Da CantaStori a Cantautori
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Re: Da CantaStori a Cantautori
lepidezza ha scritto:grazie canta e grazie mambu.
ero certo che tu avresti potuto dipanare il riferimento di capossela..
trovi nel suo repertorio citazioni e commistione?

Salvatore ha conosciuto il sud di prima della rifoma agraria, fatto di analfabetismo, miseria e schiavitù, e l'emigrazione stracciona, quella che si accalcava ai margini delle grandi città per vivere di espedienti e di lavoretti e avanzava letteralmente a dorso di mulo; Vinicio l'emigrazione operaia, miserrima anch'essa ma che aveva come obbiettivo il cantiere e la fabbrica.
Vinicio ha sempre giustamente cantato il suo mondo, che è un mondo urbano, moderno anche se popolato di marginali e disperati. Un mondo di night e sale da balle, magari trasfigurato dalla sua poesia e dal gusto per l'assurdo.
La sua visione del sud è quello di uno straniero, o meglio di uno sradicato
(Sud, fuga dell'anima tornare a sud.... Sudati è meglio e il morso è più maturo e la fame è più fame e la sete è più sete.... da Camera a Sud).
Per semplificare direi che c'è una differenza sostanziale ma un amore di Vinicio per quel mondo poetico, anche per quei suoni, ma non un tentativo d'imitazione.
Forse qualcuno più acuto potrà trovare qualcosa di più preciso...
mambu- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: Da CantaStori a Cantautori
mambu sei una risorsa!
grazie davvero. e io che pensavo di conoscere capossela!
grazie.
grazie davvero. e io che pensavo di conoscere capossela!


grazie.
lepidezza- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: Da CantaStori a Cantautori
Salvatore ha in sè l'esperienza di vita vissuta di espedienti, di mille mestieri, di stenti, di galera.... e di ritorno a casa (pur avendo vissuto a Roma per anni...poi è finito per tornare "a casa"). Il tale cieco che gli insegno' a strimpellare una chitarra a me l'altra sera ricordava un altro cieco famoso che si inventava storie che poi ci sono state tramandate... (papà Omero ppe capisse..chi non vede, vede lontano perchè non si lascia abbagliare dalle belleviste ihihihihih..)..anche il fatto che il padre abbia scritto insieme a Di Vittorio un canto di libertà-protesta quando chi si occupava di lotte sindacali e bracciantili finiva in galera e in altri casi pure morto ammazzato...testimonia proprio un altro modo di vivere e di affrontare le questioni di Disuguaglianza (con buona pace di noi moderni e viziatissimi bbuonialamentasse sulla pelle altrui..ma questa è un'altra facenna...)..
Non ho davanti le % di migrazione sud-nord del dopoguerra, ma sul fatto che i pugliesi siano tra coloro che in massa hanno affollato almeno un paio delle tre cittadone del triangolo industriale nord-ovest (TO-MI-GE) mi sembra fuori dubbio...
Se mi metto a scorrere anche i nomi di chi ha fatto fortuna nel mondo della canzone o dello spettacolo...beh i pugliesi non son secondi ad altri...Ne volete tre/quattro da valore assoluto nei rispettivi campi?
Un tal Walter Annichiarico vi dice qualcosa?
Un tal Domenico Modugno....o un tal Adriano Celentano?
Un tal Renzo Arbore?
---Di questi quattro, solo D. Modugno ha fatto l'emigrante per qualche anno ...tra TO e Roma...
mentre sia Celentano che Chiari erano figli di seconda generazione (ossia nati da genitori emigranti al nord..)..Arbore è quello che ha solo cambiato città elettiva, inventandosi ogni volta un nuovo programma radio prima...e piu' programmi tv poi..
................................
Ho già detto, ho intenzione di concentrare l'attenzione su Modugno perchè quell'omino è stato un punto imprescindibile che, partito da suoni-parole tradizional-dialettali se n'è poi allontanato, facendo un mix tutto suo tra tradizione-innovazione...
quando inizia, il cantante-tipo italiano e quello col vocione tenorile impostato alla Villa e Togliani....le canzoni parlano di mamme, di giovanotti timidi e fanciulle arrossenti, di malinconie e lontananze...tranne quelle scritte da un pianista napoletano che cantava in dialetto....e di un chitarrista-autore napoletano che riprendeva la tradiz alta della canzone napoletana...lasciando perdere le canzoni strappalacrime del periodo pre e post guerra...
per dar traccia di tutto questo, ricopierò le classifiche dei dischi piu' venduti dei primi anni 50...riportati dal sito
Singoli piu' venduti in Italia - a partire dal 1947
...........
Non ho davanti le % di migrazione sud-nord del dopoguerra, ma sul fatto che i pugliesi siano tra coloro che in massa hanno affollato almeno un paio delle tre cittadone del triangolo industriale nord-ovest (TO-MI-GE) mi sembra fuori dubbio...
Se mi metto a scorrere anche i nomi di chi ha fatto fortuna nel mondo della canzone o dello spettacolo...beh i pugliesi non son secondi ad altri...Ne volete tre/quattro da valore assoluto nei rispettivi campi?
Un tal Walter Annichiarico vi dice qualcosa?
Un tal Domenico Modugno....o un tal Adriano Celentano?
Un tal Renzo Arbore?
---Di questi quattro, solo D. Modugno ha fatto l'emigrante per qualche anno ...tra TO e Roma...
mentre sia Celentano che Chiari erano figli di seconda generazione (ossia nati da genitori emigranti al nord..)..Arbore è quello che ha solo cambiato città elettiva, inventandosi ogni volta un nuovo programma radio prima...e piu' programmi tv poi..
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Ho già detto, ho intenzione di concentrare l'attenzione su Modugno perchè quell'omino è stato un punto imprescindibile che, partito da suoni-parole tradizional-dialettali se n'è poi allontanato, facendo un mix tutto suo tra tradizione-innovazione...
quando inizia, il cantante-tipo italiano e quello col vocione tenorile impostato alla Villa e Togliani....le canzoni parlano di mamme, di giovanotti timidi e fanciulle arrossenti, di malinconie e lontananze...tranne quelle scritte da un pianista napoletano che cantava in dialetto....e di un chitarrista-autore napoletano che riprendeva la tradiz alta della canzone napoletana...lasciando perdere le canzoni strappalacrime del periodo pre e post guerra...
per dar traccia di tutto questo, ricopierò le classifiche dei dischi piu' venduti dei primi anni 50...riportati dal sito
Singoli piu' venduti in Italia - a partire dal 1947
...........
Re: Da CantaStori a Cantautori
Prendiamo ad es la classifica dei dischi piu' venduti nel 1952 ...
sul sito trovate anche qualche link ad youtube...
Classifica 1952
1. Anema e core - Roberto Murolo [1951/52]
2. Les Feuilles mortes - Yves Montand [1951/53]
3. Vola colomba - Nilla Pizzi
4. Non ti ricordi - Antonio Vasquez [1952/53]
5. C'est si bon - Yves Montand [1951/52]
6. Papaveri e papere - Nilla Pizzi
7. Jezebel - Carla Boni [1952/53]
8. Stelle e lacrime - Nilla Pizzi
9. Madonna delle rose - Oscar Carboni
10. Una Donna prega - Nilla Pizzi
in spoiler trovate la classifica fino al n 100
Scorrendo la lista, almeno a me, colpisce: i pochi nomi dei cantanti in classifica...saranno al max una 15na...e il miscuglio evidente tra la canzone in lingua italiana e in dialetto napoletano. La presenza di canzoni straniere è infinitesimale e le eccezioni sono in lingua francese (vedi Montand in 3' posizione..)
Se guardo o ricordo il modo di cantare dei cantanti, vanno per la maggiore le voci-impostate...tranne due eccezioni: Murolo e Teddy Reno...
.....
Roberto Murolo
http://www.italica.rai.it/monografie/canzone_italiana/pionieri/murolo/index.htm
sul sito trovate anche qualche link ad youtube...
Classifica 1952
1. Anema e core - Roberto Murolo [1951/52]
2. Les Feuilles mortes - Yves Montand [1951/53]
3. Vola colomba - Nilla Pizzi
4. Non ti ricordi - Antonio Vasquez [1952/53]
5. C'est si bon - Yves Montand [1951/52]
6. Papaveri e papere - Nilla Pizzi
7. Jezebel - Carla Boni [1952/53]
8. Stelle e lacrime - Nilla Pizzi
9. Madonna delle rose - Oscar Carboni
10. Una Donna prega - Nilla Pizzi
in spoiler trovate la classifica fino al n 100
- Spoiler:
- I singoli più venduti del 1952
1. Anema e core - Roberto Murolo [1951/52]
2. Les Feuilles mortes - Yves Montand [1951/53]
3. Vola colomba - Nilla Pizzi
4. Non ti ricordi - Antonio Vasquez [1952/53]
5. C'est si bon - Yves Montand [1951/52]
6. Papaveri e papere - Nilla Pizzi
7. Jezebel - Carla Boni [1952/53]
8. Stelle e lacrime - Nilla Pizzi
9. Madonna delle rose - Oscar Carboni
10. Una Donna prega - Nilla Pizzi
11. Anema e core - Nilla Pizzi [1951/52]
12. Fra Napule e Milano - Claudio Villa
13. Gigolette - Gino Latilla [1951/52]
14. Li Funtanelle - Sergio Bruni [1952/53]
15. Vent'anni - Oscar Carboni
16. 'A Voce 'e mamma - Claudio Villa
17. Aggio perduto 'o suonno - Teddy Reno
18. Varca lucente - Oscar Carboni [1952/53]
19. Perchè le donne belle - Oscar Carboni
20. 'O principe indiano - Carla Boni [1952/53]
21. Margellina - Sergio Bruni [1952/53]
22. Jezebel - Frankie Laine [1952/53]
23. L'Attesa - Gino Latilla
24. 'O Rammariello - Sergio Bruni
25. T'ho voluto bene (Non dimenticar) - Flo Sandon's [1952/53]
26. Delicado - Percy Faith [1952/53]
27. 'E Cummarelle - Gino Latilla [1952/53]
28. Due gattini - Duo Fasano
29. Gigolette - Claudio Villa [1951/52]
30. Too young (to go steady) - Nat King Cole [1952/53]
31. Desiderio 'e sole - Nilla Pizzi [1952/53]
32. Vecchia America - Quartetto Cetra
33. Bella dispettosa - Claudio Villa
34. Maria è robba mia - Gino Latilla
35. Nustalgia - Franco Ricci
36. Margellina - Nilla Pizzi [1952/53]
37. Vasammoce na vota - Sergio Bruni
38. Un Disco dall'Italia - Gino Latilla
39. Domino - Bing Crosby [1952/53]
40. Campane di Montenevoso - Luciano Tajoli [1952/53]
41. Malinconica tarantella - Gino Latilla
42. Nel regno dei sogni - Nilla Pizzi & Achille Togliani
43. Aggio perduto 'o suonno - Roberto Murolo
44. Malavicina - Franco Ricci
45. Vecchie mura - Achille Togliani
46. Sciummo - Sergio Bruni [1952/53]
47. Libro di novelle - Achille Togliani
48. High noon (Do not forsake me) - Frankie Laine
49. Lettera napulitana - Achille Togliani
50. Ninna nanna ai sogni perduti - Nilla Pizzi
51. Gigolette - Roberto Murolo [1951/52]
52. Jammo belle - Giacomo Rondinella
53. 'E Cummarelle - Antonio Basurto [1952/53]
54. Malavicina - Aurelio Fierro
55. Desiderio 'e sole - Franco Ricci [1952/53]
56. Lettera napulitana - Franco Ricci
57. 'A Rossa - Sergio Bruni
58. Jammo belle - Franco Ricci
59. Ho pianto per te - Claudio Villa
60. Sciummo - Achille Togliani [1952/53]
61. 'A Rossa - Giacomo Rondinella
62. La Collanina - Achille Togliani
63. Desiderio 'e sole - Mario Abbate [1952/53]
64. Il Mambo del trenino - Vittoria Mongardi
65. Maria Cristina - Flo Sandon's
66. Choladas (Dance of the moon festival) - Yma Sumac & Les Baxter
67. Letterine del soldato - Claudio Villa
68. Buffalo Bill - Flo Sandon's
69. Bewitched (bothered and bewildered) - Mantovani Orchestra
70. 'O Ciucciariello - Roberto Murolo
71. Taita Inty (Virgin of the sun God) - Yma Sumac & Les Baxter
72. Quatte passe pe' Tuledo - Sergio Bruni
73. Piazza di Spagna - Claudio Villa
74. A Paris - Yves Montand
75. Core 'ngrato - Roberto Murolo
76. M'hai stregato (Bewitched) - Flo Sandon's
77. Core 'ngrato - Luciano Tajoli
78. M'hai stregato (Bewitched) - Teddy Reno
79. Maria Cristina - Franco e i G.5
80. Core 'ngrato - Nilla Pizzi
Scorrendo la lista, almeno a me, colpisce: i pochi nomi dei cantanti in classifica...saranno al max una 15na...e il miscuglio evidente tra la canzone in lingua italiana e in dialetto napoletano. La presenza di canzoni straniere è infinitesimale e le eccezioni sono in lingua francese (vedi Montand in 3' posizione..)
Se guardo o ricordo il modo di cantare dei cantanti, vanno per la maggiore le voci-impostate...tranne due eccezioni: Murolo e Teddy Reno...
.....
Roberto Murolo
http://www.italica.rai.it/monografie/canzone_italiana/pionieri/murolo/index.htm
- Spoiler:
Nato da Lia Cavalli ed Ernesto Murolo, poeta e autore di brani divenuti "classici" della musica napoletana ("Napule ca se ne va", "Piscatore 'e Pusilleco", "Nun me scetà"), Roberto inizia da ragazzo a suonare la chitarra. Non ancora venticinquenne, entra a far parte del gruppo vocale Mida Quartet (ispirato agli statunitensi Mills Brothers), con il quale tra 1939 ed il '46 è in giro per l'Europa, proponendo un repertorio internazionale e di canzoni italiane. A guerra finita, torna in patria ove prende ad esibirsi al Tragara Club di Capri: il suo stile sussurrato ed essenziale da antico chansonnier, basato sulla voce seduttiva e calda accompagnata solamente dalla chitarra, rappresenta un valido aggiornamento della tradizione canora indigena, destinato a far proseliti (un nome per tutti, Fausto Cigliano). Il riscontro è subito positivo: i suoi primi 78 giri, frequentemente trasmessi dalla radio, conoscono un grande successo e per il nostro inizia anche una fortunata attività cinematografica (che lo vede apparire, per citar dei titoli, in "Catene" e "Tormento" di Raffaello Matarazzo). L'interesse per il repertorio partenopeo lo conduce, sin dal 1956, a compiere approfonditi studi sulla materia: il risultato è la pubblicazione - tra il 1963 ed il '65 - dei dodici album a 33 giri di "Napoletana. Antologia cronologica della canzone partenopea", seguita - a cominciar dal '69 - da quella d'una serie di dischi monografici dedicati a poeti del valore di Salvatore Di Giacomo, Ernesto Murolo, Libero Bovio, E.A. Mario e Raffaele Viviani. Il vastissimo repertorio di Murolo include, a questo punto, capolavori quali "Munasterio 'e Santa Chiara", "Vierno", "Sciummo", "Luna Caprese", "Scalinatella", "Tammurriata nera", "'Na voce, 'na chitarra e 'o ppoco 'e luna"; ma, valido compositore, egli propone pure suoi brani, da "'O ciucciariello" (1951) a "Torna a vucà" (1958), da "Sarrà... chi sa" (1959) a "Scriveme" (1966). In seguito a vicissitudini giudiziarie, la sua attività subisce un certo rallentamento. Solo nel 1990 se ne segnala il ritorno alla sala d'incisione: in "'Na voce, 'na chitarra" interpreta da par suo pezzi di altri colleghi, da "Spassiunatamente" di Paolo Conte a "Caruso" di Lucio Dalla. E' l'inizio di una seconda giovinezza, che lo vede nell' album "Ottantavoglia di cantare" (1992) duettare assieme a Mia Martini ("Cu'mmè") e Fabrizio De André ("Don Raffaè"), mentre in "Tu si' 'na cosa grande" (1994), un omaggio a Domenico Modugno, è Amalia Rodriguez a fargli compagnia in "Anema e core". L'attività dei concerti, ripresa con intensità, s'interrompe nel 1997; il commiato discografico è affidato a "Ho sognato di cantare" (2002), undici canzoni d'amore realizzate con autori e musicisti della sua città.
Francesco Troiano
- Spoiler:
- Cresciuto a biscotti e...melodie napoletane, Eduardo mostra prestissimo il suo talento chitarristico. A soli 9 anni già esegue con maestrìa le canzoni del patrimonio artistico partenopeo.
Comincia gli studi classici con Pasquale Serrano, componente, come il padre Ettore, dell’Accademia Calace ed entra presto a far parte di varie formazioni strumentali, spaziando con disinvoltura dalla musica colta alla canzone napoletana, della quale, grazie alla sua sensibilità artistica, avrà per tutta la vita un crescente culto ed amore.
Prezioso perfezionista e raffinato tecnico dello strumento, viene invitato, nel 1953, dal Prof. Marciano,per dirigere uno dei primi corsi di chitarra classica presso il Liceo Musicale di Napoli, che desta grande interesse nazionale.
Negli anni 50 e 60, comincia , inoltre, a legare il suo nome ad una napoletanità di alta tradizione musicale. Collabora con Michele Galdieri, Ettore De Mura, Giovanni Sarno, Max Vajro , Mario Stefanile e Roberto De Simone.
Ogni domenica mattina il popolo partenopeo ascolta “Spaccanapoli” in radio, di cui Eduardo cura la parte musicale e accompagna i più importanti cantanti dell’epoca, Sergio Bruni, Roberto Murolo, Amedeo Pariante e tanti altri. Con Murolo, in particolare, instaura una strettissima collaborazione che sfocierà in un progetto, edito Durium, che tuttora rappresenta la più importante e minuziosa collana di canzoni napoletane incisa su vinile: Antologia della canzone napoletana. Roberto, con la sua voce calda e intensa, interpreta deliziosamente nell’Antologia tutte le “pagine” più importanti della storia musicale partenopea dal 1200 (Canto delle Lavandaie) fino agli anni 60. Eduardo è l’anima del progetto. Intraprende un grande lavoro di ricerca, di scrittura musicale, di trascrizione ed arrangiamento oltre a suonare, con il suo “tocco” inconfondibile, la sua chitarra, unico strumento protagonista. Solo nelle prime incisioni, la sua esecuzione viene affiancata da quella di Alberto Continisio.
Comincia, negli stessi anni, un periodo denso di impegni e soddisfazioni : dischi, programmi e documentari RAI e per la TV francese, colonne sonore di film ( “Tre passi a Nord”, “Un marito per Anna Zaccheo”), spettacoli teatrali (anche con il suo grande “omonimo” De Filippo) , partecipazioni ad opere del San Carlo come chitarra solista , concerti
(a Parigi : Salle Gaveau, Teatro dei Campi Elisi,
a Roma nel Teatro Sistina e al Teatro delle Arti, al Conservatorio San Pietro a Maiella di Napoli e all’Accademia), e recitals da solista e in complessi da camera.
Tra un impegno e l’altro.....trova il tempo di legarsi, sentimentalmente, all’ artista Vincenza Paesano (in arte Enza Dorian), cantante lirica che predilige il repertorio napoletano e lo porta in giro per il mondo (Canada, Sud America, Belgio) affianco a grossi personaggi dell’epoca (Nunzio Gallo , Tito Schipa jr, Pina Lamara , Vera Nandi, Achille Togliani).
Nella vita di Eduardo, grande ricercatore e musicologo, l’amore per la chitarra lo spinge a dedicarsi con tutto se stesso all’ attività didattica.
La sua scuola, intitolata al chitarrista partenopeo Ferdinando Carulli, è inevitabile mèta di tanti giovani e non, appassionati dello strumento.
Diventa un punto di riferimento del fermento artistico cittadino. Maestro di chitarra, di napoletanità e di vita. Con la sua grande personalità e cultura si fa amare e stimare dai propri allievi che traggono da lui insegnamenti tecnici ma sopratutto esempi di dedizione al proprio lavoro ed imparano ad amare la propria città, Napoli, con tutte le sue tradizioni e contraddizioni.
Il suo studio in via Aniello Falcone è un irripetibile contenitore di oggetti e di atmosfera partenopea: Una eccezionale collezione di Pulcinella, in sculture e quadri, libri e partiture ovunque, opere pittoriche di grandi maestri napoletani, chitarre di ogni epoca e misura, mandolini e strumenti tradizionali.
Tra i suoi allievi, oltre ai già citati Sergio Bruni e Roberto Murolo, tanti altri artisti che di lì a poco avrebbero brillato nel firmamento della musica napoletana e mondiale: Edoardo ed Eugenio Bennato, Fausto Cigliano, Patrizio Trampetti, Fausta Vetere, Corrado Sfogli, Mauro Di Domenico e, ancora, i concertisti Mimmo D’Aquino, Mauro Quattrocchi, Mario Fragnito e Lucio Materazzo, alcuni dei quali, oggi, docenti di Conservatorio.
Nel 70, egli riceve, a Castellammare, il premio Carulli, per i suoi meriti artistici e didattici.
Dal 1972, Eduardo accetta di dirigere la cattedra di chitarra del Conservatorio “D.Cimarosa” di Avellino. Inoltre è sovente membro di Commissione di esame , sia di Conservatorio che di concorsi chitarristici nazionali ed internazionali.
“Autore raffinato di brani per chitarra solista (“Tarantella”, “Fantasia ‘e culure” “Moresca” “Orientale”, ”Cale Capresi” “Alghe Marine”, “Tarantella cu’ Pulicenella”, “Voci dal mare”,etc....), molte di esse edite dalla Bèrben, si è anche cimentato nella composizione di canzoni, su testi di Maria Murolo, Pisani, Tolino e De Liguori. Con Roberto Murolo scrive una commuovente preghiera, “Amore Signore”.
Eduardo, un’ artista che Napoli ha amato e che ha lasciato un segno indelebile nel mondo della musica cittadina e non.
Giuseppe Marotta, gli dedicò la poesia “'A chitarra” , e altri versi gli furono dedicati dal celebre pittore e poeta Giovanni Panza.
Alla sua dolorosa scomparsa, i suoi “storici” allievi, vollero organizzare uno spettacolo in sua memoria.
In un Teatro Mercadante gremito di persone, il 3 Gennaio 1994, si esibirono tutti i suoi discepoli” e amici di sempre: Bennato, Sergio Bruni, Murolo, la Nuova Compagnia di Canto Popolare, riunita per l’occasione con i componenti “storici” Peppe Barra, Giovanni Mauriello, e , naturalmente Trampetti, Sfogli, Fausta Vetere ed Eugenio, poi, i grandi concertisti Alirio Diaz, venuto apposta dal Venezuela , Mario Gangi, Umberto Leonardo, il duo Fragnito-Matarazzo, Mauro Di Domenico, con il padre Lello. Una citazione particolare merita l’ esibizione della sua famiglia nell’ interpretazione di “Serenatella Piccerella”, quella canzone che, dopo 70 anni, accompagnava la sua anima, come nella nascita, verso il riposo eterno. Sul palco il fratello Mario con il mandolino del padre, i nipoti Adele, Ettore (con la moglie Angela), Rossella e Gianfranco a cui toccò imbracciare,per la prima volta, la amata, inseparabile chitarra di zio Eduardo. La “Gallinotti”, compagna di una vita d’artista , di un grande napoletano che, come disse Roberto De Simone alla sua scomparsa, apparteneva ad una specie in via d’estinzione.
Il 14 Marzo 2003, anche Roberto Murolo,
all’età di 91 anni, raggiunge i suoi amici “grandi napoletani”.
E’ un momento molto triste per tutta la città di Napoli.
Sul giornale IL MATTINO del giorno dopo si leggono le parole di un altro grande artista napoletano, Pino Daniele, che ricorda così, testualmente, Roberto ed Eduardo :
“.....Io ho avuto il privilegio di incontrare Roberto, di incrociare la mia chitarra con la sua voce, di emozionarmi pensando quando al suo servizio c’era la sei corde di un maestro chiamato Eduardo Caliendo. Ecco, ho fatto un sogno, che Murolo, Carosone e Caliendo si ritrovino, chissà dove, per formare il più strepitoso trio della storia della musica napoletana, anzi, italiana......”
Re: Da CantaStori a Cantautori
Facciamo lo stesso giochino-classifica nel 1956
?
Classifica singoli piu' venduti nel 1956
# Maruzzella - Renato Carosone [1955/57]
# Guaglione - Aurelio Fierro [1956/57]
# Love is a many splendored thing - The Four Aces and Al Alberts [1956/57]
# Mambo italiano - Rosemary Clooney [1955/56]
# Io, mammeta e tu - Renato Carosone
# Piccerella - Claudio Villa [1956/57]
# Giuvanne cu 'a chitarra - Renato Carosone
# Smile - Nat King Cole [1955/56]
# Oho aha - Caterina Valente
# Aprite le finestre - Franca Raimondi
Se scorrete gli altri titoli, troverete tra gli italiani nomi nuovi...Modugno e Buscaglione...e l'avvento di un tot numero di cantanti USA ...Presley, Perry Como..F. Sinatra...
......
Carosone è un pianista-cantante napoletano che nell'arco degli anni 50 ebbe notevole successo pur cantando prettamente in dialetto napoletano....canzonette dal tema leggero e canzonatorio che spesso erano una non velata presa in giro proprio della canzone napoletana-italiana melensa, malinconica, strappalacrime che allora era in voga...
Biografia in Spoiler..
Caravan petrol? Tu vuò fà l'americano? Torero? O sarracin? E la barca torno' sola? Io mammeta e tu? ....Io mammetà e tu fu scritta con Modugno

