L'angolo dei fumetti
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mambu- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: L'angolo dei fumetti
Magnus un genio.........anche se brutto come la fame, ma con quella testa ....ce ne fossero.
RIP genio
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LucyGordon- Utente Fattiscente: 5001-9999 Post
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Re: L'angolo dei fumetti
Ah, il vecchio Magnus
un altro che ci ha lasciati, da pochissimo però, è il vecchio Victor de le Fuente, che in comune con Magnus ha la partecipazione ai texoni.
Un autore non di genio, un fumettista popolare che è sempre rimasto popolare, anche in senso basso, che ha passato mille generi (disegnò anche per Creepy/zio Tibia). Però aveva un notevole senso plastico e soprattutto dinamico, nettamente superiore alla media degli autori di "fumettacci". E quando poteva lavorare con un po' di calma non disdegnava anche delle finezze, ispirandosi soprattutto ai grandi argentini e italiani. (non son riuscito a trovare tavole del suo Don Quijote che sarebbero un bell'esempio).
Lo ricordo soprattutto per Haggarth
(vi ricorda qualcuno?)
e Sunday
un altro che ci ha lasciati, da pochissimo però, è il vecchio Victor de le Fuente, che in comune con Magnus ha la partecipazione ai texoni.
Un autore non di genio, un fumettista popolare che è sempre rimasto popolare, anche in senso basso, che ha passato mille generi (disegnò anche per Creepy/zio Tibia). Però aveva un notevole senso plastico e soprattutto dinamico, nettamente superiore alla media degli autori di "fumettacci". E quando poteva lavorare con un po' di calma non disdegnava anche delle finezze, ispirandosi soprattutto ai grandi argentini e italiani. (non son riuscito a trovare tavole del suo Don Quijote che sarebbero un bell'esempio).
Lo ricordo soprattutto per Haggarth
(vi ricorda qualcuno?)
e Sunday
mambu- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: L'angolo dei fumetti
Tu ne sai niente della diatriba fra Bunker e Bonelli?
Anche nei vecchi AF c'era empre una vena polemica negli "editoriali" di Luciano Secchi, ma era solo invidia del successo o c'era altro?
Anche nei vecchi AF c'era empre una vena polemica negli "editoriali" di Luciano Secchi, ma era solo invidia del successo o c'era altro?
LucyGordon- Utente Fattiscente: 5001-9999 Post
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Re: L'angolo dei fumetti
Boh?
Polemica di quando?
Polemica di quando?
mambu- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: L'angolo dei fumetti
mambu ha scritto:Boh?
Polemica di quando?
bho ....in molti numeri si legge il Secchi che risponde nella posta in modo scorbutico a chi gli fa dei riferimenti alla produzione di Bonelli. E poi da tanto.
Ho tanti numeri di AF soprattutto vecchi ( l' unica cosa buona di mio padre) e ogni tanto capita di leggere questo astio. Pensavo ne sapessi qualcosa. Niente di importante era solo curiosità.
lo sai che i numeri originali prima serie dal 3 al 9 ???
se vuoi puoi pure schiattare dall' invidia
LucyGordon- Utente Fattiscente: 5001-9999 Post
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Re: L'angolo dei fumetti
Non schiatto perché io gli originali li ho letti quando sono usciti
e poi giravano per mille mani e 'nfatti me ne son rimasti una dozzina tutti ciancicati
ma ti confesso che non mi viene voglia di rileggerli ( la Compagnia della Forca invece sì, e quando chiuse dopo poco più di un anno fu un vero dolore )
e poi giravano per mille mani e 'nfatti me ne son rimasti una dozzina tutti ciancicati
ma ti confesso che non mi viene voglia di rileggerli ( la Compagnia della Forca invece sì, e quando chiuse dopo poco più di un anno fu un vero dolore )
mambu- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: L'angolo dei fumetti
Ma leggere fumetti italiani e manga no ?
a mio parere personale chi ama il fumetto ama anche i manga.....
Ma soprattutto non limitiamoci (e mi metto in mezzo anche io)
a testate vecchie ma leggiamo anche cose relativamente nuove!!
detective Dante
Demian
Lazarus Ledd
Dragonero di Enoch e Vietti che mi sembra sia anche stato pubblicato in USA
e il già citato John Doe.
a mio parere personale chi ama il fumetto ama anche i manga.....
Ma soprattutto non limitiamoci (e mi metto in mezzo anche io)
a testate vecchie ma leggiamo anche cose relativamente nuove!!
detective Dante
Demian
Lazarus Ledd
Dragonero di Enoch e Vietti che mi sembra sia anche stato pubblicato in USA
e il già citato John Doe.
pannasmontata- Utente Residente: 150-500 Post
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Re: L'angolo dei fumetti
Dragonero in particolare fa parte della serie romanzi a fumetti della Bonelli
Per carità non voglio dire che sia un capolavoro anzi la trama non è originalissima
ma la cura nelle tavole e i disegni sono molto belli .
Ricordo che della stessa serie hanno anche pubblicato Gli occhi e il buio
di Simeoni anche questo a mio parere merita .
Per carità non voglio dire che sia un capolavoro anzi la trama non è originalissima
ma la cura nelle tavole e i disegni sono molto belli .
Ricordo che della stessa serie hanno anche pubblicato Gli occhi e il buio
di Simeoni anche questo a mio parere merita .
pannasmontata- Utente Residente: 150-500 Post
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Re: L'angolo dei fumetti
ero indecisa se postarlo qui o nel 3d dei Beatles
http://www3.lastampa.it/fumetti-e-cartoons/sezioni/news/articolo/lstp/374408/
http://www3.lastampa.it/fumetti-e-cartoons/sezioni/news/articolo/lstp/374408/
pannasmontata- Utente Residente: 150-500 Post
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Re: L'angolo dei fumetti
Il taglianebbia (Schuiten)
e adesso , buonanotte forum
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Bess- Utente Aficionado: 501-2000 post
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Re: L'angolo dei fumetti
Bonvi, i 70 anni mancati
di un formidabile genio
Morì investito da un'auto. Il giorno del funerale c'erano tutti i protagonisti di quella Bologna: da Guccini a Vasco, da Valerio Massimo Manfredi a Guido Silvestri. Modena e Carpi ricorderanno l'ideatore delle Sturmtruppen con una serie di mostre
Un grande giornalista vive nei rimandi. Il suo nome si perde, resta quel che ha insegnato, seminato. E’ giusto che sia così. Ricordiamo Biagi e Montanelli e per quanto? e poi?
