttibuzzurri che cantano alle tre de mattina
Piu' volte avevo chiesto di aprire un Topo sulla sardignità musicante, non mi avete dato retta...
quando Xenas scrisse "Ve lasso nell'assiduo" io mi son detta: "ehhhh noooooo, prima de lassarme nell'assiduo me deve levà lo sfissio sardico"
E così fu
nonna mi chiamava a un anno e mezzo "tritasassi se ti fissi!!" per la cocciutaggine della sottoscritta, e ci aveva visto lungo
.....
Mi sembra superfluo, ,ma lo scrivo ugualmente: naturalmente si può aprire e riempire un TOPO localistico su ogni luogo in merito, isolano o continentale che sia, in cui scartabellare tra webbe e tubbolo, su: Patrimoni NON IMMOBILI territorial-locali, che non stanno in un Museo/Biblioteca/Tempi e chiusurciumerie varie.
Re: Sardegnamente....CantaMusicanti...
xenas ha scritto:canta ti sei dimenticata di individuare i diversi filoni della musica sarda
Vediamo
canto a tenore
Cori
Corsicana
gara poetica
Canto a chitarra nelle diverse varianti (http://it.wikipedia.org/wiki/Cantu_a_chiterra)
Trallalero
.....
questi non li cognosco.....documentateme
su canto a tenore, poi mi arrestate perchè se non si gradisce il canto corale sembra una litania-uguale a se stessa e c'ho paure che me bannano
Re: Sardegnamente....CantaMusicanti...
xenas ha scritto:La storia
L'inverno stava per finire,quando un grosso masso è precipitato dalla collina ed è rotolato giù sino alla valle,finendo la sua corsa sopra il tetto di un mulino.IL masso dopo aver sfondato il tetto,è caduto su una culla dove dormiva un bambino di pochi mesi:Pietro Pisano.Quando la madre è accorsa,sentito il forte boato,il bambino aveva già lasciato questo mondo.
Questa tragica storia,accaduta nel 1957 a San Lorenzo(frazione di Osilo),è il motivo ispiratore della canzone Badde Lontana,e l'autore è nato proprio in questa valle di mulini,dove viveva nel momento della tragedia.
Composta insieme ad Antonio Costa nel 1972 e incisa per la prima volta dai Bertas nel 1974,Antonio Strinna immagina che la madre del bambino ritorni nella valle il 10 di agosto, alla festa di San Lorenzo.La donna si ritrova così in una situazione di conflitto interiore con la festa e sopratutto con la valle che le ha ucciso il figlioletto.Gioia e dolore,fede e disperazione,amore e incapacità di perdonare,tutto si scontra dentro di lei,in una sorta di guerra continua,inevitabile.Ma alla fine,ecco che si affaccia uno spiraglio di luce:la donna si rivolge fiduciosa al santo,gli chiede di prenderla per mano,di farla sperare insieme a lei.
Valle lontana
Sotto il cielo di mio figlio ora si gioisce per tre giorni. / Valle lontana, valle di San Lorenzo, solo io piango il tuo ricordo. / Lo hai ucciso senza pietà con questa roccia rubata a Dio. / Valle lontana, valle di San Lorenzo, come posso perdonarti? / Oggi si è allegri, è festa e Tu sei in ogni casa. / Voglio cantare e pregare ma mio figlio non ode la mia voce. / Guidami San Lorenzo, una guerra ho dentro di me. / Guidami San Lorenzo. Fammi sperare ancora.
aggiungo il "dove siamo"
Re: Sardegnamente....CantaMusicanti...
Cantastorie ha scritto:Brillianttrees ha scritto:'Sto Paolo da Ozieri non ha passato gran parte della sua infanzia (e delle vacanze estive) con "Is Cantadores" a pochi metri dalla propria stanza da letto.
Ore 02.00 del mattino
"Mammaaaaaaaaaaaaaaaa ma stanno cantando la stessa canzone da oreeeeeeeeeeeeeee Non ne posso piùùùùùùùùùùùùùùùù Falli smettereeeeeeeeeeee!"
Quando smetti di piagnere me la scrivi la traduzzziona del canta-ballato che hai inserito ieri ?
dai che li faccio smettere io a distanza quei bruttibuzzurri che cantano alle tre de mattina
Non è della mia zona (il dialetto).
Ho trovato parte del testo
Pesa su ballu
su ballu zirat e no b'hat manera
de lu firmare si non ti piaghet
sos pes e su coro faghet a bisera
como si cheres su chi cheres faghe
ca' tempus andat e non b'hat consolu
......in custu istare a banda omine solu
Pesa significa "alzati"...
Quindi
Alzati e balla
Il ballo gira (si muove) e non c'è modo
di fermarlo se non ti piace
I piedi e il cuore malridotti
Adesso quel che desideri fare... fallo
Che il tempo passa e non vi è consolazione
L'ultimo verso immagino voglia dire (nel ballare in solitudine)
Capisco il sardo (zona dell'Ogliastra) ma non l'ho mai parlato
Sono penosa, Du sciu
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Re: Sardegnamente....CantaMusicanti...
Brillianttrees ha scritto:Cantastorie ha scritto:Brillianttrees ha scritto:'Sto Paolo da Ozieri non ha passato gran parte della sua infanzia (e delle vacanze estive) con "Is Cantadores" a pochi metri dalla propria stanza da letto.
Ore 02.00 del mattino
"Mammaaaaaaaaaaaaaaaa ma stanno cantando la stessa canzone da oreeeeeeeeeeeeeee Non ne posso piùùùùùùùùùùùùùùùù Falli smettereeeeeeeeeeee!"
Quando smetti di piagnere me la scrivi la traduzzziona del canta-ballato che hai inserito ieri ?
dai che li faccio smettere io a distanza quei bruttibuzzurri che cantano alle tre de mattina
Non è della mia zona (il dialetto).
Ho trovato parte del testo
Pesa su ballu
su ballu zirat e no b'hat manera
de lu firmare si non ti piaghet
sos pes e su coro faghet a bisera
como si cheres su chi cheres faghe
ca' tempus andat e non b'hat consolu
......in custu istare a banda omine solu
Pesa significa "alzati"...
Quindi
Alzati e balla
Il ballo gira (si muove) e non c'è modo
di fermarlo se non ti piace
I piedi e il cuore malridotti
Adesso quel che desideri fare... fallo
Che il tempo passa e non vi è consolazione
L'ultimo verso immagino voglia dire (nel ballare in solitudine)
Capisco il sardo (zona dell'Ogliastra) ma non l'ho mai parlato
Sono penosa, Du sciu
Grrrasssieee
Hanno un zzenzzo preciso:
Tutt'è in movimento ...e pantarei e quindi, anche se hai cuore e piedi doloranti, carpe diemmmmm, perchè il tempo passa e i rimpianti non servono a nisba...Tiè
Altro che i testi della discodanzzze mmmmmerricana
Re: Sardegnamente....CantaMusicanti...
A prop. di Maria Carta, lei era nata a Siligo (Sassari) ...non so se il dialetto che usa nei testi-canto da lei elaborati proviene solo da quella zona o invece lo "adattava" anche ad altre località..
intanto Siligo è geograficamente qui..
devo andà, mannaggia alla pagnotta
ma davvero ringrazio TUTTI
intanto Siligo è geograficamente qui..
devo andà, mannaggia alla pagnotta
ma davvero ringrazio TUTTI
Re: Sardegnamente....CantaMusicanti...
Fonte : http://www.fontesarda.it/sr/sr0036.htm
La storia dell'inno di protesta
Appassionato inno contro la prepotenza feudale dei proprietari terrieri. Questo canto di protesta popolare è stato composto alla fine del 1700 da Francesco Ignazio Mannu, Cavaliere e Magistrato (nato a Ozieri il 18 maggio 1758 e morto a Cagliari nel 1839).
Questo Inno è stato scritto in seguito ai drammatici eventi vissuti dal popolo sardo dopo i fatti del 28 aprile 1794, giorno in cui iniziò la rivolta guidata da Giovanni Maria Angioj. Può essere annoverato tra i canti popolari più antichi d'Europa. L'opera è articolata in 47 ottave logudoresi e 375 versi che evidenziano la forte identità del popolo sardo e la sua propensione alla ricerca della democrazia e della giustizia anche attraverso la lotta al potere ingiustificato dei feudatari. Questo inno "Su patriotu sardu a sos feudatàrios", meglio conosciuto come "Procurade 'e moderare", è stato pubblicato per la prima volta in Corsica nel 1794, esprime la volontà di riscatto della Nazione Sarda.
