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Messaggio Da LaVieEnRose Gio 11 Mar 2010, 01:36

Mengoni: scacco matto alla moda

di Simona
Movilia

X Factor,
Sanremo, il disco Re matto, in vetta alle classifiche, e ora anche il ruolo di testimonial per un brand di occhiali fashion. Marco è il divo del momento e si impone anche per lo stile personalissimo. Sul quale ci svela alcuni segreti...

La vittoria a X Factor, il terzo posto al Festival di Sanremo e soprattutto quello stuolo di fan che lo sostengono via web e fanno navigare il suo disco, "Re matto", in vetta alle classifiche. Non c'è dubbio che questo sia
l'anno di Marco Mengoni, 21 anni compiuti proprio il giorno di Natale (un "segno" che Marco è un tipo speciale?) e lo dimostra il fatto che ormai è un personaggio abbastanza "forte" da diventare testimonial di una casa di moda. A sceglierlo è stato il brand di occhiali Lozza che lo ha voluto in una campagna dal sapore Seventies. Una scelta non casuale visto che
Marco, con il suo modo sincero e spigliato e il linguaggio genuino, ci confessa una passione per il vintage...

Allora Marco, in pochi mesi sei diventato un'icona di stile?
Sono allibito da tutto questo parlare del mio look. Tendenzialmente io mi metto addosso le peggio cose. Soprattutto capi che non c'entrano nulla tra loro: che so il trench con la tuta. Al mattino poi mi faccio schifo, evito di guardarmi,
quindi non sto tanto davanti allo specchio a studiare uno stile. Ogni giorno cambio look è vero ma perché il mattino sono lunatico. E poi mi piace sentirmi a mio agio, libero. Posso fare una serata con pantalone della tuta e camicia e
sentirmi perfetto così. Morgan, il mio "padrino" a X Factor, in questo non mi ha influenzato, lui è più ricercato. Io ho sempre giocato con la moda e capita spesso che gli amici mi chiedano di accompagnarli a fare compere, come fossi un personal shopper.

Ma dove fai i tuoi acquisti?

Spesso quello che porto costa pochisimo. In particolare, quando ho lasciato la famiglia a Ronciglione per trasferirmi a Roma dovevo pagarmi l'affitto e da mangiare e non avevo soldi da spendere. Quindi indossavo quello che capitava.
Abiti vecchi, vintage, comprati nei negozietti dell'usato o nei mercatini...

Oggi però puoi permetterti di indossare abiti griffati
Amo provare di tutto: così passo da stilisti come Neil Barret a Moschino, mi piace cambiare. L'estetica deve ricalcare quello che sei dentro. Tutti dicono che ho una personalità multipla, ed è vero, anche se in realtà penso che ognuno
di noi abbia varie sfaccettature. Diciamo che in me sono più evidenti e quindi mi piace sperimentare, buttarmi e vestirmi a seconda del mio stato d'animo del momento. Mi piace dire di me che sono coerente nel'incoerenza.

Diciamo che hai certamente un gusto originale
L'istituto d'arte, gli studi in industrial design, mi hanno fatto avviccinare alla moda e all'arte. Mi piace capire tutto di questo settore: come è fatto un occhiale, da dove viene, meglio ancora se è un pezzo vintage che ha storia. Per
questo ho accettato con gioia di fare da testimonial a Lozza, perché è un marchio che esiste dal 1878 e in più la linea di occhiali che indosso nella campagna si rifà ai modelli Anni 70 che mi piacciono molto. A 13, 14 anni non
portavo gli occhiali, mi vergognavo. Ma poi ho imparato a fregarmene e ora indosso quello che mi pare: ai giovani dico sentitevi liberi, anche nel vestire. Non fatevi uniformare. Non bisogna avere complessi: io ad esempio a un certo punto della mia vita, per motivi miei, sono ingrassato fino a 95 chili. Capita nella vita ma bisogna sentirsi bene con se stessi anche quando non si è "belli". A meno che non ci siano problemi di salute, anche se si è grassi bisogna viversela bene.
Non mi piace questo culto della magrezza: ad esempio io amo le ragazze in carne, almeno c'è qualcosa da
acchiappare. Una magrissima quando l'abbracci non senti niente, non c'è gusto.

A proposito degli Anni Settanta: quali artisti del passato ti ispirano di più?
Sono influenzato da molti musicisti, del passato ma anche giovani. I più straordinari però sono stati i Beatles: sono loro ad aver inventato la musica moderna. Ad aver cambiato la concezione della musica. Hanno sperimentato ogni
stile: pensa all'abisso musicale che separa una canzone come Michelle dall'heavy metal di Helter Skelter. Loro hanno sperimentato tutto e anch'io voglio seguire questa strada. Infatti non mi aspetto nulla dal successo, voglio solo fare quello che mi piace. E se non funziona me ne tornerò a casa. Ma con la coscienza a posto. Non mi interessa il successo in quanto tale. Solo se mi diverto riesco a trasmettere qualcosa al mio pubblico. La gente approva questo mio modo di pormi. Ora inizia il vero divertimento. A maggio sono in concerto a Milano e Roma e poi faccio altre 30 date. Non vedo l'ora, in scena avrò il vero riscontro di pubblico. Sarò imprevedibile in scena, perché io e i miei fan siamo un po' matti. Non so cosa indosserò, cosa farò: l'unica cosa certa è che canterò!"

Non sembri essere preda della classica ansia da palcoscenico...
Per il momento no. Xfactor in questo mi ha agevolato. Non sai nulla di quanto accade fuori di lì. Sei isolato e non percepisci se piaci o meno. È un'occasione unica per scoprire come sei davvero, senza essere influenzato da chi ti guarda. E quindi impari a dare il massimo senza un ritorno immediato.Però è stato anche stressante. Però questo mi piace. Fare esperienze negative ti fa crescere. Io ho iniziato tardi a cantare, avevo 16 anni. E nella mia vita ho provato a fare di tutto, anche il cameriere. Non ne avevo bisogno ma volevo darmi da fare. Ho cantato nei piano bar, ho preso parte a gruppi di ogni genere, mi sono divertito tanto. E ora sono qui. Però inutile fingere: se non hai già un tuo seguito nessuna casa discografica ti prende in considerazione. Puoi essere la nuova Aretha Franklin ma loro investono solo se hai già una base di pubblico che ti segue.

Oltre ai tuoi fan chi ti è vicino in questo momento di euforia mediatica?
Gli amici mi sono rimasti vicini e sono molto rispettosi nei miei confronti. Solo io e loro sappiamo quello che abbiamo passato insieme, cosa ci siamo detti in questi anni. Quando sei famoso un sacco di gente ti avvicina spacciandosi per amico, chiamandoti, sollecitandoti su mille cose. Invece gli amici veri mi chiamano pochissimo, non hanno bisogno di
mettersi in mostra. Perché sanno che per loro io ci sono sempre, così come loro per me. D'altronde per me amicizia e amore vengono molto prima del lavoro. Se io non vivessi dei sentimenti, non amassi, non provassi emozioni nella mia vita privata, cosa porterei al mio pubblico? Magari sarei un ottimo interprete ma trasmetterei solo freddezza. E
questo non è il mio obiettivo.

LaVieEnRose
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