La stessa cosa succede per chi di fumetti è vissuto. Lascia una nuvola, un baloon e se è fortunato allievi che producono allievi che producono allievi che non sanno da dove sono partiti. Oggi Bonvi avrebbe compiuto 70 anni. I giovani di oggi erano bambini quando il 10 dicembre 1995 è stato ucciso da una macchina guidata da un ubriaco. Lui che come il suo amico Hugo Pratt aveva la cirrosi dietro l’angolo.
Bonvi è le Sturmtruppen, Nick Carter, Cattivik, per i ragazzi degli anni 80 è Gulp Fumetti in tv. Sono i soldati tedeschi antinascisti, le prime strip su un quotidiano italiano. Paese Sera le pubblica nel novembre del ‘68. Primo giornale in Italia con una striscia di fumetti. L’anno dopo l’Ora di Palermo. Sinistra all’avanguardia e da un pezzo defunta.
Bonvi, ovvero Franco Bonvicini, geometra, nato a Modena, vissuto a Bologna, lo seppellirono mentre risuonava No, Je Ne Regrette Rien. Edith Piaf cantava dal mangianastri portato alla Certosa da Guido De Maria, il vate di Bonvi nel mondo dei cartoni, uomo di tv e pubblicità, che all’allievo fino al 2 giugno dedica due mostre a Carpi. Cadeva la neve, i figli di Bonvi facevano a palle di neve con gli amici, da una parte all’altra della fossa. Sofia ora è architetto, Francesco compie 22 anni. Addio a un ’68 folle, gioioso, anche intristito. Quell’anno Guccini aveva appena inciso Folk Beat n.1, primo disco, a ottobre Bonvi disegna i soldatini tedeschi e non nazisti delle Sturmtruppen.
C’erano tutti, tutti parlarono dal pulpito, da padre Michele Casali del Centro San Domenico a Francesco Guccini a Massimo Valerio Manfredi a Guido Silvestri, Silver, già giovane di studio di Bonvi che gli regalò come liquidazione l’idea di Lupo Alberto. Sembrava Alice’s Restaurant di Arthur Penn, il padre di Sean, regista di film di ribellioni diverse, da Bonny and Clyde a Il piccolo grande uomo.
Bonvi, cresciuto con Guccini, ha venduto milioni di album nel mondo ed è il racconto di un’Emilia rossa che si è persa per strada. Agli inizi degli anni Settanta ha vinto il Prix Saint-Michel a Bruxelles come migliore disegnatore europeo. Un suo amico, ultimo compagno di vita, morto poco dopo di lui, Magnus, Roberto Raviola, creatore di Satanik, Kriminal, Alan Ford, è uno dei pochi italiani al Musée de la bande dessinée a Angoulême, il più importante museo di illustrazioni al mondo. Bologna ha dimenticato nascita e morte. Niente di niente.
Un altro disegnatore meraviglioso, Vittorio Giardino, celebrato in Europa, esposto nei musei, ha casa ignota a San Lazzaro: è uno degli italiani che hanno vinto dovunque, compreso al Festival di Angoulême, Oscar o Cannes della categoria. Ad Angoulême quest’anno ha battuto tutti la graphic novel Cinquemila chilometri al secondo, ocra, rosso, giallo, sembra una Bologna da incubo, autore è Manuele Fior, cesenate, adolescenza da queste parti, vita a Parigi, pubblicazione con la bolognese Coccolino. Ricordato quanto i defunti, da una terra che dovrebbe usarlo come monumento.
Speriamo che si faccia qualcosa per Andrea Pazienza, altro bolognese per scelta, che il 23 maggio avrebbe compiuto 55 anni. Non è rimpianto, non deve essere nostalgia, può essere ragionare su come si manda avanti una città, nelle piccole e grandi cose. Modena il 25 giugno celebrerà Bonvi con un Bonvi Parken in una bella, verde zona centrale, mostre sue e di giovani disegnatori, feste di piazza con Guccini e compagnia cantante.
Parlare di un fumettaro morto, vecchio, è il tentativo di parlare ai eredi fumettari vivi, giovani. Case come Alessandro, Krazy Kat e Comma22 operano da anni a livello internazionale nel campo dell´illustrazione e del fumetto. Tra le “nuvole parlanti” e Bologna esiste una trama di relazioni molto fitta.
Storia antica. L’ha aperta Apocalittici e integrati, dato alle stampe dal professore di Semiotica Umberto Eco a metà anni Sessanta, applicando a Superman, a Charlie Brown o a Steve Canyon gli strumenti di indagine in uso presso la Cultura Alta. Sono i fumetti del ’68, poi quelli del ’77, fra Radio Alice, Andrea Pazienza, proveniente dalla Puglia per studiare al DAMS, e del suo amico Filippo Scòzzari, da Rimini. Insieme, dall’appartamento che condividono in Via Clavature, sede della loro “Traumfabrik Productions”, lavoreranno alle riviste romane “Cannibale” e a “Frigidaire”, oltre che alla milanese “Alter”.
E’ la Bologna del Fumetto, famosa in Italia, in Europa, forse nel mondo. Ha proposto associazioni culturali come Hamelin, che dal 2001 organizza “bilBOlbul” progetto ad ampio raggio con lezioni di storia del fumetto, incontri con autori, presentazioni di libri, mostre. Attorno c’è un mondo giovane ricco e diffuso, basta vedere le file alle mostre in Palazzo Comunale per la Fiera degli Illustratori.
