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Re: G.A.S.Fo.M.
G.Kaplan ha scritto:lepidezza ha scritto:
oggi un tizio fermando per strada due ragazzini ha domandato loro:ma oggi eravate in sciopero?
Loro: si
Lui: perchè?
Loro: Boooooooooh!
la riforma gelmini funziona già!
Perchè ai tuoi tempi non accadeva?...
g.kaplan, mi hai rubato le parole dai diti! flick o flock?
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Re: G.A.S.Fo.M.
no io scioperavo per i termosifoni spenti..e lo sapevo.
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Re: G.A.S.Fo.M.
mah, pero' dai, quante volte arrivavi a scuola e ti dicevano "oggi c'é sciopero", e si stava tutti fuori... poi magari tu lo sapevi sempre e erano sempre buoni motivi, pero', insomma, ammettiamo che un buon motivo per "bigiare" si trovava sempre...
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Re: G.A.S.Fo.M.
floooock!
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Re: G.A.S.Fo.M.
bellaprincipessa ha scritto:mah, pero' dai, quante volte arrivavi a scuola e ti dicevano "oggi c'é sciopero", e si stava tutti fuori... poi magari tu lo sapevi sempre e erano sempre buoni motivi, pero', insomma, ammettiamo che un buon motivo per "bigiare" si trovava sempre...
lepi a 14 se gli dicevano sciopero!!!!! rispondeva
ma sei tu che vuoi scioperare o la lobbie dei bulli ti ha coartato per indurti a farlo?
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Re: G.A.S.Fo.M.
E' confermato che voi sappiate?xenas ha scritto:Ricorso blocca sanzione, Santoro andrà in onda
lancio repubblica
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Re: G.A.S.Fo.M.
lepidezza ha scritto:no io scioperavo per i termosifoni spenti..e lo sapevo.
Cosa si nasconde sotto questa perfezione?
Sguinzaglierò un segugio per farci un dossier..
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Re: G.A.S.Fo.M.
perfezione?
io?
ho fatto coming out mesi fa..
ho votato per berlusconi e il miracolo italiano..
io?
ho fatto coming out mesi fa..
ho votato per berlusconi e il miracolo italiano..
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Re: G.A.S.Fo.M.
sophia ha scritto:E' confermato che voi sappiate?xenas ha scritto:Ricorso blocca sanzione, Santoro andrà in onda
lancio repubblica
http://oknotizie.virgilio.it/go.php?us=508142fdf176af10
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Re: G.A.S.Fo.M.
lepidezza ha scritto:perfezione?
io?
ho fatto coming out mesi fa..
ho votato per berlusconi e il miracolo italiano..
mi stupirebbe già solo il fatto che tu ABBIA votato
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Re: G.A.S.Fo.M.
io flick, peccato...G.Kaplan ha scritto:floooock!
comunque xenas, anch'io ho penstao la stessa cosa e ho avuto quest'immagine di Lepi 14enne che tiene un comizio sul diritto di scipero e sull'influenza della persuasione delle lobby di bulli nella scuola superiore...
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Re: G.A.S.Fo.M.
magariiiiiiii..
scusate ma se io ho votato per il miracolo italiano , a che stadio potevo stare prima?
scusate ma se io ho votato per il miracolo italiano , a che stadio potevo stare prima?
lepidezza- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: G.A.S.Fo.M.
a proposito della protesta dei ricercatori c'è una petizione on line, promossa da un gruppo di ricercatori dell'università di Firenze...........se volete firmare il link è questo:
http://www.petizionionline.it/petizione/salviamo-luniversita-pubblica/2242
http://www.petizionionline.it/petizione/salviamo-luniversita-pubblica/2242
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Re: G.A.S.Fo.M.
a prop. di Annozero, la trasmissione FORSE andrà in onda regolarmente..
http://notizie.virgilio.it/cronaca/santoro-annozero-firme-masi.html?pmk=nothpstr2
Si fa sempre più violento il conflitto tra Michele Santoro e il direttore generale della Rai, Mauro Masi, che ha annunciato di non accettare il ricorso all'arbitrato avanzato dal conduttore. Una mossa che alza ulteriormente i toni dello scontro dopo che il conduttore di Annozero aveva vinto il primo round della partita ottenendo il congelamento della sospensione voluta da Masi nei suoi confronti, che avrebbe fatto saltare le prossime due puntate del programma.
