Il bottino di Bettino
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Il bottino di Bettino
Entro il topic Gasfom in questi ultimi giorni si è sentito riecheggiare - da Minzolini in giu o in su - il nome del beato Bettino , nonchè l'esigenza di ristabilire verità storiche, aldilà delle verità giudiziarie sul gigantebbbuono che ha fatto da perno della bilancia della politica italiana da fine anni settanta ai primi anni novanta...
vediamo se, a piu' voci, riusciamo a
- a saperne-ricordarne di piu'
- a fornire a chi era troppo piccino (chi ha meno di 30 anni non ha ricordi propri sui fatti in questione ovviamente..) elementi di imparziale giudissio
L'imparziale giudizio - o unione di piu' punti di vista - è il solo modo per formare un'idea propria sulla realtà, con cui volenti o nolenti facciamo i conti...o li faremo piu' avanti..
..........................
In Spoiler, una biografia scritta da un dirigente socialista ligure ..http://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/craxi2.htm
Discorso alla Camera ...su Finanziamento Illecito ai partiti .. 3-7-1992
http://www.vidoemo.com/yvideo.php?i=ZHlqYzVOcWuRpNnNlcFU&craxi-3-luglio-1992
alias: Siamo TUTTI colpevoli
......................................................
news Tv - stasera su Raistoria alle 21 va in onda uno speciale sull'argomento...
Come sempre, anche questo va visto ad "occhi aperti - radar", visto che Minoli negli anni di cui si parlerà faceva parte della Corte Craxiana in forza a Rai2 e quindi non so se riuscirà ad essere imparziale narratore...vedremo
vediamo se, a piu' voci, riusciamo a
- a saperne-ricordarne di piu'
- a fornire a chi era troppo piccino (chi ha meno di 30 anni non ha ricordi propri sui fatti in questione ovviamente..) elementi di imparziale giudissio
L'imparziale giudizio - o unione di piu' punti di vista - è il solo modo per formare un'idea propria sulla realtà, con cui volenti o nolenti facciamo i conti...o li faremo piu' avanti..
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In Spoiler, una biografia scritta da un dirigente socialista ligure ..http://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/craxi2.htm
- Spoiler:
- Craxi nasce a Milano il 24 febbraio 1934. Segno zodiacale pesci ascendente
squalo come ama scherzare nei momenti di auge. Si laurea all’università in
Storia negli anni ’50. L’Italia sta uscendo dalle tristezze del dopoguerra,
dopo la ‘ricostruzione’ è alla vigilia del boom economico. Il clima politico
è di scontro frontale fra i ‘socialcomunisti’ stretti nel patto di unità d’azione
e l’area moderata e atlantica guidata dalla DC. <br>
<br>
Nelle seconde elezioni, dopo la Costituente in cui il PSI aveva la seconda
posizione in numero di voti –dopo la DC e prima del PCI, Pietro Nenni di sorpresa
fa lista comune col PCI nel FDP Fronte Democratico Popolare. La decisione
viene presa nonostante il parere contrario di Sandro Pertini e Gaetano Barbareschi
e di tutta la Federazione di Genova che unica in Italia appoggia la linea
di strenua opposizione di Giuseppe Saragat. Mentre, però, i primi restano
nel partito, Saragat farà la scissione di Palazzo Barberini fondando il PSLI,
Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (i ‘piselli’ come li chiamarono
allora). <br>
<br>
La DC esce trionfatrice dalle elezioni del 18 aprile 1948 battendo clamorosamente
il Fronte Democratico Popolare. Nel gioco delle preferenze il PCI capillarmente
organizzato piazza in testa i suoi candidati facendo uscire a brandelli quelli
del PSI. L’ottimismo dilagante nella sinistra uscita vittoriosa alle precedenti
elezioni amministrative aveva illuso gli esponenti e convinto incautamente
Pietro Nenni ad imbarcarsi nella operazione che divenne un disastro da cui
mai si riprese. <br>
<br>
I politologi hanno assai dissertato sulle motivazioni. Si disse anche che
Palmiro Togliatti riottoso venne spinto dalla insistenza di Nenni. Può essere:
se il Fronte avesse vinto anche con maggioranza relativa (vigeva il ‘proporzionale’)
l’incarico di formare il governo non poteva che essere suo per la sua centralità
rispetto agli altri due leaders. Quando Bettino Craxi si iscrive,
quindi il PSI è quasi allo sbando. Ha un solido elettorato tradizionale (tutti
i nonni erano socialisti) disperso però con la politica frontista. Craxi si
colloca nella corrente autonomista di Lombardi e Nenni che dopo la frana del
Fronte persegue lo sganciamento e l’autonomia dal PCI, contro la sinistra
‘unitaria’ filo comunista di Basso e Vecchietti. <br>
<br>
La sua carriera politica inizia a Sant’Angelo Lodigiano a 22 anni, nel 1956:
L’anno dei fatti d’Ungheria e del conseguente balzo elettorale socialista
è eletto nel Consiglio Comunale e per dodici anni, pure entrando nel Comitato
Centrale del PSI l’anno dopo, resta nella sfera della amministrazione locale.
Nel 1960, anno di Tambroni dei moti di Genova e dell’apertura a sinistra,
diviene assessore della amministrazione comunale milanese. <br>
<br>
Nel 1965 è eletto membro della Direzione, il gruppo ristretto che dirige il
partito e nel 1968 entra per la prima volta a Montecitorio dove sarà eletto
per altre sette volte consecutive. Gli anni a cavallo tra i decenni ’60 e
’70, nel PSI come nel paese del resto, dilaga il massimalismo giacobino e
operista. Essendo un ‘destro’ subisce un periodo di appannamento ma, dopo
la fallimentare segreteria di Francesco De Martino, riprende l’ascesa. Tre
volte è eletto al Parlamento Europeo. E’ vicesegretario nazionale nelle segreterie
di Giacomo Mancini e di De Martino e capo-gruppo alla Camera. <br>
<br>
Nel 1976 al congresso del Midass Hotel sente giungere il suo momento. Non
se lo fa scappare. Organizza la rivolta dei quarantenni e da vice diventa
segretario. In tale veste persegue lo svecchiamento del partito, rinnova la
sua ideologia. Sotto la sua guida fa ritrovare l’orgoglio e l’entusiasmo di
partito smarriti dopo le tante sconfitte e frustrazioni del passato che alla
metà degli anni ’70 lo rassegnavano a gratificare il PCI come erede della
tradizione socialista italiana. Agita il tema della Grande Riforma, della
revisione costituzionale. Si sente un po’ De Gaulle, un po’ Mitterand; o per
lo meno ne vuole ripetere le orme in Italia. Cancella dal simbolo del partito
la falce e martello sovrastante un libro aperto ed il sole splendente di classista
memoria. Al loro posto assume il logo stilizzato del garofano rosso al centro
del cerchio. La sua politica sarà definita ‘craxismo’ termine inteso da taluni
spregiativo, elegiaco da tal’altri. <br>
<br>
Esso, comunque un nuovo corso nel bene o nel male, punta al socialismo liberale
contrapposto al leninismo (abbandonato tacitamente anche dal PCI). Non sceglie
l’interclassimo come la DC, ma si propone in rappresentanza di tutti gli strati
operativi della società. “Dalla parte dei lavoratori” lo slogan. <br>
Scrive su L’Espresso del 27 agosto 1978: <i>“Leninismo e pluralismo sono termini
antitetici. Se prevale il primo muore il secondo. E ciò perché l’esenza specifica,
il principio animatore del progetto leninista consiste nella istituzionalizzazione
del ‘comando unico’, della ‘centralizzazione assoluta’ che, evidentemente
implica la statizzazione integrale della vita umana individuale e collettiva.
