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Messaggio Da fear-of-the-dark Sab 27 Feb 2010, 20:04

certe persone riescono a trovare sempre qualcosa in cui credere e da cui ripartire questo mi da' speranza anche per il mio futuro.... G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 187966 G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 423921
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Messaggio Da Cuore di Tenebra Sab 27 Feb 2010, 20:04

Le mani sulla città
Le tangenti del G8, i sexy-gate e i senatori schiavi della mafia. Cerami: “Roma condannata a morte da un Parlamento di corrotti”

"Roma si salverebbe solo se non fosse più la Capitale d’Italia", dice Vincenzo Cerami. Scrittore, sceneggiatore (La vita è bella), già ministro ombra della Cultura nel Pd veltroniano, ma soprattutto osservatore di quella città che dopo la scomparsa del suo maestro Pier Paolo Pasolini ha faticato a trovare una voce narrante. Cerami ha sempre raccontato Roma nei suoi libri senza idealizzarla, ma la città che emerge dagli ultimi scandali – quella del senatore Di Girolamo, del faccendiere Mokbel, del signore degli appalti Balducci, delle prostitute e dei trans – sta “svelando la sua vera faccia e fa cadere anche le ultime maschere dei politici”.

Raid, razzismo, saluti romani. Qual è il problema?

Non bisogna cedere a una lettura semplicistica. Quando è diventata una megalopoli, la Roma che abbiamo sempre visto, amato e odiato, ha acquisito quell’anti-identità globalizzata che hanno Milano, Lima, Londra e Parigi. L’espansione ha soffocato una tradizione, un’entità.

Quindi ha perso la sua identità.

E proprio quando la si perde nascono le paure: paura di non esistere, del futuro, di galleggiare. Tutto quello che non capisci diventa ostile, come lo straniero. È la paura che fa nascere il fascismo e il nazismo.

La classe dirigente è in grado di intervenire quando, come si vede dalla cronaca di questi giorni, di questa debolezza approfitta la criminalità organizzata?

Può farlo solo in un modo: teorizzando l’etica e dando l’esempio. La malavita non si combatte con la repressione, ma creando anticorpi culturali profondi.

Quando hai mezzo Parlamento con la fedina penale sporca, come si fa a pretendere che i cittadini crescano?

Quando esalti la prostituzione e il machismo, nulla di buono può arrivare. Non ho mai conosciuto in Italia un periodo di maschilismo brutale come questo. L’Italia non è mai stata così fascista.

La rivista Rolling Stones dice che i politici sono le nuove rockstar.Ma le rockstar non avevano vizi, erano simpatici! Questi qui emergono dalla melma, dal fango, e fortuna che c’è ancora una parte della giustizia che li smaschera.

Lei ha detto che le piace raccontare cose che tutti hanno davanti agli occhi ma che nessuno vede. Cosa ci sfugge oggi?

In superficie sembra che a Roma non succeda nulla, ma tutti gli italiani sanno che i giochi si fanno da un’altra parte, dietro i cerimoniali, le ritualità e gli inganni tv. Ci sono grandissimi maneggi intorno al denaro sporco. Queste figure ambigue che improvvisamente emergono dal buio fanno intuire la reale dimensione del problema e il ruolo che ha Roma, sempre al centro degli scandali.

Parla degli uomini chiave delle ultime inchieste, Anemone, Di Girolamo, Mokbel?

Certo, mai sentiti prima. Oppure questo Andrini dell’Ama. Se oggi leggi le intercettazioni, senti cose incredibili.

Come il boss della ‘Ndrangheta che dice al senatore del Pdl Nicola Di Girolamo: "Tu sei il mio schiavo, vali quanto un portiere".

Esatto. Abbiamo senatori-zerbini, umiliati. Questi sono i rappresentanti del popolo italiano! Ma si vuole punire chi fa le intercettazioni, non chi viene intercettato.

Roma sembra diventata anche la città della prostituzione.

Per me è un mistero. Ho letto che nove milioni di italiani l’anno vanno a puttane. È un mondo talmente consumistico che l’unico piacere che rimane da conquistare è quello dell’eros, del sesso. Invece lo comprano, lo strapagano. Diventa sublimazione, esercizio del potere. I politici pensano: “Sono onnipotente, posso comprarmi addirittura i corpi. Posso far fare ai corpi degli altri quello che voglio”.

Nel Lazio ci sono ben 61 cosche criminali.

Ogni tanto ci accorgiamo che qui è pieno di mafiosi, poi ce ne dimentichiamo subito. La mafia morirebbe nel giro di pochissimi mesi se non si nutrisse del suo sangue, la politica. Ma ci sono gli appalti, gli imbrogli, la complicità: basta vedere come è stata gestita l’organizzazione di Guido Bertolaso. Ma la criminalità organizzata poi chiede il conto, come abbiamo visto nel caso Di Girolamo.

Si parla di nuovo di tangenti.

A Roma sono girate mazzette in tutti i grandi eventi recenti, come gli appalti per i Mondiali di Nuoto. Quando penso a Tangentopoli mi vien da ridere. Era "corruzione d’altri tempi": ti rubo tre patate, tu mi rubi due castagne. Quella che viviamo adesso è ben altra cosa. La maggioranza nel 1992 rubava per i partiti, anche se molti ci mangiavano.

Come racconterebbe Pasolini la Roma di oggi? Negli anni Settanta Pasolini aveva già descritto tutta la realtà di oggi.

Il suo ultimo film, Salò o le 120 giornate di Sodoma, è una perfetta metafora della società di oggi: personaggi che mangiano la merda, potere che non ruba più il denaro, né l’anima, ma proprio i corpi. Pasolini ci ha già dato il suo giudizio.

E lei come la racconterà?

La Roma che mi interessa è quella fuori le mura: dentro non c’è più, o almeno non è più Roma. Appartiene al turismo, al commercio, alle banche. Roma è fuori, è grande e piena di gente meravigliosa. I romani sono abituati a sopportare i poteri. Sarebbe una salvezza se Roma non fosse più Capitale d’Italia: girerebbero meno burocrati, meno persone impastoiate con l’uso distorto del potere. Sarebbe forse una città un po’ più allegra.
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Messaggio Da Cuore di Tenebra Sab 27 Feb 2010, 20:07

Come funziona il "telebavaglio"
di Luca Telese
Se Berlusconi avesse detto: “Da domani niente più programmi di informazione” (spero) mezzo paese sarebbe in piazza. Ma siccome Berlusconi è un genio, non l’ha detto lui: lo ha fatto dire da altri, ottenendo lo stesso effetto: un editto ventriloquesco.
Ecco come: il "Telebavaglio" appare per la prima volta in commissione di Vigilanza. Un deputato di centrosinistra, l’onorevole Beltrandi (radicale) si mette a lavorare di fino, stendendo un regolamento attuativo della legge sulla par condicio, molto più severo e macchinoso della stessa legge.

Risultato: il centrodestra lo vota in modo entusiastico (e ti credo). Effetti. Una prima censura si abbatte su tutti i programmi di informazione Rai. Resta il problema degli altri: ci pensa l’Agcom, che estende il regolamento a Mediaset, Sky, La7 e tutti i canali privati.