Alcuni l'anno definita "La Marsigliese Sarda", forse per il suo interno vigore, una forza e un richiamo appassionato al popolo sardo nella condanna senza appello per chi aveva sfruttato e soggiogato le persone. Questo brano, a cui è difficile rimanere indifferenti, non solo risveglia le coscienze sul lato emotivo delle persone ma può anche essere considerato un alto esempio della letteratura isolana, per la dignità espressiva e per le sue idee. L'ideologia illuministica che possiamo trovare alla base di "Procurade 'e moderade" si inserisce nel nazionalismo proto-romantico; un forte legame con lo spirito dell'indipendenza delle colonie d'America, con la Rivoluzione Francese e con i Diritti dell'Uomo e del Cittadino. Questo inno non è alieno dal forte slancio e dalla tempesta di Sturm und Drang tedesco, ne condivide l'anelito; la fede e la ragione sono nell'inno in armonia sinergica per contrastare "l'ancien régime" e il suo feudalesimo, un appello per il Risorgimento nazionale sardo contro lo straniero piemontese.
Da youtube:
La storia dell'inno di protesta
Appassionato inno contro la prepotenza feudale dei proprietari terrieri. Questo canto di protesta popolare è stato composto alla fine del 1700 da Francesco Ignazio Mannu, Cavaliere e Magistrato (nato a Ozieri il 18 maggio 1758 e morto a Cagliari nel 1839).
Questo Inno è stato scritto in seguito ai drammatici eventi vissuti dal popolo sardo dopo i fatti del 28 aprile 1794, giorno in cui iniziò la rivolta guidata da Giovanni Maria Angioj. Può essere annoverato tra i canti popolari più antichi d'Europa. L'opera è articolata in 47 ottave logudoresi e 375 versi che evidenziano la forte identità del popolo sardo e la sua propensione alla ricerca della democrazia e della giustizia anche attraverso la lotta al potere ingiustificato dei feudatari. Questo inno "Su patriotu sardu a sos feudatàrios", meglio conosciuto come "Procurade 'e moderare", è stato pubblicato per la prima volta in Corsica nel 1794, esprime la volontà di riscatto della Nazione Sarda.
Alcuni l'anno definita "La Marsigliese Sarda", forse per il suo interno vigore, una forza e un richiamo appassionato al popolo sardo nella condanna senza appello per chi aveva sfruttato e soggiogato le persone. Questo brano, a cui è difficile rimanere indifferenti, non solo risveglia le coscienze sul lato emotivo delle persone ma può anche essere considerato un alto esempio della letteratura isolana, per la dignità espressiva e per le sue idee. L'ideologia illuministica che possiamo trovare alla base di "Procurade 'e moderade" si inserisce nel nazionalismo proto-romantico; un forte legame con lo spirito dell'indipendenza delle colonie d'America, con la Rivoluzione Francese e con i Diritti dell'Uomo e del Cittadino. Questo inno non è alieno dal forte slancio e dalla tempesta di Sturm und Drang tedesco, ne condivide l'anelito; la fede e la ragione sono nell'inno in armonia sinergica per contrastare "l'ancien régime" e il suo feudalesimo, un appello per il Risorgimento nazionale sardo contro lo straniero piemontese.
Procurade de moderare | Fate in modo di moderare |
Barones, sa tirannia Chi si no, pro vida mia, Torrades a pés in terra Decrarada est giaj sa gherra Contra de sa prepotentzia Incomintzat sa passentzia In su pobulu a mancare Mirade ch'est pesende Contra de bois su fogu Mirade chi no est giogu Chi sa cosa andat 'e veras Mirade chi sas aeras Minetan su temporale Zente cunsizzada male Iscurtade sa 'oghe mia No apprettedas s'isprone A su poveru ronzinu, Si no in mesu caminu S'arrempellat appuradu; Mizzi ch'es tantu cansadu E non 'nde podet piusu; Finalmente a fundu in susu S'imbastu 'nd 'hat a bettare. Su pobulu chi in profundu Letargu fit sepultadu Finalmente despertadu S'abbizzat ch 'est in cadena, Ch'istat suffrende sa pena De s'indolenzia antiga: Feudu, legge inimiga A bona filosofia! ... Custa, populos, est s'ora D'estirpare sos abusos A terra sos malos usos A terra su dispotismu Gherra, gherra a s'egoismu E gherra a sos oppressores Custos tirannos minores Est pretzisu umiliare | Baroni(proprietariterrieri), cercate di moderare la vostra tirannia, Altrimenti, a costo della mia vita, tornerete nella polvere (per terra), La guerra contro la prepotenza è stata già dichiarata e nel popolo la pazienza inizia a mancare State attenti perché contro di voi si sta levando il fuoco, Attenti perché non è un gioco, se questo inizia per davvero Guardate che le nubi preannunciano il temporale Gente consigliata male ascoltate la mia voce Non continuate ad usare lo sprone sul povero ronzino, o in mezzo al cammino si ribellerà imbizzarrito; è così stanco e malandato da non poterne più, e finalmente dovrà rovesciare il basto e il cavaliere. Il popolo sardo che era caduto in un profondo letargo Finalmente anche se disperato si accorge di essere schiavo Sente che sta soffrendo solo a causa dell'antica indolenza Feudo, legge nemica di ogni buona filosofia! ... Questa, o popolo sardo, è l'ora di eliminare gli abusi Abbasso le abitudini nefaste, contro ogni dispotismo Guerra, guerra all'egoismo e guerra agli oppressori È importante che questi piccoli tiranni vengano vinti. |
E' Corretta la tradussao presa da quel sito?
Re: Sardegnamente....CantaMusicanti...
E' una libera traduzione, con qualche parola di troppo... ma il senso complessivo è stato mantenuto.
Io personalmente avrei scelto altre parole, più aderenti all'originale, per una questione musicale.
Ah, il dialetto dell'Attitu è logudorese, ho avuto conferma.
Io personalmente avrei scelto altre parole, più aderenti all'originale, per una questione musicale.
Ah, il dialetto dell'Attitu è logudorese, ho avuto conferma.
Gaufre- Forum Expatriée
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Re: Sardegnamente....CantaMusicanti...
http://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=626&id=93509
Video 1972 Rai -
Titolo: Incontro con Maria Carta
Autore: Cucciolla Riccardo
Regia: Trapani Enzo, Vitelli Marino Gina (assistente)
Testi: Magno Velia
Interventi: Cabizza Aldo (chitarra), Michelini Luciano (organo), Pippia Peppino (fisarmonica)Editore: RAI
Data di trasmissione: 1972/07/12Conduttore: Cucciolla Riccardo
.................
Non riesco a inserire direttamente qui il video ...sono 40 minuti e oltre di "RACCONTO"...
proverò a vedere se riesco a trarne l'audio perchè quel che colpisce in assoluto è il Suono di quel raccontare.
Grazie Gaufre
Video 1972 Rai -
Titolo: Incontro con Maria Carta
Autore: Cucciolla Riccardo
Regia: Trapani Enzo, Vitelli Marino Gina (assistente)
Testi: Magno Velia
Interventi: Cabizza Aldo (chitarra), Michelini Luciano (organo), Pippia Peppino (fisarmonica)Editore: RAI
Data di trasmissione: 1972/07/12Conduttore: Cucciolla Riccardo
.................
Non riesco a inserire direttamente qui il video ...sono 40 minuti e oltre di "RACCONTO"...
proverò a vedere se riesco a trarne l'audio perchè quel che colpisce in assoluto è il Suono di quel raccontare.
Grazie Gaufre
Re: Sardegnamente....CantaMusicanti...
ecco..ho trovato il link per scaricare in mp4, spero di riuscire a ricavarne l'audio mp3
http://www.regione.sardegna.it/flv/dl/podcast/incontro_con_maria_carta.mp4
http://www.regione.sardegna.it/flv/dl/podcast/incontro_con_maria_carta.mp4
Re: Sardegnamente....CantaMusicanti...
Finalmente a fundu in susu
S'imbastu 'nd 'hat a bettare.
a fundu in susu significa ciò che sta in fondo sopra, quindi traduce il verbo rovesciare o l'avverbio sottosopra a fondo in su
il cavaliere getterà.
e corrisponde anche a quel Torrades a pe' in terraritornate a piedi in terra di chi è costretto a camminare da sè e non "pesare" più sulla groppa di chi gli era sottomesso.
S'imbastu 'nd 'hat a bettare.
a fundu in susu significa ciò che sta in fondo sopra, quindi traduce il verbo rovesciare o l'avverbio sottosopra a fondo in su
il cavaliere getterà.
e corrisponde anche a quel Torrades a pe' in terraritornate a piedi in terra di chi è costretto a camminare da sè e non "pesare" più sulla groppa di chi gli era sottomesso.
lepidezza- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: Sardegnamente....CantaMusicanti...
lepidezza ha scritto:Finalmente a fundu in susu
S'imbastu 'nd 'hat a bettare.
a fundu in susu significa ciò che sta in fondo sopra, quindi traduce il verbo rovesciare o l'avverbio sottosopra a fondo in su
il cavaliere getterà.
e corrisponde anche a quel Torrades a pe' in terraritornate a piedi in terra di chi è costretto a camminare da sè e non "pesare" più sulla groppa di chi gli era sottomesso.