Peccato però che gli aspiranti amministratori, di qualsiasi colore, sappiano solo parlare di calcio sbagliando citazioni, di universiadi sbagliando date e sognando affari impossibili, di progetti di cenetificazione. Senza sapere nulla di una riccaBolognapovera.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/31/bonvi-i-70-anni-mancati-di-un-formidabile-genio/101328/
di un formidabile genio
Morì investito da un'auto. Il giorno del funerale c'erano tutti i protagonisti di quella Bologna: da Guccini a Vasco, da Valerio Massimo Manfredi a Guido Silvestri. Modena e Carpi ricorderanno l'ideatore delle Sturmtruppen con una serie di mostre
Un grande giornalista vive nei rimandi. Il suo nome si perde, resta quel che ha insegnato, seminato. E’ giusto che sia così. Ricordiamo Biagi e Montanelli e per quanto? e poi?
La stessa cosa succede per chi di fumetti è vissuto. Lascia una nuvola, un baloon e se è fortunato allievi che producono allievi che producono allievi che non sanno da dove sono partiti. Oggi Bonvi avrebbe compiuto 70 anni. I giovani di oggi erano bambini quando il 10 dicembre 1995 è stato ucciso da una macchina guidata da un ubriaco. Lui che come il suo amico Hugo Pratt aveva la cirrosi dietro l’angolo.
Bonvi è le Sturmtruppen, Nick Carter, Cattivik, per i ragazzi degli anni 80 è Gulp Fumetti in tv. Sono i soldati tedeschi antinascisti, le prime strip su un quotidiano italiano. Paese Sera le pubblica nel novembre del ‘68. Primo giornale in Italia con una striscia di fumetti. L’anno dopo l’Ora di Palermo. Sinistra all’avanguardia e da un pezzo defunta.
Bonvi, ovvero Franco Bonvicini, geometra, nato a Modena, vissuto a Bologna, lo seppellirono mentre risuonava No, Je Ne Regrette Rien. Edith Piaf cantava dal mangianastri portato alla Certosa da Guido De Maria, il vate di Bonvi nel mondo dei cartoni, uomo di tv e pubblicità, che all’allievo fino al 2 giugno dedica due mostre a Carpi. Cadeva la neve, i figli di Bonvi facevano a palle di neve con gli amici, da una parte all’altra della fossa. Sofia ora è architetto, Francesco compie 22 anni. Addio a un ’68 folle, gioioso, anche intristito. Quell’anno Guccini aveva appena inciso Folk Beat n.1, primo disco, a ottobre Bonvi disegna i soldatini tedeschi e non nazisti delle Sturmtruppen.
C’erano tutti, tutti parlarono dal pulpito, da padre Michele Casali del Centro San Domenico a Francesco Guccini a Massimo Valerio Manfredi a Guido Silvestri, Silver, già giovane di studio di Bonvi che gli regalò come liquidazione l’idea di Lupo Alberto. Sembrava Alice’s Restaurant di Arthur Penn, il padre di Sean, regista di film di ribellioni diverse, da Bonny and Clyde a Il piccolo grande uomo.
Bonvi, cresciuto con Guccini, ha venduto milioni di album nel mondo ed è il racconto di un’Emilia rossa che si è persa per strada. Agli inizi degli anni Settanta ha vinto il Prix Saint-Michel a Bruxelles come migliore disegnatore europeo. Un suo amico, ultimo compagno di vita, morto poco dopo di lui, Magnus, Roberto Raviola, creatore di Satanik, Kriminal, Alan Ford, è uno dei pochi italiani al Musée de la bande dessinée a Angoulême, il più importante museo di illustrazioni al mondo. Bologna ha dimenticato nascita e morte. Niente di niente.
Un altro disegnatore meraviglioso, Vittorio Giardino, celebrato in Europa, esposto nei musei, ha casa ignota a San Lazzaro: è uno degli italiani che hanno vinto dovunque, compreso al Festival di Angoulême, Oscar o Cannes della categoria. Ad Angoulême quest’anno ha battuto tutti la graphic novel Cinquemila chilometri al secondo, ocra, rosso, giallo, sembra una Bologna da incubo, autore è Manuele Fior, cesenate, adolescenza da queste parti, vita a Parigi, pubblicazione con la bolognese Coccolino. Ricordato quanto i defunti, da una terra che dovrebbe usarlo come monumento.
Speriamo che si faccia qualcosa per Andrea Pazienza, altro bolognese per scelta, che il 23 maggio avrebbe compiuto 55 anni. Non è rimpianto, non deve essere nostalgia, può essere ragionare su come si manda avanti una città, nelle piccole e grandi cose. Modena il 25 giugno celebrerà Bonvi con un Bonvi Parken in una bella, verde zona centrale, mostre sue e di giovani disegnatori, feste di piazza con Guccini e compagnia cantante.
Parlare di un fumettaro morto, vecchio, è il tentativo di parlare ai eredi fumettari vivi, giovani. Case come Alessandro, Krazy Kat e Comma22 operano da anni a livello internazionale nel campo dell´illustrazione e del fumetto. Tra le “nuvole parlanti” e Bologna esiste una trama di relazioni molto fitta.
Storia antica. L’ha aperta Apocalittici e integrati, dato alle stampe dal professore di Semiotica Umberto Eco a metà anni Sessanta, applicando a Superman, a Charlie Brown o a Steve Canyon gli strumenti di indagine in uso presso la Cultura Alta. Sono i fumetti del ’68, poi quelli del ’77, fra Radio Alice, Andrea Pazienza, proveniente dalla Puglia per studiare al DAMS, e del suo amico Filippo Scòzzari, da Rimini. Insieme, dall’appartamento che condividono in Via Clavature, sede della loro “Traumfabrik Productions”, lavoreranno alle riviste romane “Cannibale” e a “Frigidaire”, oltre che alla milanese “Alter”.
E’ la Bologna del Fumetto, famosa in Italia, in Europa, forse nel mondo. Ha proposto associazioni culturali come Hamelin, che dal 2001 organizza “bilBOlbul” progetto ad ampio raggio con lezioni di storia del fumetto, incontri con autori, presentazioni di libri, mostre. Attorno c’è un mondo giovane ricco e diffuso, basta vedere le file alle mostre in Palazzo Comunale per la Fiera degli Illustratori.