La democrazia, liberale o socialista, presuppone l’esistenza di una pluralità
di centri di potere (economici, politici, religiosi, ecc…) in concorrenza
tra di loro e la cui dialettica impedisca il formarsi di un potere assorbente
e totalitario. Di qui ala possibilità che la società civile abbia una certa
autonomia rispetto allo Stato e che gli individui e i gruppi possano fruire
di zone protette dall’ingerenza della burocrazia”</i>. <br>
<br>
Programma encomiabile che andrebbe attuato prima di tutto dentro il partito
oramai in mano a piccoli ras locali in lotta senza quartiere tra di loro.
Nel partito nomina Ugo Intini suo portavoce. L’impulso di Bettino Craxi è
accolto favorevolmente dall’elettorato che inverte la tendenza al declino.
Così nel 1983, sull’onda del successo e maggiormente della debacle elettorale
della DC prende la carica di Presidente del Consiglio, carica che già gli
aveva sottratto con Spadolini. Per un certo periodo la sua Presidenza si intreccerà
con la Presidenza di Sandro Pertini; due socialisti contemporaneamente al
Quirinale e a Palazzo Chigi. E’ il periodo d’oro del PSI ottenuto dopo la
stupenda carriera descritta dallo stesso Bettino Craxi nel sito di internet
costruito durante l’esilio-latitanza di Hammamet. Rammaricandosi del trattamento
subito nel suo paese scrive nell’Editoriale della ‘home page’: ”Io, già amministratore
del Comune di Milano, già deputato della Repubblica, già Presidente del Consiglio,
già Presidente della Comunità Europea, già rappresentante personale del Segretario
Generale delle Nazioni Unite per missioni di pace nel mondo…” <br>
<br>
Il ‘Gabinetto Craxi’ (il fedele Giuliano Amato, già ‘testa d’uovo della sinistra,
gli è vice e braccio destro) nasce il il 4 agosto 1983 e si concluderà il
17 aprile 1987 restando in carica ininterrottamente per quattro anni, otto
mesi e tredici giorni. Sarà il governo più duraturo della storia repubblicana.
Insieme a tale record lascia un bilancio positivo generalmente riconosciuto.
Decisioni salienti: 1979-1984 messa in opera dei missili americani in risposta
alle testate nucleari sovietiche. Centinaia di migliaia di manifestanti del
PCI a più riprese invadono le strade di Roma protestando contro ‘il governo
Craxi servo degli americani’. Codesti pacifisti a senso unico si preoccupano
dei Pershing e Cruise ignorando gli SS-20. 1984-1985 <br>
<br>
Con la battaglia della scala mobile Craxi tenta la sepoltura del ‘consociativismo’
che si concretizzava nelle consultazioni del governo col sindacato concordando
ogni decisione economica (che lascia nelle mani del PCI, praticamente, il
diritto di veto sulle decisioni). L’accordo Agnelli Lama del 1975 durante
il tentativo di ‘compromesso storico berlingueriano, stabilisce l’aumento
automatico della contingenza sul calcolo ISTAT della inflazione. Craxi decide
di cambiare il meccanismo sul tema della lotta alla inflazione congelando
unilateralmente ‘quattro punti della contingenza’ sulle buste paga. Concorda
il decreto legge con Cisl, Uil e corrente socialista della CGIL. Il PCI e
i comunisti della CGIL reagiscono duramente. Dopo scioperi e manifestazioni
portano in corteo di protesta un milione di persone a Roma (la cosa si ripeterà
con Berlusconi nel 1994). Poi visto che non ottengono riscontri pratici raccolgono
le firme del referendum del 1985 chiedendo ai lavoratori ‘se vogliono guadagnare
di meno o di più’. Tutti lo danno perso per Bettino. Invece la prova viene
supera con una vittoria stupefacente perché proprio da nessuno prevista. <br>
<br>
A settembre nasce la grana internazionale del sequestro della motonave Achille
Lauro. Per liberare gli ostaggi (meno uno, il paraplegico americano, che era
stato gettato in mare dai terroristi) si accordò con gli arabi concedendo
in cambio di lasciare libero Abu Abbas, responsabile del sequestro. Gli USA
non ci stanno e mandano i marines a catturarlo a Sigonella. Non ci sta neppure
Craxi e, volendo mantenere l’impegno preso, rifiuta la consegna arrivando
alle soglie di uno scontro tra questi ed i nostri carabinieri. <br>
<br>
Nel 1987 finito l’impegno di governo Bettino Craxi torna a ‘full time’ alla
segreteria del PSI. . Il 1989 crolla il Muro di Berlino. Va a vedere di persone
e si prende la soddisfazione di dare anche lui qualche picconata. Il collasso
del comunismo internazionale potrebbe essere il momento della rivincita del
socialismo sul comunismo italiano inteso come ricucitura tra i due partiti
dopo la scissione di Livorno del 1921. Ma Bettino Craxi non coglie l’opportunità.
Lo crede proponendo l’unità socialista, ma alle sue condizioni. Dovendo scegliere
tra alleanza con la Dc (e governo sicuro) o col PCI (aleatorio) sceglie la
prima soluzione facendo nascere il CAF (l’alleanza moderata tra lui, Andreotti
e Forlani). Assiste a Rimini al XX Congresso comunista in cui Achille Occhetto
tratteggia il cambiamento del vecchio PCI nel nuovo partito PDS. Si illude
che i ‘compagni separati’ vengano a Canossa, Ma il topolino non può fagocitare
la montagna. Forse crede che siano gli elettori, sull’onda lunga del suo governo,
a dargli ragione. Non sarà così, anzi da quel momento inizia il declino. Il
sistema di potere comunista bene insediato nella società è troppo vasto per
rischiare lo sfacelo.<br>
<br>
Questo pericolo fa scattare le contromisure. Ci penserà Violante. “Io so.
Ma non ho le prove” diceva P.P.Pasolini “”So perché sono un intellettuale,
uno scrittore che cerca di seguire tutto ciò che succede, immaginare tutto
ciò che si tace, che mette insieme i pezzi frammentari di un quadro politico…”
Riprendo la frase per dire che secondo la mia ragione ne’ provata ne’ documentabile,
ma che ritengo certa, l’inchiesta ‘Mani Pulite’, la fine del PSI, condanna
e morte di Bettino Craxi, nascano proprio da qui. TANGENTOPOLI - Il 17 febbraio
1992 si avvia l’inchiesta Mani Pulite con l’arresto di Mario Chiesa presidente
del Pio Albergo Trivulzio detto ‘La Bagina’. Craxi lo scarica immediatamente
tacciandolo di ‘mariolo’. Non avverte l’estensione del disegno, crede che
come nel passato il tutto si risolverà nel solito capro espiatorio. Chiesa,
allora, confessa e tira in ballo le raccolte di denaro a fini elettorali del
PSI milanese (in particolare Bobo Craxi). <br>
<br>
I PM del tribunale di Milano sono quasi tutti componenti di un noto circolo
culturale milanese che ha teorizzato la moralizzazione della società politica.
Il pool guidato da Francesco Saverio Borrelli, composto da Gerardo D'Ambrosio
(magistrato che emise la sentenza del caso Pinelli conseguente la strage di
Piazza Fontana con il verdetto che fu un malore la causa del suo volo dalla
finestra), Paolo Ielo, Francesco Greco, Tiziana Parenti (presto sostituita
da Ilda Bocassini per divergenze sulle indagini verso il PDS), Antonio Di
Pietro (che appare subito il fulcro motore della inchiesta); gode subito del
favore di una opinione pubblica certamente stanca del malcostume dilagante,
ma anche montata da un giornalismo succube e corrivo verso i magistrati. L’inchiesta
pare casuale, nata da quell’episodio. Ma non è così. Dichiara Luca Magni,
l'impresario concusso a Sette-Corriere della Sera (n° 32, 1998): <<
Nell'ufficio di Di Pietro c'era già il faldone Mario Chiesa perchè l'inchiesta
era già in corso…>>. <br>
<br>
Nel paese si scatena un forte moto giustizialista appoggiato dai mass media.