Classifica singoli piu' venduti nel 1956
# Maruzzella - Renato Carosone [1955/57]
# Guaglione - Aurelio Fierro [1956/57]
# Love is a many splendored thing - The Four Aces and Al Alberts [1956/57]
# Mambo italiano - Rosemary Clooney [1955/56]
# Io, mammeta e tu - Renato Carosone
# Piccerella - Claudio Villa [1956/57]
# Giuvanne cu 'a chitarra - Renato Carosone
# Smile - Nat King Cole [1955/56]
# Oho aha - Caterina Valente
# Aprite le finestre - Franca Raimondi
- Spoiler:
- # Musetto - Quartetto Cetra
# 'O Russo e 'a rossa - Renato Carosone [1956/57]
# La Colpa fu... - Ugo Molinari
# Suspiranno 'na canzone - Aurelio Fierro
# Amami se vuoi - Tonina Torielli
# Thirteen women - Bill Haley
# Pota po' - Aurelio Fierro
# The Last time I saw Paris - Len Mercer
# La Vita è un paradiso di bugie - Luciana Gonzales
# Love walked in - Joe Loss
# Manname 'nu raggio 'e sole - Nunzio Gallo
# The River of no return - Marilyn Monroe
# L'Amore è una cosa meravigliosa - Flo Sandon's [1956/57]
# 'E Rrose d' 'o core - Tonina Torrielli
# Guaglione - Renato Carosone [1956/57]
# 'A Palummella - Aurelio Fierro
# Domani - Renato Carosone [1956/57]
# Vino vino - Renato Carosone
# Peppeniello 'o trumbettiere - Claudio Villa
# Suspiranno 'na canzone - Giacomo Rondinella
# Passione amara - Claudio Villa
# Mes mains - Gilbert Becaud
# Mambo italiano - Renato Carosone
# Dream - Frank Sinatra
# Ricordate Marcellino - Quartetto Cetra
# Butta la chiave - Van Wood
# Marcellino pan y vino (Ricordate Marcellino) - Carla Boni & Gino Latilla
# L'Ultima volta che vidi Parigi (The last time I saw Paris) - Carla Boni
# Musetto - Domenico Modugno
# La Donna riccia - Domenico Modugno
# Mambo bacan - Sophia Loren
# Cherry pink and apple blossom white (Cerisier rose) - Eddie Calvert
# Nota per nota - Ugo Molinari
# Albero caduto - Ugo Molinari
# Domani - Julius LaRosa [1956/57]
# The Man with the golden arm - Elmer Bernstein
# Mambo italiano - Franco e i G.5
# The Rose tattoo - Percy Faith
# Heartbreak Hotel - Elvis Presley
# Refrain - Lys Assia
# Qualcosa è rimasto - Tonina Torrielli
# Tutti frutti - Elvis Presley [1956/57]
# Ho detto al sole - Gianni Marzocchi
# Mambo italiano - Carla Boni
# Due teste sul cuscino - Ugo Molinari
# Porfirio Villarosa - Fred Buscaglione
# Il Cantico del cielo - Tonina Torrielli
# Il Trenino del destino - Franca Raimondi
# Io songo americano - Johnny Dorelli
# 'A Frangesa - Katyna Ranieri
# Smile - Frank Chacksfield [1955/56]
# O baby kiss me - Johnny Dorelli
# Dincello tu - Claudio Villa
# Ricordate Marcellino - Van Wood
# Baby bu - Van Wood
# The Man with the golden arm - Ted Heath
# Un Po' di cielo - Quartetto Cetra
# Spaghetti cha cha cha - Van Wood
# Pescava i gamberi - Carla Boni & Gino Latilla
# Me que me que - Van Wood
# Unchained melody - Roy Hamilton
# Hound dog - Elvis Presley
# Guitar boogie - Arthur Smith
# Butta la pasta Teresa - Van Wood
# Baby bu - Carla Boni & Gino Latilla
# Take my love - Mantovani Orchestra
# Hummingbird - Frankie Laine
# L'hai voluto tu - Claudio Villa
# Che m'e' 'mparato a ffa' - Sophia Loren
# Zingarella tu non lo sai - Claudio Villa
# T'è piaciuta - Renato Carosone
# Croce di oro (Cross of gold) - Nilla Pizzi
# Ciumachella - Teddy Reno
# Non illuderti - Marino Barreto jr
# Ne' guaglio' - Maria Paris
# La la lu - Peggy Lee
# Sorridi - Paola Bolognani
# Il Gattino sulla tastiera (Kitten on the keys) - Renato Carosone
# The Rose tattoo - Lita Roza
# The Rose tattoo - Perry Como
Se scorrete gli altri titoli, troverete tra gli italiani nomi nuovi...Modugno e Buscaglione...e l'avvento di un tot numero di cantanti USA ...Presley, Perry Como..F. Sinatra...
......
Carosone è un pianista-cantante napoletano che nell'arco degli anni 50 ebbe notevole successo pur cantando prettamente in dialetto napoletano....canzonette dal tema leggero e canzonatorio che spesso erano una non velata presa in giro proprio della canzone napoletana-italiana melensa, malinconica, strappalacrime che allora era in voga...
Biografia in Spoiler..
- Spoiler:
http://www.italica.rai.it/index.php?categoria=biografie&scheda=canzone_carosone
Diplomatosi in pianoforte all'età di diciassette anni presso il conservatorio di San Pietro in Majella, è subito scritturato da una compagnia d'arte varia ed inizia la sua attività in Africa, prima a Massaua, poi ad Asmara ed infine ad Addis Abeba, prestando pure servizio militare. Rientra in Italia nel 1946, ad ostilità finite e dopo quasi un decennio d'assenza. Nel 1949, scritturato da un nuovo locale napoletano, lo Shaker Club, dà vita al Trio Carosone: condividono l'avventura l'olandese Peter Van Wood - tra i primi a suonare da noi la chitarra elettrica, in seguito autore di brani quali "Tre numeri al lotto" (1949) e "Via Montenapoleone" (1954) - ed il fantasioso Gegè Di Giacomo, batterista versato per la comicità. Il successo del gruppo è immediato, con un repertorio influenzato dal jazz - Fats Waller, soprattutto - ed in parte fondato sulla garbata ironizzazione di canzoni della tradizione napoletana ("Scalinatella", "Anema e core", "Luna rossa") od italiana ("E la barca tornò sola"). Quando Van Wood decide di lasciare per recarsi in America, la band s'allarga dapprima a quartetto e, successivamente, a sestetto. La notorietà in continuo aumento - rafforzata dalle esibizioni al locale di Sergio Bernardini, la Bussola di Focette, in Versilia - porta il nostro ad incidere, tra il 1954 ed il 1958, i sette 33 giri di "Carosello Carosone", ove sono raccolte gran parte delle sue irresistibili composizioni. Intanto nei concerti, divenuti degli autentici spettacoli - l'introduttivo "Canta Napoli" di Gegè di Giacomo, i dialoghi singolari ad inframmezzare le esecuzioni, l'uso di oggetti in tema (vedi la penna da indiano per "Il pellerossa") - destinati a terminare col coinvolgimento del pubblico, vengono eseguiti in maniera travolgente tutti i classici di Carosone: "Maruzzella" (1955), dedicata alla moglie e scritta assieme ad Enzo Bonagura; "Tu vuo' fa' l'americano" (1956), che inaugura in maniera felicissima la collaborazione col pittore-paroliere Nicola Salerno, in arte Nisa; "O' sarracino" (1958), dal ritmo travolgente; "Torero" (1958), in testa per due settimane alle classifiche di vendita Usa e che conoscerà oltre trenta versioni in lingua inglese; "Caravan Petrol" (1959), eseguita col turbante in testa da Di Giacomo. Un lungo tour, partito da Cuba e conclusosi alla Carnegie Hall di New York il 5 gennaio 1957 con esiti trionfali, dà conto della straordinaria popolarità del musicista campano: tuttavia non gli impedisce nel '60 di annunciare, all'apice della carriera, il proprio ritiro dalle scene ("per scendere dalla ribalta - dirà poi - mentre ero ancora vivo"). Il suo silenzio, poche volte interrotto - il concerto alla Bussola nel '75, un disco nell'82, la non memorabile partecipazione al Sanremo dell'89 - durerà oltre quarant'anni, non bastevoli a far piombare nell'oblio la sua inimitabile arte.
Caravan petrol? Tu vuò fà l'americano? Torero? O sarracin? E la barca torno' sola? Io mammeta e tu? ....Io mammetà e tu fu scritta con Modugno
Re: Da CantaStori a Cantautori
Scusa se torno un pochino indietro, Canta
Quella di suo padre e Di Vittorio è una delle tante balle che Salvatore ha raccontato per "darsi un tono". Dopotutto era ben accolto e coccolato dagli ambienti di sinistra e forse ha voluto attribuirsi un quarto di nobiltà, e in questo dimostrò ancora di più quella mentalità da poar christ che lo imprigionò tutta la vita.
Altrove, forse più sinceramente, parla di suo padre che per un soldo cantava le orazioni ai morti, facendo incazzare il prete che gli mandava dietro i carabinieri per non avere un concorrente.
Sull'emigrazione interna ci sarà sicuramente qualche sito, ma non avendo tanto tempo e non essendo bravo a ravanare segnalo un vecchio libro molto documentato e pieno di grafici e tabelle
Ugo Ascoli, Movimenti migratori in Italia, BO, 1979
Sicuramente reperibile in molte biblioteche.
(per tutto il discorso che vuoi fare non sarebbe male tener bene presenti i fatti storici e sociali del periodo, quindi da bravi, voi seguaci di Canta, studiate
)
dal libro di Ascoli si può vedere come i pugliesi in termini assoluti furono secondi solo ai siciliani nelle migrazioni interne. Però si concentrarono soprattutto su Roma nell'immediato dopoguerra e poi su Milano. Genova molto meno e Torino in modo significativo solo negli anni 60. La maggior parte dei migranti era della grande zona agricola del foggiano e del barese, dove c'era appunto una grande tradizione di lotte bracciantili, e i migranti venivano spesso da quelle famiglie che per motivi politici furono escluse o meno beneficiate dalla riforma agraria iniziata nel 1950.
Continuiamo con Carosone e il mitico autore di Non ho l'età (Nisa)