Il Dg ha spiegato alla trasmissione "Ultima Parola" che il provvedimento disciplinare emanato da viale Mazzini riguarda Santoro e non Annozero che, in teoria, potrebbe andare in onda anche senza di lui. "E' una questione disciplinare che riguarda Michele Santoro. Annozero non è in discussione perchè la questione Annozero riguardava il pluralismo e il contraddittorio che ogni programma deve avere".
La richiesta di arbitrato presentata da Michele Santoro contro la sospensione di 10 giorni decisa dal direttore generale era stata formalizzata venerdì mattina. Di conseguenza, secondo quanto previsto dall'articolo 7 dello Statuto dei lavoratori, la sanzione disciplinare resta sospesa fino alla pronuncia da parte dell'arbitro.
Mauro Masi era ospite di Ultima Parola - puntata in onda stasera 2a serata..non so orario.., sempre su Rai2
http://notizie.virgilio.it/cronaca/santoro-annozero-firme-masi.html?pmk=nothpstr2
Si fa sempre più violento il conflitto tra Michele Santoro e il direttore generale della Rai, Mauro Masi, che ha annunciato di non accettare il ricorso all'arbitrato avanzato dal conduttore. Una mossa che alza ulteriormente i toni dello scontro dopo che il conduttore di Annozero aveva vinto il primo round della partita ottenendo il congelamento della sospensione voluta da Masi nei suoi confronti, che avrebbe fatto saltare le prossime due puntate del programma.
Il Dg ha spiegato alla trasmissione "Ultima Parola" che il provvedimento disciplinare emanato da viale Mazzini riguarda Santoro e non Annozero che, in teoria, potrebbe andare in onda anche senza di lui. "E' una questione disciplinare che riguarda Michele Santoro. Annozero non è in discussione perchè la questione Annozero riguardava il pluralismo e il contraddittorio che ogni programma deve avere".
La richiesta di arbitrato presentata da Michele Santoro contro la sospensione di 10 giorni decisa dal direttore generale era stata formalizzata venerdì mattina. Di conseguenza, secondo quanto previsto dall'articolo 7 dello Statuto dei lavoratori, la sanzione disciplinare resta sospesa fino alla pronuncia da parte dell'arbitro.
Mauro Masi era ospite di Ultima Parola - puntata in onda stasera 2a serata..non so orario.., sempre su Rai2
Re: G.A.S.Fo.M.
mberto Veronesi guiderà l’Agenzia per il Nucleare
Il professore ha dato l'annuncio questa mattina, «chi ha studiato sa che è privo di rischi»
Milena Gabanelli aveva stroncato la sua candidatura contestando l'età e la competenza in materia
15 ottobre 2010 | Italia
Umberto Veronesi ha sciolto le riserve e questa mattina ha annunciato che dirigerà l’Agenzia per la Sicurezza del nucleare in Italia. «Mi è stata richiesta la disponibilità e ho accettato volentieri», ha detto intervenendo al telefono durante la trasmissione televisiva Mattino 5 «potrei svolgere un lavoro come esperto in protezione ambientale». Poi ha aggiunto che per far partire il nucleare in Italia serviranno almeno quattro anni e ha confermato che non crede ci sia da preoccuparsi sui suoi rischi: «Chi ha studiato sa benissimo che il disastro di Chernobyl è stato provocato dalla follia di un direttore che ha voluto fare un esperimento. E per farlo ha tolto almeno 12 livelli di sicurezza. È stata una follia umana che non si ripeterà. Sono sicuro che non c’è alcun rischio», ha detto.L’annuncio di Veronesi è stato accolto con soddisfazione dai ministri dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, che hanno ribadito la «larga condivisione del governo sulla sua candidatura». Per la nomina ufficiale ora si attende solo il decreto della Presidenza del Consiglio. Sul fronte dell’opposizione invece la scelta di Veronesi crea qualche fastidio al PD, contrario al nucleare ma nelle cui file Veronesi è stato eletto al Senato. Quando si era iniziato a parlare della sua nomina, lo stesso Veronesi aveva detto in un’intervista che nel caso in cui avesse accettato avrebbe dato le dimissioni dall’incarico parlamentare.Lo scorso 27 luglio la giornalista Milena Gabanelli era intervenuta sulla nomina a Veronesi con una lettera pubblicata sul Corriere della Sera e aveva severamente stroncato la candidatura del professore per motivi di opportunità, età, esperienza e competenza.<blockquote>