Capito,Torrades a pe' in terra significa "PERDETE PRIVILEGI" e tornate ad esser UGUALI TRA NOI è il principio di eguaglianza contrapposto al privilegio feudale...
del resto siamo a fine 700 mica per combinazione
Grazie
Re: Sardegnamente....CantaMusicanti...
si la metafora è quella di un asino montato ( domato in malo modo), stanco che ad un certo punto se non ci si modera finirà per far cadere il "cavaliere" costretto a camminare a piedi.
La metafora rende perfettamente la condizione di miseria e sfruttamento.
E' un crescendo di avvertimenti e invito a moderare, ma si giunge presto a un invito al popolo di ribellione.
l'hanno definito la marsigliese sarda.
fu persino tradotto in inglese e in francese da due scrittori( tyndale e vuiller).
La metafora rende perfettamente la condizione di miseria e sfruttamento.
E' un crescendo di avvertimenti e invito a moderare, ma si giunge presto a un invito al popolo di ribellione.
l'hanno definito la marsigliese sarda.
fu persino tradotto in inglese e in francese da due scrittori( tyndale e vuiller).
lepidezza- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: Sardegnamente....CantaMusicanti...
Nella traduzione alcuni termini sono un po' addolciti... il cielo non preannuncia pioggia, ma minaccia pioggia, ecc.lepidezza ha scritto:
E' un crescendo di avvertimenti e invito a moderare, ma si giunge presto a un invito al popolo di ribellione.
Gaufre- Forum Expatriée
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Re: Sardegnamente....CantaMusicanti...
gaufre "consigliata male" è tradotto letteralmente..
come parlata male...
come parlata male...
lepidezza- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: Sardegnamente....CantaMusicanti...
Sì, è una traduzione un po' strana, in effetti! Un po' letterale e un po' libera, a seconda del casolepidezza ha scritto:gaufre "consigliata male" è tradotto letteralmente..
come parlata male...
Gaufre- Forum Expatriée
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Re: Sardegnamente....CantaMusicanti...
zi zi, si può trarre l'mp3 da quel racconto
Tra i narratori più celebri che visitarono la Sardegna vorrei citare il Tyndale che l'amò talmente tanto che la descrisse in tre lunghi volumi. Tra le tante cose e amenità che suscitano l'interesse del ricercatore c'è un piccolo spazio dedicato al modo di vestire delle sassaresi:
The festa of the Vergine dei Sette Dolori was an opportunity of seeing the costume of the district...the female of the upper classes appeared on this occasion in mourning, and made a strong contrast with the dresses of the peasant. The prevailing fashion was a short bodice of bright coloured cloth, laced up before and behind, fitting tightly to the waist, one just high enough to support the bosom. A loose red jacket, with trimmings, endings, and lacings, silver buttons and cards, and half way open down the arm, and extremely full petticoat of yellow or some other colour, in contradistinction to the jacket and bodice, and finally a white kerchief thrown lightly over the head, completed the costume.
Il Tyndale descrisse questo modo di vestire delle sassaresi, che definisce costume del distretto che emergeva in un contesto variegato e altamente rappresentativo in quanto svoltosi durante la settimana santa del 1849 dove il modo di vestire delle classi alte e privilegiate si fondeva e si distingueva da quello popolare definito dal Tyndale paesant.
Lo stesso autore britannico ebbe modo di descrivere uno dei costumi più rappresentativi delle corporazioni sassaresi che era il vestiario dei Viandanti visti dal viaggiatore inglese durante le vacanze di Pasqua, vediamo le sue osservazioni:
One of the Eastern custom is the peregrination of the Viandanti dressed in embroided yellow leather waistcoast and apron, with large cloacks and hats, a custome evidently of Spanish origins. They collect fruit, bread, and other provisions, and carry them in large basket to the prisoners in confinement on this period.
Da questo passaggio emerge la provenienza spagnola del costume di questa confraternita e la vocazione sociale dei viandanti rapresentati con giubbotto in pelle e larghi mantelli con capelli e costume. I viandanti portavano larghi canestri carichi di provviste per i detenuti. Servizio che era svolto anche da un'altra confraternita quella dell'0razione e Morte che si occupava in maniera specifica dei condannati a morte che venivano giustiziati in vari punti della città di Sassari e che avevano la loro sede nella chiesa di San Giacomo e che avevano San Maurizio come santo Patrono, oggi patrono del Gremio dei Macellai.
Notizie sull'Origine e le varie traduzioni sardo-castigliano-italiano
I TRE TESTI: ITALIANO, CASTIGLIANO E SARDO.
DIO TI SALVI, MARIA
Dio ti salvi, o Maria,
che sei di grazia piena,
di grazie sei la vena
e la sorgente.
Il tuo Signor potente
teco è sempre stato
perchè t'ha preservato
immacolata.
Benedetta sei stata
fra le donne gloriosa,
madre, figlia e sposa
del mio Signore.
Sia benedetto il fiore
e il frutto del tuo seno,
Gesù fior nazareno
e il Signore nostro.
Prega il figlio tuo
per noi gran peccatori
acciò che i nostri errori
a noi perdoni.
La sua grazia ci doni
in vita e nella morte
e la felice sorte
in Paradiso.
DIOS TE SALVE, MARIA
Dios te salve, Maria
que eres de grassia llena
y de gracia la vena
y la fuente.
El Senor omnipotente
con tigo siempe ha quedado
porque te ha conservado
immaculada.
Benedicta y celebrada
sobres todas gloriosa
y Madre y Hija y Esposa
del Senor.
Benedicta sea la flor
y fructo de tu seno
Jesus flor nazareno
y Senor nuestro.
Rogad al hijo vuestro
por nos muy pecadores
qui todos los errores
nos perdone.
Sa sancta gracia nos done
en esta vida y muerte
y con la felis suerte
el Paradiso.
DEUS TI SALVET, MARIA
Deus ti salvet, Maria
chi ses de gratzias piena,
de gratzias ses sa vena
e-i sa currente.
Su Deus onnipotente
cun tegus est istadu
pro chi t'hat preservadu
immaculada.
Beneitta e laudada
subra tottu gloriosa:
mama, fiza e isposa
de su Segnore.
Beneittu su fiore
ch'est fruttu de su sinu,
Gesus, fiore divinu,
Segnore nostru.
Pregade a Fizu 'ostru
pro nois peccadores:
chi tottu sos errores
nos perdonet.
E-i sa gratzia nos donet
in vida e in sa morte
e-i sa diciosa sorte
in Paradisu. Amen.[/spoiler]
Estraggo dallo spoiler queste poche righe:
Occorre però precisare che l'utilizzo del modulo musicale dei gosos non fu omogeneo in tutta la Sardegna. Nel centro nord, di lingua logudorese, tale modulo venne impiegato con temi unicamente religiosi, mentre invece in area campidanese il modulo venne impiegato anche con temi laici. Ma pure a Nuoro, in tempi relativamente moderni, questo modulo musicale venne utilizzato per temi non religiosi, persino ludico burlesco, come in Zia Tatana.
Cos'è il modulo musicale dei Gosos?
Tra i narratori più celebri che visitarono la Sardegna vorrei citare il Tyndale che l'amò talmente tanto che la descrisse in tre lunghi volumi. Tra le tante cose e amenità che suscitano l'interesse del ricercatore c'è un piccolo spazio dedicato al modo di vestire delle sassaresi:
The festa of the Vergine dei Sette Dolori was an opportunity of seeing the costume of the district...the female of the upper classes appeared on this occasion in mourning, and made a strong contrast with the dresses of the peasant. The prevailing fashion was a short bodice of bright coloured cloth, laced up before and behind, fitting tightly to the waist, one just high enough to support the bosom. A loose red jacket, with trimmings, endings, and lacings, silver buttons and cards, and half way open down the arm, and extremely full petticoat of yellow or some other colour, in contradistinction to the jacket and bodice, and finally a white kerchief thrown lightly over the head, completed the costume.
Il Tyndale descrisse questo modo di vestire delle sassaresi, che definisce costume del distretto che emergeva in un contesto variegato e altamente rappresentativo in quanto svoltosi durante la settimana santa del 1849 dove il modo di vestire delle classi alte e privilegiate si fondeva e si distingueva da quello popolare definito dal Tyndale paesant.