Quella di suo padre e Di Vittorio è una delle tante balle che Salvatore ha raccontato per "darsi un tono". Dopotutto era ben accolto e coccolato dagli ambienti di sinistra e forse ha voluto attribuirsi un quarto di nobiltà, e in questo dimostrò ancora di più quella mentalità da poar christ che lo imprigionò tutta la vita.
Altrove, forse più sinceramente, parla di suo padre che per un soldo cantava le orazioni ai morti, facendo incazzare il prete che gli mandava dietro i carabinieri per non avere un concorrente.
Sull'emigrazione interna ci sarà sicuramente qualche sito, ma non avendo tanto tempo e non essendo bravo a ravanare segnalo un vecchio libro molto documentato e pieno di grafici e tabelle
Ugo Ascoli, Movimenti migratori in Italia, BO, 1979
Sicuramente reperibile in molte biblioteche.
(per tutto il discorso che vuoi fare non sarebbe male tener bene presenti i fatti storici e sociali del periodo, quindi da bravi, voi seguaci di Canta, studiate

dal libro di Ascoli si può vedere come i pugliesi in termini assoluti furono secondi solo ai siciliani nelle migrazioni interne. Però si concentrarono soprattutto su Roma nell'immediato dopoguerra e poi su Milano. Genova molto meno e Torino in modo significativo solo negli anni 60. La maggior parte dei migranti era della grande zona agricola del foggiano e del barese, dove c'era appunto una grande tradizione di lotte bracciantili, e i migranti venivano spesso da quelle famiglie che per motivi politici furono escluse o meno beneficiate dalla riforma agraria iniziata nel 1950.
Continuiamo con Carosone e il mitico autore di Non ho l'età (Nisa)

mambu- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: Da CantaStori a Cantautori
e non so documentare sulla veridicità-falsità di quell'aneddoto su canzonetta tra Di Vittorio e papà poverodiavolo Salvatore....quello che posso immaginare è che i due avevano lo stesso "mondo di indifesi alle spalle" e quel mondo ha contemporaneamente una forza e una fragilità che parecchi avevano come propriomondo di provenienza...e parlo proprio di quelle persone che dal secondo dopoguerra ai primi annisessanta fecero fagotto e da contadini di terra povera si trasformarono in popolazione di urbane periferie...fenomeno di cui ha scritto e filmato e raccontato in tv un tale delle tue parti...un tal PPP che credo scrisse anche qualcosa in dialetto per Endrigo...ma mink..il titolo della canzone non me lo ricord....
cmq, non si capisce un'emerito nisba di quel periodo - anni 50 - se non si considera che quel decennio fu sostanzialmente un decennio di brusco passaggio da una società italiana prettamente agricola e rurale...ad una società ndustrioso-urbana..
io non so dove diamine lessi...ai tempi dell'università, che in soldoni, l'emigrazione meridionale verso le città nord-ovest era fatta sostanzialmente da poveri-cristi, i cosiddetti terroni che arrivavano su con la valigia di cartone, ospitati da qualche paesano che già stava su...finchè trovato un lavoro e un buco-casa, richiamavano su mogli e figlioli, mentre l'emigrazione verso Roma è piu'antica e composita, essendone parte non solo la parte di popolazione piu' povera e senza mezzi, ma anche quella fetta che si trasfer' in quella città ma con professionalità specifiche e cmq legate al posto fisso pubblico....penso alla Pubblica Amministrazione centrale..uffici pubblici ...ministeriali e non..
Tutto questo c'entra con la canzone? Si che c'entra...perchè è proprio in quel periodo che la canzone smetterà di occuparsi solo di temi "privati-da fidanzatini" per aprir taccuini e suoni a tutto il circondario...
Se penso al testo di "amara terra mia" o "vecchio frac" ..non mi viene in mente il ragionare di un singolo che parla di singoli..ma di un singolo che parla di molti, indicando qualcosa che non riguarda solo sè, ma nel caso di vecchiofrac, di un periodo che si chiude per sempre..per avviare qualcosa che ancora non c'è (e gli anni 50 sono un decennio di attesa...di fuga da un periodo di macerie e di disfatte verso qualcosa che ancora non si sa come sarà...). Rassegnateve: su Vecchiofrac ho una valangata di cose da scrivere
cmq, non si capisce un'emerito nisba di quel periodo - anni 50 - se non si considera che quel decennio fu sostanzialmente un decennio di brusco passaggio da una società italiana prettamente agricola e rurale...ad una società ndustrioso-urbana..
io non so dove diamine lessi...ai tempi dell'università, che in soldoni, l'emigrazione meridionale verso le città nord-ovest era fatta sostanzialmente da poveri-cristi, i cosiddetti terroni che arrivavano su con la valigia di cartone, ospitati da qualche paesano che già stava su...finchè trovato un lavoro e un buco-casa, richiamavano su mogli e figlioli, mentre l'emigrazione verso Roma è piu'antica e composita, essendone parte non solo la parte di popolazione piu' povera e senza mezzi, ma anche quella fetta che si trasfer' in quella città ma con professionalità specifiche e cmq legate al posto fisso pubblico....penso alla Pubblica Amministrazione centrale..uffici pubblici ...ministeriali e non..
Tutto questo c'entra con la canzone? Si che c'entra...perchè è proprio in quel periodo che la canzone smetterà di occuparsi solo di temi "privati-da fidanzatini" per aprir taccuini e suoni a tutto il circondario...
Se penso al testo di "amara terra mia" o "vecchio frac" ..non mi viene in mente il ragionare di un singolo che parla di singoli..ma di un singolo che parla di molti, indicando qualcosa che non riguarda solo sè, ma nel caso di vecchiofrac, di un periodo che si chiude per sempre..per avviare qualcosa che ancora non c'è (e gli anni 50 sono un decennio di attesa...di fuga da un periodo di macerie e di disfatte verso qualcosa che ancora non si sa come sarà...). Rassegnateve: su Vecchiofrac ho una valangata di cose da scrivere

Re: Da CantaStori a Cantautori

sull'immigrazione a Roma ricordo molte cose le libro di Portelli, L'ordine è già stato eseguito, che accennava a due periodi espansivi: la Roma umbertina neocapitale e gli anni dell'espasione burocratica dello stato fascista.
Come dicevi tu era un'immigrazione a due facce: i funzionari statali e lavoratori a quel giro collegati, quindi principalmente piccoli e medi borghesi; e la plebe funzionale alla crescita della città, cavatori e muratori per primi, ma anche piccoli commercianti, artigiani, bottegai, persone di servizio (le mitiche balie friulane

Nel dopoguerra ci fu invece una vera ondata di miseria su Roma da un po' tutte le zone del sud: e si formò quella cinta di baracche che l'ha circondato fino addirittura agli anni '80.
PPP non scrisse esplicitamente per Endrigo, ma dietro sua proposta gli propose di adattare una delle poesie friulane di La miej zoventut (La meglio gioventù). Endrigo fece dei minimi adattamenti alla traduzione pasoliniana e nacque
Il soldato di Napoleone (1962, ma questa è la versione live del 1970)
ovviamente censurata dalla Rai.
Testo friulano e traduzione italiana
- Spoiler:
IL
SOLDÀT DI NAPOLEON
«Adio,
adio, Ciasarsa, i vai via pal mond,
mari e pari, iu lassi, vai cun Napoleon.
Adio, veciu paìs, e cunpàins zovinùs,
Napoleon al clama la miej zoventùt.»
Co al leva il soreli, al prin lusòur dal dì,
Visèns cu’l so ciavàl di scundiòn l’è partìt.
A ciavàl ch’al coreva, di lunc su il Tilimìnt
pai magrèis di Codròip, pai boscùs di Ciamìn,
e co a suna misdì, al soreli leòn,
Visèns al si presenta a di Napoleon.
Co son passàs siet mèis a son in miès la glas
a conquistà li Rùssiis, pierdùs e bandunàs,
co son passàs sièt dis a son in miès il zèil
tali grandis Polòniis, firìs e prisonèirs.
Scaturlt il ciavàl par la nèif al s-ciampava
e Visèns parsora che al savariava:
la nèif al la bagnava cu na ria di sanc,
i vuj si iu platava cu la so rossa man.
«Fèrmiti, ciavàl, fèrmiti ti prej,
ch’a è ora ch’i ti dedi una mana di fen.»
Il ciavàl al si ferma e al vuarda ilso paròn,
che ormai al mòur di frèit, cu’l vuli quièt e bon.
«Sta fer, veciu, sta fer, che prin vuej bruschinàti
schèn ch’i mòur di frèit, e i sedi disperàt.»
Cu laso baionèta a ghi squarta la pensa
e al met a tet li drenti la vita ch’a gli vansa.
Susana cun so pari passa par li cu’l ciar
e a jot il zuvinìn tai vìssars dal ciavàl.
«Ali, pari, salvànlu chistu puòr soldàt
ch’al mòur ta li Polòniis da duciu bandunàt.»
«Cui i seisu, soldàt, vignùt tant di lontàn?»
«I soi Visèns Colùs, un zovinùt taliàn:
i vuèj puartati via ‘pena ch’i soj vuarìt,
parsè che in tal sen i to vuj mi àn ferìt.»
«No, no, ch’i no ven via, ch’i mi sposi sta Pasca,
no, no, ch’i no ven via, sta Pasca i sarài muarta.»
La Domènia uliva duciu doi a planzèvin,
e un cun l’altri a planzi di lontàn si viodèvin.
Di Lùnis sant si viòdin in te l’ort di scundiòn,
e coma doi colomps a si dan un bussòn.
Di Zòiba sant ch’a nàssin li rosis e i flòurs,
s-ciàmpin da li Polòniis par passudà l’amòur.
La Domènia di Pasca che dut il mond al cianta
a rivin nemoràs ta la ciera di Fransa.
(la grafia friulana è scorretta ma non so come fare certi accenti)
IL
SOLDATO DI NAPOLEONE
«Addio,
addio, Casarsa, vado via per il mondo,
il
padre e la madre li lascio, vado via con Napoleone.
Addio,
vecchio paese, e compagni giovincelli,
Napoleone
chiama la meglio gioventù.»
Quando
si alza il sole, al primo chiaro del giorno,
Vincenzo
col suo cavallo, di nascosto se n’è partito.
A
cavallo correva, lungo il Tagliamento,
per
i magredi di Codroipo, per le boschine di Camino,
e
quando suona mezzodì, sotto il solleone,
Vincenzo
si presenta a Napoleone.
Come
furono passati sette mesi, sono in mezzo al ghiaccio
a
conquistare la Russia, perduti e abbandonati;
come
furono passati sette giorni, sono in mezzo al gelo
della
grande Polonia, feriti e prigioneri.
Spaventato
il cavallo fuggiva per la neve,
e
sopra Vincenzo che delirava:
la
neve la bagnava con una riga di sangue,
gli
occhi se li nascondeva con la sua rossa mano.
«Fermati,
cavallo, fermati ti prego,
che
è ora che ti dia un mannello di fieno.»
Il
cavallo si ferma e guarda il suo padrone,
che
ormai muore di freddo, col suo occhio quieto e buono.
«Sta
fermo, vecchio, sta fermo, che voglio bruschinarti,
benché
muoia di freddo e sia disperato.»
Con
la sua baionetta gli squarcia il ventre,
e
dentro vi ripara la vita che gli avanza.
Susanna
con suo padre passa di lì sul carro,
e
vede il giovinetto nei visceri del cavallo.
«Ah,
padre, salviamolo, questo povero soldato
che
muore nella Polonia da tutti abbandonato.»
«Chi
siete, bel soldato, venuto così da lontano?»
«Sono
Colussi Vincenzo, un giovinetto italiano:
e
voglio portarti via, appena mi sono guarito,
perché
nel petto con gli occhi mi hai ferito.»
«No,
no, che non vengo via, perché mi sposo questa Pasqua.
No,
no, che non vengo via, perché questa Pasqua sarò morta.»
La
Domenica degli ulivi tutti e due piangevano,
e
l’uno e l’altra piangere si vedevano di lontano.
Il
Lunedì santo si vedono di nascosto nell’orto,
e
si danno un bacio come due colombi.
Il
Giovedì santo, che nascono rose e fiori,
scappano
dalla Polonia per saziare l’amore.
La
Domenica di Pasqua, che tutto il mondo canta,
arrivano
innamorati nella terra di Francia.
Di Pasolini sono interessanti le canzoni in romanesco che fece per la Betti, oltre a quella con Modugno.
Associazioni di idee: Endrigo fece pure una canzone sull'emigrazione, Il treno che viene dal Sud (1967) in aperta polemica con Lauzi, La donna del sud (1966) e la sua visione pittoresca e porcellosa.
Associazione di idee 2: anche l'espressione "la meglio gioventù" viene da una canzone. Ve lo lascio come quiz

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Re: Da CantaStori a Cantautori
Visto che ci sono metto le canzoni romanesche di Pasolini cantate da Laura betti
Valzer della toppa (musica di Piero Umiliani, che ricorderete come l'inventore del Crime jazz all'italiana de I soliti ignoti, parodia e affettuosa citazione del jazz da film neri, oltre che del mitico Mah na' mah na'
)
Macrì Teresa detta Pazzia (qui la musica è di P. Piccioni, un altro ccènio della musica per cinema)
Cristo al Mandrione non nella versione della Betti e neanche in quella della Ferri, che non ho trovato, ma di Grazia De Marchi, una degna interprete del repertorio "popolare" (anche se è veronese e si sente)
Qui si potrebbe deviare a parlare del teatro canzone ma chiudo l'OT
Valzer della toppa (musica di Piero Umiliani, che ricorderete come l'inventore del Crime jazz all'italiana de I soliti ignoti, parodia e affettuosa citazione del jazz da film neri, oltre che del mitico Mah na' mah na'