Caro direttore, premetto che non ho interesse per le preferenze politiche del Prof. Veronesi; è un oncologo di fama e mi aspetto che faccia tutto quello che può per curare il cancro. Da un paio d’anni è anche senatore, carica che ha accettato a patto che non gli porti via tempo per i suoi pazienti. Intento nobile verso i pazienti, meno verso i cittadini che, pagando un lauto stipendio ai senatori, si aspettano che dedichino le loro energie alla gestione politica del Paese. Ora è stato proposto il suo nome come Presidente dell’Agenzia per la Sicurezza del Nucleare, nomina che accetterebbe volentieri, di nuovo a condizione che non sottragga tempo ai suoi pazienti. Ovvero, bisognerebbe adattare le necessità di un’agenzia così delicata e fondamentale agli impegni del candidato presidente. Intanto venerdì scorso in Senato è stato approvato un decreto che gli consentirebbe, se volesse, di andare in deroga alla legge che vieta a chi ha incarichi politici di presiedere un’authority.Riguardo invece alla sua competenza in materia, scrive: «Sono un appassionato di fisica, non a caso ho ricevuto la laurea honoris causa». Nuclearista convinto, cita la Francia come modello di qualità di vita per noi italiani. Partendo dal presupposto che l’agenzia non sia un bluff ma qualcosa di straordinariamente serio, non è affatto rassicurante l’idea che venga diretta (nei ritagli di tempo) per 7 anni, da un uomo che oggi ne ha 85, anche se è il più bravo oncologo del pianeta. Presiedere l’agenzia per il nucleare vuol dire affrontare problemi di carattere tecnico, elaborare i regolamenti insieme ai commissari, dare il parere sui progetti, verificare il rispetto delle regole e prescrizioni a cui sono sottomesse le installazioni. Un lavoro certamente a tempo pieno, meglio se subordinato a una competenza specifica, più che a una passione. Siccome il Prof. Veronesi cita il modello francese, saprà che la loro agenzia (ASN) è diretta da Jean Christophe Niel, 49 anni (laureato in fisica teorica che ha ricoperto incarichi di vertice nel controllo sul ciclo del combustibile e dei rifiuti, ed è stato per anni capo del dipartimento per la sicurezza dei materiali radioattivi). Il presidente è Andrè-Claude Lacoste, 69 anni, ingegnere, da 17 anni con incarichi direttivi nel settore sicurezza nucleare.Il Prof. Veronesi ha poi espresso un’opinione sul fattore rischio («oggi calcolato quasi vicino allo zero»), che sembra non tener conto dei cosiddetti piccoli incidenti quotidiani, riportati da tutte le Agenzie, che si verificano proprio in Francia; per non parlare delle basse emissioni permanenti degli impianti, come dimostra lo studio del Prof. Hoffman ordinato dalla Cancelliera Merkel. Parlare invece di nucleare come «l’alternativa più valida al petrolio» è solo suggestivo, poiché il petrolio serve soprattutto a far muovere le macchine e solo in minima parte ad alimentare le centrali elettriche. Infatti in Francia, Paese più nuclearizzato d’Europa, il consumo procapite di petrolio è più alto rispetto a quello italiano. Succede di essere approssimativi quando ci si occupa di troppe cose.
</blockquote>
bah
Il professore ha dato l'annuncio questa mattina, «chi ha studiato sa che è privo di rischi»
Milena Gabanelli aveva stroncato la sua candidatura contestando l'età e la competenza in materia
15 ottobre 2010 | Italia
Umberto Veronesi ha sciolto le riserve e questa mattina ha annunciato che dirigerà l’Agenzia per la Sicurezza del nucleare in Italia. «Mi è stata richiesta la disponibilità e ho accettato volentieri», ha detto intervenendo al telefono durante la trasmissione televisiva Mattino 5 «potrei svolgere un lavoro come esperto in protezione ambientale». Poi ha aggiunto che per far partire il nucleare in Italia serviranno almeno quattro anni e ha confermato che non crede ci sia da preoccuparsi sui suoi rischi: «Chi ha studiato sa benissimo che il disastro di Chernobyl è stato provocato dalla follia di un direttore che ha voluto fare un esperimento. E per farlo ha tolto almeno 12 livelli di