Il sostegno al Palazzo di Giustizia è totale e incondizionato ripagato attraverso
l’oculato centellinare delle indiscrezioni. In poco tempo il Pool milanese
(secondo l'illazione di alcuni giornali ) di fatto, acquisisce un immenso
potere politico di fronte al quale la classe politica, la repubblica, le sue
istituzioni, adbicano a se stesse. Nei primi mesi dell’inchiesta sembra che
tutta la prima repubblica venga spazzata via. Invece le indagini si orientano
particolarmente sugli esponenti del CAF (Craxi Andreotti Forlani) che vengono
arrestati coi loro amici imprenditori lasciando fuori il PDS. Nel dicembre
1992, dopo il primo avviso di garanzia, una folla organizzata di attivisti
di destra e di sinistra si accalca davanti all’Hotel Raphael aspettando l’uscita
di Bettino Craxi per insolentirlo al grido di ‘ladro’ ‘Buffone’ e tempestarlo
di monetine. <br>
<br>
Il 1993 sarà l'anno terribile di Tangentopoli. Il 5 marzo 1993 il gabinetto
Amato vara un decreto sulla giustizia presentato da Giovanni Conso teso a
limitare la carcerazione preventiva depenalizzando il finanziamento illecito
ai partiti. Tutti concordano con quella necessità in misura minore la Procura
di Milano che, sostenuta dal Corriere della Sera, La Stampa e La Repubblica,
costringe il governo a fare marcia indietro. Lo stesso ministro Guardasigilli
presentatore del decreto si rimangerà platealmente il provvedimento. Questa
vicenda rafforza ancora di più i PM di Milano che a qualcuno sembrano ormai
dominatori della politica nazionale. Poco dopo Giuliano Amato si dimette e,
in aprile, lo sostituisce Azelio Ciampi con un governo tecnico, ‘del presidente’
Oscar Luigi Scalfaro, avallato dal PDS di Occhetto (unica forza partitica
rimasta effettivamente in gioco). L'ing. Carlo De Benedetti, patron de La
Repubblica e Olivetti, confessa al Pool di aver versato ai partiti di governo
dieci miliardi di 'tangenti' per avere venduto alle PPTT migliaia di obsolete
telescriventi e computer. Iscritto nell'albo degli indagati nel maggio 1993,
dopo le condanne a Craxi e l’esilio-latitanza in Tunisia, a Carlo De Benedetti
non sarà fatto ancora alcun processo. Invece Gabriele Cagliari, presidente
dell’ENI, dimenticato in carcere dopo la promessa di liberazione, il 20 luglio
1993 si suicida in cella. Tre giorni dopo, il 23, con un colpo di pistola
si ammazza anche Raul Gardini. Poche ore dopo la morte di Gardini è arrestato
Sergio Cusani suo segretario, commercialista faccendiere e confidente.<br>
<br>
La rapidità dell'attenzione giudiziaria verso Cusani è sorprendente ed è nelle
date: arresto il 23 luglio. Richiesta di processo il 27 agosto. Parere favorevole
del GIP Italo Ghitti il 6 settembre. Prima udienza del processo 28 ottobre.
Conclusione dello stesso sei mesi dopo con la condanna a otto anni di reclusione
(l'accusa ne aveva chiesti sette). Per i tempi incredibilmente lunghi della
nostra giustizia un record eccezionale! Racconta Cusani a Vespa in uno dei
cinque libri che egli ha scritto seguendo queste vicende: " ...due persone
molto importanti a Milano hanno avuto un trattamento particolare. Se avessi
commesso io i loro reati sarei stato condannato a 20 anni. Loro hanno patteggiato
una miseria." Egli, in coerenza alla linea che si è dato di non coinvolgere
nessuno, non fa nomi; tuttavia ogni lettore di quotidiani potrebbe conoscerli
se non fossero coperti da un giornalismo reticente e da testate compromesse
con quei potenti.<br>
<br>
Il processo Cusani assume in tivù la spettacolarità dei processi soap opera
con Antonio Di Pietro al posto di Parry Mason, che appare stranamente umile
col tronfio Craxi, quanto insolente con l'accasciato Forlani.<br>
<br>
Nell'ottobre scoppia lo scandalo dei fondi riservati del Sisde. Oscar Luigi
Scalfaro, nella passata funzione di ministro degli interni, rivelano gli agenti
segreti ed il prefetto Malpica capo del servizio civile, avrebbe avuto per
quattro anni un appannaggio di cento milioni mensili in busta gialla fuori
di ogni controllo. Il Capo dello stato la notte del Capodanno 1994, nel messaggio
alla nazione, reagisce indignato col famoso iterato "Non ci sto"
a reti unificate. Ma gli italiani non capiscono. Disinformati dei fatti nulla
sanno del motivo di quella negazione (ma non conosceranno neppure nulla della
destinazione di quei fondi ad personam; nessuno dirà loro se usati per esigenze
istituzionali e quali). L'inchiesta si spegne, e gli accusatori vengono incriminati
con l'accusa di golpe!</strong></font></p>
<p align="justify"><strong><font face="Arial Narrow" size="4" color="#000080">Il
penta partito di centro-sinistra (DC, PSI, PLI, PSDI, PRI) si sfalda sotto
i colpi degli avvisi di garanzia e del tintinnio delle manette. Antonio Di
Pietro nella arringa famosa del processo Cusani spiega il 'sistema della corruzione'
base dell'illecito finanziamento dei partiti. 'Una dazione ambientale' dice
'che riguarda tutti i partiti’. Ma l'inchiesta sembra a molti prendere una
direzione sola. La DC, Craxi ed i suoi uomini. Escono indenni dall’inchiesta
Occhetto, D’Alema e tutto il PDS nonostante il suo segretario amministrativo
muoia d’infarto come quello del PSI. La formula ‘non poteva non sapere’ vale
soltanto per Bettino Craxi. Greganti assume ogni responsalità su di se e per
questo viene giudicato come eroe dalla base comunista-diessina. <br>
La strategia giudiziara del Pool di Milano sembra puntare a certi personaggi,
mentre è abulica e spesso dimentica nei cassetti varie inchieste . Caso paradigmatico:
il 10 marzo 1993 Pier Francesco Pacini Battaglia rientra dalla Svizzera e
si costituisce a Di Pietro. Assume per difensore l'avvocato Giuseppe Lucibello,
amico stretto del PM, e di fatto esce di scena.<br>
<br>
In una intervista a Panorama Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere
della Sera, pentito dal corso degli eventi, concluderà: << Nel 1992,
quando prese le mosse Tangentopoli, tutti eravamo sicuri che sarebbe stata
una parentesi eccezionale, sgradevole ma indispensabile al rinnovamento, e
destinata ad esaurirsi in fretta. Chiudemmo un occhio sulle esagerazioni e
sugli eccessi non per amore di giustizialismo ne per assecondare le ambizioni
della magistratura, ma nella speranza, quasi una certezza, che la mannaia
avrebbe colpito indiscriminatamente uomini e partiti responsabili della corruzione
a destra quanto a sinistra. Poi ci siamo accorti che alcuni sono stati risparmiati
o hanno ricevuto un trattamento di riguardo, e si è creata una situazione
di disparità francamente imbarazzante; chi in galera chi al potere>>.<br>
<br>
Intanto Bettino Craxi, inseguito da mandati di cattura per condanne totali
a 23 anni e sei mesi di reclusione passate in giudicato, si rifugia ad Hammamet.