Un’altra follia: sarebbe come se la Pepsi Cola decidesse di togliere le bollicine, e una authority imponesse alla Coca Cola di fare altrettanto. Infatti, se (purtroppo) la Vigilanza è l’editore della Rai, è possibile che le sue regole vengano imposte anche ai concorrenti? Per una tv come La7 (quella dove conduco il mio programma, Tetris) che fonda la sua programmazione su informazione e programmi di qualità, è un colpo durissimo.

Ecco alcune delle perle del testo. A trenta giorni dal voto 1) A decidere gli ospiti politici da invitare sono i partiti (non accade nemmeno nella Russia di Putin). 2) Non si può parlare di politica senza ospitare i politici voluti dai partiti. 3) Anche se si accetta di invitare i politici designati dalle segreterie, bisogna invitarne almeno 50, in massimo due settimane. Perché? Semplice: il regolamento Beltrandi impone uno per ogni lista nazionale (circa 15), più uno per ogni lista che copra 1/4 del territorio. 4) La norma impone anche di invitare tutti i candidati presidente di tutte le regioni (moltiplicate 13 per 2-4). 5) Dettaglio curioso: la legge è già in vigore, ma il termine per la presentazione delle liste scatta domani. Quindi il calcolo di tutti gli invitati non si può ancora fare: non sono meno di 50, però.

Esempio di scuola. Voglio fare una puntata sui partiti e la nuova Tangentopoli? Non posso. Voglio parlare dei dissidenti finiani del Pdl? Se il Pdl vuole, mi manda Cicchitto e Verdini. Voglio fare una puntata con l’onorevole Beltrandi sulla libertà di informazione? Non posso fare nemmeno quella. Perché se i radicali mi mandano Pannella non posso avere Beltrandi. E poi perché per intervistare lui sulla sua legge 10 minuti, devo fare dieci minuti di intervista ad altre 15 liste.

Il bello è che anche l’onorevole Beltrandi concorda su un fatto: “Applicare il suo regolamento alle tv private è una follia”. Poteva pensarci prima.
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Messaggio Da Cuore di Tenebra Sab 27 Feb 2010, 20:13

Italiopoli
Intervista a Oliviero Beha

Ostracismo non è solo democrazia ateniese, esilio votato con un guscio di conchiglia: è anche l'insopportabile condanna che un Potere kafkiano ha comminato qualche anno fa a uno dei giornalisti più bravi - e questo non sarebbe niente - ma soprattutto più di successo di radio e televisione. Da allora se possibile la penna di Oliviero si è fatta più affilata, la lotta più dura, la polemica più incancrenita. Ma ce lo racconta lui stesso.

E' più scomodo o più comodo essere uno scomodo?
A parte che sono un giornalista e non una sedia, e che credo che la comodità sia un concetto più pertinente all'interior design che non al mio specifico, devo dire che sì: ci sono senza dubbio più difficoltà che vantaggi ad esser considerati scomodi.

In Italiopoli citi spesso e volentieri la RAI con le sue complesse saghe e le sue congiure...
Credo che un'analisi sociale, politica e culturale del momento italiano non possa proprio prescindere da una cosa come la televisione di Stato. Sia per quanto oggettivamente è, sia per quello che rappresenta per gli italiani. Quando uno scrive che stiamo soffocando in una palude, che ci stiamo mafiosizzando, capisci bene che la tv è un argomento di una certa importanza...

Ma si è capita mai la causa dell'ostracismo piombato su di te senza preavviso e senza spiegazione, mentre conducevi un programma che faceva ascolti record?
Francamente è anche difficile se non impossibile capire a chi avrei pestato i piedi, capire come vengo percepito dal potere: qualche tempo fa mi è capitato - nello stesso giorno - di essere inserito dal Corriere della Sera tra gli intellettuali di destra e dal Giornale tra gli intellettuali di sinistra. Mi ricordo Beppe Grillo, che mi disse: "Sbrigati a fare quello che fai alla radio nei locali" "E perché? Faccio già il giornalista" "Perché non te lo faranno più fare". Aveva ragione Grillo.

In che senso sostieni che l'Italia è una repubblica fondata sulla mafia?
In un capitolo preciso di Italiopoli intitolato La verità, vi prego, sulla mafia ho messo a confronto tutte le caratteristiche principali di Cosa Nostra con la situazione italiana, e - sorpresa! - ho riscontrato un parallelismo perfetto: assenza di meritocrazia, omertà afasica, incomunicabilità, opportunismo pseudopolitico. Una mafiosità che mutua reticenze, omissioni, censura e autocensure dai modelli siciliani, che non prevede ormai rapporti di lavoro 'normali', che paga il pizzo tutti i giorni in termini non tanto e non solo di denaro e di clientele bensì di dignità, umore e sentimento esistenziale. Vi racconto un fatto assolutamente emblematico: in un articolo uscito il 30 gennaio 2007 sulla prima pagina de La Repubblica, e non - che so - su L'Eco della Sgurgola Marsicana - il finissimo scrittore Pietro Citati, vero nume tutelare della letteratura italiana stimato da tutti scriveva tra l'altro: "I potenti di oggi sono sempre più smaniosi di possedere il proprio potere. Nulla, o quasi nulla, li divide dai loro avversari: hanno quasi le stesse idee; ma esercitano il potere in modo sempre più esclusivo e autoritario. Vorrebbero che la televisione trasmettesse soltanto il loro volto meraviglioso, le loro parole affascinanti, i loro gesti impareggiabili. Non tollerano rivali nel proprio territorio: li combattono come nemici mortali. Se oggi in Italia godiamo ancora una parte di libertà, è soltanto perché tra l´uno e l´altro di questi poteri esistono luoghi vuoti, dove possono sopravvivere quasi liberamente coloro che non amano comandare. Non è sicuro che questa condizione durerà a lungo. Forse siamo giunti agli estremi: forse queste innumerevoli mafie stanno per saldarsi tra loro come in un gioco di puzzle, così da non lasciare nemmeno uno spazio dove vivere e respirare". Beh, nessuno lo ha citato, nessuno ha dibattuto, nessuno ha contestato una virgola.

Italiopoli è pieno di nomi e cognomi, spesso citati in termini ben poco lusinghieri. Che reazioni hai avuto?
Nonostante abbia poca visibilità per ovvie ragioni, il libro è stato ben accolto dal pubblico e sta avendo un discreto successo grazie al passaparola. Purtroppo, in un certo senso, perché vuol dire che quello che racconto è vero. Invece il potere ha reagito...beh, col solito vecchio metodo di far calare il silenzio su di me, un silenzio assordante. Un metodo dannatamente efficace, devo ammetterlo.