sicurezza. È stata una follia umana che non si ripeterà. Sono sicuro che non c’è alcun rischio», ha detto.L’annuncio di Veronesi è stato accolto con soddisfazione dai ministri dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, che hanno ribadito la «larga condivisione del governo sulla sua candidatura». Per la nomina ufficiale ora si attende solo il decreto della Presidenza del Consiglio. Sul fronte dell’opposizione invece la scelta di Veronesi crea qualche fastidio al PD, contrario al nucleare ma nelle cui file Veronesi è stato eletto al Senato. Quando si era iniziato a parlare della sua nomina, lo stesso Veronesi aveva detto in un’intervista che nel caso in cui avesse accettato avrebbe dato le dimissioni dall’incarico parlamentare.Lo scorso 27 luglio la giornalista Milena Gabanelli era intervenuta sulla nomina a Veronesi con una lettera pubblicata sul Corriere della Sera e aveva severamente stroncato la candidatura del professore per motivi di opportunità, età, esperienza e competenza.<blockquote>
Caro direttore, premetto che non ho interesse per le preferenze politiche del Prof. Veronesi; è un oncologo di fama e mi aspetto che faccia tutto quello che può per curare il cancro. Da un paio d’anni è anche senatore, carica che ha accettato a patto che non gli porti via tempo per i suoi pazienti. Intento nobile verso i pazienti, meno verso i cittadini che, pagando un lauto stipendio ai senatori, si aspettano che dedichino le loro energie alla gestione politica del Paese. Ora è stato proposto il suo nome come Presidente dell’Agenzia per la Sicurezza del Nucleare, nomina che accetterebbe volentieri, di nuovo a condizione che non sottragga tempo ai suoi pazienti. Ovvero, bisognerebbe adattare le necessità di un’agenzia così delicata e fondamentale agli impegni del candidato presidente. Intanto venerdì scorso in Senato è stato approvato un decreto che gli consentirebbe, se volesse, di andare in deroga alla legge che vieta a chi ha incarichi politici di presiedere un’authority.Riguardo invece alla sua competenza in materia, scrive: «Sono un appassionato di fisica, non a caso ho ricevuto la laurea honoris causa». Nuclearista convinto, cita la Francia come modello di qualità di vita per noi italiani. Partendo dal presupposto che l’agenzia non sia un bluff ma qualcosa di straordinariamente serio, non è affatto rassicurante l’idea che venga diretta (nei ritagli di tempo) per 7 anni, da un uomo che oggi ne ha 85, anche se è il più bravo oncologo del pianeta. Presiedere l’agenzia per il nucleare vuol dire affrontare problemi di carattere tecnico, elaborare i regolamenti insieme ai commissari, dare il parere sui progetti, verificare il rispetto delle regole e prescrizioni a cui sono sottomesse le installazioni. Un lavoro certamente a tempo pieno, meglio se subordinato a una competenza specifica, più che a una passione. Siccome il Prof. Veronesi cita il modello francese, saprà che la loro agenzia (ASN) è diretta da Jean Christophe Niel, 49 anni (laureato in fisica teorica che ha ricoperto incarichi di vertice nel controllo sul ciclo del combustibile e dei rifiuti, ed è stato per anni capo del dipartimento per la sicurezza dei materiali radioattivi). Il presidente è Andrè-Claude Lacoste, 69 anni, ingegnere, da 17 anni con incarichi direttivi nel settore sicurezza nucleare.Il Prof. Veronesi ha poi espresso un’opinione sul fattore rischio («oggi calcolato quasi vicino allo zero»), che sembra non tener conto dei cosiddetti piccoli incidenti quotidiani, riportati da tutte le Agenzie, che si verificano proprio in Francia; per non parlare delle basse emissioni permanenti degli impianti, come dimostra lo studio del Prof. Hoffman ordinato dalla Cancelliera Merkel. Parlare invece di nucleare come «l’alternativa più valida al petrolio» è solo suggestivo, poiché il petrolio serve soprattutto a far muovere le macchine e solo in minima parte ad alimentare le centrali elettriche. Infatti in Francia, Paese più nuclearizzato d’Europa, il consumo procapite di petrolio è più alto rispetto a quello italiano. Succede di essere approssimativi quando ci si occupa di troppe cose.