Il pool di Milano lo accusa di ‘arricchimento personale’ perseguito attraverso
‘tangenti’ raccolte per finanziare illecitamente il suo partito. Hammamet
in tunisino vuol dire ‘terra dei bagni’. Qui, vicino al mare, Bettino Craxi
in tempi non sospetti ha comprato del terreno e si è costruito una villa,
che adesso è come un bunker protetto dalla polizia del presidente amico Ben
Ali. Nell’isolamento il carattere personale del leader caduto in disgrazia
si addolcisce, acquista una umanità sconosciuta in lui superbo e scostante
nei momenti di gloria. Passa il tempo prodigandosi tra gli amati studi garibaldini,
la composizione di litografie, e la pittura di anfore con la vernice tricolore
che cola dall’alto al basso: ‘l’Italia che piange’ spiega. Non passa giorno
che non tempesti di fax e lettere amici e avversari con cui inutilmente cerca
di fare le sue ragioni. <br>
Lo addolora soprattutto "il tradimento" di Giuliano Amato. Nel 1999,
poco prima della morte, concede una intervista a Carmine Fotia di Tele Montecarlo.
Dopo rituali domande (dossier di Mitrokhin, Cossutta e i finanziamenti della
Russia sovietica al PCI) Fottia gli chiede: “Lei si sente un perseguitato
politico?” “Io <i>sono</i> un perseguitato politico – risponde Craxi alterando
la voce – non mi <i>sento</i>”. E aggiunge “Ho subito processi speciali, sentenze
senza prove. Un trattamento speciale e privilegiato con velocità supersonica
in un paese ove si sa la giustizia ha il piede lento” “Perché non torna e
affronta i processi?” incalza l’intervistatore. “Non torno perché io difendo
la mia libertà. Qui sono un uomo libero, qui sono protetto… E poi di fronte
a quali tribunali dovrei presentarmi? Di fronte a chi dovrei difendermi? A
dei magistrati che pure senza prove mi hanno condannato come fossi un criminale?
Lasciamo perdere va… la storia giudicherà”.<br>
<br>
Prima di Carmine Fotia, a trovare Craxi ad Hammamet, più allegramente
c’era stato Vauro Senisi, vignettista di satira politica, redattore del Manifesto
e direttore di Boxer. Ci va poiché si accorge che la satira politica, finchè
il PCI stava alla opposizione, faceva il suo mestiere. Ma nell’era di Hammamet
e dell’Ulivo è caduta in letargo, non graffia più il potere come se, perso
il bersaglio più ambito, avesse terminato lo scopo di esistere. Approfittando
del fatto che Stefania Craxi ha dovuto pagare una penale di 400.000 lire a
Francesco Rutelli per averlo chiamato ‘stronzo’; Vauro nel giugno 1998 va
a trovare il padre. L’intenzione è di riconciarlo alla satira. “Il mio lavoro
è prendere in giro il potere: Che oggi, per molti versi, è peggio di quando
c’era lui” dichiara a Luca Telese che lo intervista su Sette-Corriere della
Sera in merito alle due paginate di Boxer dedicate a Bettino e all’appoggio
che gli chiedeva Rutelli. <br>
<br>
Nell’ottobre del 1999 le condizioni di salute di Bettino Craxi si aggravano.
Viene ricoverato nell’ospedale militare di Tunisi. Da molte parti si spinge
per farlo tornare in Italia a curarsi ma non si trova la forma del rimpatrio.
Il pool di Milano non vuole cancellare i verdetti come chiede la famiglia,
al massimo offre una deroga temporanea ‘per curarsi’. Risponde loro la figlia
Stefania: “Nessun salvacondotto medico. Mio padre tornerà soltanto da uomo
libero, ha lavorato 40 anni per l’Italia”.<br>
<br>
Il 24 febbraio 2000 alle ore 16,30 Bettino Craxi è colpito da infarto
nel sonno. L’ex leader socialista e ex presidente del Consiglio si era appena
addormentato dopo aver preso un te insieme alla figlia Stefania che aveva
appena lasciato il capezzale insieme al nipotino. Muore improvvisamente troncando
ogni polemica sul rientro. Nessuno della famiglia si aspettava il decesso:
la moglie stava in Francia, il figlio Bobo a Milano. Il Procuratore Gerardo
d’Ambrosio, che ha preso il Posto di F.S. Borrelli nel Tribunale di Milano,
appresa la notizia dichiara ai giornalisti: “Se fosse stato possibile ricoverare
Craxi in un ospedale italiano sarebbe stato un guadagno per tutti. La legge
lo prevedeva, niente può essere addebitato a noi. Umanamente mi dispiace per
la sua morte, ma non si può rifare la storia”. Stefania Craxi è più sintetica:
“Lo hanno ammazzato”. Il Pontefice, memore del Concordato del 1984 in sostituzione
dei mussoliniani Patti Lateranensi, prega per Lui. Dice il miracolato Giuliano
Amato: “Il governo è pronto a assicurare i funerali di stato”. Anche D’Alema
si unisce al cordoglio: “…Per un uomo con cui ho avuto contrasti aspri ma
sempre nel riconoscimento della sua forte personalità politica”. E Berlusconi
dichiara seccamente: “Questo è il momento del dolore, non delle parole”. (Corriere
della Sera, giovedì 20 gennaio 2000).
Discorso alla Camera ...su Finanziamento Illecito ai partiti .. 3-7-1992
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Come sempre, anche questo va visto ad "occhi aperti - radar", visto che Minoli negli anni di cui si parlerà faceva parte della Corte Craxiana in forza a Rai2 e quindi non so se riuscirà ad essere imparziale narratore...vedremo
Re: Il bottino di Bettino
io credo che la sua operazione più riuscita, almeno dai miei ricordi sia stata sequestro achille lauro- sigonella
maimeri- Utente Fattiscente: 5001-9999 Post
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Re: Il bottino di Bettino
anche il restare pres. del consiglio - per 4 anni di fila - dal 1983 al 1987 - era un vero e proprio primato di longevità-forza politica, perchè all'epoca i governi - espressione di coalizione quadri o pentapartitiche (Dc-Pli-Pri-Psdi-Psi) avevano vita che si misurava in MESI...visto che erano frutto di accordi settari o tra singole correnti della Dc (partito di stra-maggioranza in quelle coalizioni)..
Una cosa che va probabilmente ricordata è che, quando Bettino fu costretto - per accordi con la DC - a lasciare palazzo chigi a C. De Mita, si prese una buona rivincita, istituendo il cosiddetto
C A F
ossia un patto di ferro e spartizione con l'etterno Giulio e Forlani (all'epoca segr.DC).
Ricordo, sempre per chi all'epoca era troppo giovane, che nella primavera del 1992, quando Manipulite era appena agli inizi come inchiesta Nazionale (extra territorio milanese) abbiamo seriamente corso il rischio di vedere:
Forlani/Andreotti al Quirinale - Bettino a capo di governo ...
Fu la reazione dovuta dopo la strage di Capaci, a COSTRINGERE il parlamento ad eleggere come capodistato un uomo superpartes, non direttamente legato a intrallazzi e potentati in atto: Scalfaro divenne pres. della Rep. pochi giorni dopo quella strage.
..........................
Un completo inquadramento del personaggio politico Bettino ..dovrebbe partire dalla metà anni settanta, quando egli diventa segr. PSI ....ed in pochi anni scinde in modo definitivo la posizione del PSI con le istanze tipiche della sinistra...per collocarsi in una posizione di centro-sinistra e poter fare col suo 10% di preferenze ...l'ago della bilancia prima e il determinante politico poi ...per 15 anni bbuoni.
La cosa - oltre al diretto coinvolgimento in fatti illeciti corruttivi - che piu' mi interessa fissare per es. è proprio il percorso che porto' quel partito a distaccarsi del tutto dai programmi-istanze di chi l'aveva guidato nei decenni prima - Nenni su tutti - per approdare ad una visione della politica come Affare e Accordo tra parti(spartizione di potere..da cui deriva il DIRITTO alla fetta Tangente)...
Per quanto posso aver capitio io, quel distacco ideale di propositi e finalità....aiuterà e NON POCO l'afflusso di buona parte di chi era stato socialista in Forza Italia (1994 e seguenti)...VOglio dire che chi è cresciuto con quel modello operativo, non ha poi fatto fatica ad adattarsi a vivere - operare in un NON partito (un luogo di aggregazione-accesso politico SENZA programmi o finalità ideali...che si fondava (si fonda) sulla forza di persuasione-carisma del leader..).