Peccato però che gli aspiranti amministratori, di qualsiasi colore, sappiano solo parlare di calcio sbagliando citazioni, di universiadi sbagliando date e sognando affari impossibili, di progetti di cenetificazione. Senza sapere nulla di una riccaBolognapovera.
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Re: L'angolo dei fumetti
bellissimo articolo seu, grazie
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Re: L'angolo dei fumetti
http://www.corriere.it/spettacoli/11_aprile_18/dezaki-osamu-ladyoscar-remi_b19acb1e-6997-11e0-890a-a1e6d714ad88.shtml
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Re: L'angolo dei fumetti
a Dylan, mambu e Dino
e mio padre ...
Giuda ballerino,
è scomparso Bonelli
“Non torneranno più le merendine di quando ero bambino, i pomeriggi di maggio… le merendine con pane e cioccolata”. Lo ripeteva ossessivamente Nanni Moretti in Palombella Rossa, rimpiangendo le (apparenti) piccole cose del tempo che fu. La scomparsa di Sergio Bonelli ha suscitato reazioni analoghe. Nei blog, nei social network, ovunque. Il cordoglio è unanime, partecipe, commosso. Si avverte la sensazione di un’epoca irrimediabilmente conclusa.
La morte dell’editore di Tex e del padre di Zagor (con lo pseudonimo di Guido Nolitta), sancisce una sorta di addio alle armi trasversalmente condiviso. L’era – adolescenza, ma non necessariamente - in cui ci si affezionava alle avventure mensili di chi viveva immerso in mondi lontani. Ora il west, ora una Londra da incubo, ora una New York misterica.
Molti, adesso, rilanciano il dibattito vetusto se il fumetto sia o no arte. E’ una domanda capziosa e sterile, come quella (analoga) sul cantautorato. E’ arte, è poesia? Risposte che i lettori di Bonelli hanno sempre conosciuto. Certi albi di Tex erano capolavori. E così Martin Mystère, e Dylan Dog, e Mister No, e Nathan Never, e Magico Vento (ma sì, al limite anche Nick Raider e perfino Dampyr).
Bonelli, con i suoi autori e disegnatori, ha fabbricato mondi altri. Universi così illogici e distanti da apparire credibilissimi. Eroi e antieroi, accomunati da slancio utopico, lieto fine (non sempre) ed esclamazioni improponibili: Tizzone d’inferno, Per tutti i tamburi di Darkwood, Per mille scalpi, Carramba Y Carambita, Giuda ballerino, Mgggghhm (Java, il neanderthaliano). E poi il ciuffo bianco di Nathan Never, uno che non ha praticamente mai riso in vita sua (e ci credo, considerati la vita che conduce e il passato che si ritrova).
Sergio Bonelli ha generato appartenenza. I migliori fumetti seriali italiani, Lazarus Ledd a parte, erano tutti suoi. Se fate un sondaggio sugli attuali trenta/quarantenni, una percentuale incredibilmente alta vi dirà che ha pianto leggendo Johnny Freak. C’è chi custodisce gelosamente la copia originale de La mano rossa e chi ricorda con affetto il primo disco di Ligabue unicamente per la citazione di Zagor Te-Nay (in Freddo cane in questa palude).
Bonelli, degno figlio di cotanto padre (Gian Luigi), è stato Indagatore dell’Incubo e Aquila della Notte. Poliziotto contrastato e Detective dell’Impossibile. I suoi albi erano parentesi attese, camere di compensazione: approdi fantasticamente reali.
Grazie, Sergio. Per ogni cosa che è stata e non può evaporare.
Andrea Scanzi
e mio padre ...
Giuda ballerino,
è scomparso Bonelli
“Non torneranno più le merendine di quando ero bambino, i pomeriggi di maggio… le merendine con pane e cioccolata”. Lo ripeteva ossessivamente Nanni Moretti in Palombella Rossa, rimpiangendo le (apparenti) piccole cose del tempo che fu. La scomparsa di Sergio Bonelli ha suscitato reazioni analoghe. Nei blog, nei social network, ovunque. Il cordoglio è unanime, partecipe, commosso. Si avverte la sensazione di un’epoca irrimediabilmente conclusa.
La morte dell’editore di Tex e del padre di Zagor (con lo pseudonimo di Guido Nolitta), sancisce una sorta di addio alle armi trasversalmente condiviso. L’era – adolescenza, ma non necessariamente - in cui ci si affezionava alle avventure mensili di chi viveva immerso in mondi lontani. Ora il west, ora una Londra da incubo, ora una New York misterica.
Molti, adesso, rilanciano il dibattito vetusto se il fumetto sia o no arte. E’ una domanda capziosa e sterile, come quella (analoga) sul cantautorato. E’ arte, è poesia? Risposte che i lettori di Bonelli hanno sempre conosciuto. Certi albi di Tex erano capolavori. E così Martin Mystère, e Dylan Dog, e Mister No, e Nathan Never, e Magico Vento (ma sì, al limite anche Nick Raider e perfino Dampyr).
Bonelli, con i suoi autori e disegnatori, ha fabbricato mondi altri. Universi così illogici e distanti da apparire credibilissimi. Eroi e antieroi, accomunati da slancio utopico, lieto fine (non sempre) ed esclamazioni improponibili: Tizzone d’inferno, Per tutti i tamburi di Darkwood, Per mille scalpi, Carramba Y Carambita, Giuda ballerino, Mgggghhm (Java, il neanderthaliano). E poi il ciuffo bianco di Nathan Never, uno che non ha praticamente mai riso in vita sua (e ci credo, considerati la vita che conduce e il passato che si ritrova).
Sergio Bonelli ha generato appartenenza. I migliori fumetti seriali italiani, Lazarus Ledd a parte, erano tutti suoi. Se fate un sondaggio sugli attuali trenta/quarantenni, una percentuale incredibilmente alta vi dirà che ha pianto leggendo Johnny Freak. C’è chi custodisce gelosamente la copia originale de La mano rossa e chi ricorda con affetto il primo disco di Ligabue unicamente per la citazione di Zagor Te-Nay (in Freddo cane in questa palude).