Lo stesso autore britannico ebbe modo di descrivere uno dei costumi più rappresentativi delle corporazioni sassaresi che era il vestiario dei Viandanti visti dal viaggiatore inglese durante le vacanze di Pasqua, vediamo le sue osservazioni:
One of the Eastern custom is the peregrination of the Viandanti dressed in embroided yellow leather waistcoast and apron, with large cloacks and hats, a custome evidently of Spanish origins. They collect fruit, bread, and other provisions, and carry them in large basket to the prisoners in confinement on this period.
Da questo passaggio emerge la provenienza spagnola del costume di questa confraternita e la vocazione sociale dei viandanti rapresentati con giubbotto in pelle e larghi mantelli con capelli e costume. I viandanti portavano larghi canestri carichi di provviste per i detenuti. Servizio che era svolto anche da un'altra confraternita quella dell'0razione e Morte che si occupava in maniera specifica dei condannati a morte che venivano giustiziati in vari punti della città di Sassari e che avevano la loro sede nella chiesa di San Giacomo e che avevano San Maurizio come santo Patrono, oggi patrono del Gremio dei Macellai.
Notizie sull'Origine e le varie traduzioni sardo-castigliano-italiano
- Spoiler:
http://www.antoniostrinna.it/dettaglio.php?id=498
Chi ha scritto l'Ave Maria sarda?
Deus ti salvet Maria: sino a qualche tempo fa era considerato uno dei canti più misteriosi. Ora non più. Appena ci si mette sulle tracce della sua storia, almeno sugli aspetti essenziali, si ritrovano puntualmente dati significativi: le sue origini e insieme il percorso che ha condotto questo canto sino a noi. Già nel 1981, sul giornale diocesano Libertà, Giovanni Marras ne dava ampia notizia, in occasione del terzo centenario. E la notizia risultava sorprendente quanto ampiamente documentata. Eppure è passata quasi inosservata; chissà, forse anche volutamente trascurata.
Grazie a un articolo pubblicato nella rivista dei padri gesuiti, Civiltà cattolica, nell'agosto del 1943, a firma padre Mario Barbera, un grande spiraglio si apre su Deus ti salvet Maria. Senza alcun dubbio, la paternità del testo -in lingua italiana- viene riconosciuta, più che attribuita, al padre gesuita Innocenzo Innocenti, nato a Todi nel 1624 e morto nell'attuale provincia di Pavia nel 1697.
La sua attività apostolica fu contemporanea a quella di padre Paolo Segneri, una contemporaneità di nascita (1624), di missione e di collaborazione letteraria, che iniziò nel 1665. Quest'ultimo scrisse, infatti, una Laude spirituale sulle principali verità della Dottrina cristiana, e poco tempo dopo il padre Innocenti compilò un Catechismo, ad uso specificamente popolare, tenendo conto della diffusa ignoranza religiosa e insieme culturale. Ma la sovrapposizione fra i due testi diventa persino intreccio. Nel redigere il Catechismo, infatti, il padre Innocenti si ispira -lo dichiara lui stesso- alla Laude del padre Segneri. Non solo fa uso della stessa metrica, strofe di tre settenari e un quinario, ma riprende intere quartine, tali e quali, e altre ancora ne preleva adattandole alle sue esigenze.
Il Catechismo del padre Innocenzi venne stampato a Macerata nel 1681, poi ristampato numerose volte, prima in appendice a un'opera catechistica del padre gesuita Pietro M. Ferreri di Palermo, poi autonomamente come libretto. Più tardi, anche Giuseppe Riva, sacerdote penitenziere milanese, lesse il Catechismo di padre Innocenti, e apprezzatolo decise di riprenderne alcuni passaggi in una sua opera. Cosi, all'interno del Manuale di Filotea del Riva, redatto nel 1834, sono presenti alcune parti in forma di perifrasi. Più o meno allo stesso modo, il Vescovo Serci Serra lo utilizzò nel 1883 nel suo Catechismo e altrettanto fece Don Vincenzo Melloni nel suo Catechismo edito nel 1943.
Giustamente, e a proposito, Giovanni Marras, nel suo articolo su Libertà, rileva come la presenza missionaria dei gesuiti in Sardegna, dal 1500 in poi, fosse estesa e molto attiva. Nel contempo, dobbiamo tenere ben presente l'obiettivo di padre Innocenti nel redigere il suo Catechismo: quello di creare uno strumento adatto alle missioni, insomma una catechesi sottoforma di preghiere cantate, preghiere che si potessero ricordare facilmente. Tali erano del resto forma, struttura e contenuto di questi brani, destinati all'utilizzo orale. Basti osservare la concatenazione rimata fra strofa e strofa: cioè la rima fra l'ultima parola di ogni strofa e l'ultima parola della prima riga della strofa successiva.
Divenne così, oltre che una pregevole laude alla Madonna, un prezioso e facile strumento da diffondere in tutto il terreno di missione. I tanti padri gesuiti, inviati in forze in Sardegna, dalla penisola e dalla Spagna, potevano essere, come furono, i motori provvidenziali che diffusero questa laude in Sardegna. La diffusero, si capisce, insieme a tanti altri gosos, originari della Spagna e dedicati alla Trinità, al Redentore, alla Madonna e ai santi più venerati, gogos che ugualmente sono rimasti fra noi. Ricordiamo, a questo proposito, anche le missioni popolari introdotte dal vescovo di Alghero M. de Bertollinis e diffuse dal gesuita piemontese Giovanni Battista Vassallo. Con la diffusione delle confraternite, già esistenti e sempre più attrezzate, e la soppressione dell'ordine dei gesuiti nel 1773, il passaggio del testimone fu naturale e in qualche modo propizio.
Un viaggio di oltre 300 anni.
Ma il passaggio dell'Ave Maria italiana, dalla penisola alla Sardegna, risalente all'inizio del '700, non poteva certo avvenire senza trasformazioni. La maggior parte della popolazione sarda non era in grado di esprimersi in italiano, nè gli era consentito allora di usare ufficialmente la sua lingua. Per di più mancavano sacerdoti, quasi tutti di lingua castigliana o italiana, capaci di impiegare la lingua sarda. Di qui la traduzione di questa laude in castigliano, lingua alla quale venivano riconosciuti grado e dignità di idioma, una traduzione che venne poi riportata nel frontespizio di un libro dei battesimi del 1600, non più in uso, nella parrocchia di Torralba. Soltanto intorno al 1725, si ritiene ad opera di Bonaventura Licheri, la laude venne tradotta in logudorese, considerato che soltanto in lingua sarda quello strumento di missione poteva effettivamente essere efficace, condiviso da tutti nell'espressione della fede e dei sentimenti più autentici.
Di questo ci dà conferma il Rosarium di San Vero Milis del 1731, dove alla fine dello stesso troviamo proprio Deus ti salvet Maria, trascritto da Maurizio Carrus. E' questo il documento più antico contenente la laude in sardo. Ma un uguale documento è conservato anche nella biblioteca Satta di Nuoro. L'utilizzo dei gosos, in castigliano e in sardo, da parte delle confraternite, nate e diffuse soprattutto dopo il Concilio di Trento 1545/63), rappresenta il momento più favorevole per l'espansione di questi canti in mezzo alla massa dei fedeli, fra quei fedeli non ancora in grado di pregare in lingue diverse dalla propria.
Con l'utilizzo continuato e con il trascorrere del tempo, i sardi fecero propria questa straordinaria preghiera dedicata alla Madonna, nella modalità dei gosos religiosi, che sentivano in sintonia con la propria cultura, anche perchè cantata con un modulo musicale popolare, locale, la cui origine più antica si dovrebbe ricercare in area mediterranea orientale, greca e/o siriaca. L'uso sistematico in Sardegna viene attestato anche da altri documenti, del 1784 e del 1803, nei quali troviamo ugualmente la laude in sardo dedicata alla Madonna. Mirata alla cura delle anime, questa laude fa parte, infatti, del Repertorio di molte confraternite, insieme ad altri gosos, come ad esempio la ben nota Non mi jamedas Maria, oggi cantata da molti cori sardi, religiosi e non. Dunque, molto si deve alle confraternite se Deus ti salvet Maria ha trovato il suo specifico modulo musicale e molto si deve anche alla lingua sarda, che ha contribuito a permeare la laude di sentimenti profondi, espressione del vissuto e della spiritualità comune.
Chi ha scritto il testo in sardo di Deus ti salvet Maria?