Macrì Teresa detta Pazzia (qui la musica è di P. Piccioni, un altro ccènio della musica per cinema)
Cristo al Mandrione non nella versione della Betti e neanche in quella della Ferri, che non ho trovato, ma di Grazia De Marchi, una degna interprete del repertorio "popolare" (anche se è veronese e si sente)
Qui si potrebbe deviare a parlare del teatro canzone ma chiudo l'OT

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Re: Da CantaStori a Cantautori
ecco in questa page c'è il colleg anche per scaricarsi l'mp3 della canzone di Endrigo su Napo62...
Su Endrigo-Pasolini
Ferri-Toppa-Pasolini
cercavo un link-page riassuntivo, ma non ci fu vers :chedici:
Su Endrigo-Pasolini
Ferri-Toppa-Pasolini
cercavo un link-page riassuntivo, ma non ci fu vers :chedici:
Re: Da CantaStori a Cantautori
Riprendendo un paio di fili delle matasse precedenti...
nei primi anni '50, c'erano alcuni filoni musical-canzonettari concomintanti:
un filone di canzoni in italiano, cantate da signori cantanti dalla voce impostata, che cantavano temi standard (sempre quell...), un filone di canzoni in dialetto (soprattutto napoletano) cantate sia da ugole d'oro (A.Fierro e S. Bruni..) che da cantanti confidenziali (Murolo e T. Reno su altri, che spesso cantavano accompagnandosi con la sola chitarra..), un terzo filone scanzonato, dai temi assolutamente leggeri-disimpegnati che aveva come max rappresentante R. Carosone e le sue canzoni in napoletano che mixavano ritmi non proprio italianissimi...bensì quelli sbarcati nelle sale-ballo italiane nell'immediato dopoguerra..
In questo panorama generale, s'affaccia un giovanotto, pugliese, che inizia trasferendosi prima a To e poi a Roma (dove frequenta il centro cinematografia) e nel frattempo si automantiene canticchiando canzoni altrui e poi anche le sue...
La sua carriera inizia scrivendo-cantando in dialetto...siciliano e napoletano...anche perchè allora un cantante non con la voce impostata poteva incidere ben poco del repertorio in voga...
ed infatti quel tale inizia incidendo brani in dialetto o in altri casi sono altri che incidono canzoni sue (Io mammeta e tu la scrive con Carosone... Musetto la incide il Q. Cetra..)..
Quel ragazzo ha un paio di filoni musicali di riferimento: la canzone in dialetto con testi disimpegnati ed allegri da un lato e malinconico-popolari dall'altra.. e la canzone a tema prettamente d'amour, argomento che nelle sue canzoni a volte è espresso in dialetto e altre volte in italiano...
Se s'ascolta "U pisci spada" canzone in siciliano con la sola chitarra ...il richiamo agli ambienti musicali di Murolo risulta facile facile...
Se si ascolta "resta ccu mme"
.....si stenta a collocarla da qualche parte "anteriore":
...perchè ha un ritmo musicale discontinuo, quasi in levare come le canzoni swingate.., nel testo si fa riferimento a chi ha già avuto a che fare con amori precedenti e ci si pone nell'atteggiamento di accettarne i precedenti perchè l'amore vuol dire quello (ma quando mai prima s'era cantato questo da qualche parte?)
Se si ascolta "vecchio frac" ...versione solochitarra e voce, si stenta a credere che sia dello stesso cantante di io mammeta e tu e della donna riccia :chedici:
Eppure...quella canzone non solo appartiene al tale, ma NON somiglia a nessuna canzone precedente e...come la futura Nelbludipintodiblu....è una sequenza di istantanee fotografiche, ogni frase un minivideo, un quadro di un cartellone da cantastorie dell'ei fu..
Quel modo di scrivere e narrare una canzone come un racconto chiuso diventerà, suo malgrado, un apripista per chi in futuro si cimenterà con lo scrivere-musicare una storia, un fatto, un evento fatto di emotività e sensibilità insieme..
Personalmente - naturalmente parere personale - la canzone d'autore italiana se ha dei punti di partenza fissi, questi si collocano a metà annicinquanta,e passano per: resta ccu mme (per le canzoni intimistico-amorose) e Vecchio frac (per le canzoni che attraverso il testo vogliono disegnare un determinato periodo-frangente collettivo).
Accanto a questi due filoni, il terzo è quello che inizia con Carosone e viene ampliato da Buscaglione...ossia è quel filone che assume ritmi musicali non consueti per le melodie italiane del tempo, ma che arriva d'oltralpe e soprattutto che ha in testi demenziali-scanzonati la sua chiave distintiva.
Ora scusassero, vado a cenare e se riesco dopo scrivo papellino su Vecchiofrac ....e sinnò lo scriverò dimane

nei primi anni '50, c'erano alcuni filoni musical-canzonettari concomintanti:
un filone di canzoni in italiano, cantate da signori cantanti dalla voce impostata, che cantavano temi standard (sempre quell...), un filone di canzoni in dialetto (soprattutto napoletano) cantate sia da ugole d'oro (A.Fierro e S. Bruni..) che da cantanti confidenziali (Murolo e T. Reno su altri, che spesso cantavano accompagnandosi con la sola chitarra..), un terzo filone scanzonato, dai temi assolutamente leggeri-disimpegnati che aveva come max rappresentante R. Carosone e le sue canzoni in napoletano che mixavano ritmi non proprio italianissimi...bensì quelli sbarcati nelle sale-ballo italiane nell'immediato dopoguerra..
In questo panorama generale, s'affaccia un giovanotto, pugliese, che inizia trasferendosi prima a To e poi a Roma (dove frequenta il centro cinematografia) e nel frattempo si automantiene canticchiando canzoni altrui e poi anche le sue...
La sua carriera inizia scrivendo-cantando in dialetto...siciliano e napoletano...anche perchè allora un cantante non con la voce impostata poteva incidere ben poco del repertorio in voga...
ed infatti quel tale inizia incidendo brani in dialetto o in altri casi sono altri che incidono canzoni sue (Io mammeta e tu la scrive con Carosone... Musetto la incide il Q. Cetra..)..
Quel ragazzo ha un paio di filoni musicali di riferimento: la canzone in dialetto con testi disimpegnati ed allegri da un lato e malinconico-popolari dall'altra.. e la canzone a tema prettamente d'amour, argomento che nelle sue canzoni a volte è espresso in dialetto e altre volte in italiano...
Se s'ascolta "U pisci spada" canzone in siciliano con la sola chitarra ...il richiamo agli ambienti musicali di Murolo risulta facile facile...
Se si ascolta "resta ccu mme"
.....si stenta a collocarla da qualche parte "anteriore":
...perchè ha un ritmo musicale discontinuo, quasi in levare come le canzoni swingate.., nel testo si fa riferimento a chi ha già avuto a che fare con amori precedenti e ci si pone nell'atteggiamento di accettarne i precedenti perchè l'amore vuol dire quello (ma quando mai prima s'era cantato questo da qualche parte?)
Se si ascolta "vecchio frac" ...versione solochitarra e voce, si stenta a credere che sia dello stesso cantante di io mammeta e tu e della donna riccia :chedici:
Eppure...quella canzone non solo appartiene al tale, ma NON somiglia a nessuna canzone precedente e...come la futura Nelbludipintodiblu....è una sequenza di istantanee fotografiche, ogni frase un minivideo, un quadro di un cartellone da cantastorie dell'ei fu..
Quel modo di scrivere e narrare una canzone come un racconto chiuso diventerà, suo malgrado, un apripista per chi in futuro si cimenterà con lo scrivere-musicare una storia, un fatto, un evento fatto di emotività e sensibilità insieme..
Personalmente - naturalmente parere personale - la canzone d'autore italiana se ha dei punti di partenza fissi, questi si collocano a metà annicinquanta,e passano per: resta ccu mme (per le canzoni intimistico-amorose) e Vecchio frac (per le canzoni che attraverso il testo vogliono disegnare un determinato periodo-frangente collettivo).
Accanto a questi due filoni, il terzo è quello che inizia con Carosone e viene ampliato da Buscaglione...ossia è quel filone che assume ritmi musicali non consueti per le melodie italiane del tempo, ma che arriva d'oltralpe e soprattutto che ha in testi demenziali-scanzonati la sua chiave distintiva.
Ora scusassero, vado a cenare e se riesco dopo scrivo papellino su Vecchiofrac ....e sinnò lo scriverò dimane