Bonelli, degno figlio di cotanto padre (Gian Luigi), è stato Indagatore dell’Incubo e Aquila della Notte. Poliziotto contrastato e Detective dell’Impossibile. I suoi albi erano parentesi attese, camere di compensazione: approdi fantasticamente reali.
Grazie, Sergio. Per ogni cosa che è stata e non può evaporare.
Andrea Scanzi
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Re: L'angolo dei fumetti
STATI UNITI
Libri, scontro in nome di Superman
Dopo l'acquisto di DC Comics da parte di Amazon
è guerra per i diritti digitali sui fumetti
Dal nostro corrispondente ALESSANDRA FARKAS
NEW YORK - «La guerra dei tablet è iniziata», mette in guardia il New York Times, spiegando che «il premio, o forse la vittima, sono i supereroi». E’ l’ultimo colpo di scena di uno scontro frontale tra Amazon e le catene americane di libri culminato due giorni fa quando il colosso di Seattle ha annunciato la pubblicazione di 122 libri nuovi di zecca, di tutti i generi, sia in forma «fisica» sia e-book, bypassando per la prima volta editori, agenti e librerie tradizionali. L’accordo appena siglato tra Amazon e DC Comics riguarda i diritti digitali esclusivi per centinaia di popolarissimi fumetti tra cui Superman, Batman, Lanterna Verde, Sandman e Watchmen che da oggi potranno essere letti e comperati esclusivamente sul suo Kindle Fire Tablet.
SEQUESTRI - Apriti cielo. Barnes&Noble, il più grande venditore al dettaglio di libri degli Stati Uniti, (con un tablet tutto suo da foraggiare, il Nook), non ha mandato giù lo sgarbo, ordinando la rimozione immediata di tutte le copie cartacee degli stessi fumetti dai suoi oltre 1.300 negozi. «Ci rifiutiamo di promuovere qualsiasi libro i cui diritti digitali ci sono preclusi», ha spiegato attraverso un portavoce. Books-a-Million, il terzo maggiore bookseller Usa ha imposto lo stesso «sequestro» ai suoi 231 negozi. La nuova offensiva sta già creando un putiferio sulla rete. «A dar retta ai forum online, ha finito per scontentare tutti», nota il Times, «Amazon è vista come il prepotentissimo Golia che calpesta i lettori e la cultura in generale. DC Comics è tacciato di anteporre l’avidità ai fan. Barnes&Noble fa la figura dell’autolesionista e persino i fumettisti vengono attaccati su internet».
CONTENTI I PICCOLI - La posta in gioco è enorme. I giganti della carta stampata temono di diventare semplici showroom per gli sterminati magazzini digitali del monopolista Amazon, finendo rapidamente nel cimitero dei librai, insieme all’ex rivale Borders. «Ormai siamo al Far West - mette in guardia la consulente editoriale Lorraine Shanley -, ci vorrà un bel po’ di tempo prima che il polverone si assesti». La prima avvisaglia dell’attuale scontro si era avuta lo scorso anno quando Amazon rimosse temporaneamente il tasto buy (compra) dalla pagina dell’editore Macmillan in un braccio di ferro sul prezzo degli e-book. «La lite tra Amazon e Barnes&Nobles è come un uragano o un terremoto - commenta Jack Rems, proprietario dell’Escapist Comic Bookstore di Berkeley, in California -, nessuno può farci nulla». Eppure gli unici a trarne profitto sono proprio le piccole librerie di fumetti come Escapist. Che ha cominciato ad offrire uno sconto del 20% su tutti i titoli DC rimossi da Barnes&Nobles e Books-a-Million.
19 ottobre 2011 19:56
Libri, scontro in nome di Superman
Dopo l'acquisto di DC Comics da parte di Amazon
è guerra per i diritti digitali sui fumetti
Dal nostro corrispondente ALESSANDRA FARKAS
NEW YORK - «La guerra dei tablet è iniziata», mette in guardia il New York Times, spiegando che «il premio, o forse la vittima, sono i supereroi». E’ l’ultimo colpo di scena di uno scontro frontale tra Amazon e le catene americane di libri culminato due giorni fa quando il colosso di Seattle ha annunciato la pubblicazione di 122 libri nuovi di zecca, di tutti i generi, sia in forma «fisica» sia e-book, bypassando per la prima volta editori, agenti e librerie tradizionali. L’accordo appena siglato tra Amazon e DC Comics riguarda i diritti digitali esclusivi per centinaia di popolarissimi fumetti tra cui Superman, Batman, Lanterna Verde, Sandman e Watchmen che da oggi potranno essere letti e comperati esclusivamente sul suo Kindle Fire Tablet.
SEQUESTRI - Apriti cielo. Barnes&Noble, il più grande venditore al dettaglio di libri degli Stati Uniti, (con un tablet tutto suo da foraggiare, il Nook), non ha mandato giù lo sgarbo, ordinando la rimozione immediata di tutte le copie cartacee degli stessi fumetti dai suoi oltre 1.300 negozi. «Ci rifiutiamo di promuovere qualsiasi libro i cui diritti digitali ci sono preclusi», ha spiegato attraverso un portavoce. Books-a-Million, il terzo maggiore bookseller Usa ha imposto lo stesso «sequestro» ai suoi 231 negozi. La nuova offensiva sta già creando un putiferio sulla rete. «A dar retta ai forum online, ha finito per scontentare tutti», nota il Times, «Amazon è vista come il prepotentissimo Golia che calpesta i lettori e la cultura in generale. DC Comics è tacciato di anteporre l’avidità ai fan. Barnes&Noble fa la figura dell’autolesionista e persino i fumettisti vengono attaccati su internet».