Bonaventura Licheri è il personaggio che dai più è ritenuto l'autore di Deus ti salvet Maria. Dunque, prima di tutto, chi era Bonaventura Licheri? La storia di questo personaggio è stata fin qui un po' trascurata e un po' avvolta nella leggenda, e questo ha forse impedito di arrivare subito a una definitiva chiarezza. Ne sono esistiti sicuramente due, di Bonaventura Licheri: entrambi nati a Neoneli, per questo facilmente confondibili o sovrapponibili. Un articolo, a firma Mario Cubeddu, comparso nel luglio 2006 sulla Rivista La Grotta della vipera, contribuisce notevolmente a far luce su questa vicenda.
Dal Libro dei defunti di Neoneli, ci dice Cubeddu, risulta un Bonaventura Licheri nato nel 1667 e morto nel 1733, un personaggio di buon livello culturale, forse anche nobile, che frequentò per alcuni anni i collegi dei gesuiti (Compagnia di Gesù, di Sant'Ignazio da Loyola), a Cagliari e a Sassari, con la quale Compagnia mantenne, sia pure allo stato laicale, continui e concreti rapporti. Nel Libro dei defunti risulta anche un altro personaggio -stesso nome, stesso cognome- nato a Neoneli un anno dopo, nel 1734, e morto nel 1802.
Se dunque, come ricorda Cubeddu, questo canto faceva già parte del Repertorio dei gosos della confraternita di San Vero Milis, a conclusione del Rosarium, non possiamo che dedurne che la traduzione in sardo dell'Ave Maria è opera del primo dei due Bonaventura Licheri, quello nato nel 1667 e morto nel 1733.
Sempre Maurizio Carrrus, poeta di San Vero Milis, scrive un'opera intitolata: "Commedia de la sacratissima Passion", rappresentata per la prima volta nel 1728, nella quale la Madonna, dopo la morte del Cristo, si rivolge al popolo dicendo: Non mi llamedes como pius Maria/ et nen mancu de gracias piena,/ llamade mi mare de agonia/ de dolores, tristuras e de penas. Appare evidente il riferimento a Deus ti salvet Maria, il che dimostra che la laude già esisteva. Risulta poi attestato che fra Carrus e Licheri sono intercorsi dei rapporti concreti, ufficialmente conosciuti.
Una ulteriore conferma sulla paternità della laude in sardo ci viene da Monsignor Saba, vescovo di Oristano dal 1842 al 1860, il quale scrive fra l'altro: "Sebastiano Bonaventura Licheri (1700), della Compagnia di Gesù, cantò assai di Maria Vergine, e di suo lasciò pure anche altri componimenti di soggetto sacro..."
Dunque, Deus ti salvet Maria, in sardo, è opera di Bonaventura Licheri, e anche le variazioni testuali discretamente apportate, che possiamo riscontrare comparando questa versione con quelle precedenti, sono ugualmente sue.
Deus ti salvet Maria, oggi.
Dopo più di tre secoli, i sardi continuano a cantare di questa donna così speciale, sulla quale tutti fanno affidamento. E la cantano -da soli o comunitariamente- nella loro lingua, dal di dentro, riuscendo così a trovare quella compagnia luminosa e attenta di cui hanno sempre bisogno. Ma la cantano, oltre che in chiesa, anche per strada e nelle piazze, durante le feste popolari, la cantano persone semplici, giovani e vecchi, cantanti, cori e gruppi musicali. L'elenco degli artisti che la eseguono, sardi e non, è talmente lungo da risultare interminabile. Fra gli esecutori ne citiamo soltanto tre: Maria Carta, Fabrizio De Andrè e Andrea Parodi, la cui anima affidiamo con fiducia alle cure di chi, come la Madonna, ha conosciuto la morte nel proprio figlio prima ancora che in se stessa.
Infine, auspicando che si possa continuare a celebrare la Messa in sardo, come è accaduto a febbraio e marzo a Sassari nella chiesa di San Paolo, officiata da padre Raimondo Turtas, la laude Deus ti salvet Maria appare ancora più preziosa, una laude che - cantata durante la celebrazione eucaristica- consente di pregare e di rivolgersi alla Madre di Cristo con la certezza, e in confidenza, di essere anche noi suoi figli. Ben sapendo che le sue grazie e i suoi doni, abbondanti come l'acqua della sorgente, si riversano ogni giorno nel cuore di chi la invoca.
I TRE TESTI: ITALIANO, CASTIGLIANO E SARDO.
DIO TI SALVI, MARIA
Dio ti salvi, o Maria,
che sei di grazia piena,
di grazie sei la vena
e la sorgente.
Il tuo Signor potente
teco è sempre stato
perchè t'ha preservato
immacolata.
Benedetta sei stata
fra le donne gloriosa,
madre, figlia e sposa
del mio Signore.
Sia benedetto il fiore
e il frutto del tuo seno,
Gesù fior nazareno
e il Signore nostro.
Prega il figlio tuo
per noi gran peccatori
acciò che i nostri errori
a noi perdoni.
La sua grazia ci doni
in vita e nella morte
e la felice sorte
in Paradiso.
DIOS TE SALVE, MARIA
Dios te salve, Maria
que eres de grassia llena
y de gracia la vena
y la fuente.
El Senor omnipotente
con tigo siempe ha quedado
porque te ha conservado
immaculada.
Benedicta y celebrada
sobres todas gloriosa
y Madre y Hija y Esposa
del Senor.
Benedicta sea la flor
y fructo de tu seno
Jesus flor nazareno
y Senor nuestro.
Rogad al hijo vuestro
por nos muy pecadores
qui todos los errores
nos perdone.
Sa sancta gracia nos done
en esta vida y muerte
y con la felis suerte
el Paradiso.
DEUS TI SALVET, MARIA
Deus ti salvet, Maria
chi ses de gratzias piena,
de gratzias ses sa vena
e-i sa currente.
Su Deus onnipotente
cun tegus est istadu
pro chi t'hat preservadu
immaculada.
Beneitta e laudada
subra tottu gloriosa:
mama, fiza e isposa
de su Segnore.
Beneittu su fiore
ch'est fruttu de su sinu,
Gesus, fiore divinu,
Segnore nostru.
Pregade a Fizu 'ostru
pro nois peccadores:
chi tottu sos errores
nos perdonet.
E-i sa gratzia nos donet
in vida e in sa morte
e-i sa diciosa sorte
in Paradisu. Amen.[/spoiler]
Estraggo dallo spoiler queste poche righe:
Occorre però precisare che l'utilizzo del modulo musicale dei gosos non fu omogeneo in tutta la Sardegna. Nel centro nord, di lingua logudorese, tale modulo venne impiegato con temi unicamente religiosi, mentre invece in area campidanese il modulo venne impiegato anche con temi laici. Ma pure a Nuoro, in tempi relativamente moderni, questo modulo musicale venne utilizzato per temi non religiosi, persino ludico burlesco, come in Zia Tatana.
Cos'è il modulo musicale dei Gosos?
Re: Sardegnamente....CantaMusicanti...
I gosos sono dei canti popolari, ma non essendo musicista non so risponderti
Gaufre- Forum Expatriée
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Re: Sardegnamente....CantaMusicanti...
Poesia per musica
Il poeta improvvisatore Remundu Piras
Una rilevante componente antropologicaLa passione per la poesia ha in Sardegna una diffusione e un peso antropologico paragonabile a pochi altri ambiti dell'attività umana nell'isola.
Gosos e rosari Con il termine "gòsos" e le sue varianti ("gòccius, còggius, gòzos, gròbbes, gòsi, làudi" ecc.) si indicano in Sardegna dei canti di tipo devozionale dedicati ai Santi o alla Madonna. Tali denominazioni derivano dal catalano "goigs" e dal castigliano "gosos", i quali a loro volta debbono la propria origine al latino gaudium, "gioia".
La gara poetica logudorese Nel centro nord della Sardegna, intorno alla regione del Logudoro, si è affermata una forma di poesia estemporanea in ottava rima basata sul confronto dialettico tra poeti ("sa gala, sa gara") intorno ad un tema fissato da terzi. I poeti cantano i loro versi accompagnati da un coro a tenore realizzando un felice connubio tra poesia e musica, che costituisce una complessa forma d'arte originale, di grande impatto ed efficacia comunicativa.
La cantada campidanese La poesia cantata d'improvvisazione tipica dell'area meridionale dell'isola si realizza, principalmente, nelle forme metrico-musicali del "muttettu longu" e del "versu". Il "muttettu longu" si esegue con l'accompagnamento di due voci gutturali, che vengono chiamate "basciu" e "contra"; il "versu" si realizza, tipicamente, con l'accompagnamento della chitarra.
.....