Come si esce dalla palude di Italiopoli, se se ne esce?
La sfida più divertente affrontata con questo libro è stata mettere insieme le tessere del mosaico, avere così la visione d'insieme. In questa specie di Paese ti dicono tutte le cose, eh. Ma solo una per volta, senza darti il quadro d'insieme, così non riesci ad avere le idee chiare. Però credo che la società civile abbia in sé le potenzialità per combattere questa strategia, per dare segnali di vita, per resistere. E il mezzo per fare tutto questo è internet, lo stesso termine 'Rete' ha in sé questa potenzialità del mettere insieme, come ha fatto notare anche Rifkin. Occorre fondare una sorta di Carboneria tecnologica che ci dia la speranza di un cambiamento, un cambiamento della politica. Io per esempio vivo a Roma, nel quartiere Montesacro, nei pressi del fiume Aniene: ecco, riqualificare le sponde di un Aniene ridotto a uno schifo, ecco un programma politico che avrebbe un senso, sia dal punto di vista ambientale che sociale, che andrebbe dal locale al globale...
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Messaggio Da Gaufre Sab 27 Feb 2010, 20:16

Cuore, puoi mettere la fonte delle cose che posti, per favore? Quello di Telese l'avevo già postato io ma è stato sepolto da una valanga di post G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 277752
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Messaggio Da fear-of-the-dark Sab 27 Feb 2010, 20:19

gaufre si sta impegnando per conquistare un posto d'onore tra i cagacazzo.... G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 277752 G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 144135
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Messaggio Da Cuore di Tenebra Sab 27 Feb 2010, 20:19

La vergogna di dirsi berlusconiani
di Massimo Fini
Con Berlusconi si manifesta un singolare fenomeno, già noto ai tempi della Democrazia Cristiana. Negli anni Sessanta e Settanta erano rarissimi quelli che ammettevano di votare DC. Ma il partito del "Biancofiore, simbol d'amore" prendeva regolarmente, a ogni elezione, il 30 per cento dei suffragi. Evidentemente chi lo votava se ne vergognava. Così è con Berlusconi. Nei bar, nelle palestre, in piscina, ai Bagni o in qualsiasi altro ritrovo pubblico che raccolga un po' di gente, nessuno, anche quando il discorso cade sul politico, dice di votare Berlusconi. E anche fra i giornalisti, a meno che non siano i giannizzeri del Giornale, di Libero, di Panorama, e pure qui non sempre, nessuno ti dice apertamente che sta con Berlusconi. Un poco se ne vergognano, anche loro.
Ma i berluscones si smascherano in modo indiretto. Se uno ha in orrore Di Pietro, considerandolo il vero "cancro morale" di questo Paese, è molto probabile che sia un berluscones. Se vi aggiunge Marco Travaglio ne hai quasi la certezza. Se ci mette anche Giorgio Bocca è matematico.
Per Di Pietro la cosa si capisce, perché è l'unico, vero, contraltare politico del Cavaliere e, per soprammercato, porta avanti il discorso della legalità. E i berluscones detestano la legalità, naturalmente quando si pretende di richiamarvi "lorsignori", per gli altri c'è la "tolleranza zero". Sono i liberali alla Ostellino, alla Galli della Loggia, alla Panebianco, i liberali da Corriere della Sera (scriveva un indignato Panebianco ricordando l'orribile stagione di Mani Pulite: «L'opera di repressione non doveva più occuparsi prevalentemente, come aveva sempre fatto, dei "deboli" e dei reietti, ma poteva rivolgersi anche ai potenti» - Corriere della Sera, 20/9/1999- e in un altro pregevole scritto «Non parliamo d'altro che di "corruzione", "concussione", "abuso di ufficio" e non ci accorgiamo dei reati di vero allarme sociale che sono quelli della microcriminalità», e ancora «La legalità, semplicemente non è, e non può essere, un valore in sé» - Corriere, 16/3/1998).
Peraltro l'orrore per il "giustizialista" (altra parola magica che smaschera il berluscones occulto) Di Pietro è un poco contraddittorio. L'intera classe politica attualmente in sella, berluscones in testa, non esisterebbe se non ci fosse stato il "giustizialista" Di Pietro. Particolarmente grottesca è l'avversione a Di Pietro degli ex Msi, ex An, oggi Pdl che, dopo essere stati espunti per decenni dalla politica con la truffa dell' "arco costituzionale", tornarono all'onor del mondo proprio grazie a Mani Pulite. Dove sarebbe oggi, senza Di Pietro, per esempio l'onorevole La Russa, disonorevole ministro della Difesa? Sarebbe ancora nelle catacombe a fare il "cattivo maestro" di ragazzi che poi, sotto quelle suggestioni, andavano magari a rovinarsi tirando qualche bombetta (Murelli e Loi).
Travaglio è scontato. Sulla legalità ha un rigore torinese, jansneista. Sia a destra che a sinistra per la verità, ma il berluscones non va tanto per il sottile. Quando però gli chiedi cosa rimprovera a Travaglio, farfuglia. Il massimo che riesce a dire è che «con i libri su Berlusconi ci ha fatto i soldi». Che è come dire che Sciascia non doveva fare le denunce di "Todo modo" perché quel libro ha venduto.
Ma il più incomprensibile, e quindi il più significativo, è Giorgio Bocca. Se in una conversazione salta fuori, per qualsiasi motivo, il nome di Bocca, il berluscones occulto cade in deliquio, fa il ponte isterico, gli viene la schiuma alla bocca e manca poco che venga preso da una crisi epilettica. Eppure Bocca è stato il primo giornalista italiano di sinistra, ma anche non di sinistra, a denunciare sul Giorno, in un memorabile reportage degli anni '60, che cosa fosse realmente la gloriosa Unione Sovietica. Meriterebbe un posto d'onore nel mondadoriano e berlusconiano opuscolo "Il libro rosso degli orrori del comunismo". Invece i berluscones lo odiano. E si vedono anche delle sciacquette del giornalismo nostrano, gente che ha cominciato a scrivere editoriali, cioè temi da liceo, a vent'anni, e a trenta, non avendo fatto alcuna esperienza sul campo, non san più che dire, storcere il naso di fronte al nome di Giorgio Bocca e alla sua straordinaria carriera che gli permette, alle soglie dei novant'anni, di essere ancora perfettamente lucido sulla pagina. «Non devo alcun rispetto a Bocca» scriveva tempo fa un pinchetto di cui non ricordo il nome, poniamo un Facci qualsiasi, mentre dovrebbe fare i gargarismi prima di pronunciare il suo nome invano.
Comunque sia un indizio è un indizio. Tre indizi (Di Pietro, Travaglio, Bocca) fanno una prova. Quindi se vi capita in casa un tipo mellifluo, che affetta equidistanza, ma quando sente i nomi di quei tre ha reazioni da demonio finito in un'acquasantiera, potete andare sul sicuro: è un berluscones doc. E cacciatelo a pedate nel culo perché non ha nemmeno il coraggio civile di essere ciò che è.
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Messaggio Da Gaufre Sab 27 Feb 2010, 20:21

fear-of-the-dark ha scritto:gaufre si sta impegnando per conquistare un posto d'onore tra i cagacazzo.... G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 277752 G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 144135
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cazzarola, mi sto smascherando G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 277752
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Messaggio Da Cuore di Tenebra Sab 27 Feb 2010, 20:21