Ultima modifica di Cantastorie il Gio 17 Dic 2009, 19:36 - modificato 1 volta.
Re: Da CantaStori a Cantautori
Brano di struggente malinconia, scritto nel 1955, "Vecchio frack" è uno dei capolavori di Domenico Modugno. Indimenticabile l'esecuzione dal vivo dell'artista che si accompagnava con la sola chitarra, suonando le corde con il pollice per rendere il suono più morbido.
L'ispirazione per questa ballata lirica e raffinata, che ricorda lo stile degli chansonnier francesi, è legata a un fatto di cronaca: il suicidio del Principe Raimondo Lanza di Trabia, un trentenne della nobiltà romana di grande eleganza, che era stato a lungo fidanzato con Susanna Agnelli e che, rapito dallo splendore dell'attrice Olga Villi al San Domenico di Taormina, se ne innamorò e la sposò, per poi gettarsi dalla finestra del proprio palazzo di via Sistina a Roma pochi mesi dopo il matrimonio.
Forse anche Riccardo Pazzaglia, paroliere di Modugno, che all'epoca studiava da regista al Centro Sperimentale per la Cinematografia di Roma, influenzò la composizione del brano con il suo cortometraggio sul lavoro dei netturbini romani all'alba.
L'inquadratura del corto a un certo punto si sofferma su un uomo dall'aria triste, che indossa un frac, per poi inquadrare a terra, vicino alla pala dei netturbini, un papillon.
La canzone raggiunse la vetta delle classifiche solo nel 1959, quando Modugno già si era affermato come fuori classe con "Nel blu dipinto di blu" (1958) e "Piove" (1959).
Il successo di "Vecchio frack" si diffuse ben presto in Spagna, Grecia, Argentina, Cile, Perù, Brasile e Giappone. In Francia, il brano, già tradotto come "L'homme en habit", valse a Modugno l'esordio all'Olympia, tempio parigino della chanson. Da notare anche qui come la censura proibisse ogni accenno a rapporti fisici:
nell'incisione del 1955 il verso finale non menzionava "un attimo d'amore" ma un più casto "abito da sposa primo ed ultimo suo amor".
................................
Il testo
E' giunta mezzanotte si spengono i rumori
si spegne anche l'insegna di quell'ultimo caffè
le strade son deserte, deserte e silenziose
un'ultima carrozza cigolando se ne va
il fiume scorre lento frusciando sotto i ponti
la luna splende in cielo dorme tutta la città
solo va un vecchio frack
Ha un cilindro per cappello due diamanti per gemelli
un bastone di cristallo la gardenia nell'occhiello
e sul candido gilet un papillon un papillon di seta blu
Si avvicina lentamente con incedere elegante
ha l'aspetto trasognato malinconico ed assente
non si sa da dove viene nè dove va
di chi mai sarà quel vecchio frac?
bonne nuit, bonne nuit bonne nuit
bonne nuit buonanotte
va dicendo ad ogni cosa ai fanali illuminati
ad un gatto innamorato che randagio se ne va
E' giunta ormai l'aurora si spengono i fanali
si sveglia a poco a poco tutta quanta la città
la luna si è incantata, sorpresa e impallidita,
pian piano scolorandosi nel cielo sparirà.
Sbadiglia una finestra sul fiume silenzioso
e nella luce bianca galleggiando se ne van
un cilindro, un fiore, un frac
Ha un cilindro per cappello due diamanti per gemelli
un bastone di cristallo la gardenia nell'occhiello
e sul candido gilet un papillon un papillon di seta blu
Galleggiando dolcemente e lasciandosi cullare
se ne scende lentamente sotto i ponti verso il mare
verso il mare se ne va
di chi sarà, di chi sarà quel vechio frack
adieu adieu adieu adieu vecchio mondo
ai ricordi del passato ad un sogno mai sognato
ad un attimo d'amore che mai più ritornerà
........................................
Nelle città del secondo dopoguerra, una delle cose che colpivano i "migranti campagnoli" sono proprio le strade "deserte e silenziose"...
Quel desertico silenzio è una di quelle abitudini di vita cui dovranno rinunciare ben presto.
Così come i cigolii delle carrozze erano già piu' che un ricordo...c'erano già tram e circolavano automobili e lambrette, anche se in proporzioni decisamente diverse dai decenni seguenti...
mentre tutti dormono, l'unico che non gode del sonno e della quiete notturna è quel vecchio frac (non l'uomo che lo indossa...ma l'abito...è l'abito che è il protagonista non chi lo indossò...)
E' un abito senza identità, senza appartenenza, è il modo di vivere di un periodo che ormai non trova piu' spazio e habitat tra i moderni contemporanei...ed è quel mondo che mai piu' ritornerà....che se ne va verso il mare (un luogo che se restituisce restituisce brandelli e non interi..)
Sbadiglia una finestra.....ogni volta che canto questa parte io la vedo una finestra che si socchiude svogliata...una di quelle imposte che nelle mattine invernali tutti proviamo ad aprire controvoglia....ed è controvoglia che da quella finestra si intravvede quel che sta per andarsene e non tornare piu'...e non lo si guarda nè con sollievo, nè con senso liberatorio....ma con la certezza di sapere benissimo cosa non ci sarà piu'....e di non sapere un acca di quello che ci sarà...
Chi aveva 20 anni in quel periodo,aveva diffusamente quella sensazione ..di sapere benissimo cosa non ci sarebbe stato piu'..ma di avere addosso una gran fretta per trovarsi dentro qualcosa che si stava per affermare...
Vecchio frac è una canzone in sospeso...d'attesa...e chissà perchè a me fa sempre venire in mente il vagabondone di Charlot che se ne va spalle alle telecamera....
chissà perchè, sono due immagini che per me si sovrappongono: l'una richiama l'altra con una forza che solo il biancoenero sa avere...per non parlare del tamburellare delle dita sulla chitarra..un'incisività che non ti scordi manco a martellate.
L'ispirazione per questa ballata lirica e raffinata, che ricorda lo stile degli chansonnier francesi, è legata a un fatto di cronaca: il suicidio del Principe Raimondo Lanza di Trabia, un trentenne della nobiltà romana di grande eleganza, che era stato a lungo fidanzato con Susanna Agnelli e che, rapito dallo splendore dell'attrice Olga Villi al San Domenico di Taormina, se ne innamorò e la sposò, per poi gettarsi dalla finestra del proprio palazzo di via Sistina a Roma pochi mesi dopo il matrimonio.
Forse anche Riccardo Pazzaglia, paroliere di Modugno, che all'epoca studiava da regista al Centro Sperimentale per la Cinematografia di Roma, influenzò la composizione del brano con il suo cortometraggio sul lavoro dei netturbini romani all'alba.
L'inquadratura del corto a un certo punto si sofferma su un uomo dall'aria triste, che indossa un frac, per poi inquadrare a terra, vicino alla pala dei netturbini, un papillon.
La canzone raggiunse la vetta delle classifiche solo nel 1959, quando Modugno già si era affermato come fuori classe con "Nel blu dipinto di blu" (1958) e "Piove" (1959).
Il successo di "Vecchio frack" si diffuse ben presto in Spagna, Grecia, Argentina, Cile, Perù, Brasile e Giappone. In Francia, il brano, già tradotto come "L'homme en habit", valse a Modugno l'esordio all'Olympia, tempio parigino della chanson. Da notare anche qui come la censura proibisse ogni accenno a rapporti fisici:
nell'incisione del 1955 il verso finale non menzionava "un attimo d'amore" ma un più casto "abito da sposa primo ed ultimo suo amor".
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Il testo
E' giunta mezzanotte si spengono i rumori
si spegne anche l'insegna di quell'ultimo caffè
le strade son deserte, deserte e silenziose
un'ultima carrozza cigolando se ne va
il fiume scorre lento frusciando sotto i ponti
la luna splende in cielo dorme tutta la città
solo va un vecchio frack
Ha un cilindro per cappello due diamanti per gemelli
un bastone di cristallo la gardenia nell'occhiello
e sul candido gilet un papillon un papillon di seta blu
Si avvicina lentamente con incedere elegante
ha l'aspetto trasognato malinconico ed assente
non si sa da dove viene nè dove va
di chi mai sarà quel vecchio frac?
bonne nuit, bonne nuit bonne nuit
bonne nuit buonanotte
va dicendo ad ogni cosa ai fanali illuminati
ad un gatto innamorato che randagio se ne va
E' giunta ormai l'aurora si spengono i fanali
si sveglia a poco a poco tutta quanta la città
la luna si è incantata, sorpresa e impallidita,
pian piano scolorandosi nel cielo sparirà.
Sbadiglia una finestra sul fiume silenzioso
e nella luce bianca galleggiando se ne van
un cilindro, un fiore, un frac
Ha un cilindro per cappello due diamanti per gemelli
un bastone di cristallo la gardenia nell'occhiello
e sul candido gilet un papillon un papillon di seta blu
Galleggiando dolcemente e lasciandosi cullare
se ne scende lentamente sotto i ponti verso il mare
verso il mare se ne va
di chi sarà, di chi sarà quel vechio frack
adieu adieu adieu adieu vecchio mondo
ai ricordi del passato ad un sogno mai sognato
ad un attimo d'amore che mai più ritornerà
........................................
Nelle città del secondo dopoguerra, una delle cose che colpivano i "migranti campagnoli" sono proprio le strade "deserte e silenziose"...
Quel desertico silenzio è una di quelle abitudini di vita cui dovranno rinunciare ben presto.
Così come i cigolii delle carrozze erano già piu' che un ricordo...c'erano già tram e circolavano automobili e lambrette, anche se in proporzioni decisamente diverse dai decenni seguenti...
mentre tutti dormono, l'unico che non gode del sonno e della quiete notturna è quel vecchio frac (non l'uomo che lo indossa...ma l'abito...è l'abito che è il protagonista non chi lo indossò...)
E' un abito senza identità, senza appartenenza, è il modo di vivere di un periodo che ormai non trova piu' spazio e habitat tra i moderni contemporanei...ed è quel mondo che mai piu' ritornerà....che se ne va verso il mare (un luogo che se restituisce restituisce brandelli e non interi..)
Sbadiglia una finestra.....ogni volta che canto questa parte io la vedo una finestra che si socchiude svogliata...una di quelle imposte che nelle mattine invernali tutti proviamo ad aprire controvoglia....ed è controvoglia che da quella finestra si intravvede quel che sta per andarsene e non tornare piu'...e non lo si guarda nè con sollievo, nè con senso liberatorio....ma con la certezza di sapere benissimo cosa non ci sarà piu'....e di non sapere un acca di quello che ci sarà...
Chi aveva 20 anni in quel periodo,aveva diffusamente quella sensazione ..di sapere benissimo cosa non ci sarebbe stato piu'..ma di avere addosso una gran fretta per trovarsi dentro qualcosa che si stava per affermare...
Vecchio frac è una canzone in sospeso...d'attesa...e chissà perchè a me fa sempre venire in mente il vagabondone di Charlot che se ne va spalle alle telecamera....
chissà perchè, sono due immagini che per me si sovrappongono: l'una richiama l'altra con una forza che solo il biancoenero sa avere...per non parlare del tamburellare delle dita sulla chitarra..un'incisività che non ti scordi manco a martellate.
Ultima modifica di Cantastorie il Dom 09 Ott 2011, 20:55 - modificato 1 volta.
Re: Da CantaStori a Cantautori
In nota aggiungo una breve biografia online di Modugno
Da questo link si può accedere al video di un'intervista tv del 1962, in cui D. Modugno risponde a domande sui suoi inizi carriera e spiega brevemente COME NASCE UNA CANZONE..
VideoIntervista tv a Modugno del 1962..
* * * * * *
Resta ccu me
Ammore...Ammore...Ammore...
Dimme tu che ll' aggi' 'a di',
dimme tu comme aggi' 'a fa
stasera,
dimane
pe' 'a fa restà...
Resta cu' mme
pe' carità,
statte cu' mme
nun me lassà.
Famme penà,
famme 'mpazzì,
famme dannà,
ma dimme si.
Moro pe' tte,
vivo pe' tte,
vita d' 'a vita mia.
Nun me 'mporta d'o passato,
nun me 'mporta 'e chi t'avuto,
resta cu' mme, cu' mme.
1957. Domenico Modugno invia uno spartito nel camerino di Dino Verde, a Milano con uno spettacolo teatrale. Nascono così, scritti di getto, i versi in napoletano che cantano un amore tormentato in forma di preghiera alla donna amata, culminanti in un grido di disperazione. La censura Rai non risparmia i versi appassionati di Dino Verde ed impone la sostituzione dei sospetti "Nun me 'mporta d'o passato, / nun me 'mporta 'e chi t'avuto" - che adombrano il tema della verginità perduta - in un più casto "Nun me 'mporta si 'o passato / sulo lacrime m'ha dato".
La canzone, inclusa nella colonna sonora del film di Luigi Comencini "Mariti in città" (in cui recita anche la moglie di Modugno, Franca Gandolfi), ottiene un buon successo di pubblico. La versione interpretata da Roberto Murolo raggiunge il decimo posto nelle classifiche. Nel 1976 è Marcella a riproporre il brano, mentre restano nella storia le interpretazioni di Mina e di Ornella Vanoni. Molti anni dopo, nel 1994, è di nuovo Murolo a riproporre "Resta cu'mme" in duetto con Lina Sastri. Nel 2002 Renzo Arbore traduce il brano in inglese "Stay here with me", nell'album "Tonite! Renzo swing!".
* * * *
Ho trovato online un videoaudio con la versione di Murolo che per me chiude il cerchio, ossia riassorbe nella trad. melodica napoletana classica una canzone che ha un testo assolutamente lontano dalla consuetudine canzonettara anni 50 e oltre: "nun m'emporta do passato, nun m'emporta e chi t'ha avut.."...come dire, i rapporti d'amore iniziano a svincolarsi (almeno nelle parole di una canzone) dalla mentalità e dalle convenzioni in piena impermeabilità.
http://video.libero.it/app/play?id=2e33c40b9a2005fd35532e4333c99b31
- Spoiler:
Biografia tratta da qui
Domenico Modugno è considerato il padre dei cantautori italiani e come autore interprete è tra i più grandi d'Europa.
Nacque il 9 gennaio 1928 a Polignano a Mare (Bari), un paesino dalle case bianche a picco sul mare.
Dal padre Cosimo comandante del Corpo delle Guardie Municipali a San Pietro Vernotico (BR), imparò fin da piccolo a suonare la chitarra e la fisarmonica ed ereditò una grande passione per la musica, componendo la sua prima canzone a 15 anni.
Insoddisfatto della vita di paese, a 19 anni scappò di casa e andò a Torino, la città più a nord d'Italia, dove si adattò a fare il gommista in una fabbrica.
Ritornato al paese per fare il servizio militare, ripartì per Roma dove pur d'iniziare la sua carriera artistica si mise a fare ancora una volta i più umili mestieri.Partecipò al concorso per attori al Centro Sperimentale di Cinematografia, dove fu ammesso e dove, successivamente, vinse la borsa di studio quale migliore allievo della sezione di recitazione.
Nel 1951, ancora allievo, prese parte al film "Filumena Marturano" di Eduardo De Filippo e nel 1952 a "Carica eroica" di De Robertis dove interpretava la parte di un soldato siciliano che canta la "Ninna Nanna" ad una bambina. E' da questo episodio che nacque la leggenda del "Modugno siciliano".
Sempre nel 1952 è "attore giovane" in teatro nel "Il borghese gentiluomo" di Molière (Compagnia Tatiana Pavlova) e prende parte ai films " Anni facili" di Zampa (1953) e all'episodio "La giara" con Turi Pandolfini e Franca Gandolfi, del film di Giorgio Pàstina "QUESTA E' LA VITA" (1954).
Nel 1953 si presentò al concorso musicale radiofonico "Trampolino" e dopo prese parte alla trasmissione "Radioclub" in onore di Frank Sinatra.
Fu allora che Fulvio Palmieri della Rai gli offrì una serie di trasmissioni radiofoniche intitolate "Amuri... Amuri" della quale egli stesso scriveva i testi ed in cui faceva il regista e, insieme a Franca Gandolfi, l'attore e persino il rumorista.
Durante questo periodo, compose molte canzoni in dialetto pugliese (di San Pietro Vernotico) e in siciliano ispirandosi al folclore pugliese e siciliano.Minatori, pescatori, storie d'amore di pesci spada innamorati, fedeli fino alla morte nel massacro della tonnara, di cavalli diventati ciechi e spinti a morire nel gran sole rovente dopo il buio delle miniere. Questi erano i personaggi delle sue prime canzoni che destarono e destano tuttora, interesse presso la critica.
Le canzoni di quel periodo furono: "LU PISCE SPADA", "LU MINATURI", "LA SVEGLIETTA", "LA DONNA RICCIA", "LU SCICCAREDDU 'MBRIACU", "ATTIMU D'AMURI",etc.
Nella stagione teatrale 1955/1956 recitò al Piccolo Teatro di Milano in "ITALIA, SABATO SERA" di A. Contarello regia di Franco Parenti - Jacques Lecoq e nel "Il Diluvio" di Ugo Betti.
Nel 1957 vinse il II premio al Festival della Canzone Napoletana con "LAZZARELLA" (cantata da Aurelio Fierro) che gli portò il successo popolare. Ad essa seguirono: "SOLE, SOLE, SOLE", "STRADA 'NFOSA" "RESTA CU MME" "NISCIUNO PO' SAPE'" "IO, MAMMETA E TU" etc. che rimodernarono lo stile della canzone napoletana.
Nel 1958 partecipò al Festival della Prosa a Venezia nella commedia di Antonio Aniante "LA ROSA DI ZOLFO" per la regia di Enriquez.
Nello stesso anno partecipò al festival della Canzone Italiana a Sanremo con "NEL BLU DIPINTO DI BLU", coautore Franco Migliacci, che vinse il primo premio e rivoluzionò la canzone italiana e dette inizio al boom della vendita discografica italiana fino ad allora molto bassa.
"Volare" fu tradotta in tutte le lingue, fu in testa alle classifiche di tutto il mondo, anche in America del Nord, in cui si vendettero milioni e milioni di copie tanto che nel 1958 gli furono assegnati due Grammy Awards, uno come disco dell'anno e uno come canzone dell'anno 1958.
Anche il Cash Box Bilboard gli conferì l'Oscar per la migliore canzone dell'anno e ricevette in dono dalle industrie musicali tre dischi d'oro, uno per il migliore cantante, uno per la migliore canzone e uno per il disco più venduto.
Nel corso di una tournée gli furono offerte le chiavi di Washington e la stella di sceriffo di Atlantic City. Per quattro mesi ininterrottamente gli altoparlanti di Broadway e le stazioni radio suonarono le originali note di "VOLARE".
Modugno ha attraversato l'Atlantico decine di volte: tutti gli Stati del Sud e del Nord America lo hanno visto e sentito le sue canzoni, dalla viva voce.
A Caracas, ad uno spettacolo in cui Modugno cantò al Coney Island, é stata raggiunta la punta massima di 121.000 presenze.
Furono molti i successi discografici ed editoriali di quel periodo, come "L'uomo in frack", "Notte di luna calante", "Io" (che è stata incisa come "Ask me" da Elvis Presley) etc.
Nel 1959 rivinse il primo premio del Festival di Sanremo con "PIOVE" (Ciao, ciao bambina) e nel 1960 il secondo con la canzone "LIBERO".
Nel 1961 dopo un anno di inattività per un incidente avuto, debuttò come protagonista nella commedia musicale "RINALDO IN CAMPO" di Garinei e Giovannini, di cui compose anche tutte le musiche e che fu definito: "Il più grosso successo teatrale di tutti i tempi avvenuto in Italia", registrando record d'incassi mai raggiunti in questo campo.
"RINALDO IN CAMPO" ha rappresentato l'Italia al Festival Internazionale del Teatro in Francia, con enorme successo di critica.
In questo spettacolo tra le altre ci sono le canzoni "SE DIO VORRA'", "NOTTE CHIARA", "TRE BRIGANTI E, TRE SOMARI" e "LA BANDIERA" che viene insegnata ai bambini di molte scuole elementari italiane.
Nel 1962 rivinse il primo premio al Festival di Sanremo con la canzone "ADDIO..., ADDIO..." cui seguirono "GIOVANE AMORE" e "STASERA PAGO IO".
Nel 1963 si cimenta nella regia cinematografica del film "TUTTO E' MUSICA".
Nel 1963 lo ritroviamo in teatro nel dramma - storico - musicale "TOMMASO D'AMALFI" di Eduardo De Filippo.
Nel 1964 vince il Festival di Napoli con "Tu si' 'na cosa grande".
Nel 1965 in televisione interpreta il ruolo di "SCARAMOUCHE" nell'omonimo sceneggiato per la regia di Daniele Danza e di cui compone tutte le musiche.
Nel 1966 vince ancora una volta il primo premio del Festival di Sanremo con la canzone "DIO, COME TI AMO".
Dopodiché interpretò "LIOLA''" di Luigi Pirandello per la regia di Giorgio Prosperi (1968).
Nel 1973 - 1974 - 1975 fu Mackie Messer nella "OPERA DA TRE SOLDI" di Bertold Brecht e Kurt Weill per la regia di Giorgio Sthreler, produzione Piccolo Teatro Di Milano.
Nel 1972 fu in televisione nello sceneggiato televisivo "IL MARCHESE DI ROCCAVERDINA" di Luigi Capuana regia di Edmo Fenoglio; nel 1977 "DON GIOVANNI IN SICILIA" di Vitaliano Brancati.
Nel 1978 ritornò alla commedia musicale con "Cyrano" di Riccardo Pazzaglia tratto da "Cyrano de Bergerac" di Edmond Rostand.
Nel 1984 fu ancora in televisione con lo sceneggiato "WESTERN DI COSE NOSTRE" tratto da un racconto di Leonardo Sciascia sceneggiato da Andrea Camilleri per la regia di Pino Passalacqua.
Appassionato di poesia musicò "LE MORTE CHITARRE" e "ORA CHE SALE IL GIORNO" di Salvatore Quasimodo.
Per Pasolini musicò "COSA SONO LE NUVOLE" che canta nell'episodio omonimo del film "Capriccio all'italiana".
Nei suoi rapporti con il cinema non bisogna dimenticarsi dei films "EUROPA DI NOTTE" di Alessandro Blasetti dove tra le altre canta anche "SOLE, SOLE, SOLE" testo di Riccardo Pazzaglia, "NEL BLU DIPINTO DI BLU" di Piero Tellini, "LO SCOPONE SCIENTIFICO" di Luigi Comencini e del "IL GIUDIZIO UNIVERSALE" di De Sica dove fornisce una prova notevole di attore e interprete cantando "'NA MUSICA" coautore A. Pugliese.
Nel 1974 partecipò alla campagna sul divorzio del P.S.I., componendo per l'occasione la canzone "L'ANNIVERSARIO" su parole di Iaia Fiastri.
Nel 1984 durante le prove della trasmissione di Canale 5 "LA LUNA DEL POZZO", un ictus lo menomerà nella parola e nei movimenti, ma non nello spirito.
Nel 1986 si iscrisse al Partito Radicale e fu eletto deputato nelle liste radicali il 15 giugno 1987 nella circoscrizione di Torino Novara Vercelli.
Fu molto attivo nella battaglie civili, soprattutto quelle a favore dei più deboli.
Nel 1989 si batté contro le condizioni disumane dei pazienti dell'ospedale psichiatrico di Agrigento, tenendo anche un concerto in loro favore "CONCERTO PER NON DIMENTICARE", che fu il primo dopo la malattia.
Nel 1990 fu eletto sempre ad Agrigento Consigliere Comunale.
Nel 1991 fu nuovamente aggredito dalla malattia, ma nonostante questo nel 1993 incise il disco "DELFINI" insieme con suo figlio Massimo.
Muore a Lampedusa il 6 Agosto 1994 nella sua casa davanti al mare.
Da questo link si può accedere al video di un'intervista tv del 1962, in cui D. Modugno risponde a domande sui suoi inizi carriera e spiega brevemente COME NASCE UNA CANZONE..
VideoIntervista tv a Modugno del 1962..
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Resta ccu me
Ammore...Ammore...Ammore...
Dimme tu che ll' aggi' 'a di',
dimme tu comme aggi' 'a fa
stasera,
dimane
pe' 'a fa restà...
Resta cu' mme
pe' carità,
statte cu' mme
nun me lassà.
Famme penà,
famme 'mpazzì,
famme dannà,
ma dimme si.
Moro pe' tte,
vivo pe' tte,
vita d' 'a vita mia.
Nun me 'mporta d'o passato,
nun me 'mporta 'e chi t'avuto,
resta cu' mme, cu' mme.
1957. Domenico Modugno invia uno spartito nel camerino di Dino Verde, a Milano con uno spettacolo teatrale. Nascono così, scritti di getto, i versi in napoletano che cantano un amore tormentato in forma di preghiera alla donna amata, culminanti in un grido di disperazione. La censura Rai non risparmia i versi appassionati di Dino Verde ed impone la sostituzione dei sospetti "Nun me 'mporta d'o passato, / nun me 'mporta 'e chi t'avuto" - che adombrano il tema della verginità perduta - in un più casto "Nun me 'mporta si 'o passato / sulo lacrime m'ha dato".
La canzone, inclusa nella colonna sonora del film di Luigi Comencini "Mariti in città" (in cui recita anche la moglie di Modugno, Franca Gandolfi), ottiene un buon successo di pubblico. La versione interpretata da Roberto Murolo raggiunge il decimo posto nelle classifiche. Nel 1976 è Marcella a riproporre il brano, mentre restano nella storia le interpretazioni di Mina e di Ornella Vanoni. Molti anni dopo, nel 1994, è di nuovo Murolo a riproporre "Resta cu'mme" in duetto con Lina Sastri. Nel 2002 Renzo Arbore traduce il brano in inglese "Stay here with me", nell'album "Tonite! Renzo swing!".
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Ho trovato online un videoaudio con la versione di Murolo che per me chiude il cerchio, ossia riassorbe nella trad. melodica napoletana classica una canzone che ha un testo assolutamente lontano dalla consuetudine canzonettara anni 50 e oltre: "nun m'emporta do passato, nun m'emporta e chi t'ha avut.."...come dire, i rapporti d'amore iniziano a svincolarsi (almeno nelle parole di una canzone) dalla mentalità e dalle convenzioni in piena impermeabilità.
http://video.libero.it/app/play?id=2e33c40b9a2005fd35532e4333c99b31
Re: Da CantaStori a Cantautori
Il riferimento aFred Buscaglione, voglio invece iniziarlo copiaincollandovi i Titoli delle sue canzoni:
'A coda 'e cavallo
Al chiar di luna porta fortuna
Amare un altra
Apri la porta Tommaso
A qualcuno piace Fred
Armen's theme
Astermambo
Le bambole d'Italia
Bocca rosa
Boccuccia di rosa
Bonsoir Jolie madame Trénet
Buonasera
La cambiale
Carina
Cha cha cha de los carinosos
Che bambola
Che bella cosa che sei
Che notte
Ciao Joe
Cielo dei bars
5-10-15 hours
Cocco bello
Colonel Bogey
Come prima
Con tutto il cuore
Cos'e' un bacio
Criminalmente bella
Dixieland '53
Donna di nessuno
Dors mon amour
Il dritto di Chicago
Eri piccola cosi'
Fantastica
Five'o clock rock
Frankie and Johnny Colt
Giorgio
Guarda che luna
Habana
I love you forestiera
Io
Io piaccio
Juke box
Julia
Lasciati baciare
Let's bop
Lontano da te
Love in Portofino
Magic moments
Making whoopee
Margie
Mariagiuana
Mia cara Venezia
La mia piccola pena
Mi sei rimasta negli occhi
Mister Sandman
Il moralista
Moreto moreto
Nel blu, dipinto di blu
Night train rock
Niente visone
Ninna nanna del duro
Noi duri
Non e' cosi'
Non partir
Non potrai dimenticare
Non sei bellissima
Ogni notte cosi'
Parlami d'amore Mariu'
Pensa ai fatti tuoi
Pericolosissima
Piangi
Piove
Pity pity
Porfirio Villarosa
Ricordati di Rimini
Rififi'
Rock right
Sei chic
Sei donna
Senora Santos
Senza sogni
Sgancia e pedala
Siamo gli evasi
Siero di Strokomogoloff
Silbando Mambo
Si son rotti i Platters
Sofisticata
Sogno d'estate
Strade
Lo stregone
Supermolleggiata
Tango delle capinere
La tazza di te'
Teresa non sparare
Terziglia
Too marvelous for words
La trifola
Troviamoci domani a Portofino
Tu che ne dici?
Non devi farlo piu'
Una sigaretta
Un piccolo bacio
Vecchio boxeur
Voglio scoprir l'America
Vuoi
Whisky facile
Basta scorrere i soli titoli per sentirsi di buonumore, leggeri, disincantati, nessun titolo fa pensare all'ovvio, a temi banalotti triti e ritriti...già detti e già sentiti...
E' per questo che per me Buscaglione non somiglia ad altri, e insieme a Carosone è in qualche modo il papà-ispiratore delle canzonette dai testi sorridenti ma non usuali...ed è attraverso quelle canzoni che una parte dei ritmi musicali non legati alla tradizione italiana, ma in parte jazzati e in parte acquisiti dalla canzone francese in voga all'epoca, entrano a far parte del DNA cantautorale di questo paese.
http://web.tiscali.it/fredbuscaglione/
Allego anche la biografia di Fred ..
Classe 1921, nato a Torino il 23 Novembre, fin da piccolo sente la musica nel sangue, cosi' il Conservatorio Giuseppe Verdi e' la prima tappa di preparazione. Ma la sua passione e' il jazz. A 15 anni, per pagarsi gli studi, lo troviamo mentre suona il contrabbasso in piccole formazioni locali come quella del maestro Gino Filippini dell'Hotel Ligure di Torino. Frequenta locali notturni (i famosi "night") ed e' qui che conosce Leo Chiosso (allora studente universitario) che in seguito sara' l'autore dei versi delle sue canzoni piu' famose.
Per sbarcare il lunario suona anche il violino e canta come interprete di standard jazz. A 17 anni e' ormai musicista richiestissimo in Torino e dintorni, ma arriva la chiamata alle armi. Nel 1943, catturato dalle truppe americane e' internato in un campo in Sardegna. Fred non manca di iniziativa ed entra a far parte della band militare che trasmette dalla radio alleata di Cagliari. Finita la guerra torna a Torino e riprende la sua solita vita di musicista a serata. Nel 1946 il fisarmonicista Germonio lo vuole con se nella sua formazione che si ispira al jazz di Count Basie. E' questo il periodo in cui si mette a scrivere le prime canzoni con Leo Chiosso. Ormai e' considerato artista di talento e non si contano le scritture in Italia ed all'estero: talvolta con formazioni altrui, talvolta con gruppi da lui costituiti, in ogni caso sempre con musicisti di spessore. E' proprio durante un ingaggio al Cecile di Lugano che incontra la donna della sua vita: Fatima Ben Embarek, una 18enne marocchina che si cimentava in numeri di alta acrobazia e contorsionismo nel TRIO ROBIN's (gli altri due componenti erano suo padre Mohamed ex colonello dell'esercito francese e sua sorella maggiore Aisha) Fatima nata casualmente a Dresda era una bellissima brunetta dagli ardenti occhi neri su un volto tondo e ben in carne e con una bellissima voce.
Leo Chiosso intanto insiste perche' Fred incida le canzoni che hanno scritto insieme. Ad introdurli nel mondo discografico e' Gino Latilla, anche lui torinese, per il quale la coppia ha scritto "Tchumbala-Bey". Gia' dai primi brani viene delineandosi il personaggio che Fred deve interpretare: il duro dal cuore tenero, una sorta di Clark Gable made in italy, rubacuori, sciupafemmine, messo pero' alle corde da maggiorate esplosive. L'idea piace al pubblico, anzi ha davvero un esito strepitoso: "Che bambola" vende 980mila copie senza nemmeno un battage pubblicitario. Per il musicista jazz con la "voce di carta di vetro" inizia il periodo del grande successo: non c'e' locale esclusivo che non voglia accaparrarselo almeno per una serata. Le sue esibizioni sono delle vere e proprie performance da cabaret, in piu' gli strumentisti che lo accompagnano (gli Asternovas) sono di tutto rispetto e di rimando i dischi si vendono alla grande tanto che Fred Buscaglione si puo' considerare il campione del primo vero boom discografico italiano.
La ricetta del successo e' chiara: il musicista torinese mette in scena stereotipi del cinema americano, tanto per intenderci i personaggi dei musical alla "Bulli & Pupe" o se preferite dei polizieschi alla Mike Hammer. Il nostro mette su un delisioso teatrino di bulli & pupe nostrani e da vita ad un universo canoro ispirato con evidenza a Damon Runyon. Brani che ce lo presentano di volta in volta come Dave lo Sciccoso, Cielo Masterson, Nathan Detroit, improbabili gangester chicagoani o newyorkesi, spietati coi nemici e sensibili al fascino femminile. Con quell'aria scanzonata da attore consumato mentre la voce ,quasi recitante, scivola su ritmi jazz di presa immediata. Strepitoso, mai sentito prima e impossibile da replicare, in seguito, se non come parodia dello stesso Fred! Incredibile anche l'immedesimazione fisica di Buscaglione con i testi delle canzoni, tanto da far pensare che qualche cromosoma dei personaggi stile Chicago anni '30 facesse parte del suo DNA.
E i succesi? Eccoli: preceduta dal fischio "Che bambola" (1956), "Teresa non sparare" (1957), "Eri piccola cosi'" (1958) e poi "Guarda che luna", "Porfirio Villarosa" (quello che faceva il manovale alla Viscosa!), "Whisky facile"...Anche la telvsione , la pubblicita' e il cinema lo vogliono, e lui accondiscende riproponendo il suo cliche' di duro. Una vita al massimo, insomma, sia nella finzione che nella realta', ma proprio mentre e' all'apice della parabola la morte lo ghermisce all'alba, alle 6,20 di un freddo mercoledi' qualsiasi del 3 Febbraio del 1960 mandando la sua Thunderbird rosa confetto a schiantarsi contro un camion carico di tufo in una strada del quartiere romano dei Parioli. In mille frangenti Fred si era accasciato a terra colpito dalle micidiali pallottole sparate dalle sue "bambole", e in altrettante occasioni era stato fulminato dalle scariche del fucile della sua Teresa o bersagliato da decine di pugni alla Rocky Marciano di splendide ragazze "modello 103" sempre si era rialzato, piu' vivo e divertito che mai, con stampata sulla bocca l'abituale e fragorosa risata che metteva in pericolo il mozzicone di sigaretta e l'equilibrio del bicchiere rigorosamente stracolmo di wisky. In quella circostanza invece, gli era andato tutto storto: cio' che era successo in quell'alba maledetta si rivelo' drammaticamente reale e irrimediabile. Poco prima, forse col cuore gonfio d'amarezza per essersi separato dall'amata moglie Fatima aveva scritto della disperazione lieve che abita le prime luci del mattino in una strofa di "Nei cieli dei bar", melodia fra le sue piu'struggenti:
"Ci vediamo al fondo di un bicchiere/
fino a quando l'alba nel cielo tornera'/
e nell'alba disperata/ sara' triste rincasare/
per attendere la notte/ e poterti ritrovare/
al fondo di un bicchiere/ nel cielo dei bar."
Tutto il resto, ci pare, e' silenzio...
velocemente su youtube trovato solo ..questo
'A coda 'e cavallo
Al chiar di luna porta fortuna
Amare un altra
Apri la porta Tommaso
A qualcuno piace Fred
Armen's theme
Astermambo
Le bambole d'Italia
Bocca rosa
Boccuccia di rosa
Bonsoir Jolie madame Trénet
Buonasera
La cambiale
Carina
Cha cha cha de los carinosos
Che bambola
Che bella cosa che sei
Che notte
Ciao Joe
Cielo dei bars
5-10-15 hours
Cocco bello
Colonel Bogey
Come prima
Con tutto il cuore
Cos'e' un bacio
Criminalmente bella
Dixieland '53
Donna di nessuno
Dors mon amour
Il dritto di Chicago
Eri piccola cosi'
Fantastica
Five'o clock rock
Frankie and Johnny Colt
Giorgio
Guarda che luna
Habana
I love you forestiera
Io
Io piaccio
Juke box
Julia
Lasciati baciare
Let's bop
Lontano da te
Love in Portofino
Magic moments
Making whoopee
Margie
Mariagiuana
Mia cara Venezia
La mia piccola pena
Mi sei rimasta negli occhi
Mister Sandman
Il moralista
Moreto moreto
Nel blu, dipinto di blu
Night train rock
Niente visone
Ninna nanna del duro
Noi duri
Non e' cosi'
Non partir
Non potrai dimenticare
Non sei bellissima
Ogni notte cosi'
Parlami d'amore Mariu'
Pensa ai fatti tuoi
Pericolosissima
Piangi
Piove
Pity pity
Porfirio Villarosa
Ricordati di Rimini
Rififi'
Rock right
Sei chic
Sei donna
Senora Santos
Senza sogni
Sgancia e pedala
Siamo gli evasi
Siero di Strokomogoloff
Silbando Mambo
Si son rotti i Platters
Sofisticata
Sogno d'estate
Strade
Lo stregone
Supermolleggiata
Tango delle capinere
La tazza di te'
Teresa non sparare
Terziglia
Too marvelous for words
La trifola
Troviamoci domani a Portofino
Tu che ne dici?
Non devi farlo piu'
Una sigaretta
Un piccolo bacio
Vecchio boxeur
Voglio scoprir l'America
Vuoi
Whisky facile
Basta scorrere i soli titoli per sentirsi di buonumore, leggeri, disincantati, nessun titolo fa pensare all'ovvio, a temi banalotti triti e ritriti...già detti e già sentiti...
E' per questo che per me Buscaglione non somiglia ad altri, e insieme a Carosone è in qualche modo il papà-ispiratore delle canzonette dai testi sorridenti ma non usuali...ed è attraverso quelle canzoni che una parte dei ritmi musicali non legati alla tradizione italiana, ma in parte jazzati e in parte acquisiti dalla canzone francese in voga all'epoca, entrano a far parte del DNA cantautorale di questo paese.
http://web.tiscali.it/fredbuscaglione/
Allego anche la biografia di Fred ..
Classe 1921, nato a Torino il 23 Novembre, fin da piccolo sente la musica nel sangue, cosi' il Conservatorio Giuseppe Verdi e' la prima tappa di preparazione. Ma la sua passione e' il jazz. A 15 anni, per pagarsi gli studi, lo troviamo mentre suona il contrabbasso in piccole formazioni locali come quella del maestro Gino Filippini dell'Hotel Ligure di Torino. Frequenta locali notturni (i famosi "night") ed e' qui che conosce Leo Chiosso (allora studente universitario) che in seguito sara' l'autore dei versi delle sue canzoni piu' famose.
Per sbarcare il lunario suona anche il violino e canta come interprete di standard jazz. A 17 anni e' ormai musicista richiestissimo in Torino e dintorni, ma arriva la chiamata alle armi. Nel 1943, catturato dalle truppe americane e' internato in un campo in Sardegna. Fred non manca di iniziativa ed entra a far parte della band militare che trasmette dalla radio alleata di Cagliari. Finita la guerra torna a Torino e riprende la sua solita vita di musicista a serata. Nel 1946 il fisarmonicista Germonio lo vuole con se nella sua formazione che si ispira al jazz di Count Basie. E' questo il periodo in cui si mette a scrivere le prime canzoni con Leo Chiosso. Ormai e' considerato artista di talento e non si contano le scritture in Italia ed all'estero: talvolta con formazioni altrui, talvolta con gruppi da lui costituiti, in ogni caso sempre con musicisti di spessore. E' proprio durante un ingaggio al Cecile di Lugano che incontra la donna della sua vita: Fatima Ben Embarek, una 18enne marocchina che si cimentava in numeri di alta acrobazia e contorsionismo nel TRIO ROBIN's (gli altri due componenti erano suo padre Mohamed ex colonello dell'esercito francese e sua sorella maggiore Aisha) Fatima nata casualmente a Dresda era una bellissima brunetta dagli ardenti occhi neri su un volto tondo e ben in carne e con una bellissima voce.
Leo Chiosso intanto insiste perche' Fred incida le canzoni che hanno scritto insieme. Ad introdurli nel mondo discografico e' Gino Latilla, anche lui torinese, per il quale la coppia ha scritto "Tchumbala-Bey". Gia' dai primi brani viene delineandosi il personaggio che Fred deve interpretare: il duro dal cuore tenero, una sorta di Clark Gable made in italy, rubacuori, sciupafemmine, messo pero' alle corde da maggiorate esplosive. L'idea piace al pubblico, anzi ha davvero un esito strepitoso: "Che bambola" vende 980mila copie senza nemmeno un battage pubblicitario. Per il musicista jazz con la "voce di carta di vetro" inizia il periodo del grande successo: non c'e' locale esclusivo che non voglia accaparrarselo almeno per una serata. Le sue esibizioni sono delle vere e proprie performance da cabaret, in piu' gli strumentisti che lo accompagnano (gli Asternovas) sono di tutto rispetto e di rimando i dischi si vendono alla grande tanto che Fred Buscaglione si puo' considerare il campione del primo vero boom discografico italiano.
La ricetta del successo e' chiara: il musicista torinese mette in scena stereotipi del cinema americano, tanto per intenderci i personaggi dei musical alla "Bulli & Pupe" o se preferite dei polizieschi alla Mike Hammer. Il nostro mette su un delisioso teatrino di bulli & pupe nostrani e da vita ad un universo canoro ispirato con evidenza a Damon Runyon. Brani che ce lo presentano di volta in volta come Dave lo Sciccoso, Cielo Masterson, Nathan Detroit, improbabili gangester chicagoani o newyorkesi, spietati coi nemici e sensibili al fascino femminile. Con quell'aria scanzonata da attore consumato mentre la voce ,quasi recitante, scivola su ritmi jazz di presa immediata. Strepitoso, mai sentito prima e impossibile da replicare, in seguito, se non come parodia dello stesso Fred! Incredibile anche l'immedesimazione fisica di Buscaglione con i testi delle canzoni, tanto da far pensare che qualche cromosoma dei personaggi stile Chicago anni '30 facesse parte del suo DNA.
E i succesi? Eccoli: preceduta dal fischio "Che bambola" (1956), "Teresa non sparare" (1957), "Eri piccola cosi'" (1958) e poi "Guarda che luna", "Porfirio Villarosa" (quello che faceva il manovale alla Viscosa!), "Whisky facile"...Anche la telvsione , la pubblicita' e il cinema lo vogliono, e lui accondiscende riproponendo il suo cliche' di duro. Una vita al massimo, insomma, sia nella finzione che nella realta', ma proprio mentre e' all'apice della parabola la morte lo ghermisce all'alba, alle 6,20 di un freddo mercoledi' qualsiasi del 3 Febbraio del 1960 mandando la sua Thunderbird rosa confetto a schiantarsi contro un camion carico di tufo in una strada del quartiere romano dei Parioli. In mille frangenti Fred si era accasciato a terra colpito dalle micidiali pallottole sparate dalle sue "bambole", e in altrettante occasioni era stato fulminato dalle scariche del fucile della sua Teresa o bersagliato da decine di pugni alla Rocky Marciano di splendide ragazze "modello 103" sempre si era rialzato, piu' vivo e divertito che mai, con stampata sulla bocca l'abituale e fragorosa risata che metteva in pericolo il mozzicone di sigaretta e l'equilibrio del bicchiere rigorosamente stracolmo di wisky. In quella circostanza invece, gli era andato tutto storto: cio' che era successo in quell'alba maledetta si rivelo' drammaticamente reale e irrimediabile. Poco prima, forse col cuore gonfio d'amarezza per essersi separato dall'amata moglie Fatima aveva scritto della disperazione lieve che abita le prime luci del mattino in una strofa di "Nei cieli dei bar", melodia fra le sue piu'struggenti:
"Ci vediamo al fondo di un bicchiere/
fino a quando l'alba nel cielo tornera'/
e nell'alba disperata/ sara' triste rincasare/
per attendere la notte/ e poterti ritrovare/
al fondo di un bicchiere/ nel cielo dei bar."
Tutto il resto, ci pare, e' silenzio...
velocemente su youtube trovato solo ..questo