CONTENTI I PICCOLI - La posta in gioco è enorme. I giganti della carta stampata temono di diventare semplici showroom per gli sterminati magazzini digitali del monopolista Amazon, finendo rapidamente nel cimitero dei librai, insieme all’ex rivale Borders. «Ormai siamo al Far West - mette in guardia la consulente editoriale Lorraine Shanley -, ci vorrà un bel po’ di tempo prima che il polverone si assesti». La prima avvisaglia dell’attuale scontro si era avuta lo scorso anno quando Amazon rimosse temporaneamente il tasto buy (compra) dalla pagina dell’editore Macmillan in un braccio di ferro sul prezzo degli e-book. «La lite tra Amazon e Barnes&Nobles è come un uragano o un terremoto - commenta Jack Rems, proprietario dell’Escapist Comic Bookstore di Berkeley, in California -, nessuno può farci nulla». Eppure gli unici a trarne profitto sono proprio le piccole librerie di fumetti come Escapist. Che ha cominciato ad offrire uno sconto del 20% su tutti i titoli DC rimossi da Barnes&Nobles e Books-a-Million.
19 ottobre 2011 19:56
http://www.corriere.it/cultura/11_ottobre_19/amazon-scontro-sui-diritti-digitali-dei-fumetti_96611838-fa7b-11e0-81c3-3aee3ebb3883.shtml
Ciprea*- Utente Colonna: 2001-5000 post
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Re: L'angolo dei fumetti
Come fa un bambino buono a trasformarsi in un mostro sociale?
Quale è stato, tra i tanti accadimenti della sua vita, l'evento che ne ha spezzato per sempre l'ossatura morale?
Che ruolo hanno avuto, in tutto questo,l’indifferenza e la corruzione degli altri?
Racconto di formazione sui generis, La Quarta Necessità attraversa la vicenda umana del protagonista, Walter Farolfi e la sua progressiva corruzione spirituale,
La quarta necessità
narra in toni grotteschi
e con uno stile parodistico di alta scuola, quel misto di instabilità e sopraffazione che costituisce buona parte della atavica corruzione italiana.
La quarta necessità
diventa così un tour de force sarcastico, tra l'interiorità italiana:
le vicende della macrostoria nostrana, dal fascismo a oggi, si intrecciano alla microstoria del protagonista
modellandone la sensibilità e il carattere.
Tanto quanto, in una bizzarria, per nulla inventata, lo scandalo Casati si intreccia a sopresa alla nascita di un capo delle Brigate Rosse
e a...Berlusconi!
Contribuendo a modellare insieme a tutto il resto, il carattere
della nazione
Ultima modifica di lepidezza il Mer 26 Ott 2011, 13:59 - modificato 4 volte.
lepidezza- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: L'angolo dei fumetti
ovviamente Mambu avrà tutte le foto dello scandalo Casati -Stampa,quindi potrà illuminarci sulle trame orizzontali del fumetto in questione.
Il sacro marciume italiano nell'opera prima della coppia Luttazzi-Giacon percorre il nostro paese ripreso però durante le molte scosse della sua storia recente ...
Massimo Giacon
Massimo Giacon nasce il 27 febbraio del 1962, e inizia a disegnare e scrivere fumetti per hobby a sei anni: come professionista esordisce poco dopo. Ha collaborato a “Frigidaire”, “Alter”, “Linus”, “Cyborg”, “Dolce Vita”, “Nova Express”, “Blue”, “Tic”, “XL Magazine”: insomma, praticamente quasi tutte le riviste di fumetti degli ultimi trent’anni. Inoltre si occupa di arte, musica e design con ottimi risultati. Purtroppo il fatto che si ostini a fare libri a fumetti contribuisce a tenerlo ancora in una condizione di dorata povertà.
Il sacro marciume italiano nell'opera prima della coppia Luttazzi-Giacon percorre il nostro paese ripreso però durante le molte scosse della sua storia recente ...
Massimo Giacon
Massimo Giacon nasce il 27 febbraio del 1962, e inizia a disegnare e scrivere fumetti per hobby a sei anni: come professionista esordisce poco dopo. Ha collaborato a “Frigidaire”, “Alter”, “Linus”, “Cyborg”, “Dolce Vita”, “Nova Express”, “Blue”, “Tic”, “XL Magazine”: insomma, praticamente quasi tutte le riviste di fumetti degli ultimi trent’anni. Inoltre si occupa di arte, musica e design con ottimi risultati. Purtroppo il fatto che si ostini a fare libri a fumetti contribuisce a tenerlo ancora in una condizione di dorata povertà.
lepidezza- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: L'angolo dei fumetti
Oggi è un giorno triste.
È morto Toppi, grande fumettista milanese
Sergio Toppi scopre il disegno al «Corriere dei Piccoli». Presto una ristampa del suo «Richiamo della Foresta» di London La dolcezza dell’amore, dell’abbandono, nei visi delle sue donne. Negli occhi di una Marilyn, nelle mani di una fata che sa d’antico, nei gesti, nelle incredibili acconciature della sua Sharaz-De. Ma anche la crudeltà, l’odio, l’indifferenza. Tutto questo ha disegnato Sergio Toppi. Lo ha vissuto documentandosi, senza spostarsi troppo dal suo studio-abitazione di via Mecenate. Studiando, leggendo interminabili libri di storia. E scavando, grattando, quasi frustrando la carta col suo pennino, col suo segno vigoroso.