Gaufre ha scritto:Cuore, puoi mettere la fonte delle cose che posti, per favore? Quello di Telese l'avevo già postato io ma è stato sepolto da una valanga di post G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 277752
Metterò entrambi, link ma anche testo; ho copiato i testi perchè inserendo solo i link chi entra, magari anche solo il giorno dopo, non trova più il pezzo, e infatti qualcuno si era giustamente lamentato. Tra parentesi... che ne dite di aprire un topic titolato "Rassegna Stampa"? Così chi è interessato può sfogliare...
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Messaggio Da fear-of-the-dark Sab 27 Feb 2010, 20:24

Cuore di Tenebra ha scritto:
Gaufre ha scritto:Cuore, puoi mettere la fonte delle cose che posti, per favore? Quello di Telese l'avevo già postato io ma è stato sepolto da una valanga di post G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 277752
Metterò entrambi, link ma anche testo; ho copiato i testi perchè inserendo solo i link chi entra, magari anche solo il giorno dopo, non trova più il pezzo, e infatti qualcuno si era giustamente lamentato. Tra parentesi... che ne dite di aprire un topic titolato "Rassegna Stampa"? Così chi è interessato può sfogliare...
mhm interessante...senza commenti, solo con gli articoli?
per me va bene.... G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 187966
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Messaggio Da Gaufre Sab 27 Feb 2010, 20:28

Cuore di Tenebra ha scritto:
Gaufre ha scritto:Cuore, puoi mettere la fonte delle cose che posti, per favore? Quello di Telese l'avevo già postato io ma è stato sepolto da una valanga di post G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 277752
Metterò entrambi, link ma anche testo; ho copiato i testi perchè inserendo solo i link chi entra, magari anche solo il giorno dopo, non trova più il pezzo, e infatti qualcuno si era giustamente lamentato. Tra parentesi... che ne dite di aprire un topic titolato "Rassegna Stampa"? Così chi è interessato può sfogliare...
Grazie Cuore, sì, fai bene a fare entrambe le cose (ero sempre io la rompipalle G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 277752 ); io non metto il link perché di solito copio e incollo dal giornale in pdf (sono abbonata a Il Fatto quotidiano e posto delle cose prima che appaiano su "antefatto", è per quello che vi ritrovate il post lunghissimo e su una colonna... G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 449332 )
La rassegna stampa può andare; commentiamo sempre qui però, vero?
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Messaggio Da Cuore di Tenebra Sab 27 Feb 2010, 20:35

Decidete voi, per me è uguaglio. Mi sta venendo un dubbio: forse è meglio chiedere a Bea, dal momento che i temi possono anceh essere "caldi", e non vorrei si scatenassero conflitti ceh qualcuno di noi ha peraltro già vissuto sull'area TG3 del forum Rai...
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Messaggio Da fear-of-the-dark Sab 27 Feb 2010, 20:46

ok chiediamolo... G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 939831 BEaaaaaaaa?!?!?
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Messaggio Da ubik Sab 27 Feb 2010, 20:57

Il test antidroga in Parlamento, voluto da Giovanardi, è stato effettuato su un campione di 232 volontari (meno di un quarto...). Uno è risultato positivo, ma la privacy lo protegge. Degli altri circa 800 parlamentari quanti sono cocainomani? E quanti potranno cantare a Sanremo?
"ROMA - Il sottosegretario Carlo Giovanardi, responsabile del Dipartimento nazionale antidroga, ha scritto al presidente della Commissione di vigilanza della Rai, Sergio Zavoli, per denunciare la "scandalosa" trasmissione di Annozero di ieri sera. "Una tv di Stato ha fatto la propaganda alla droga. Sembrava una specie di fumeria d'oppio". Giovanardi è, ontologicamente, un testimonial dell'uso smodato di lambrusco e sangiovese." G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 206838 G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 277752
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Messaggio Da Cuore di Tenebra Sab 27 Feb 2010, 21:04

Fernandel è sempre più impagabile... G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 277752
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Messaggio Da Cuore di Tenebra Sab 27 Feb 2010, 21:54

Su questo articolo vorrei il parere di Fear, che mi pare ferrata sull'argomento...