Sono quindi in genere dei canti di devozione a tema religioso....secondo quanto dice qui...ma in quel blog si citava anche Gosos a tema laico-burlesco..devo leggermi il tutto con calma per "focalizzare" e "capire bene"
http://www.sardegnacultura.it/argomenti/musica/poesiapermusica/
Mi salvo tra Preferiti anche la Home di questo sito....e po' ci tonno
Devo andà, a stasera
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Gosos e rosari Con il termine "gòsos" e le sue varianti ("gòccius, còggius, gòzos, gròbbes, gòsi, làudi" ecc.) si indicano in Sardegna dei canti di tipo devozionale dedicati ai Santi o alla Madonna. Tali denominazioni derivano dal catalano "goigs" e dal castigliano "gosos", i quali a loro volta debbono la propria origine al latino gaudium, "gioia".
La gara poetica logudorese Nel centro nord della Sardegna, intorno alla regione del Logudoro, si è affermata una forma di poesia estemporanea in ottava rima basata sul confronto dialettico tra poeti ("sa gala, sa gara") intorno ad un tema fissato da terzi. I poeti cantano i loro versi accompagnati da un coro a tenore realizzando un felice connubio tra poesia e musica, che costituisce una complessa forma d'arte originale, di grande impatto ed efficacia comunicativa.
La cantada campidanese La poesia cantata d'improvvisazione tipica dell'area meridionale dell'isola si realizza, principalmente, nelle forme metrico-musicali del "muttettu longu" e del "versu". Il "muttettu longu" si esegue con l'accompagnamento di due voci gutturali, che vengono chiamate "basciu" e "contra"; il "versu" si realizza, tipicamente, con l'accompagnamento della chitarra.
.....
Sono quindi in genere dei canti di devozione a tema religioso....secondo quanto dice qui...ma in quel blog si citava anche Gosos a tema laico-burlesco..devo leggermi il tutto con calma per "focalizzare" e "capire bene"
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Re: Sardegnamente....CantaMusicanti...
mancu deu!
( neppure io)
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Re: Sardegnamente....CantaMusicanti...
mi sto documentando sul Gosos e dintorni..anche con youtubbolo, ma ancora non sono in grado di fare la giusta "sintesi-spiegazione"....ma è in scaletta....così come il canto con strumenti mosecal-locali...
Ho salvato e poi caricato in tre pezzettoni la trasmissione Rai che avevo messo in link ad ore pranzo...
piu' che vedere, va ascoltato...in 40 minuti - indipendentemente anche dalle parti prettamente cantate - si segue perfettamente il RACCONTARE..
Ho salvato e poi caricato in tre pezzettoni la trasmissione Rai che avevo messo in link ad ore pranzo...
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Re: Sardegnamente....CantaMusicanti...
Is goccius, i canti sacri
Nei “gosos”, come nei “gois” (antichi canti spagnoli), furono esaltate le qualità esemplari e taumaturgiche dei santi ai quali venivano dedicati. Alla conclusione dell’inno, c’era un orazione sottoforma di supplica, che serviva a rivolgere al santo la richiesta di grazia per se, per i parenti e per la comunità. Bisogna rilevare che ancora oggi i mementi della vita e il ciclo delle annate agricole, in connessione delle varie feste dedicate, ora questo ora quel santo, hanno i loro “gosos”. Questo fatto ci consente di ipotizzare che nel processo di “folklorizzazione”, gli inni abbiamo subito influenze ideologiche provenienti da formule magiche. Oppure, si può pensare che essi, sostituiscano una condizione quantitativamente ancora non trasformata, di credenze e formule che , in situazioni esistenziali, adeguatamente critiche, si trasformano qualitativamente, in preghiere sostanzialmente magiche. Gli inni sarebbero quindi un rituale di un orizzonte magico religioso più ampio, nel quale si inquadra tutta la sfera del religioso. La produzione dei “gosos”, in Sardegna è ancora vastissima, per questo motivo si presenta difficile una dettagliata tassonomia degli innumerevoli contenuti, tuttavia si può restringere il campo a tre filoni essenziali, restando nell’ambito più generale degli stessi contenuti fondamentali. Infatti, se nei gosos dedicati alla Madonna, sono presenti prevalentemente espressioni di lode celebrativa, di contemplazione e di esaltazione e se nei gosos dedicati al Cristo, non si chiedono grazie materiali, ma la virtù necessaria per non peccare più e per raggiungere la rassegnazione. Nei gosos dedicati ai diversi santi ci si rivolge all’intercessore, con un rapporto che è più umanizzato e che è mutuato dalle regole degli istituti sociali di reciprocità (un rapporto basato tra promessa o voto e grazia da ricevere), che sono specifici del sistema sociale tradizionale di organizzazione del lavoro in Sardegna. Si vuole perciò ribadire l’ipotesi fondamentale da cui si parte. Cioè si ritiene che i canti religiosi come i gosos e in altre forme di preghiere definite paraliturgiche (ufficialmente non sono approvate dalla gerarchia della chiesa ma sono abbondantemente usate nella prassi liturgiche delle funzioni religiose). La maggior parte degli inni sacri e delle preghiere paraliturgiche e prodotto da preti o da religiosi che in quel modo svolgevano un interessante funzione di mediazione di contenuti culturali che vanno dall’alto verso il basso. Gosos simili, a questo, si avvicinano ai contenuti delle “historiaole”, che sono usate sia in Sardegna che in altre regioni, come scongiuri contro o per ottenere qualcosa, in questi gosos, si narra con ampiezza di dettagli, la storia di un santo, nel nostro caso quella di San Lussorio.
Is goccius di San Lussorio, sono composti da diciotto strofe, più una iniziale di invocazione. Questi vengono cantati dai soci alla fine di ogni manifestazione inerente alla festa.
http://web.tiscalinet.it/sanlussorioditortoli/Is%20Goccius.htm
la metrica è sempre la stessa cambia il santo.
anche il ritmo è lo stesso, anche se in genere alle processioni viene cantata senza musica e diventa una litania.
Nei “gosos”, come nei “gois” (antichi canti spagnoli), furono esaltate le qualità esemplari e taumaturgiche dei santi ai quali venivano dedicati. Alla conclusione dell’inno, c’era un orazione sottoforma di supplica, che serviva a rivolgere al santo la richiesta di grazia per se, per i parenti e per la comunità. Bisogna rilevare che ancora oggi i mementi della vita e il ciclo delle annate agricole, in connessione delle varie feste dedicate, ora questo ora quel santo, hanno i loro “gosos”. Questo fatto ci consente di ipotizzare che nel processo di “folklorizzazione”, gli inni abbiamo subito influenze ideologiche provenienti da formule magiche. Oppure, si può pensare che essi, sostituiscano una condizione quantitativamente ancora non trasformata, di credenze e formule che , in situazioni esistenziali, adeguatamente critiche, si trasformano qualitativamente, in preghiere sostanzialmente magiche. Gli inni sarebbero quindi un rituale di un orizzonte magico religioso più ampio, nel quale si inquadra tutta la sfera del religioso. La produzione dei “gosos”, in Sardegna è ancora vastissima, per questo motivo si presenta difficile una dettagliata tassonomia degli innumerevoli contenuti, tuttavia si può restringere il campo a tre filoni essenziali, restando nell’ambito più generale degli stessi contenuti fondamentali. Infatti, se nei gosos dedicati alla Madonna, sono presenti prevalentemente espressioni di lode celebrativa, di contemplazione e di esaltazione e se nei gosos dedicati al Cristo, non si chiedono grazie materiali, ma la virtù necessaria per non peccare più e per raggiungere la rassegnazione. Nei gosos dedicati ai diversi santi ci si rivolge all’intercessore, con un rapporto che è più umanizzato e che è mutuato dalle regole degli istituti sociali di reciprocità (un rapporto basato tra promessa o voto e grazia da ricevere), che sono specifici del sistema sociale tradizionale di organizzazione del lavoro in Sardegna. Si vuole perciò ribadire l’ipotesi fondamentale da cui si parte. Cioè si ritiene che i canti religiosi come i gosos e in altre forme di preghiere definite paraliturgiche (ufficialmente non sono approvate dalla gerarchia della chiesa ma sono abbondantemente usate nella prassi liturgiche delle funzioni religiose). La maggior parte degli inni sacri e delle preghiere paraliturgiche e prodotto da preti o da religiosi che in quel modo svolgevano un interessante funzione di mediazione di contenuti culturali che vanno dall’alto verso il basso. Gosos simili, a questo, si avvicinano ai contenuti delle “historiaole”, che sono usate sia in Sardegna che in altre regioni, come scongiuri contro o per ottenere qualcosa, in questi gosos, si narra con ampiezza di dettagli, la storia di un santo, nel nostro caso quella di San Lussorio.
Is goccius di San Lussorio, sono composti da diciotto strofe, più una iniziale di invocazione. Questi vengono cantati dai soci alla fine di ogni manifestazione inerente alla festa.
http://web.tiscalinet.it/sanlussorioditortoli/Is%20Goccius.htm
la metrica è sempre la stessa cambia il santo.
anche il ritmo è lo stesso, anche se in genere alle processioni viene cantata senza musica e diventa una litania.