Questa dissoluzione ideale, accanto al debito pubblico gigante che da quegli anni (gli Ottanta) continuiamo come paese ad avere sul Groppone - la spesa pubblica deriva in buona fetta da quel debitone perenne e dai suo interessi - sono le due ferite che Bettino ha co-causato e che non riesco a perdonargli - da cittadina...
Ultima cosa: per ben comprendere Bettino, occorre far confronti con:
Pci e Berlinguer
Ferite degli estremismi terroristici degli anni settanta - anni di piombo come li chiamiamo oggi
Correnti e divisioni entro Dc
.............
Bon appetit
Una cosa che va probabilmente ricordata è che, quando Bettino fu costretto - per accordi con la DC - a lasciare palazzo chigi a C. De Mita, si prese una buona rivincita, istituendo il cosiddetto
C A F
ossia un patto di ferro e spartizione con l'etterno Giulio e Forlani (all'epoca segr.DC).
Ricordo, sempre per chi all'epoca era troppo giovane, che nella primavera del 1992, quando Manipulite era appena agli inizi come inchiesta Nazionale (extra territorio milanese) abbiamo seriamente corso il rischio di vedere:
Forlani/Andreotti al Quirinale - Bettino a capo di governo ...
Fu la reazione dovuta dopo la strage di Capaci, a COSTRINGERE il parlamento ad eleggere come capodistato un uomo superpartes, non direttamente legato a intrallazzi e potentati in atto: Scalfaro divenne pres. della Rep. pochi giorni dopo quella strage.
..........................
Un completo inquadramento del personaggio politico Bettino ..dovrebbe partire dalla metà anni settanta, quando egli diventa segr. PSI ....ed in pochi anni scinde in modo definitivo la posizione del PSI con le istanze tipiche della sinistra...per collocarsi in una posizione di centro-sinistra e poter fare col suo 10% di preferenze ...l'ago della bilancia prima e il determinante politico poi ...per 15 anni bbuoni.
La cosa - oltre al diretto coinvolgimento in fatti illeciti corruttivi - che piu' mi interessa fissare per es. è proprio il percorso che porto' quel partito a distaccarsi del tutto dai programmi-istanze di chi l'aveva guidato nei decenni prima - Nenni su tutti - per approdare ad una visione della politica come Affare e Accordo tra parti(spartizione di potere..da cui deriva il DIRITTO alla fetta Tangente)...
Per quanto posso aver capitio io, quel distacco ideale di propositi e finalità....aiuterà e NON POCO l'afflusso di buona parte di chi era stato socialista in Forza Italia (1994 e seguenti)...VOglio dire che chi è cresciuto con quel modello operativo, non ha poi fatto fatica ad adattarsi a vivere - operare in un NON partito (un luogo di aggregazione-accesso politico SENZA programmi o finalità ideali...che si fondava (si fonda) sulla forza di persuasione-carisma del leader..).
Questa dissoluzione ideale, accanto al debito pubblico gigante che da quegli anni (gli Ottanta) continuiamo come paese ad avere sul Groppone - la spesa pubblica deriva in buona fetta da quel debitone perenne e dai suo interessi - sono le due ferite che Bettino ha co-causato e che non riesco a perdonargli - da cittadina...
Ultima cosa: per ben comprendere Bettino, occorre far confronti con:
Pci e Berlinguer
Ferite degli estremismi terroristici degli anni settanta - anni di piombo come li chiamiamo oggi
Correnti e divisioni entro Dc
.............
Bon appetit
Re: Il bottino di Bettino
ricordi di craxi:
lepidezza- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: Il bottino di Bettino
Anche su questo ci sono un pò di ombre che stanno emergendo adesso ... Da Il Fatto Quotidiano - 10 gennaio 2010maimeri ha scritto:io credo che la sua operazione più riuscita, almeno dai miei ricordi sia stata sequestro achille lauro- sigonella
La grande bugia di Sigonella
Sigonella: è la parola magica che il fan di Bettino Craxi introduce nella discussione, quando sta per soccombere a causa dell’elenco delle tangenti, delle condanne, dei conti all’estero; e poi degli incontri con Licio Gelli, delle spartizioni di potere con Giulio Andreotti, del vertiginoso incremento del debito pubblico...Sigonella: dimostrazione che il segretario del Psi era uno statista, capace di scelte coraggiose e autonome anche nei confronti dell’alleato Usa. Ma a Sigonella andò davvero come ci hanno detto? Un documento americano su cui recentemente è stato tolto il segreto ci permette oggi di raccontare una storia molto diversa.
Il sequestro. Tutto comincia il 7 ottobre 1985, quando quattro terroristi del Fronte per la Liberazione della Palestina s’impossessano, al largo delle coste egiziane, della nave italiana Achille Lauro che sta compiendo una crociera nel Mediterraneo.
Il commando chiede la liberazione di una cinquantina di palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. In caso contrario, minaccia di uccidere i passeggeri e di far esplodere la nave. Iniziano frenetiche consultazioni militari e diplomatiche. Le trattative sembrano arrivare a una conclusione positiva quando Abu Abbas, il mediatore indicato dal leader dell’Olp Yasser Arafat, convince i dirottatori ad abbandonare la nave, in cambio dell’immunità e di un salvacondotto per la Tunisia.
Ma si viene a sapere che nel frattempo i terroristi a bordo avevano ucciso e gettato in mare una persona: Leon Klinghoffer, un cittadino americano di religione ebraica, disabile bloccato in carrozzella. A questo punto gli Stati Uniti intervengono.
L’11 ottobre i caccia americani intercettano l’aereo egiziano che sta portando in Tunisia i dirottatori e lo costringono ad atterrare nella base militare di Sigonella, in Sicilia. Venti carabinieri e trenta avieri dell’Aeronautica militare circondano l’aereo. Sono a loro volta subito circondati da una cinquantina di militari americani della Delta Force. Poi affluiscono alla base i rinforzi dei carabinieri, che circondano gli americani.
Il presidente Usa Ronald Reagan telefona a Craxi nella notte, chiedendogli la consegna immediata dei palestinesi. Craxi mantiene fermo il suo rifiuto, finché gli americani ritirano i loro uomini.
Cinque mesi dopo. Certo a Sigonella il comportamento del governo italiano nei confronti degli americani appare diverso da quello tenuto dopo il rapimento, nel 2003 a Milano, dell’imam Abu Omar da parte di uomini della Cia. Messi sotto processo per sequestro di persona insieme ai vertici del Sismi, nel 2009 sono salvati dal segreto di Stato apposto da Silvio Berlusconi.
Ma ora sappiamo che, nel 1985, anche Craxi tratta subito con gli americani e fa un immediato atto di riparazione, concedendo segretamente a Reagan la base di Sigonella per attaccare la Libia di Gheddafi. Solo cinque mesi dopo la tanto osannata dimostrazione di orgoglio nazionale, infatti, nel marzo 1986 gli F111 Usa, provenienti dalla Gran Bretagna e ufficialmente diretti alle basi inglesi di Cipro, decollano dalla base siciliana per attaccare e bombardare il golfo della Sirte.
La concessione avviene in segreto: Craxi permette l’uso della base, ma chiede discrezione e in pubblico critica aspramente l’azione militare. Lo ha scoperto una giornalista italiana, Sofia Basso, analizzando materiale Usa recentemente declassificato. Si è imbattuta in una nota confidenziale scritta a Reagan nella primavera 1986 dall’allora segretario di Stato americano, George Shultz, uscita dagli archivi segreti del Dipartimento di Stato.
L’appunto di Shultz spiega che «i rapporti con Craxi erano eccellenti», l’episodio dell’Achille Lauro era ormai «cosa del passato» e che «su base confidenziale, l’Italia aveva permesso l’uso di Sigonella per operazioni di supporto in relazione all’esercitazione nel golfo della Sirte». A una sola condizione: la riservatezza.