Quando l'Africa si aiutava da sola
di Massimo Fini

http://www.massimofini.it/

Sui fattacci di Rosarno anche la stampa più bieca e razzista è stata costretta a prendere le parti degli immigrati («Hanno ragione i negri» ha titolato il Giornale), sfruttati fino all'osso per i famosi lavori che «gli italiani non vogliono più fare«, costretti a vivere in case di cartone e, come se non bastasse, presi anche a pallettoni. Ed è assolutamente ipocrita chiamarli "neri", in linguaggio "politically correct", come fa la sinistra se poi li si tratta da "negri" che è il senso ironico del titolo di Feltri.
Quando però si analizzano le cause di queste migrazioni ormai bibliche, che portano a situazioni tipo Rosarno in Europa e negli Stati Uniti, la stampa occidentale resta sempre, e non innocentemente, in superficie. Si dice che costoro sono attratti dalle bellurie del nostro modello di sviluppo. Ora, no c'è immigrato che non possegga almeno un cellulare e che non sia in grado di avvertire chi è rimasto a casa di che "lacrime grondi e di che sangue" questo modello, per tutti e in particolare per chi, come l'immigrato, è l'ultima ruota del carro. Si dice allora che costoro sono costretti a venire qui a fare una vita da schiavi a causa della povertà e della fame che strazia i loro Paesi. E questo è vero. Ma non si spiega come mai queste migrazioni di massa sono cominciate solo da qualche decennio e vanno aumentando in modo esponenziale. In fondo le navi esistevano anche prima e pure i gommoni. Il fatto che gli immigrati di Rosarno siano prevalentemente provenienti dall'Africa nera ci dà l'opportunità di spiegarlo.
L'opinione pubblica occidentale, anche a causa della "disinformatia" sistematica dei suoi media, è convinta che la fame in Africa sia endemica, che esista da sempre. Non è così. Ai primi del Novecento l'Africa nera era alimentarmente autosufficiente. Lo era ancora, in buona sostanza (al 98%), nel 1961. Ma da quando ha cominciato ad essere aggredita dalla pervasività del modello di sviluppo industriale alla ricerca di sempre nuovi mercati, per quanto poveri, perché i suoi sono saturi, la situazione è precipitata. L'autosufficienza è scesa all'89% nel 1971, al 78% nel 1978. Per sapere quello che è successo dopo non sono necessarie le statistiche, basta guardare le drammatiche immagini che ci giungono dal Continente Nero o anche osservare a cosa siano disposti i neri africani, Rosarno docet, pur di venir via. Cos'è successo? L'integrazione nel mercato mondiale ha distrutto le economie di sussistenza (autoproduzione e autoconsumo) su cui quelle popolazioni avevano vissuto, e a volte prosperato, per secoli e millenni, oltre al tessuto sociale che teneva in equilibrio quel mondo (come è avvenuto in Europa agli albori della Rivoluzione industriale quando il regime parlamentare di Cromwell, preludio della democrazia, decretò la fine del regime dei "campi aperti" (open fileds), cosa a cui le case regnanti dei Tudor e degli Stuart si erano opposte per un secolo e mezzo, buttando così milioni di contadini alla fame pronti per andare a farsi massacrare nelle filande e nelle fabbriche così ben descritte da Marx e d Engels). Oggi, nell'integrazione mondiale del mercato, nella globalizzazione, i Paesi africani esportano qualcosa ma queste esportazioni sono ben lontane dal colmare il deficit alimentare che si è venuto così a creare. E quindi la fame.
Senza per questo volerlo giustificare il colonialismo classico è stato molto meno devastante dell'attuale colonialismo economico. Fra i due c'è una differenza sostanziale, di qualità. Il colonialismo classico si limitava a conquistare territori e a rapinare materie prime di cui spesso gli indigeni non sapevano che farsi, ma poiché le due comunità rimanevano separate e distinte poco cambiava per i colonizzati che, a parte il fatto di avere sulla testa quegli stronzi, continuavano a vivere come avevano sempre vissuto, secondo la loro storia, tradizioni, costumi, socialità, economia. Il colonialismo economico, invece, ha bisogno di conquistare mercati e per farlo deve omologare le popolazioni africane (come del resto le altre del cosiddetto Terzo Mondo) alla nostra "way of life", ai nostri costumi, possibilmente anche alle nostre istituzioni (la creazione dello Stato, per soprammercato democratico o fintamente democratico, ha avuto un impatto disgregante sulle società tribali), per piegarle ai nostri consumi. In Africa si vedono neri con i rayban (con quegli occhi!) e il cellulare, che costano niente, ma manca il cibo. Perché il cibo non va dove ce n'è bisogno, va dove c'è il denaro per comprarlo. Va ai maiali dei ricchi americani e, in generale, al bestiame dei Paesi industrializzati, se è vero che il 66% della produzione mondiale di cereali è destinato alla alimentazione degli animali dei Paesi ricchi (dato Fao). E adesso ci si è messa anche la Cina, new entry in questo gioco assassino, che compra, con la complicità dei governanti corrotti, intere regioni dell'Africa nera la cui produzione, alimentare e non, non va ai locali, sfruttati peggio degli immigrati di Rosarno, ma finisce a Pechino e dintorni.
Ma l'invasione del modello di sviluppo egemone ha anche ulteriori conseguenze, quasi altrettanto gravi della fame. Sradicati, resi eccentrici rispetto alla propria stessa cultura che è finita nell'angolo, scontano una pesantissima perdita di identità. A ciò si devono le feroci guerre intertribali cui abbiamo assistito, con ipocrito orrore, negli ultimi decenni. Perché le guerre in Africa, sia pur con le ovvie eccezioni di una storia millenaria, avevano sempre avuto una parte minoritaria rispetto alla composizione pacifica fra le sue mille etnie (J.Reader, "Africa", Mondadori, 2001). E così fra fame, miseria, guerre, sradicamento, distruzione del loro habitat, costretti a vivere con i materiali di risulta del mondo industrializzato (si vada a Lagos, a Nairobi o in qualsiasi altra capitale africana) i neri migrano verso il centro dell'Impero cercandovi una vita migliore. O semplicemente una vita.
E i nostri "aiuti", anche quando non sono pelosi, non solo non sono riusciti a tamponare il fenomeno della fame e della miseria, in Africa e altrove, come è emerso dal recente vertice della Fao tenuto a Roma, ma l'hanno aggravato perché tendono ad integrare ulteriormente le popolazioni del Terzo Mondo nel mercato unico mondiale, stringendo così ancor di più il cappio intorno al loro collo. Alcuni Paesi e intellettuali del Terzo Mondo lo avevano capito per tempo. Una ventina di anni fa, in contemporanea con una delle periodiche riunioni del G7 (allora c'era ancora il G7), i sette Paesi più poveri del mondo, con alla testa l'africano Benin, organizzarono un polemico controsummit al grido: «Per favore non aiutateci più!». Ma non vennero ascoltati.
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Messaggio Da Bess Sab 27 Feb 2010, 22:22

Mi intrometto un attimo G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 206838. Ho appena letto questa notizia



La Repubblica - Roma, 20:07

REGIONALI: ESCLUSA PER RITARDO LISTA PDL PROVINCIA ROMA

Il ritardo nella consegna della documentazione necessaria ha causato, secondo quanto si apprende, la mancata ammissione del logo e l'esclusione della lista elettorale del Pdl per la Provincia di Roma in vista delle elezioni regionali della fine di marzo. Il Pdl ha gia' presentato ricorso al Tar e all'ufficio centrale circoscrizionale del Tribunale di Roma .



http://www.repubblica.it/ultimora/politica/REGIONALI-ESCLUSA-PER-RITARDO-LISTA-PDL-PROVINCIA-ROMA/news-dettaglio/3757971
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Messaggio Da fear-of-the-dark Sab 27 Feb 2010, 23:19

Cuore grazie per avermi ricordato che mi dovrei rimettere a studiare se voglio avere qualche speranza di laurearmi entro l'anno.... G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 206838 G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 27272 G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 423921
Questa questione Africa mi appassiona assai... Questo articolo è molto interessante. La situazione di dipendenza sta degenerando sempre più. Onestamente non credo per una miopia da parte dei paesi industrializzati, piuttosto per una condizione di convenienza\sfruttamento da parte degli stessi. Tutte le risorse africane sono sfruttate dalle grosse multinazionali estere e l'industria locale stenta ad emergere perchè vive con questo macigno sulle spalle e con scarsi capitali da investire.
Quello che in Africa manca è proprio la possibilità di emergere, non c'è una capacità imprenditoriale locale, non è svliuppata neanche una mentalità imprenditoriale. Gli aiuti non hanno fatto altro che peggiorare questa situazione, perchè hanno accresciuto la dipendenza e fossilizzato ancora di più l'industria locale. Quello che l'articolo non dice è che in questi anni la questione è stata sollevata nuovamente, ad esempio attraverso dambysa moyo, un'economista africana.
Questa sostiene fortemente che gli aiuti non servano, che devono ccessare in favore di uno sviluppo che avvenga dall'interno. Insomma non si possono esportare sviluppi, ma si possono fornire gli strumenti affinchè questi sviluppi avvengano. Ma gli strumenti non sono quelli che devono passare per complicate vie burocratiche rischiando di non arrivare mai , gli strumenti sono quelli che esportano conoscenza, che facciano acquisire mentalità, specificità.
Quello che propone la Moyo e insieme a lei altri economisti, non solo africani, è il microcredito. Il microcredito consente la concessione di prestiti a coloro che attraverso le normali vie di credito non potrebbero permetterselo, a coloro che versano in condizione di forte disagio. Naturalmente questi non potendo prestare alcuna garanzia non vedrebbero accordarsi mai prestiti dalle banche nazionali.
Naturalmente anche questa soluzione presenta delle problematiche, però è importante che si inizi a considerare un'alternativa agli aiuti che rischiano di far morire l'Africa.
Un'altra cosa che volevo sottolineare e che nell'articolo viene accennata è l'importanza delle guerre tra tribù diverse. Queste spesso sono incentivate dallo sciacallaggio dei paesi industrializzati, che lasciano che il popolo africano si divida per poter continuare a ruubare l'impossibile. Basti pensare al commercio dei diamanti. Una rappresentazione molto realistica di questa situazione è quella che viene data nel film blood diamond. Un film che consiglio proprio perchè viene trattata una tematica di cui non parla nessuno, eppure esiste.
Ci sarebbero tante altre cose da dire, ma.... mi pare abbastanza per ora.
questo è un articolo interessante
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/05/18/dambisa-moyo-denuncia-gli-aiuti-salvano-dittatori.html
questo è il sito della moyo
http://www.dambisamoyo.com/