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Re: Sardegnamente....CantaMusicanti...
Cantastorie ha scritto:zi zi, si può trarre l'mp3 da quel racconto
Tra i narratori più celebri che visitarono la Sardegna vorrei citare il Tyndale che l'amò talmente tanto che la descrisse in tre lunghi volumi. Tra le tante cose e amenità che suscitano l'interesse del ricercatore c'è un piccolo spazio dedicato al modo di vestire delle sassaresi:
The festa of the Vergine dei Sette Dolori was an opportunity of seeing the costume of the district...the female of the upper classes appeared on this occasion in mourning, and made a strong contrast with the dresses of the peasant. The prevailing fashion was a short bodice of bright coloured cloth, laced up before and behind, fitting tightly to the waist, one just high enough to support the bosom. A loose red jacket, with trimmings, endings, and lacings, silver buttons and cards, and half way open down the arm, and extremely full petticoat of yellow or some other colour, in contradistinction to the jacket and bodice, and finally a white kerchief thrown lightly over the head, completed the costume.
Il Tyndale descrisse questo modo di vestire delle sassaresi, che definisce costume del distretto che emergeva in un contesto variegato e altamente rappresentativo in quanto svoltosi durante la settimana santa del 1849 dove il modo di vestire delle classi alte e privilegiate si fondeva e si distingueva da quello popolare definito dal Tyndale paesant.
Lo stesso autore britannico ebbe modo di descrivere uno dei costumi più rappresentativi delle corporazioni sassaresi che era il vestiario dei Viandanti visti dal viaggiatore inglese durante le vacanze di Pasqua, vediamo le sue osservazioni:
One of the Eastern custom is the peregrination of the Viandanti dressed in embroided yellow leather waistcoast and apron, with large cloacks and hats, a custome evidently of Spanish origins. They collect fruit, bread, and other provisions, and carry them in large basket to the prisoners in confinement on this period.
Da questo passaggio emerge la provenienza spagnola del costume di questa confraternita e la vocazione sociale dei viandanti rapresentati con giubbotto in pelle e larghi mantelli con capelli e costume. I viandanti portavano larghi canestri carichi di provviste per i detenuti. Servizio che era svolto anche da un'altra confraternita quella dell'0razione e Morte che si occupava in maniera specifica dei condannati a morte che venivano giustiziati in vari punti della città di Sassari e che avevano la loro sede nella chiesa di San Giacomo e che avevano San Maurizio come santo Patrono, oggi patrono del Gremio dei Macellai.
Notizie sull'Origine e le varie traduzioni sardo-castigliano-italiano
- Spoiler:
http://www.antoniostrinna.it/dettaglio.php?id=498
Chi ha scritto l'Ave Maria sarda?
Deus ti salvet Maria: sino a qualche tempo fa era considerato uno dei canti più misteriosi. Ora non più. Appena ci si mette sulle tracce della sua storia, almeno sugli aspetti essenziali, si ritrovano puntualmente dati significativi: le sue origini e insieme il percorso che ha condotto questo canto sino a noi. Già nel 1981, sul giornale diocesano Libertà, Giovanni Marras ne dava ampia notizia, in occasione del terzo centenario. E la notizia risultava sorprendente quanto ampiamente documentata. Eppure è passata quasi inosservata; chissà, forse anche volutamente trascurata.
Grazie a un articolo pubblicato nella rivista dei padri gesuiti, Civiltà cattolica, nell'agosto del 1943, a firma padre Mario Barbera, un grande spiraglio si apre su Deus ti salvet Maria. Senza alcun dubbio, la paternità del testo -in lingua italiana- viene riconosciuta, più che attribuita, al padre gesuita Innocenzo Innocenti, nato a Todi nel 1624 e morto nell'attuale provincia di Pavia nel 1697.
La sua attività apostolica fu contemporanea a quella di padre Paolo Segneri, una contemporaneità di nascita (1624), di missione e di collaborazione letteraria, che iniziò nel 1665. Quest'ultimo scrisse, infatti, una Laude spirituale sulle principali verità della Dottrina cristiana, e poco tempo dopo il padre Innocenti compilò un Catechismo, ad uso specificamente popolare, tenendo conto della diffusa ignoranza religiosa e insieme culturale. Ma la sovrapposizione fra i due testi diventa persino intreccio. Nel redigere il Catechismo, infatti, il padre Innocenti si ispira -lo dichiara lui stesso- alla Laude del padre Segneri. Non solo fa uso della stessa metrica, strofe di tre settenari e un quinario, ma riprende intere quartine, tali e quali, e altre ancora ne preleva adattandole alle sue esigenze.
Il Catechismo del padre Innocenzi venne stampato a Macerata nel 1681, poi ristampato numerose volte, prima in appendice a un'opera catechistica del padre gesuita Pietro M. Ferreri di Palermo, poi autonomamente come libretto. Più tardi, anche Giuseppe Riva, sacerdote penitenziere milanese, lesse il Catechismo di padre Innocenti, e apprezzatolo decise di riprenderne alcuni passaggi in una sua opera. Cosi, all'interno del Manuale di Filotea del Riva, redatto nel 1834, sono presenti alcune parti in forma di perifrasi. Più o meno allo stesso modo, il Vescovo Serci Serra lo utilizzò nel 1883 nel suo Catechismo e altrettanto fece Don Vincenzo Melloni nel suo Catechismo edito nel 1943.
Giustamente, e a proposito, Giovanni Marras, nel suo articolo su Libertà, rileva come la presenza missionaria dei gesuiti in Sardegna, dal 1500 in poi, fosse estesa e molto attiva. Nel contempo, dobbiamo tenere ben presente l'obiettivo di padre Innocenti nel redigere il suo Catechismo: quello di creare uno strumento adatto alle missioni, insomma una catechesi sottoforma di preghiere cantate, preghiere che si potessero ricordare facilmente. Tali erano del resto forma, struttura e contenuto di questi brani, destinati all'utilizzo orale. Basti osservare la concatenazione rimata fra strofa e strofa: cioè la rima fra l'ultima parola di ogni strofa e l'ultima parola della prima riga della strofa successiva.
Divenne così, oltre che una pregevole laude alla Madonna, un prezioso e facile strumento da diffondere in tutto il terreno di missione. I tanti padri gesuiti, inviati in forze in Sardegna, dalla penisola e dalla Spagna, potevano essere, come furono, i motori provvidenziali che diffusero questa laude in Sardegna. La diffusero, si capisce, insieme a tanti altri gosos, originari della Spagna e dedicati alla Trinità, al Redentore, alla Madonna e ai santi più venerati, gogos che ugualmente sono rimasti fra noi. Ricordiamo, a questo proposito, anche le missioni popolari introdotte dal vescovo di Alghero M. de Bertollinis e diffuse dal gesuita piemontese Giovanni Battista Vassallo. Con la diffusione delle confraternite, già esistenti e sempre più attrezzate, e la soppressione dell'ordine dei gesuiti nel 1773, il passaggio del testimone fu naturale e in qualche modo propizio.
Un viaggio di oltre 300 anni.
Ma il passaggio dell'Ave Maria italiana, dalla penisola alla Sardegna, risalente all'inizio del '700, non poteva certo avvenire senza trasformazioni. La maggior parte della popolazione sarda non era in grado di esprimersi in italiano, nè gli era consentito allora di usare ufficialmente la sua lingua. Per di più mancavano sacerdoti, quasi tutti di lingua castigliana o italiana, capaci di impiegare la lingua sarda. Di qui la traduzione di questa laude in castigliano, lingua alla quale venivano riconosciuti grado e dignità di idioma, una traduzione che venne poi riportata nel frontespizio di un libro dei battesimi del 1600, non più in uso, nella parrocchia di Torralba. Soltanto intorno al 1725, si ritiene ad opera di Bonaventura Licheri, la laude venne tradotta in logudorese, considerato che soltanto in lingua sarda quello strumento di missione poteva effettivamente essere efficace, condiviso da tutti nell'espressione della fede e dei sentimenti più autentici.
Di questo ci dà conferma il Rosarium di San Vero Milis del 1731, dove alla fine dello stesso troviamo proprio Deus ti salvet Maria, trascritto da Maurizio Carrus. E' questo il documento più antico contenente la laude in sardo. Ma un uguale documento è conservato anche nella biblioteca Satta di Nuoro. L'utilizzo dei gosos, in castigliano e in sardo, da parte delle confraternite, nate e diffuse soprattutto dopo il Concilio di Trento 1545/63), rappresenta il momento più favorevole per l'espansione di questi canti in mezzo alla massa dei fedeli, fra quei fedeli non ancora in grado di pregare in lingue diverse dalla propria.