È il marzo 1986. La Libia è accusata di essere dietro gli attentati compiuti in varie parti del mondo da terroristi arabi. Reagan, senza consultare né il Congresso, né i partner europei, il 22 marzo manda navi e aerei nel golfo della Sirte, che Gheddafi considera acque territoriali libiche. Si scatena una battaglia. Gli Usa colpiscono due navi libiche e una base missilistica. Le cancellerie occidentali si dividono: Gran Bretagna e Germania applaudono la dimostrazione di forza, il resto dell’Europa esprime forti dubbi.
Il più duro nelle critiche agli Usa è proprio Craxi il quale, in una seduta straordinaria del Parlamento, proclama che non è con ripetute "esercitazioni militari" in un’area già scossa da forti tensioni che si può difendere il diritto internazionale. L’uso della forza, anzi, non potrà che minare la stabilità della regione e rafforzare il ruolo di Gheddafi nel mondo arabo.
Deve essere chiaro che l’Italia non vuole «guerre alle soglie di casa». Fin qui la versione ufficiale. Il memorandum di Shultz rivela invece la verità segreta. Spiega che Craxi vuole farsi perdonare l’episodio dell’Achille Lauro, punta a essere considerato partner privilegiato degli Usa nelle relazioni tra Est e Ovest e a essere ammesso nel gruppo dei cinque Paesi industrializzati. Per questo, in pubblico strilla contro gli americani ma, sottobanco, dà loro il via libera. Purché non lo si dica in giro.
http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2415702&yy=2010&mm=01&dd=10&title=la_grande_bugia_di_sigonella
Bess- Utente Aficionado: 501-2000 post
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Re: Il bottino di Bettino
beh bess se su sigonella i fan di craxi sono stati sbugiardati
sulla festa della befana restituita al calendario persino travaglio dovrà arrendersi.
sulla festa della befana restituita al calendario persino travaglio dovrà arrendersi.
lepidezza- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: Il bottino di Bettino
http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2415702&yy=2010&mm=01&dd=10&title=la_grande_bugia_di_sigonella[/quote[/url]]Bess ha scritto:Anche su questo ci sono un pò di ombre che stanno emergendo adesso ... Da Il Fatto Quotidiano - 10 gennaio 2010maimeri ha scritto:io credo che la sua operazione più riuscita, almeno dai miei ricordi sia stata sequestro achille lauro- sigonella
La grande bugia di Sigonella
Sigonella: è la parola magica che il fan di Bettino Craxi introduce nella discussione, quando sta per soccombere a causa dell’elenco delle tangenti, delle condanne, dei conti all’estero; e poi degli incontri con Licio Gelli, delle spartizioni di potere con Giulio Andreotti, del vertiginoso incremento del debito pubblico...Sigonella: dimostrazione che il segretario del Psi era uno statista, capace di scelte coraggiose e autonome anche nei confronti dell’alleato Usa. Ma a Sigonella andò davvero come ci hanno detto? Un documento americano su cui recentemente è stato tolto il segreto ci permette oggi di raccontare una storia molto diversa.
Il sequestro. Tutto comincia il 7 ottobre 1985, quando quattro terroristi del Fronte per la Liberazione della Palestina s’impossessano, al largo delle coste egiziane, della nave italiana Achille Lauro che sta compiendo una crociera nel Mediterraneo.
Il commando chiede la liberazione di una cinquantina di palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. In caso contrario, minaccia di uccidere i passeggeri e di far esplodere la nave. Iniziano frenetiche consultazioni militari e diplomatiche. Le trattative sembrano arrivare a una conclusione positiva quando Abu Abbas, il mediatore indicato dal leader dell’Olp Yasser Arafat, convince i dirottatori ad abbandonare la nave, in cambio dell’immunità e di un salvacondotto per la Tunisia.
Ma si viene a sapere che nel frattempo i terroristi a bordo avevano ucciso e gettato in mare una persona: Leon Klinghoffer, un cittadino americano di religione ebraica, disabile bloccato in carrozzella. A questo punto gli Stati Uniti intervengono.
L’11 ottobre i caccia americani intercettano l’aereo egiziano che sta portando in Tunisia i dirottatori e lo costringono ad atterrare nella base militare di Sigonella, in Sicilia. Venti carabinieri e trenta avieri dell’Aeronautica militare circondano l’aereo. Sono a loro volta subito circondati da una cinquantina di militari americani della Delta Force. Poi affluiscono alla base i rinforzi dei carabinieri, che circondano gli americani.
Il presidente Usa Ronald Reagan telefona a Craxi nella notte, chiedendogli la consegna immediata dei palestinesi. Craxi mantiene fermo il suo rifiuto, finché gli americani ritirano i loro uomini.
Cinque mesi dopo. Certo a Sigonella il comportamento del governo italiano nei confronti degli americani appare diverso da quello tenuto dopo il rapimento, nel 2003 a Milano, dell’imam Abu Omar da parte di uomini della Cia. Messi sotto processo per sequestro di persona insieme ai vertici del Sismi, nel 2009 sono salvati dal segreto di Stato apposto da Silvio Berlusconi.
Ma ora sappiamo che, nel 1985, anche Craxi tratta subito con gli americani e fa un immediato atto di riparazione, concedendo segretamente a Reagan la base di Sigonella per attaccare la Libia di Gheddafi. Solo cinque mesi dopo la tanto osannata dimostrazione di orgoglio nazionale, infatti, nel marzo 1986 gli F111 Usa, provenienti dalla Gran Bretagna e ufficialmente diretti alle basi inglesi di Cipro, decollano dalla base siciliana per attaccare e bombardare il golfo della Sirte.
La concessione avviene in segreto: Craxi permette l’uso della base, ma chiede discrezione e in pubblico critica aspramente l’azione militare. Lo ha scoperto una giornalista italiana, Sofia Basso, analizzando materiale Usa recentemente declassificato. Si è imbattuta in una nota confidenziale scritta a Reagan nella primavera 1986 dall’allora segretario di Stato americano, George Shultz, uscita dagli archivi segreti del Dipartimento di Stato.
L’appunto di Shultz spiega che «i rapporti con Craxi erano eccellenti», l’episodio dell’Achille Lauro era ormai «cosa del passato» e che «su base confidenziale, l’Italia aveva permesso l’uso di Sigonella per operazioni di supporto in relazione all’esercitazione nel golfo della Sirte». A una sola condizione: la riservatezza.
È il marzo 1986. La Libia è accusata di essere dietro gli attentati compiuti in varie parti del mondo da terroristi arabi. Reagan, senza consultare né il Congresso, né i partner europei, il 22 marzo manda navi e aerei nel golfo della Sirte, che Gheddafi considera acque territoriali libiche. Si scatena una battaglia. Gli Usa colpiscono due navi libiche e una base missilistica. Le cancellerie occidentali si dividono: Gran Bretagna e Germania applaudono la dimostrazione di forza, il resto dell’Europa esprime forti dubbi.
Il più duro nelle critiche agli Usa è proprio Craxi il quale, in una seduta straordinaria del Parlamento, proclama che non è con ripetute "esercitazioni militari" in un’area già scossa da forti tensioni che si può difendere il diritto internazionale. L’uso della forza, anzi, non potrà che minare la stabilità della regione e rafforzare il ruolo di Gheddafi nel mondo arabo.
Deve essere chiaro che l’Italia non vuole «guerre alle soglie di casa». Fin qui la versione ufficiale. Il memorandum di Shultz rivela invece la verità segreta. Spiega che Craxi vuole farsi perdonare l’episodio dell’Achille Lauro, punta a essere considerato partner privilegiato degli Usa nelle relazioni tra Est e Ovest e a essere ammesso nel gruppo dei cinque Paesi industrializzati. Per questo, in pubblico strilla contro gli americani ma, sottobanco, dà loro il via libera. Purché non lo si dica in giro.