Il grande fumettista e illustratore milanese si è spento nella sua città a 79 anni, a causa di un tumore che lo faceva soffrire da qualche anno. Aveva esordito giovanissimo come illustratore per l’Utet, e per alcuni anni era stato coinvolto nel processo creativo dei cartoni dei Pagot, quelli di Calimero e Grisù. Ma è solo con il Corriere dei Piccoli, a quasi 35 anni, che Toppi arriva al fumetto. E il suo tratto ruvido, affastellato, carico di «trattini», eppure efficace e comunicativo, arricchisce anche le pagine di Linus, Alter Alter, Corto Maltese, L’Eternatuta, e soprattutto le tantissime riduzioni a fumetti dei classici della letteratura de Il Giornalino, il cui direttore, padre Stefano Gorla, lo ricorda così: «Toppi era un signore, un uomo gentile che con il suo tratto mai incerto sapeva definire ed evocare insieme: una rarità, un privilegio concesso a pochi. Lo ricorderemo presto con una ristampa del suo Il richiamo della foresta, di Jack London». L’OSSESSIONE PER LE ARMI - L’ossessione per le armi, gli abiti dei militari, in genere per i temi bellici, veniva a Toppi forse dall’infanzia: la guerra la conobbe bambino nelle valli dell’Ossola, dov’era sfollato da Milano coi suoi genitori. «Ci dicevano che là era più tranquillo, e invece nasceva la repubblica partigiana», raccontava il maestro ai taccuini del Corriere nel 2009: «ci colpivano gli alleati, quegli americani di colore, che avevamo visto solo al cinema: ci apparivano come marziani, ricchi e potenti». Toppi sul tema amava dire con ironia: «sono così mite che non sono nemmeno antimilitarista».
PARLANO LE SUE OPERE - «Per lui parlano le sue opere», dice Mauro Marcheselli, direttore editoriale della Sergio Bonelli Editore, «non aveva un segno bonelliano, ma non fece poco per noi. Per Sergio Bonelli creò Il collezionista, il suo unico fumetto con prospettive di serialità, e alcuni volumi della collana Un uomo, un avventura. Avevo pensato a lui per disegnare una storia dedicata ai Maya. Ma non c’è stato il tempo». Alessandro Trevisani] È morto Toppi, grande fumettista milanese
Sergio Toppi scopre il disegno al «Corriere dei Piccoli». Presto una ristampa del suo «Richiamo della Foresta» di London
La dolcezza dell’amore, dell’abbandono, nei visi delle sue donne. Negli occhi di una Marilyn, nelle mani di una fata che sa d’antico, nei gesti, nelle incredibili acconciature della sua Sharaz-De. Ma anche la crudeltà, l’odio, l’indifferenza. Tutto questo ha disegnato Sergio Toppi. Lo ha vissuto documentandosi, senza spostarsi troppo dal suo studio-abitazione di via Mecenate. Studiando, leggendo interminabili libri di storia. E scavando, grattando, quasi frustrando la carta col suo pennino, col suo segno vigoroso.
AL CORRIERE DEI PICCOLI - Il grande fumettista e illustratore milanese si è spento nella sua città a 79 anni, a causa di un tumore che lo faceva soffrire da qualche anno. Aveva esordito giovanissimo come illustratore per l’Utet, e per alcuni anni era stato coinvolto nel processo creativo dei cartoni dei Pagot, quelli di Calimero e Grisù. Ma è solo con il Corriere dei Piccoli, a quasi 35 anni, che Toppi arriva al fumetto. E il suo tratto ruvido, affastellato, carico di «trattini», eppure efficace e comunicativo, arricchisce anche le pagine di Linus, Alter Alter, Corto Maltese, L'Eternatuta, e soprattutto le tantissime riduzioni a fumetti dei classici della letteratura de Il Giornalino, il cui direttore, padre Stefano Gorla, lo ricorda così: «Toppi era un signore, un uomo gentile che con il suo tratto mai incerto sapeva definire ed evocare insieme: una rarità, un privilegio concesso a pochi. Lo ricorderemo presto con una ristampa del suo Il richiamo della foresta, di Jack London».
L'OSSESSIONE PER LE ARMI - L’ossessione per le armi, gli abiti dei militari, in genere per i temi bellici, veniva a Toppi forse dall’infanzia: la guerra la conobbe bambino nelle valli dell’Ossola, dov’era sfollato da Milano coi suoi genitori. «Ci dicevano che là era più tranquillo, e invece nasceva la repubblica partigiana», raccontava il maestro ai taccuini del Corriere nel 2009: «ci colpivano gli alleati, quegli americani di colore, che avevamo visto solo al cinema: ci apparivano come marziani, ricchi e potenti». Toppi sul tema amava dire con ironia: «sono così mite che non sono nemmeno antimilitarista».
PARLANO LE SUE OPERE - «Per lui parlano le sue opere», dice Mauro Marcheselli, direttore editoriale della Sergio Bonelli Editore, «non aveva un segno bonelliano, ma non fece poco per noi. Per Sergio Bonelli creò Il collezionista, il suo unico fumetto con prospettive di serialità, e alcuni volumi della collana Un uomo, un avventura. Avevo pensato a lui per disegnare una storia dedicata ai Maya. Ma non c’è stato il tempo».
Alessandro Trevisani
http://www.corriere.it/cultura/12_agosto_21/morte-fumettista-toppi_b19ef96c-eba7-11e1-86c1-4eb4011ad571.shtml
È morto Toppi, grande fumettista milanese
Sergio Toppi scopre il disegno al «Corriere dei Piccoli». Presto una ristampa del suo «Richiamo della Foresta» di London La dolcezza dell’amore, dell’abbandono, nei visi delle sue donne. Negli occhi di una Marilyn, nelle mani di una fata che sa d’antico, nei gesti, nelle incredibili acconciature della sua Sharaz-De. Ma anche la crudeltà, l’odio, l’indifferenza. Tutto questo ha disegnato Sergio Toppi. Lo ha vissuto documentandosi, senza spostarsi troppo dal suo studio-abitazione di via Mecenate. Studiando, leggendo interminabili libri di storia. E scavando, grattando, quasi frustrando la carta col suo pennino, col suo segno vigoroso.