Ultima modifica di Cantastorie il Dom 09 Ott 2011, 21:00 - modificato 2 volte.
Re: Da CantaStori a Cantautori
Promemoria:
Carosone si ritira dalle scene - no concerti e no dischi a fine 1959, dicendo di aver esaurito la vena creativa e che la musicaleggera si allontani dal suo modo di intenderla...
A fine anni 50, trovano spazio cantanti di nuova-generazione(all'epoca intorno ai 20-25 anni)che iniziano a cantare in un altro modo e soprattutto cantano una generazione che prima di allora non aveva alcuna attenzione discografica: la categoria "Giovani" praticamente non esisteva ancora....la musicaleggera era regno della generazione precedente-adulta, quella che ha prima sofferto gli stenti e i lutti della guerra, poi i sacrifici e i distacchi del dopoguerra e si sta preparando ad uno stile di vita ignoto in precedenza: sono gli anni in cui arriva la tv, in cui si cominciano a vendere le automobili a rate, in cui si inizia ad andare in ferie-vacanza, in cui la musicaleggera ti segue anche fuoricasa, coi giradischi-valigetta "geloso", le radioline portatili, i mangiadischi e soprattutto...i juke-box nei bar e locali pubblici... Ultima cosa: le canzoni "di nuova generazione" si suonano soprattutto con la chitarra, che può essere acquistata da tutti, imparata negli accordi-strimpello senza sapere alcunchè di musica, può esser portata appresso fuoricasa ovunque...
Altro dettaglio: le canzoni, se prima erano fatte per essere ascoltate - perchè per cantarle occorreva una vocalità specifica e curata - adesso le possono cantare proprio tutti..nessuno escluso.
*********
Dicevo nel topic sulle covers che:
Sul pokerino degli anni Sessanta, ho qualche problema di Affollamento :vacanza:
Cioè:
SO che vorrei un capitolo sul Cantautorato Milaness - Gaber-Jannacci-Svampa......e co
SO che vorrei un capitolo sul Cantautorato Genovese - e i nomi non li faccio
so che vorrei un capitoletto su P. Conte
So che vorrei un capitoletto su certe cantantesse "regionali" ....ossia la Ferri e M.Carta la sarda..
So che vorrei un capitolo sui "complessini" ...ossia i Nomadi, i Giganti, i Ribelli, L'Equipe...insomma quella truppppppalllllà
MA NON SO SCEGLIERNE QUATTRO E BASTA :urlooo:
Quindi mò, voi Veci m'aiutate :urlouomo: sennò fasso sorteggio