[url=http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2415702&yy=2010&mm=01&dd=10&title=la_grande_bugia_di_sigonella
sono senza parole
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Re: Il bottino di Bettino
lepidezza ha scritto:beh bess se su sigonella i fan di craxi sono stati sbugiardati
sulla festa della befana restituita al calendario persino travaglio dovrà arrendersi.
hai ragione, 'azz, come ho fatto a non ricordare una delle riforme più significative del secondo dopoguerra...
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Re: Il bottino di Bettino
esempi di statismo secondo minzolini..e cicchitto e stefania craxi e tutti i discepoli di questo statismo alla spicciolata.
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Re: Il bottino di Bettino
cazz...grazie per informare me ed altri che certe cose non le hanno visuute...
francesca90- Utente Aficionado: 501-2000 post
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Re: Il bottino di Bettino
Anche Lerner nell'Infedele..approfondisce...LA7 ore 21 ...buon parterre ...con Mentana e Krizia da un canto...Serra e Colombo dall'altro canto....sperando che la sinfonia riesca intonata
Re: Il bottino di Bettino
Repubblica:
Craxi, Napolitano scrive alla vedova
"Luci e ombre, ma è figura incancellabile"
Di Pietro: "Taccio, non voglio fare polemiche con il capo dello Stato.."
ROMA - "Voglio esprimere la mia vicinanza
personale in un momento che è per voi di particolare tristezza, nel
ricordo di vicende conclusesi tragicamente". Comincia così la
lettera che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
scrive ad Anna
Craxi, moglie dell'ex leader
socialista. Una missiva attesa. E che arriva
nell'anniversario dei dieci anni della morte, in esilio, di
Craxi. "Ho ritenuto di dover dare al ricordo della
figura e dell'opera di suo marito" un contributo "per l'impronta
non cancellabile che ha lasciato, in un complesso intreccio di luci
e ombre, nella vita del nostro Stato democratico", scrive
Napolitano. Figura discussa, quella di Craxi. Protagonista della
vita politica italiana, travolto dal ciclone Mani Pulite e morto,
in esilio, ad Hammamet. Figura che ancora oggi divide e crea
polemiche. Quello che è certo, spiega il presidente della
Repubblica, è che la figura di Craxi "non puo' venir sacrificata al
solo discorso sulle responsabilità sanzionate per via giudiziaria.
Il nostro Stato democratico non può consentirsi distorsioni e
rimozioni del genere".
Nella missiva Napolitano ripercorre le vicende che portarono
all'esilio tunisino il leader socialista. Torna con la memoria ai
primi anni '90, ricorda Tangentopoli e "il susseguirsi, in un
drammatico biennio, di indagini giudiziarie e di processi, che
condussero, tra l'altro, all'incriminazione e ad una duplice
condanna definitiva in sede penale" di Craxi. Che, ricorda il capo
dello Stato, "decise di lasciare il Paese mentre erano ancora in
pieno svolgimento i procedimenti giudiziari nei suoi confronti". Fu
quello, continua Napolitano un periodo "tormentato" che impone
ricostruzioni "non sommarie e unilaterali". Un periodo in cui si
creò un vuoto politico che ha determinato ''un brusco spostamento
degli equilibri nel rapporto tra politica e giustizia'.
Poi il presidente affronta la spinosa vicenda delle inchieste per
cui Craxi venne condannato. Sottolinea come Craxi abbia subito "con
una durezza senza eguali" il peso della responsabilità "per i
fenomeni degenerativi ammessi e denunciati" dal leader socialista.
Ricordando anche una pronuncia critica riguardo ai processi contro
Craxi: "Non si può dimenticare che la Corte dei Diritti dell'Uomo
di Strasburgo ritenne, nel 2002, che fosse stato violato il
'diritto ad un processo equo' per uno degli aspetti indicati dalla
Convenzione europea".
Ciò che resta aperta, scrive il presidente della Repubblica, è la
"persistente carenza di risposte sul tema del finanziamento della
politica e della lotta contro la corruzione nella vita pubblica".
Napolitano ricorda le parole di Craxi alla Camera del 3 luglio '92,
rilevando che attorno al sistema dei partiti "avevano finito per
diffondersi 'degenerazioni, corruttele, abusi". Auspicando, infine,
"una più serena e condivisa considerazione del difficile cammino
della democrazia italiana nel primo cinquantennio repubblicano". E
puntando alle riforme, quelle stesse che Craxi "tento di fare senza
esito".
Per quanto riguarda il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è
probabile che domani partecipi in mattinata ad una commemorazione
di Craxi al Senato.
Le reazioni. Antonio Di Pietro tace. Ma fa capire
che le parole di Napolitano non gli sono piaciute. Preferisco non
intervenire. Non voglio Fare alcuna polemica con il capo dello
Stato" dice il leader dell'Idv. Secca, invece, la critica del
segretario della E' Paolo Ferrero, portavoce nazionale della
federazione della Sinistra: "L'impronta di Craxi sulla politica
italiana è indelebile sì, ma in quanto tutta negativa: Craxi è
stato un campione in tangenti, nell'aumentare il declino
dell'Italia e nell'imbastire politiche fortemente antioperaie".
Soddisfatto invece, Bobo Craxi, per cui le parole di Napolitano
"scolpiscono una parola di verità e giustizia".
anche lui lo sta sdoganando... vergognoso...
Craxi, Napolitano scrive alla vedova
"Luci e ombre, ma è figura incancellabile"
Di Pietro: "Taccio, non voglio fare polemiche con il capo dello Stato.."
ROMA - "Voglio esprimere la mia vicinanza
personale in un momento che è per voi di particolare tristezza, nel
ricordo di vicende conclusesi tragicamente". Comincia così la
lettera che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
scrive ad Anna
Craxi, moglie dell'ex leader
socialista. Una missiva attesa. E che arriva
nell'anniversario dei dieci anni della morte, in esilio, di
Craxi. "Ho ritenuto di dover dare al ricordo della
figura e dell'opera di suo marito" un contributo "per l'impronta
non cancellabile che ha lasciato, in un complesso intreccio di luci
e ombre, nella vita del nostro Stato democratico", scrive
Napolitano. Figura discussa, quella di Craxi. Protagonista della
vita politica italiana, travolto dal ciclone Mani Pulite e morto,
in esilio, ad Hammamet. Figura che ancora oggi divide e crea
polemiche. Quello che è certo, spiega il presidente della
Repubblica, è che la figura di Craxi "non puo' venir sacrificata al
solo discorso sulle responsabilità sanzionate per via giudiziaria.
Il nostro Stato democratico non può consentirsi distorsioni e
rimozioni del genere".
Nella missiva Napolitano ripercorre le vicende che portarono
all'esilio tunisino il leader socialista. Torna con la memoria ai
primi anni '90, ricorda Tangentopoli e "il susseguirsi, in un
drammatico biennio, di indagini giudiziarie e di processi, che
condussero, tra l'altro, all'incriminazione e ad una duplice
condanna definitiva in sede penale" di Craxi. Che, ricorda il capo
dello Stato, "decise di lasciare il Paese mentre erano ancora in
pieno svolgimento i procedimenti giudiziari nei suoi confronti". Fu
quello, continua Napolitano un periodo "tormentato" che impone
ricostruzioni "non sommarie e unilaterali". Un periodo in cui si
creò un vuoto politico che ha determinato ''un brusco spostamento
degli equilibri nel rapporto tra politica e giustizia'.
Poi il presidente affronta la spinosa vicenda delle inchieste per
cui Craxi venne condannato. Sottolinea come Craxi abbia subito "con
una durezza senza eguali" il peso della responsabilità "per i
fenomeni degenerativi ammessi e denunciati" dal leader socialista.
Ricordando anche una pronuncia critica riguardo ai processi contro
Craxi: "Non si può dimenticare che la Corte dei Diritti dell'Uomo
di Strasburgo ritenne, nel 2002, che fosse stato violato il
'diritto ad un processo equo' per uno degli aspetti indicati dalla
Convenzione europea".