Il grande fumettista e illustratore milanese si è spento nella sua città a 79 anni, a causa di un tumore che lo faceva soffrire da qualche anno. Aveva esordito giovanissimo come illustratore per l’Utet, e per alcuni anni era stato coinvolto nel processo creativo dei cartoni dei Pagot, quelli di Calimero e Grisù. Ma è solo con il Corriere dei Piccoli, a quasi 35 anni, che Toppi arriva al fumetto. E il suo tratto ruvido, affastellato, carico di «trattini», eppure efficace e comunicativo, arricchisce anche le pagine di Linus, Alter Alter, Corto Maltese, L’Eternatuta, e soprattutto le tantissime riduzioni a fumetti dei classici della letteratura de Il Giornalino, il cui direttore, padre Stefano Gorla, lo ricorda così: «Toppi era un signore, un uomo gentile che con il suo tratto mai incerto sapeva definire ed evocare insieme: una rarità, un privilegio concesso a pochi. Lo ricorderemo presto con una ristampa del suo Il richiamo della foresta, di Jack London». L’OSSESSIONE PER LE ARMI - L’ossessione per le armi, gli abiti dei militari, in genere per i temi bellici, veniva a Toppi forse dall’infanzia: la guerra la conobbe bambino nelle valli dell’Ossola, dov’era sfollato da Milano coi suoi genitori. «Ci dicevano che là era più tranquillo, e invece nasceva la repubblica partigiana», raccontava il maestro ai taccuini del Corriere nel 2009: «ci colpivano gli alleati, quegli americani di colore, che avevamo visto solo al cinema: ci apparivano come marziani, ricchi e potenti». Toppi sul tema amava dire con ironia: «sono così mite che non sono nemmeno antimilitarista».
PARLANO LE SUE OPERE - «Per lui parlano le sue opere», dice Mauro Marcheselli, direttore editoriale della Sergio Bonelli Editore, «non aveva un segno bonelliano, ma non fece poco per noi. Per Sergio Bonelli creò Il collezionista, il suo unico fumetto con prospettive di serialità, e alcuni volumi della collana Un uomo, un avventura. Avevo pensato a lui per disegnare una storia dedicata ai Maya. Ma non c’è stato il tempo». Alessandro Trevisani] È morto Toppi, grande fumettista milanese
Sergio Toppi scopre il disegno al «Corriere dei Piccoli». Presto una ristampa del suo «Richiamo della Foresta» di London
La dolcezza dell’amore, dell’abbandono, nei visi delle sue donne. Negli occhi di una Marilyn, nelle mani di una fata che sa d’antico, nei gesti, nelle incredibili acconciature della sua Sharaz-De. Ma anche la crudeltà, l’odio, l’indifferenza. Tutto questo ha disegnato Sergio Toppi. Lo ha vissuto documentandosi, senza spostarsi troppo dal suo studio-abitazione di via Mecenate. Studiando, leggendo interminabili libri di storia. E scavando, grattando, quasi frustrando la carta col suo pennino, col suo segno vigoroso.
AL CORRIERE DEI PICCOLI - Il grande fumettista e illustratore milanese si è spento nella sua città a 79 anni, a causa di un tumore che lo faceva soffrire da qualche anno. Aveva esordito giovanissimo come illustratore per l’Utet, e per alcuni anni era stato coinvolto nel processo creativo dei cartoni dei Pagot, quelli di Calimero e Grisù. Ma è solo con il Corriere dei Piccoli, a quasi 35 anni, che Toppi arriva al fumetto. E il suo tratto ruvido, affastellato, carico di «trattini», eppure efficace e comunicativo, arricchisce anche le pagine di Linus, Alter Alter, Corto Maltese, L'Eternatuta, e soprattutto le tantissime riduzioni a fumetti dei classici della letteratura de Il Giornalino, il cui direttore, padre Stefano Gorla, lo ricorda così: «Toppi era un signore, un uomo gentile che con il suo tratto mai incerto sapeva definire ed evocare insieme: una rarità, un privilegio concesso a pochi. Lo ricorderemo presto con una ristampa del suo Il richiamo della foresta, di Jack London».
L'OSSESSIONE PER LE ARMI - L’ossessione per le armi, gli abiti dei militari, in genere per i temi bellici, veniva a Toppi forse dall’infanzia: la guerra la conobbe bambino nelle valli dell’Ossola, dov’era sfollato da Milano coi suoi genitori. «Ci dicevano che là era più tranquillo, e invece nasceva la repubblica partigiana», raccontava il maestro ai taccuini del Corriere nel 2009: «ci colpivano gli alleati, quegli americani di colore, che avevamo visto solo al cinema: ci apparivano come marziani, ricchi e potenti». Toppi sul tema amava dire con ironia: «sono così mite che non sono nemmeno antimilitarista».
PARLANO LE SUE OPERE - «Per lui parlano le sue opere», dice Mauro Marcheselli, direttore editoriale della Sergio Bonelli Editore, «non aveva un segno bonelliano, ma non fece poco per noi. Per Sergio Bonelli creò Il collezionista, il suo unico fumetto con prospettive di serialità, e alcuni volumi della collana Un uomo, un avventura. Avevo pensato a lui per disegnare una storia dedicata ai Maya. Ma non c’è stato il tempo».
Alessandro Trevisani
http://www.corriere.it/cultura/12_agosto_21/morte-fumettista-toppi_b19ef96c-eba7-11e1-86c1-4eb4011ad571.shtml
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Re: L'angolo dei fumetti
Iniziato da poco Ansatsu Kyōshitsu. Per adesso è carino, anche se aspetto di vedere come si evolve la storia.
Noemi9999- Utente Colonna: 2001-5000 post
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Re: L'angolo dei fumetti
è uno shojo o uno shonen? Sembra interessante, io ormai leggo solo Julia di Bonelli e switch girl molto divertente!
dino75- Utente Colonna: 2001-5000 post
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Re: L'angolo dei fumetti
Dino, questo lo conosci?
http://www.davvero.org/fumettonline/
leggilo, é un esperimento interessante, ci ho passato qualche serata, anche leggendo i contributi e i commenti...
penso possa interessarti
http://www.davvero.org/fumettonline/
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bellaprincipessa- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: L'angolo dei fumetti
mi hai postato una cosa veramente interessante, grazie @princi
dino75- Utente Colonna: 2001-5000 post
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Re: L'angolo dei fumetti
purtroppo l'ho scoperto tardi e, fin ora, non sono riuscita a trovare il cartaceo...
ma non voglio rovinarti la sorpresa, quando l'avari finito on line mi dirai cosa ne pensi
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bellaprincipessa- Utente... preoccupante >10.000 Post
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