Ultima modifica di fear-of-the-dark il Dom 28 Feb 2010, 12:31 - modificato 1 volta.
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Messaggio Da Gaufre Dom 28 Feb 2010, 12:18

Arcus, la società per la cultura
che regala le "mance" di Stato


di CARMELO LOPAPA

ROMA - L´ultimo pacco siglato «Cultura spa» porta
in dote 200 milioni di euro. L´infornata è di questi giorni e
permetterà al governo una distribuzione a pioggia in favore di
centinaia di associazioni, enti, teatri e fondazioni. Più che di
privatizzazione della cultura, l´operazione sa tanto di mancia di
Stato, giusto a un mese dal voto, per amici, boiardi e parenti
importanti. Succede così dal 2004. I tre ministeri di riferimento
stanziano (Beni culturali, Economia e Infrastrutture) e i
beneficiari graditi incassano. È un affare gestito da pochi, con
fondi pubblici e scavalcando il controllo parlamentare.

La «Cultura spa» di impronta berlusconiana - assieme ad Ales - ha
il volto di Arcus, più che un volto il vero braccio operativo, il
braccio lungo della spartizione. «Società per lo sviluppo
dell´arte» fondata nel 2004 (sotto il precedente governo del
Cavaliere) a capitale interamente sottoscritto dal ministero
dell´Economia. I suoi decreti operativi vengono adottati dal
ministero per i Beni culturali di Sandro Bondi, di concerto con le
Infrastrutture di Altero Matteoli. Una spa a tutti gli effetti -
col suo cda di sette componenti per dieci dipendenti - che, come ha
avuto modo di denunciare in ripetute occasioni la Corte dei conti,
si è «trasformata in un una agenzia ministeriale per il
finanziamento di interventi», spesso «non ispirati a principi di
imparzialità e trasparenza». La storia torna a ripetersi. Nel
silenzio generale, la spa Arcus ha adottato a febbraio il piano
triennale di interventi: 119 milioni per quest´anno, 43 per il
prossimo, 37 e mezzo per il 2012. Totale: 200 milioni,
parcellizzati in 208 interventi.






La logica appare discrezionale, se non emergenziale, in stile
Protezione civile. Nel calderone, dietro il Lazio con 23 milioni di
euro nel 2010, la parte del leone la fa la Toscana dei ministri
Bondi e Matteoli: 21,4 milioni, rispetto per esempio agli 8,5 della
Sicilia o ai 12,5 della Campania, pur ricche entrambe di siti,
chiese, monumenti. Ma quali sono gli interventi strategici sui
quali il ministero punterà per i prossimi tre anni? Nel capitolo
«varie», intanto, 500 mila euro vengono destinati alla
«partecipazione dell´Italia all´Expo di Shangai 2010».

A guidare la missione sarà Mario Resca, consigliere
d´amministrazione della Mondadori, berlusconiano doc, direttore
generale del dipartimento per la «valorizzazione del patrimonio
culturale» al ministero. Solo coincidenze, ovvio. Come lo è il
fatto che, in Veneto, Arcus finanzia con due capitoli per un totale
di 600 mila euro il dipartimento di Archeologia dell´Università di
Padova. Direttore è la professoressa ordinaria di Archeologia Elena
Francesca Ghedini, sorella del più illustre deputato, avvocato e
consigliere del premier, Niccolò. Altissime le sue referenze nel
mondo culturale: dal 2008 il ministro Bondi l´ha voluta al suo
fianco quale «consigliere per le aree archeologiche» e dal marzo
2009 quale membro del «Consiglio superiore per i beni culturali».


Ma di bizzarrie nelle 18 tabelle del piano se ne scovano tante. Ad
Amelia, in Umbria, l´Associazione culturale società teatrale
riceverà 800 mila euro, la Fondazione teatro dell´Archivolto in
Liguria 450 mila euro e via elargendo.
Generoso il finanziamento di decine di interventi su immobili
ecclesiastici, anche del patrimonio vaticano, dunque
extraterritoriali. È il caso del «restauro dei cortili interni
della Pontificia università gregoriana» a Roma: 1 milione di euro
nel 2010 e 500 mila nel 2011, sebbene lo Stato abbia già finanziato
lo stesso restauro con 457.444 euro tratti dai fondi dell´8 per
mille, lo scorso anno, e con 442.500 euro, nel 2007. Ma, anche qui,
la lista di monasteri, campanili e basiliche beneficiati è
sconfinata. Dal pozzo dei miracoli di Arcus il governo attinge per
aiutare pure le amministrazioni comunali «amiche» in crisi
finanziaria: 1 milione alla cultura del Comune di Roma di Gianni
Alemanno, 1,5 milioni per la rassegna estiva «Kals´art» del Comune
di Palermo (Diego Cammarata).

La spa del ministero tra il 2004 e il 2009 aveva già spalmato, su
300 interventi, finanziamenti pubblici per altri 250 milioni di
euro. La storia non cambia. E dire che il ministro Bondi,
presentando in Parlamento il suo programma, il 26 giugno 2008,
annunciava l´intenzione di «restituire alla società Arcus la sua
mission originaria, evitando interventi a pioggia» e promettendo di
«privilegiare d´ora in poi interventi di notevole spessore».

Dalla fondazione del 2004, a gestire la spa è il direttore generale
Ettore Pietrabissa, già vice all´Iri e poi all´Abi. Presidente è un
vecchio andreottiano, Salvatore Italia, classe ?40, alla guida del
cda composto da altri sei consiglieri. Vertice di tutto rispetto
per una spa che vanta però solo 4 dipendenti distaccati dal
ministero e 6 contratti a termine. Sebbene la sede legale sia in
via del Collegio romano 27, nei locali del ministero, quella
«operativa» si trova in via Barberini 86, in un elegante ufficio da
350 metri quadrati nel pieno centro di Roma, affittato per circa 16
mila euro al mese, 175 mila euro l´anno. Nel 2010, stipendi, sede,
gettoni e quant´altro necessita al funzionamento di Arcus
costeranno 2 milioni di euro.