Con l'utilizzo continuato e con il trascorrere del tempo, i sardi fecero propria questa straordinaria preghiera dedicata alla Madonna, nella modalità dei gosos religiosi, che sentivano in sintonia con la propria cultura, anche perchè cantata con un modulo musicale popolare, locale, la cui origine più antica si dovrebbe ricercare in area mediterranea orientale, greca e/o siriaca. L'uso sistematico in Sardegna viene attestato anche da altri documenti, del 1784 e del 1803, nei quali troviamo ugualmente la laude in sardo dedicata alla Madonna. Mirata alla cura delle anime, questa laude fa parte, infatti, del Repertorio di molte confraternite, insieme ad altri gosos, come ad esempio la ben nota Non mi jamedas Maria, oggi cantata da molti cori sardi, religiosi e non. Dunque, molto si deve alle confraternite se Deus ti salvet Maria ha trovato il suo specifico modulo musicale e molto si deve anche alla lingua sarda, che ha contribuito a permeare la laude di sentimenti profondi, espressione del vissuto e della spiritualità comune.
Chi ha scritto il testo in sardo di Deus ti salvet Maria?
Bonaventura Licheri è il personaggio che dai più è ritenuto l'autore di Deus ti salvet Maria. Dunque, prima di tutto, chi era Bonaventura Licheri? La storia di questo personaggio è stata fin qui un po' trascurata e un po' avvolta nella leggenda, e questo ha forse impedito di arrivare subito a una definitiva chiarezza. Ne sono esistiti sicuramente due, di Bonaventura Licheri: entrambi nati a Neoneli, per questo facilmente confondibili o sovrapponibili. Un articolo, a firma Mario Cubeddu, comparso nel luglio 2006 sulla Rivista La Grotta della vipera, contribuisce notevolmente a far luce su questa vicenda.
Dal Libro dei defunti di Neoneli, ci dice Cubeddu, risulta un Bonaventura Licheri nato nel 1667 e morto nel 1733, un personaggio di buon livello culturale, forse anche nobile, che frequentò per alcuni anni i collegi dei gesuiti (Compagnia di Gesù, di Sant'Ignazio da Loyola), a Cagliari e a Sassari, con la quale Compagnia mantenne, sia pure allo stato laicale, continui e concreti rapporti. Nel Libro dei defunti risulta anche un altro personaggio -stesso nome, stesso cognome- nato a Neoneli un anno dopo, nel 1734, e morto nel 1802.
Se dunque, come ricorda Cubeddu, questo canto faceva già parte del Repertorio dei gosos della confraternita di San Vero Milis, a conclusione del Rosarium, non possiamo che dedurne che la traduzione in sardo dell'Ave Maria è opera del primo dei due Bonaventura Licheri, quello nato nel 1667 e morto nel 1733.
Sempre Maurizio Carrrus, poeta di San Vero Milis, scrive un'opera intitolata: "Commedia de la sacratissima Passion", rappresentata per la prima volta nel 1728, nella quale la Madonna, dopo la morte del Cristo, si rivolge al popolo dicendo: Non mi llamedes como pius Maria/ et nen mancu de gracias piena,/ llamade mi mare de agonia/ de dolores, tristuras e de penas. Appare evidente il riferimento a Deus ti salvet Maria, il che dimostra che la laude già esisteva. Risulta poi attestato che fra Carrus e Licheri sono intercorsi dei rapporti concreti, ufficialmente conosciuti.
Una ulteriore conferma sulla paternità della laude in sardo ci viene da Monsignor Saba, vescovo di Oristano dal 1842 al 1860, il quale scrive fra l'altro: "Sebastiano Bonaventura Licheri (1700), della Compagnia di Gesù, cantò assai di Maria Vergine, e di suo lasciò pure anche altri componimenti di soggetto sacro..."
Dunque, Deus ti salvet Maria, in sardo, è opera di Bonaventura Licheri, e anche le variazioni testuali discretamente apportate, che possiamo riscontrare comparando questa versione con quelle precedenti, sono ugualmente sue.
Deus ti salvet Maria, oggi.
Dopo più di tre secoli, i sardi continuano a cantare di questa donna così speciale, sulla quale tutti fanno affidamento. E la cantano -da soli o comunitariamente- nella loro lingua, dal di dentro, riuscendo così a trovare quella compagnia luminosa e attenta di cui hanno sempre bisogno. Ma la cantano, oltre che in chiesa, anche per strada e nelle piazze, durante le feste popolari, la cantano persone semplici, giovani e vecchi, cantanti, cori e gruppi musicali. L'elenco degli artisti che la eseguono, sardi e non, è talmente lungo da risultare interminabile. Fra gli esecutori ne citiamo soltanto tre: Maria Carta, Fabrizio De Andrè e Andrea Parodi, la cui anima affidiamo con fiducia alle cure di chi, come la Madonna, ha conosciuto la morte nel proprio figlio prima ancora che in se stessa.
Infine, auspicando che si possa continuare a celebrare la Messa in sardo, come è accaduto a febbraio e marzo a Sassari nella chiesa di San Paolo, officiata da padre Raimondo Turtas, la laude Deus ti salvet Maria appare ancora più preziosa, una laude che - cantata durante la celebrazione eucaristica- consente di pregare e di rivolgersi alla Madre di Cristo con la certezza, e in confidenza, di essere anche noi suoi figli. Ben sapendo che le sue grazie e i suoi doni, abbondanti come l'acqua della sorgente, si riversano ogni giorno nel cuore di chi la invoca.
I TRE TESTI: ITALIANO, CASTIGLIANO E SARDO.
DIO TI SALVI, MARIA
Dio ti salvi, o Maria,
che sei di grazia piena,
di grazie sei la vena
e la sorgente.
Il tuo Signor potente
teco è sempre stato
perchè t'ha preservato
immacolata.
Benedetta sei stata
fra le donne gloriosa,
madre, figlia e sposa
del mio Signore.
Sia benedetto il fiore
e il frutto del tuo seno,
Gesù fior nazareno
e il Signore nostro.
Prega il figlio tuo
per noi gran peccatori
acciò che i nostri errori
a noi perdoni.
La sua grazia ci doni
in vita e nella morte
e la felice sorte
in Paradiso.
DIOS TE SALVE, MARIA
Dios te salve, Maria
que eres de grassia llena
y de gracia la vena
y la fuente.
El Senor omnipotente
con tigo siempe ha quedado
porque te ha conservado
immaculada.
Benedicta y celebrada
sobres todas gloriosa
y Madre y Hija y Esposa
del Senor.
Benedicta sea la flor
y fructo de tu seno
Jesus flor nazareno
y Senor nuestro.
Rogad al hijo vuestro
por nos muy pecadores
qui todos los errores
nos perdone.
Sa sancta gracia nos done
en esta vida y muerte
y con la felis suerte
el Paradiso.
DEUS TI SALVET, MARIA
Deus ti salvet, Maria
chi ses de gratzias piena,
de gratzias ses sa vena
e-i sa currente.
Su Deus onnipotente
cun tegus est istadu
pro chi t'hat preservadu
immaculada.
Beneitta e laudada
subra tottu gloriosa:
mama, fiza e isposa
de su Segnore.
Beneittu su fiore
ch'est fruttu de su sinu,
Gesus, fiore divinu,
Segnore nostru.
Pregade a Fizu 'ostru
pro nois peccadores:
chi tottu sos errores
nos perdonet.
E-i sa gratzia nos donet
in vida e in sa morte
e-i sa diciosa sorte
in Paradisu. Amen.[/spoiler]
Estraggo dallo spoiler queste poche righe:
Occorre però precisare che l'utilizzo del modulo musicale dei gosos non fu omogeneo in tutta la Sardegna. Nel centro nord, di lingua logudorese, tale modulo venne impiegato con temi unicamente religiosi, mentre invece in area campidanese il modulo venne impiegato anche con temi laici. Ma pure a Nuoro, in tempi relativamente moderni, questo modulo musicale venne utilizzato per temi non religiosi, persino ludico burlesco, come in Zia Tatana.
Cos'è il modulo musicale dei Gosos?
dal disco del 1980 un pezzo tradizionale sardo ri-arrangiato da mark harris e un sardo ad honorem: fabrizio de andrè.
Quando eravamo giovane la cantavamo in chiesa in questa versione con chitarre elettriche ecc ecc
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Re: Sardegnamente....CantaMusicanti...
lepidezza ha scritto:mancu deu!
( neppure io)
mambuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu
cuoreeeeeeeeeeeeeeeeeee
e io cosa sono burda???? :incazz2:
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