.....
Sto metabolizzando una MIA sintesi, quindi se nisciun interviene, poi vi beccate la sintesi-scelta..che ovviamente non anticipo adesso
Buona domanica :xmas:
Carosone si ritira dalle scene - no concerti e no dischi a fine 1959, dicendo di aver esaurito la vena creativa e che la musicaleggera si allontani dal suo modo di intenderla...
A fine anni 50, trovano spazio cantanti di nuova-generazione(all'epoca intorno ai 20-25 anni)che iniziano a cantare in un altro modo e soprattutto cantano una generazione che prima di allora non aveva alcuna attenzione discografica: la categoria "Giovani" praticamente non esisteva ancora....la musicaleggera era regno della generazione precedente-adulta, quella che ha prima sofferto gli stenti e i lutti della guerra, poi i sacrifici e i distacchi del dopoguerra e si sta preparando ad uno stile di vita ignoto in precedenza: sono gli anni in cui arriva la tv, in cui si cominciano a vendere le automobili a rate, in cui si inizia ad andare in ferie-vacanza, in cui la musicaleggera ti segue anche fuoricasa, coi giradischi-valigetta "geloso", le radioline portatili, i mangiadischi e soprattutto...i juke-box nei bar e locali pubblici... Ultima cosa: le canzoni "di nuova generazione" si suonano soprattutto con la chitarra, che può essere acquistata da tutti, imparata negli accordi-strimpello senza sapere alcunchè di musica, può esser portata appresso fuoricasa ovunque...
Altro dettaglio: le canzoni, se prima erano fatte per essere ascoltate - perchè per cantarle occorreva una vocalità specifica e curata - adesso le possono cantare proprio tutti..nessuno escluso.
*********
Dicevo nel topic sulle covers che:
Sul pokerino degli anni Sessanta, ho qualche problema di Affollamento :vacanza:
Cioè:
SO che vorrei un capitolo sul Cantautorato Milaness - Gaber-Jannacci-Svampa......e co
SO che vorrei un capitolo sul Cantautorato Genovese - e i nomi non li faccio
so che vorrei un capitoletto su P. Conte
So che vorrei un capitoletto su certe cantantesse "regionali" ....ossia la Ferri e M.Carta la sarda..
So che vorrei un capitolo sui "complessini" ...ossia i Nomadi, i Giganti, i Ribelli, L'Equipe...insomma quella truppppppalllllà
MA NON SO SCEGLIERNE QUATTRO E BASTA :urlooo:
Quindi mò, voi Veci m'aiutate :urlouomo: sennò fasso sorteggio


.....
Sto metabolizzando una MIA sintesi, quindi se nisciun interviene, poi vi beccate la sintesi-scelta..che ovviamente non anticipo adesso

Buona domanica :xmas:
Re: Da CantaStori a Cantautori
Pensavate che non intervenendo m'arrendessi?
Errato fanciulli :vacanza:
Nemmeno foste un silente trattore in retromarcia, figuramose se ci si riesce semplicemente non balbettando baucipeciop
A mio insindacabile e univoco judissio ho deciso che:
-------
Di quanto sopra scrivero' a saltelli e pulzelli durante sto periodo festivalier-freddoso, sempre lieta di legger spunti, diramazioni, divagassioni che vorrete ggiungere-suggerir...
sbataplan

Errato fanciulli :vacanza:
Nemmeno foste un silente trattore in retromarcia, figuramose se ci si riesce semplicemente non balbettando baucipeciop

A mio insindacabile e univoco judissio ho deciso che:
Anni Sessanta:
* Area Lumbarda: Gaber-Jannacci (con intermezzi con Fo, Svampa e chi mi pass per la test di richiamare..)
* Area Piemont-genovese: I romanticoni e gli Impegnatoni(lo so io chi sono..poi ve lo dico
)
* Area appennin-emiliana: gli Impegnatoni e i gruppss :;p27: (anche qua, li so io chi sono)
* W le Donne (..ecchevvelodicoafffa)
* Area Lumbarda: Gaber-Jannacci (con intermezzi con Fo, Svampa e chi mi pass per la test di richiamare..)
* Area Piemont-genovese: I romanticoni e gli Impegnatoni(lo so io chi sono..poi ve lo dico

* Area appennin-emiliana: gli Impegnatoni e i gruppss :;p27: (anche qua, li so io chi sono)
* W le Donne (..ecchevvelodicoafffa)
-------
Di quanto sopra scrivero' a saltelli e pulzelli durante sto periodo festivalier-freddoso, sempre lieta di legger spunti, diramazioni, divagassioni che vorrete ggiungere-suggerir...
sbataplan

Re: Da CantaStori a Cantautori
Questa è una puntata di "Correva l'anno" dedicata al passaggio dagli anni cinquanta agli anni sessanta....basta seguire il Racconto-video per avere un minimo di coordinate valide per rendersi conto che se la canzone negli anni cinquanta era destinata ad un pubblico adulto, nel decennio successivo è sia fatta che diretta ad un pubblico giovanile di consumatori che si identificano come generazione con chi canta Di loro e per loro...a cui serve la musica che parli di loro, che li faccia ballare ed aggregare come mai prima..sono loro gli Acquirenti.
Si racconta il boom di vendite e successi velocissimi della Pavone e di Morandi..e gli inizi si Celentano e Mina..
Si racconta l'esperienza della Ricordi che si dedica alla musica d'autore ......cantautori genovesi e milanesi...alla RCA di Roma che invece si dedica sostanzialmente ai cantanti di canzonette estive...e si parla del PIPER di Roma e i balli da soli, i complessi musicali inglesi e il beat-oltre che il rock....i Rockets, l'Equipe84, Patti Pravo (che nella canzone fa quello che al cinema fece Bardot)....etc etc etc etc
http://video.google.it/videoplay?docid=4662972457300724787&ei=x2gzS9-vD5a62wLEpJ2QDw&q=correva+l%27anno+raitre+-+la+canzone&hl=it&client=firefox-a#docid=-33137081528138328
insomma questo è un primo Cadeau natalizio di questo topic:pollicesu:
Si racconta il boom di vendite e successi velocissimi della Pavone e di Morandi..e gli inizi si Celentano e Mina..
Si racconta l'esperienza della Ricordi che si dedica alla musica d'autore ......cantautori genovesi e milanesi...alla RCA di Roma che invece si dedica sostanzialmente ai cantanti di canzonette estive...e si parla del PIPER di Roma e i balli da soli, i complessi musicali inglesi e il beat-oltre che il rock....i Rockets, l'Equipe84, Patti Pravo (che nella canzone fa quello che al cinema fece Bardot)....etc etc etc etc
http://video.google.it/videoplay?docid=4662972457300724787&ei=x2gzS9-vD5a62wLEpJ2QDw&q=correva+l%27anno+raitre+-+la+canzone&hl=it&client=firefox-a#docid=-33137081528138328
insomma questo è un primo Cadeau natalizio di questo topic:pollicesu:
Re: Da CantaStori a Cantautori
Deroga Attualità
Simone cristicchi - Canti di Miniera,Amore, Vino e Anarchia
Ogni luogo dove andiamo a cantare..si trasforma magicamente in OSTERIA
Sito Ufficiale CristicchiSito del comune di Santafiora
Un articolo estivo su "Repubblica" ..
Ho conosciuto il coro di minatori grazie a un amico che mi ha portato a Santa Fiora, paese sulle pendici del Monte Amiata - racconta il cantautore romano - La prima volta li ho sentiti cantare in una cantina: sono rimasto folgorato e mi è venuta subito l'idea di portarli su un palco vero davanti a un pubblico più vasto. Così è stato, abbiamo costruito insieme lo spettacolo cantando le loro canzoni alternate a monologhi sulle loro storie".
Cristicchi ha cominciato un lavoro di ricerca e di recupero di questo repertorio di canzoni tradizionali che vengono tramandate oralmente e che sono strettamente legate alla vita dei minatori. Contrariamente al buio e alla fatica delle loro condizioni di lavoro, i canti sono allegri e variopinti, come i giorni di festa in cui venivano eseguiti.
"Alla ricerca musicale si è affiancato il tema della memoria - prosegue - incontrando le persone e i parenti dei minatori, morti sempre troppo giovani. Alla fine è diventato uno spettacolo di teatro e canzoni, che ha acquisito un valore civile e sociale perché racconta lo sforzo dei minatori che hanno contribuito a ricostruire l'Italia nel dopoguerra".
"Ho incontrato molte persone, ho visitato altre miniere, anche in Sardegna" dice Cristicchi, diventato un esperto. "Il coro in particolare ha contribuito raccontandomi storie e aneddoti, ora riportati nei monologhi in cui cerco di dire al meglio e con le loro parole quello che era il loro mondo. Ho voluto che restassero così come li ho visti in quella cantina, perché hanno un modo naturale di stare sul palco, con una semplicità e una purezza che sono la forza dello spettacolo".
Ogni serata è diversa dall'altra perché cambiano gli ospiti. "Camilleri va abitualmente in vacanza a Santa Fiora ed è stato semplice coinvolgerlo nello spettacolo, ha accettato con entusiasmo, lui come Laura Morante, nata a Santa Fiora, che torna nel paese di origine. Il bello è che rimane un progetto aperto, che si arricchisce di richieste in posti meravigliosi che si riempiono ogni volta, ed è impreziosito dalla partecipazione di Alessandro Benvenuti, Ginevra Di Marco, Mannarino. Mi hanno già dato la disponibilità Ascanio Celestini, Gianmaria Testa, e anche Erri De Luca che sarà a Torino".
Se trovo online i testi di qualche canto...inserisco


Simone cristicchi - Canti di Miniera,Amore, Vino e Anarchia
Ogni luogo dove andiamo a cantare..si trasforma magicamente in OSTERIA