«La spa è solo a uso e consumo dei gabinetti dei ministeri»,
racconta Gianfranco Cerasoli, responsabile cultura della Uil. «Un
carrozzone da smantellare, che continua a finanziare beni
extraterritoriali della Chiesa: le sue risorse potrebbero essere
gestite dal ministero, tagliando spese che gravano inutilmente sui
contribuenti». Resta il nodo dei controlli. «Arcus ha di positivo
l´immediata operatività, finanzia anche opere importanti - spiega
Fabio Granata, componente Pdl della commissione Cultura della
Camera - tuttavia in due anni di legislatura mai un atto della spa
è transitato in Parlamento».

http://www.repubblica.it/cronaca/2010/02/28/news/arcus_la_societ_per_la_cultura_che_regala_le_mance_di_stato-2458569/

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Messaggio Da fear-of-the-dark Dom 28 Feb 2010, 12:51

bah.... G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 28293 se ne scopre una al giorno.... G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 930296
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Messaggio Da Bess Dom 28 Feb 2010, 13:05

Cuore di Tenebra ha scritto:Su questo articolo vorrei il parere di Fear, che mi pare ferrata sull'argomento...

Quando l'Africa si aiutava da sola
di Massimo Fini

http://www.massimofini.it/

Sui fattacci di Rosarno anche la stampa più bieca e razzista è stata costretta a prendere le parti degli immigrati («Hanno ragione i negri» ha titolato il Giornale), sfruttati fino all'osso per i famosi lavori che «gli italiani non vogliono più fare«, costretti a vivere in case di cartone e, come se non bastasse, presi anche a pallettoni. Ed è assolutamente ipocrita chiamarli "neri", in linguaggio "politically correct", come fa la sinistra se poi li si tratta da "negri" che è il senso ironico del titolo di Feltri.
Quando però si analizzano le cause di queste migrazioni ormai bibliche, che portano a situazioni tipo Rosarno in Europa e negli Stati Uniti, la stampa occidentale resta sempre, e non innocentemente, in superficie. Si dice che costoro sono attratti dalle bellurie del nostro modello di sviluppo. Ora, no c'è immigrato che non possegga almeno un cellulare e che non sia in grado di avvertire chi è rimasto a casa di che "lacrime grondi e di che sangue" questo modello, per tutti e in particolare per chi, come l'immigrato, è l'ultima ruota del carro. Si dice allora che costoro sono costretti a venire qui a fare una vita da schiavi a causa della povertà e della fame che strazia i loro Paesi. E questo è vero. Ma non si spiega come mai queste migrazioni di massa sono cominciate solo da qualche decennio e vanno aumentando in modo esponenziale. In fondo le navi esistevano anche prima e pure i gommoni. Il fatto che gli immigrati di Rosarno siano prevalentemente provenienti dall'Africa nera ci dà l'opportunità di spiegarlo.
L'opinione pubblica occidentale, anche a causa della "disinformatia" sistematica dei suoi media, è convinta che la fame in Africa sia endemica, che esista da sempre. Non è così. Ai primi del Novecento l'Africa nera era alimentarmente autosufficiente. Lo era ancora, in buona sostanza (al 98%), nel 1961. Ma da quando ha cominciato ad essere aggredita dalla pervasività del modello di sviluppo industriale alla ricerca di sempre nuovi mercati, per quanto poveri, perché i suoi sono saturi, la situazione è precipitata. L'autosufficienza è scesa all'89% nel 1971, al 78% nel 1978. Per sapere quello che è successo dopo non sono necessarie le statistiche, basta guardare le drammatiche immagini che ci giungono dal Continente Nero o anche osservare a cosa siano disposti i neri africani, Rosarno docet, pur di venir via. Cos'è successo? L'integrazione nel mercato mondiale ha distrutto le economie di sussistenza (autoproduzione e autoconsumo) su cui quelle popolazioni avevano vissuto, e a volte prosperato, per secoli e millenni, oltre al tessuto sociale che teneva in equilibrio quel mondo (come è avvenuto in Europa agli albori della Rivoluzione industriale quando il regime parlamentare di Cromwell, preludio della democrazia, decretò la fine del regime dei "campi aperti" (open fileds), cosa a cui le case regnanti dei Tudor e degli Stuart si erano opposte per un secolo e mezzo, buttando così milioni di contadini alla fame pronti per andare a farsi massacrare nelle filande e nelle fabbriche così ben descritte da Marx e d Engels). Oggi, nell'integrazione mondiale del mercato, nella globalizzazione, i Paesi africani esportano qualcosa ma queste esportazioni sono ben lontane dal colmare il deficit alimentare che si è venuto così a creare. E quindi la fame.
Senza per questo volerlo giustificare il colonialismo classico è stato molto meno devastante dell'attuale colonialismo economico. Fra i due c'è una differenza sostanziale, di qualità. Il colonialismo classico si limitava a conquistare territori e a rapinare materie prime di cui spesso gli indigeni non sapevano che farsi, ma poiché le due comunità rimanevano separate e distinte poco cambiava per i colonizzati che, a parte il fatto di avere sulla testa quegli stronzi, continuavano a vivere come avevano sempre vissuto, secondo la loro storia, tradizioni, costumi, socialità, economia. Il colonialismo economico, invece, ha bisogno di conquistare mercati e per farlo deve omologare le popolazioni africane (come del resto le altre del cosiddetto Terzo Mondo) alla nostra "way of life", ai nostri costumi, possibilmente anche alle nostre istituzioni (la creazione dello Stato, per soprammercato democratico o fintamente democratico, ha avuto un impatto disgregante sulle società tribali), per piegarle ai nostri consumi. In Africa si vedono neri con i rayban (con quegli occhi!) e il cellulare, che costano niente, ma manca il cibo. Perché il cibo non va dove ce n'è bisogno, va dove c'è il denaro per comprarlo. Va ai maiali dei ricchi americani e, in generale, al bestiame dei Paesi industrializzati, se è vero che il 66% della produzione mondiale di cereali è destinato alla alimentazione degli animali dei Paesi ricchi (dato Fao). E adesso ci si è messa anche la Cina, new entry in questo gioco assassino, che compra, con la complicità dei governanti corrotti, intere regioni dell'Africa nera la cui produzione, alimentare e non, non va ai locali, sfruttati peggio degli immigrati di Rosarno, ma finisce a Pechino e dintorni.
Ma l'invasione del modello di sviluppo egemone ha anche ulteriori conseguenze, quasi altrettanto gravi della fame. Sradicati, resi eccentrici rispetto alla propria stessa cultura che è finita nell'angolo, scontano una pesantissima perdita di identità. A ciò si devono le feroci guerre intertribali cui abbiamo assistito, con ipocrito orrore, negli ultimi decenni. Perché le guerre in Africa, sia pur con le ovvie eccezioni di una storia millenaria, avevano sempre avuto una parte minoritaria rispetto alla composizione pacifica fra le sue mille etnie (J.Reader, "Africa", Mondadori, 2001). E così fra fame, miseria, guerre, sradicamento, distruzione del loro habitat, costretti a vivere con i materiali di risulta del mondo industrializzato (si vada a Lagos, a Nairobi o in qualsiasi altra capitale africana) i neri migrano verso il centro dell'Impero cercandovi una vita migliore. O semplicemente una vita.
E i nostri "aiuti", anche quando non sono pelosi, non solo non sono riusciti a tamponare il fenomeno della fame e della miseria, in Africa e altrove, come è emerso dal recente vertice della Fao tenuto a Roma, ma l'hanno aggravato perché tendono ad integrare ulteriormente le popolazioni del Terzo Mondo nel mercato unico mondiale, stringendo così ancor di più il cappio intorno al loro collo. Alcuni Paesi e intellettuali del Terzo Mondo lo avevano capito per tempo. Una ventina di anni fa, in contemporanea con una delle periodiche riunioni del G7 (allora c'era ancora il G7), i sette Paesi più poveri del mondo, con alla testa l'africano Benin, organizzarono un polemico controsummit al grido: «Per favore non aiutateci più!». Ma non vennero ascoltati.
Questo, a mio avviso, è un perfetto esempio di articolo grossolano e superficiale. Andrebbe smontato pezzo per pezzo. Il tema della migrazione, come quello degli aiuti piuttosto che il discorso sul WTO, delle guerre civili o dell'autoproduzione-autoconsumo sono tematiche molto complesse. Qui vengono "frullate" e al lettore medio (passatemi il termine) cosa rimane alla fine? L'idea che, stando così le cose, meglio allora non aiutare. Questo non è rendere un "buon servizio". E' come trattare il tema della "questione meridionale" in una cartella, senza entrare ad esempio nel merito dell'efficacia dei fondi strutturali UE area per area.
Ora io non nego il problema della corruzione o della povertà o della fame ecc. ecc., sia ben chiaro o che la globalizzazione dei mercati e il relativo modello di sviluppo non abbiano creato distorsioni e che sia tutto rose e fiori. Insomma, questo deve essere chiaro.
Comunque, come scrive Fear ci sarebbero tante cose da dire ....
Per ora mi limito a dire due cose:
- quando si parla di Africa si parla di un mondo, fatto di realtà tra loro molto diverse. L'articolo la tratta come un unicum. Come minimo si dovrebbe distinguere il Nord Africa dall'Africa sub-sahariana perchè sono proprio mondi a parte e poi magari accennare anche al fatto che non è tutto come in Zimbabwe, vi sono anche realtà (vedi il Botswana per dirne uno) dove le cose funzionano e dove gli aiuti e gli interventi degli organismi internazionali (in particolare Banca Mondiale) sono stati efficaci.
- quando si parla di "migrazioni ormai bibliche" bisogna sapere di cosa si sta parlando. Solo una minima parte (se non ricordo male meno del 3%) degli africani emigra in altri continenti; quindi l'emigrazione africana è per la stragrande maggioranza di tipo intra-continentale. Inoltre, per quanto riguarda i flussi verso l'Italia, questi sono pressochè simili a quelli dell'Est Europa e dell'Asia e provengono per la maggior parte dal Nord Africa (Marocco in primis). La migrazione dell'Africa nera (come viene definita nell'articolo) nel nostro paese è piuttosto marginale. Se non ricordo male anche per la Francia è più o meno così, ma dovrei verificare.
- Anche quando si scrive "Ma non si spiega come mai queste migrazioni di massa sono cominciate solo da qualche decennio" bisogna sapere di che cosa si sta parlando. Le migrazioni verso altri continenti sono cominciate 15-20 anni fa perchè prima non erano proprio possibili. Non c'era proprio la percezione di cosa fosse il mondo altrove (la tv è una conquista molto recente). Quando l'articolo poi parla che le navi e i gommoni c'erano anche prima rabbrividisco. Raggiungere i porti, superarando vari confini interni o attraversare il deserto per arrivare alle coste del nord e prendere il gommone ( G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 847118 ) non era materialmente possibile. Quello che voglio dire è che la migrazione degli africani può essere anche vista come un'opportunità che prima non c'era.
Come ha scritto Fear, ci sarebbero tante cose da dire.... anche sul microcredito ... ma per ora mi fermo, vado a preparare il pranzo ... G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 40679
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Messaggio Da Violatrix Dom 28 Feb 2010, 13:12