Ciò che resta aperta, scrive il presidente della Repubblica, è la
"persistente carenza di risposte sul tema del finanziamento della
politica e della lotta contro la corruzione nella vita pubblica".
Napolitano ricorda le parole di Craxi alla Camera del 3 luglio '92,
rilevando che attorno al sistema dei partiti "avevano finito per
diffondersi 'degenerazioni, corruttele, abusi". Auspicando, infine,
"una più serena e condivisa considerazione del difficile cammino
della democrazia italiana nel primo cinquantennio repubblicano". E
puntando alle riforme, quelle stesse che Craxi "tento di fare senza
esito".
Per quanto riguarda il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è
probabile che domani partecipi in mattinata ad una commemorazione
di Craxi al Senato.
Le reazioni. Antonio Di Pietro tace. Ma fa capire
che le parole di Napolitano non gli sono piaciute. Preferisco non
intervenire. Non voglio Fare alcuna polemica con il capo dello
Stato" dice il leader dell'Idv. Secca, invece, la critica del
segretario della E' Paolo Ferrero, portavoce nazionale della
federazione della Sinistra: "L'impronta di Craxi sulla politica
italiana è indelebile sì, ma in quanto tutta negativa: Craxi è
stato un campione in tangenti, nell'aumentare il declino
dell'Italia e nell'imbastire politiche fortemente antioperaie".
Soddisfatto invece, Bobo Craxi, per cui le parole di Napolitano
"scolpiscono una parola di verità e giustizia".
anche lui lo sta sdoganando... vergognoso...
Gaufre- Forum Expatriée
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Re: Il bottino di Bettino
Napolitano: Craxi è figura incancellabile. Come il debito pubblico italiano.
Napolitano: "Su Craxi è l'ora di un giudizio sereno". Era serenamente un ladro.
Pare che la figura di Craxi sia incancellabile. Si, la figura che ci ha fatto fare
Napolitano: Craxi è figura incancellabile. Giusto Berlusconi potrebbe oscurarlo.
Napolitano scrive alla vedova di Craxi, definendo l'ex segretario
socialista una figura incancellabile del panorama politico Italiano.
Figuratevi quello che scriverà alla vedova di Ciancimino.
Napolitano "Su Craxi è giunta l'ora di un giudizio non acritico ma sereno".
Non ho niente contro di lui, ma continuo a preferirgli Arsenio Lupin.(spinoza)
la penna di napolitano si appella alla Corte dei Diritti dell'Uomo.
Napolitano: "Su Craxi è l'ora di un giudizio sereno". Era serenamente un ladro.
Pare che la figura di Craxi sia incancellabile. Si, la figura che ci ha fatto fare
Napolitano: Craxi è figura incancellabile. Giusto Berlusconi potrebbe oscurarlo.
Napolitano scrive alla vedova di Craxi, definendo l'ex segretario
socialista una figura incancellabile del panorama politico Italiano.
Figuratevi quello che scriverà alla vedova di Ciancimino.
Napolitano "Su Craxi è giunta l'ora di un giudizio non acritico ma sereno".
Non ho niente contro di lui, ma continuo a preferirgli Arsenio Lupin.(spinoza)
la penna di napolitano si appella alla Corte dei Diritti dell'Uomo.
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Re: Il bottino di Bettino
da quanto postato su da Gaufre:
Quello che è certo, spiega il presidente della
Repubblica, è che la figura di Craxi "non puo' venir sacrificata al
solo discorso sulle responsabilità sanzionate per via giudiziaria.
Il nostro Stato democratico non può consentirsi distorsioni e
rimozioni del genere
Appunto per NON limitarsi al solo discorso sulle responsabilità sanzionata in via giudiziaria, a me interessa relativamente approfondire su quelle...
Mi piacerebbe che questo Stato si interrogasse COME SIA NATA E RESA POSSIBILE quella degenerazione della gestione della cosa pubblica, che NON RIGUARDO' solo i socialisti e il loro leader...ma un'ampia QUOTA della classe dirigente di questo bel paese....e mi riferisco sia alla classe politica che alla classe imprenditoriale...che trovo' "AMBIENTALE2 scambiare l'assegnazione di appalti piu' o meno grandi, piu' o meno ampi territorialmente..in NOME del "costo della politica" da un lato ed in nome di "concorrenza sleale" dall'altra.
Tutto questo non può essere limitato a verità giudiziarie (parziali, datate, e che riguardano responsabilità SEMPRE soggettive di questo o quello..). A me interessa che Napolitano e da lui quelli a cascata sotto di lui si interroghino e rispondano...con Riformismo CONCRETO a quel bubbone...che NON credo si sia totalmente rimarginato, chiuso e finito nel Dimenticatoio (casi pugliesi, campani e calabresi...FORSE dovrebbero interrogare..)
Ps. A me dei guai giudiziari del Premier e delle sue "soluzioni comodiste" interessa fino ad un certo punto...perchè tanto finiranno cmq in bolle di sapone e di verità oggettiva ne sapremo ben poca. Tantovale provvedere ed interrogarsi sul fenomeno degenerativo complessivo e PROVARE a evitare i bis..le repliche e le imitazioni di certi modelli di Facile ascesa e gestione della cosa pubblica.
Scendo dal palchetto e vò a cena....cià.
Quello che è certo, spiega il presidente della
Repubblica, è che la figura di Craxi "non puo' venir sacrificata al
solo discorso sulle responsabilità sanzionate per via giudiziaria.
Il nostro Stato democratico non può consentirsi distorsioni e
rimozioni del genere
Appunto per NON limitarsi al solo discorso sulle responsabilità sanzionata in via giudiziaria, a me interessa relativamente approfondire su quelle...
Mi piacerebbe che questo Stato si interrogasse COME SIA NATA E RESA POSSIBILE quella degenerazione della gestione della cosa pubblica, che NON RIGUARDO' solo i socialisti e il loro leader...ma un'ampia QUOTA della classe dirigente di questo bel paese....e mi riferisco sia alla classe politica che alla classe imprenditoriale...che trovo' "AMBIENTALE2 scambiare l'assegnazione di appalti piu' o meno grandi, piu' o meno ampi territorialmente..in NOME del "costo della politica" da un lato ed in nome di "concorrenza sleale" dall'altra.
Tutto questo non può essere limitato a verità giudiziarie (parziali, datate, e che riguardano responsabilità SEMPRE soggettive di questo o quello..). A me interessa che Napolitano e da lui quelli a cascata sotto di lui si interroghino e rispondano...con Riformismo CONCRETO a quel bubbone...che NON credo si sia totalmente rimarginato, chiuso e finito nel Dimenticatoio (casi pugliesi, campani e calabresi...FORSE dovrebbero interrogare..)
Ps. A me dei guai giudiziari del Premier e delle sue "soluzioni comodiste" interessa fino ad un certo punto...perchè tanto finiranno cmq in bolle di sapone e di verità oggettiva ne sapremo ben poca. Tantovale provvedere ed interrogarsi sul fenomeno degenerativo complessivo e PROVARE a evitare i bis..le repliche e le imitazioni di certi modelli di Facile ascesa e gestione della cosa pubblica.
Scendo dal palchetto e vò a cena....cià.
Re: Il bottino di Bettino
se vi va..
fear-of-the-dark- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: Il bottino di Bettino
no perchè ci vogliono i corsi di recupero..per mezza italia informata da minoli da minzolini da mimun e feltri..e confermato dall'alzheimer di napolitano e quanti altri..
lepidezza- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: Il bottino di Bettino
http://www.corriere.it/politica/10_gennaio_19/craxi_senato_6eef2720-04e3-11df-aece-00144f02aabe.shtml?fr=box_primopiano
evviva le nostre istituzioni!!!!
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bellaprincipessa- Utente... preoccupante >10.000 Post
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