Un articolo estivo su "Repubblica" ..
Ho conosciuto il coro di minatori grazie a un amico che mi ha portato a Santa Fiora, paese sulle pendici del Monte Amiata - racconta il cantautore romano - La prima volta li ho sentiti cantare in una cantina: sono rimasto folgorato e mi è venuta subito l'idea di portarli su un palco vero davanti a un pubblico più vasto. Così è stato, abbiamo costruito insieme lo spettacolo cantando le loro canzoni alternate a monologhi sulle loro storie".
Cristicchi ha cominciato un lavoro di ricerca e di recupero di questo repertorio di canzoni tradizionali che vengono tramandate oralmente e che sono strettamente legate alla vita dei minatori. Contrariamente al buio e alla fatica delle loro condizioni di lavoro, i canti sono allegri e variopinti, come i giorni di festa in cui venivano eseguiti.
"Alla ricerca musicale si è affiancato il tema della memoria - prosegue - incontrando le persone e i parenti dei minatori, morti sempre troppo giovani. Alla fine è diventato uno spettacolo di teatro e canzoni, che ha acquisito un valore civile e sociale perché racconta lo sforzo dei minatori che hanno contribuito a ricostruire l'Italia nel dopoguerra".
"Ho incontrato molte persone, ho visitato altre miniere, anche in Sardegna" dice Cristicchi, diventato un esperto. "Il coro in particolare ha contribuito raccontandomi storie e aneddoti, ora riportati nei monologhi in cui cerco di dire al meglio e con le loro parole quello che era il loro mondo. Ho voluto che restassero così come li ho visti in quella cantina, perché hanno un modo naturale di stare sul palco, con una semplicità e una purezza che sono la forza dello spettacolo".
Ogni serata è diversa dall'altra perché cambiano gli ospiti. "Camilleri va abitualmente in vacanza a Santa Fiora ed è stato semplice coinvolgerlo nello spettacolo, ha accettato con entusiasmo, lui come Laura Morante, nata a Santa Fiora, che torna nel paese di origine. Il bello è che rimane un progetto aperto, che si arricchisce di richieste in posti meravigliosi che si riempiono ogni volta, ed è impreziosito dalla partecipazione di Alessandro Benvenuti, Ginevra Di Marco, Mannarino. Mi hanno già dato la disponibilità Ascanio Celestini, Gianmaria Testa, e anche Erri De Luca che sarà a Torino".
Se trovo online i testi di qualche canto...inserisco


Re: Da CantaStori a Cantautori
In nota, la storia del corominatori ..
SITO quasi ufficiale con info e news..
- Spoiler:
- Il Coro dei minatori di Santa Fiora si costituì in occasione della partecipazione alla trasmissione RAI “Voi ed io” condotta da Ernesto Balducci, nel 1977. Prima di allora, il gruppo (Tizzo, Amerigo, Lellone ecc.) che avrebbe costituito il Coro, era solito cantare in maniera estemporanea nelle osterie, soprattutto il sabato e la domenica: “ci si trovava – riferisce il Binda, uno dei protagonisti originari – da Natalina, al Mambo, da Smeralda o da Boccabella [tipiche osterie santafioresi che non esistono più]. La domenica era tutto un canto.
Normalmente si cantava senza accompagnamento musicale, solo le voci, con l’uso del bèi-boi. Principale animatore del Coro era Tizzo, che, insieme ad Amerigo, faceva spesso la prima voce. Poi c’era Lellone, minatore, impegnato politicamente. Quando si andò la prima volta a Firenze (1977), si viaggiò con il furgone di Aldo Balducci e si dormì a Badia Fiesolana. Avevamo portato qualche fiasco di vino per noi (si sentiva ai microfoni il glu-glu quando riempivamo i bicchieri) e un paniere di castagne per Ernesto”.
Il Coro partecipò poi al Festival del folklore canoro amiatino organizzato dal Circolo “La melangula” (ne era principale animatore Ennio Sensi), a varie manifestazioni organizzate per sostenere la lotta dei minatori contro la chiusura delle miniere, al Festival dell’Unità di Grosseto e di nuovo alla trasmissione RAI “Voi ed io”, ospite di Balducci, nel 1978. Secondo Binda il gruppo non è stato in vita più di due-tre anni perché l’inserimento di nuovi elementi creò attriti e problemi.
Così Balducci presentava il gruppo alla RAI nel 1977:
"Questa mattina gli ospiti della trasmissione non sono personaggi illustri ma un gruppo di minatori del Monte Amiata, precisamente di Santa Fiora. Sono dieci amici, scelti da me non con criteri politici o sindacali; non so nemmeno di preciso a quale partito appartengano, a quale sindacato siano iscritti, per chi votino. Sono amici d’infanzia che ho ritrovato via via nei brevi soggiorni estivi al mio paese, nelle osterie dove insieme con loro anch’io ogni tanto mi ritrovo per parlare del nostro passato e per cantare, rinnovando così certe gioie antiche che in un tempo tanto crudele sembrano quasi impossibili. Insieme con loro rivivo le emozioni di una vita terribilmente beffata dalla miseria, come loro stessi sapranno dire, eppure ricca di virtù e di sentimenti che rappresentano ancora un patrimonio straordinario per noi. Sono, i minatori qui presenti, come l’ultimo residuo di un mondo antico. Rassomigliano straordinariamente ai nostri genitori, a mio padre e ai loro rispettivi padri. Questi miei amici hanno salvato un tipo di umanità schietta che nemmeno tutti gli operai hanno salvato; spesso, infatti, essi, nel clima della civiltà dei consumi, hanno ambizioni e modi di vivere che rassomigliano molto a quelli borghesi. Questi miei amici minatori conservano un’autenticità umana, una fierezza che li tiene distanti dalle ambizioni e dai conformismi della società di oggi. Vorrei presentarvi... anzi facciamo una cosa, presentatevi da voi, dando il vostro nome e cognome e, se volete, anche il soprannome, che è un’altra finezza della cultura popolare. Ecco, comincia, tu.
I minatori: Gabriello detto Lellone, Evangelisti Luigi detto Tizzo, Panichella Aldo detto Binda, Bani Giuseppe detto il Treccino, Bindocci Mario detto Pipetta, Uberti Eraldo detto Bronzone, Balducci Aldo detto Maconne, Domenichini Amerigo detto Gerbi, Martinelli Mario detto il Ghego, Celli Dante."
Le canzoni presentate alla trasmissione del 1977 furono 5: La Puscina (con una variante: il Coro canta “…andando a spasso alle Cascine” invece che “… andando a spasso alla Puscina”), Vallerona, Lisa di Santino, Il mulinaro e La miniera (la famosa canzone di Cherubini-Bixio). Le prime tre sono eseguite con la tecnica del “bèi”; le ultime due con stile corale.
Nel 1978 il Coro, nuovamente ospite della trasmissione di Balducci, eseguì 4 pezzi: Oh bella bella e Stornelli sanatafioresi (“Ti credi d’esse’ bella…, strofe documentate dal Galletti nel 1913), eseguiti con la tecnica tradizionale del “bèi”, Venite sull’Amiata, un pezzo di attualità dedicato alla crisi mineraria composto dal Coro stesso, e Un amore a Santa Fiora di Alfio Durazzi, detto “Il Menestrello” (che in questa occasione accompagnò il gruppo suonando la chitarra).
Molte altre le canzoni che il Coro interpretava dal vivo (ne abbiamo un’idea dalla cassetta autoprodotta Ricordando Tizzo che raccoglie registrazioni diverse e fatte in più occasioni), quali Maremma, Quando la notte gira per incanto, Bussa bussa (la porticella), Liolì liolà, La campagnola, Pescator di Feniglia, Era d’estate.
Dopo lo scioglimento del gruppo, la sigla de “I minatori” fu ripresa da Alfio Durazzi che costituì un proprio gruppo , la cui esperienza è documentata da due cassette autoprodotte nel 1983 , caratterizzato dalla presenza di due chitarre, l’abbandono della tecnica del bèi (ma non dei controcanti) e la preponderanza di pezzi d’autore (oltre 1/3) nella scelta del repertorio.
Tra il 2003 e il 2004, su impulso dell’associazione Consultacultura, nasceva un nuovo gruppo di musica popolare che riprendeva, come chiara forma di omaggio e continuità con il repertorio del gruppo degli anni ’70, la sigla Coro dei minatori.
L’organico è variato nel tempo e, ad un nucleo “storico” stabile – Giuliano Martellini, Piero D’Amario e Lino Nucciotti alle voci, Lucio Niccolai alla chitarra e Giuliano Travi alla fisarmonica – si sono aggiunti via via, nel corso del tempo, altri componenti. Il Coro, che si riunisce settimanalmente a Consultacultura (Santa Fiora, Via Marconi 93), con l’immancabile “merendina” – “il nostro menù è il vino”, ma, insomma, anche un po’ di cacio, di salame, di salsiccia e, a volte qualche zuppa di funghi e fagioli o un’acquacotta – è attualmente formato da: Giuliano Martellini, (cl. ’48), ex forestale, pensionato,prima voce; Piero D’Amario (cl. ’45), mobiliere, prima e seconda voce bassa; Lino Nucciotti (cl. ’28), ex vetturino con muli, prima voce, controcanti e cori; Lucio Niccolai (cl.’52), insegnante di lettere, ricercatore e coordinatore del Coro, chitarra e, occasionalmente (finché gli altri non hanno imparato i pezzi) prima voce; Giuliano Travi (cl. ’43), detto “il genovese”, ex operaio Sip ed ex “camallo”, fisarmonica con “50 anni di folklore” alle spalle; Renzo Verdi (cl. ’56), operaio e Sindaco di Santa Fiora, prima voce, controcanti e cori; Gianluca Detti (cl ’57), detto “Mocone”, gestore del Franchino garage (luogo d’incontro prediletto del Coro) e della Locanda Laudomia a Poderi di Montemerano, controcanti e cori; Ennio Sensi, (cl. ’50), insegnante di lettere, esperto di tradizioni popolari santafioresi, cori; Enzo Marelli (cl. ’28), detto “Tascapane”, ex cavatore, cori; Mauro Bernacchi (cl. ’53), libero professionista, cori; Stefano Battisti (cl. ’56), impiegato, cori; Giammarco Nucciotti, (cl. ’89), chitarra, controcanti e cori; Antonio Pascuzzo (cl), direttore artistico del The Place, conduttore sul palco del Coro, prima voce e controcanto; Osvaldo Ballerini (cl. ’29), boscaiolo, legnaiolo e scalpellino, seconda fisarmonica.
Il gruppo ha visto crescere progressivamente la propria capacità di interpretazione, di recupero, riscoperta e valorizzazione autonoma del repertorio tradizionale (una cinquantina i brani in scaletta)e nel corso della sua pur breve vita associativa, ha già realizzato un cd, allegato al libro di Lucio Niccolai Canti di maremme e di miniere, amore, vino e anarchia, e partecipato a numerosi eventi e manifestazioni: dalla Triennale delle culture anarchiche e libertarie di Firenze, alla Festa di Santa Barbara a Charleroi (Belgio), da feste e iniziative culturali locali a rassegne di musica popolare (da Grancia di Grosseto, a Firenze, da Monticello Amiata al The Place di Roma, da Roselle – Parco di Pietra – a Frigolandia, da Sesto San Giovanni a Verona per il Tocatì) e ha collaborato recentemente (estate 2009) con Simone Cristicchi alla realizzazione di uno spettacolo dedicato alle miniere intitolato Canti di miniere, amore, vino e anarchia che ha percorso l’Italia in lungo e largo, da Torino a Melpignano, da Zevi di Verona a Ascoli Piceno.
Tra i pezzi più significativi del repertorio si ricordano: La Puscina, uno dei pochi pezzi del repertorio santafiorese dove si parla esplicitamente dei minatori; Oh bella, oh bella, un pezzo probabilmente originario di Santa Fiora (non se ne conoscono altre versioni simili nell’area circostante), nei cui versi compaiono delle belle e originali metafore; Vien la primavera, una canzone dai forti connotati sociali registrata nell’area di Castell’Azzara; Lisa di Santino, un pezzo originariamente strutturato con la tecnica del bèi; Stornelli (Bella se voi veni’) con strofe già documentate e raccolte nell’Ottocento; Vallerona (un luogo topico del viatico dei minatori verso la Maremma e le Colline metallifere); Volemo le bambole (diventata una hit con Simone Cristicchi) ed altri della tradizione popolare, ma anche rielaborazioni autonome del Coro a partire da stornelli e strofe già documentati tra la metà dell’Ottocento e i primi anni del Novecento da Stanislao Bianciardi (1840 circa), Tigri (1869) e Galletti (1913), quali, Serenata, La monella, Mamma non mi manda’ alla fornacina, Oh gentilina, No no alla guerra.
SITO quasi ufficiale con info e news..
Re: Da CantaStori a Cantautori
Balducci era di Santa Fiora, uno dei pochi preti che non mi è dispiaciuto conoscere
ma è proprio lui? non ricordo quella trasmissione

ma è proprio lui? non ricordo quella trasmissione
mambu- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: Da CantaStori a Cantautori
Sono passati da Baudo a "Domenica In" domenica scorsa... Cristicchi ha lanciato le sue frecciatine sulle nostre ministre quando hanno cantato "volemo le bambole"... Baudo ha abbozzato... 'na tristezza....
bellaprincipessa- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: Da CantaStori a Cantautori
x Mambu:
Della trasmissione tv citata non ricordo nulla nemmeno io, però E.Balducci era nato a Santa Fiora e il papà faceva il minatore...altra tempra di preti quelli di quella generazione post-concilio
http://www.fondazionebalducci.it/balducci_01.htm
l'unica canzone popolare di quella zona che conoscevo e' Maremma amara..
http://archiviotradizionipopolarimaremma.comune.grosseto.it/index.php/tradizione-orale/canto-popolare
in questo sito si trovano alcuni testi di canto popolare maremmano e si riparla della tradiz dei canti di maggio a cui ho fatto riferimento nei primi messaggi di questo topic ..
X Principessa ..
Non ho visto domenica in
...avevo visto la partecipazione a Parlaconme della Dandini su Raitre e da là m'è venuta la connessione col tematopic qui..
Della trasmissione tv citata non ricordo nulla nemmeno io, però E.Balducci era nato a Santa Fiora e il papà faceva il minatore...altra tempra di preti quelli di quella generazione post-concilio

http://www.fondazionebalducci.it/balducci_01.htm
l'unica canzone popolare di quella zona che conoscevo e' Maremma amara..
http://archiviotradizionipopolarimaremma.comune.grosseto.it/index.php/tradizione-orale/canto-popolare
in questo sito si trovano alcuni testi di canto popolare maremmano e si riparla della tradiz dei canti di maggio a cui ho fatto riferimento nei primi messaggi di questo topic ..
X Principessa ..
Non ho visto domenica in
...avevo visto la partecipazione a Parlaconme della Dandini su Raitre e da là m'è venuta la connessione col tematopic qui..
Re: Da CantaStori a Cantautori
Di corsa: cerca cose di Caterina Bueno.
Qui puoi scaricare suoi mp3 aggratis. Qui son cose solo maremmane o quasi, ma ha fatto di un po' tutta la toscana, dalla lunigiana al grossetano
http://www.corodeglietruschi.it/cdcaterina.htm
Qui puoi scaricare suoi mp3 aggratis. Qui son cose solo maremmane o quasi, ma ha fatto di un po' tutta la toscana, dalla lunigiana al grossetano
http://www.corodeglietruschi.it/cdcaterina.htm
mambu- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: Da CantaStori a Cantautori
santa fiora di buono ha qualche pub e la grande vasca coi pesci nel centro storico,poi gli abitanti son chiamati "ciacciai", nel gergo del luogo significa gente che parla molto e fa poco.lo dico perche' son nato a 7 km da santa fiora.la vita pero' e' strana,il pezzo "le bambole",quella con cui cristicchi ha chiuso la partecipazione da baudo,la sentivo cantare dal mi babbo quando ero molto piccolo,e di solito si cantava,e si canta ancora,quando nel corpo c'e un bel po di alcol
durante cene in cantina o nei ritrovi abituali.sentirla eseguire in tutta italia nei loro concerti mi ha fatto uno strano effetto,anche se e' molto piu lunga rispetto a quella incisa.l amiata e' piena di mercurio nel sottosuolo,di certo non fa bene alla salute,pero' e' un posto meraviglioso( qui son di parte
),venite a visitarla
,e specialmente il mio paese,altro che santa fiora! ecco,mo l ho detto
.vabe comunque so contento escludendo il campanilismo,che si sia dato risalto ad un luogo e alla sua storia,e io che li ho visti proprio a santa fiora ad agosto mi son davvero divertito.




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"...Sono un uomo che cammina solo".(Iron Maiden)
"Se i giovani si organizzano,si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi,non c'e' scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull'ingiustizia". (Enrico Berlinguer)
"meglio essere un ubriacone famoso che un alcolista anonimo".
killer73- Metallo Pensante
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Re: Da CantaStori a Cantautori
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"Se i giovani si organizzano,si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi,non c'e' scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull'ingiustizia". (Enrico Berlinguer)
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