fear-of-the-dark ha scritto:ok chiediamolo... G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 939831 BEaaaaaaaa?!?!?

Solo rassegna stampa senza commenti? E poi dove si commenta? G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 492913 Potremmo anche rinominare questo thread... lo so che uno si affeziona ad un nome di thread, ma potremmo aprire questo spazio a post di rassegna stampa e commenti, che dite? G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 939831

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Messaggio Da Cuore di Tenebra Dom 28 Feb 2010, 13:20

Non trovo l'articolo grossolano. Superficiale si, in molti passaggi, e un pò è inevitabile vista la breve distanza dell'articolo (che non è un saggio). Per questo ho chiamato in causa Fear, che in quanto fresca di studi sul tema ho immaginato abbia analisi fresche e di prima mano.
Quanto a Fini lo conosco molto bene, e per quanto una buona metà delle volte non sia per nulla d'accordo con quello che sostiene e nell'altra metà ci trovi molto da discutere, non è una mente grossolana o superficiale.
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Messaggio Da fear-of-the-dark Dom 28 Feb 2010, 13:34

ehy bess diciamo che se parliamo di migrazione africana dobbiamo anche ricordare l'emigrazione italiana in sud africa avvenuta tra fine ottocento e inzio novecento. Infatti quando molti italiani si stabilirono nel sud Africa , Ad esempio vennero costruite le prime ferrovie , come quella transvaaliana, costruita da una società olandese mi pare e ai cui lavori parteciparono soprattutto operai italiani. Questo permise loro di entrare a far parte del mondo africano. Infatti si rintracciava già nei primi anni del 900 presenza di scuole italiane per esempio.
POi in seguito all'immigration act , immediatamente coseguente alla guerra tra inghilterra e transvaaliani allora l'Africa perse attrattiva, ma comunque negli anni seguenti si sono continuati a verificare processi di migrazione dall'Italia e dall'Europa in generale verso il sud Africa.
Questo secondo me è importante per capire in che modo la presenza di europei nelle zone del sud africa abbia modificato le possibilità dell'industria e della società africana, sia nel senso di opportunità che invece di limite
Cioè secondo quali modelli ci si è insediati in Africa? Quali sono quelli oggi prevalenti? Per un'analisi approfondita probabilmente non si può prescindere da questo.
Potrei aver detto una serie di cazzate, voi non ci fate caso! G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 277752


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Messaggio Da Gaufre Dom 28 Feb 2010, 13:40

Bea ha scritto:
fear-of-the-dark ha scritto:ok chiediamolo... G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 939831 BEaaaaaaaa?!?!?

Solo rassegna stampa senza commenti? E poi dove si commenta? G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 492913 Potremmo anche rinominare questo thread... lo so che uno si affeziona ad un nome di thread, ma potremmo aprire questo spazio a post di rassegna stampa e commenti, che dite? G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 939831

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Bea, se posso dire la mia, per me va anche bene un topic rassegna stampa in cui si parla di attualità, ma a me piace il Gasfom così com'è (anche il nome G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 277752 )
sono abitudinaria, mi piace ritrovarmi con i miei amici negli stessi posti anche nella vita reale...
si era già parlato di modificarlo e mi ricordo bene che in molti avevamo espresso dissenso in merito
poi ovviamente, accetterò le vostre decisioni qualora dovessero differire dalle mie volontà
scappo, a dopo G.A.S.Fo.M. - Pagina 30 40679
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