</blockquote>
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Niente di nuovo, ma una buona sintesi
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/10/14/sindacato-la-difficile-difesa-del-lavoratore-globale.htmlSINDACATO La difficile difesa del lavoratore globale
Repubblica — 14 ottobre 2010 pagina 44 sezione: CULTURA Relitto anacronistico della rivoluzione industriale. Superfluo comesoggetto contrattuale: i contratti collettivi di lavoro sono superati.Incapace di rappresentare gli interessi dei lavoratori globali. Questodicono del sindacato manager e politici, e anche non pochi operai eimpiegati. A tutto ciò si aggiungono le divisioni interne e gliattacchi contro alcune organizzazioni. Vediamo allora qualche dato. Neipaesi dell' Europa occidentale, tra il 1981 e il 2007 i sindacati,Pubblica Amministrazione esclusa, hanno perso in media oltre la metàdegli iscritti. Nello stesso periodo la quota dei salari sul Pil èscesa in media di dieci punti. In Italia, dove un punto di Pil vale 16miliardi, è scesa di dodici. In Usa, grazie alle politicheantisindacali cominciate con la presidenza Reagan, i salari deilavoratori dipendenti sono oggi al medesimo livello, in termini reali,del 1973. In Germania, dove almeno sui grandi temi i sindacatiprocedono in modo unitario, ed hanno per legge un peso effettivo nelgoverno delle imprese, il salario netto superava nel 2008 i 20.000euro. In Italia, dove i sindacati marciano disuniti e nel governo delleimprese contano zero, il salario netto era sotto i 15.000 euro. Grandiimprese della Ue che intrattengono buone relazioni con i sindacati dicasa, quando aprono uno stabilimento in Usa mettono in atto pratichepesantemente antisindacali. Per dire, assumono stabilmente gli esterniche si sono prestati a lavorare al posto dei dipendenti in sciopero.Motivo? La legislazione sulla libertà di associazione sindacale èarretrata in Usa rispetto alla Ue; per di più molti giudici non laapplicano. Questi dati dicono che nei paesi sviluppati quando isindacati sono deboli le retribuzioni, insieme con altri aspetti dellecondizioni di lavoro, virano al ribasso. Ovviamente nei paesi emergentiva peggio. Qui i sindacati non esistono, o hanno scarso poterecontrattuale. Risultato: a parità di produttività e di potere d'acquisto, i salari sono da due a cinque volte più bassi, gli orariassai più lunghi, i giorni di riposo e di ferie ridotti al minimo. Sonoanche paesi dove chi sostiene il ruolo del sindacato rischia la vita.In Colombia, solo nel 2006 sono stati assassinati 72 sindacalisti.Nelle Filippine le vittime sono state 70 in quattro anni. Ancora nelluglio scorso, due fratelli, dirigenti del sindacato dei tessili, sonostati uccisi in Pakistan. Le colpe di tutti loro? Chiedevano condizionidi lavoro più decenti per i compagni. Le cose sono un po' diverse intema di capacità del sindacato di rappresentare gli interessi dei nuovilavoratori: quelli che flottano tra una quarantina di contrattiatipici, fanno mestieri inesistenti dieci anni fa, o lavorano soltantocon l' immateriale che scorre sullo schermo del Pc. È vero che talecapacità appare carente. Ma non si può imputarla solo al ritardo deisindacalisti nel comprendere le nuove realtà produttive. Il fatto è chedette realtà sembrano costruite appositamente per ostacolare ilsindacato nel rappresentare gli interessi dei nuovi lavoratori. Siprenda il caso - che qui si semplifica, ma è reale - di un piccoloelettrodomestico venduto nei supermercati. Le 5060 parti di cui ècomposto sono fabbricate in una dozzina di siti posti in dieci paesidiversi, e controllati da multinazionali che hanno sede altrove. Inciascun sito gli addetti appartengono a molte nazionalità diverse. L'assemblaggio finale dell' apparecchio può avvenire in uno stabilimentosito in Umbria o in Puglia, per mano di lavoratori italiani, nigeriani,moldavi, magrebini. Essi fanno capo, pur lavorando insieme, a cinque osei aziende differenti; inoltre tra di essi si contano una dozzina ditipi di contratti di lavoro diversi. La loro produttività dipende dacomponenti fabbricati a Taiwan o nel Kerala, e dalla puntualità diviaggio di innumeri aerei, navi container, tir e furgoncini, sui qualiquei componenti hanno viaggiato per 30.000 chilometri. In presenza diun simile modo di produrre, per il sindacato "rappresentare gliinteressi" dei lavoratori non è diventata soltanto una fatica erculea:non si capisce nemmeno che cosa voglia dire. Che è precisamente ilrisultato che gli architetti della globalizzazione volevano ottenere.Quanto ai lavoratori della conoscenza, intesi come coloro che produconovalore aggiunto trasformando informazioni in conoscenze e queste inaltre informazioni mediante apposite tecnologie, si possono suddividerein due gruppi: quelli che di un sindacato non sentono il bisogno, equelli che ne avrebbero un bisogno estremo, ma di mezzo ci sono, aimpedirglielo, le leggi sul lavoro. Di un sindacato non sanno chefarsene i traders, i negoziatori di titoli al computer che guadagnanoda centomila euro all' anno in su. Non sentono la necessità di unsindacato le decine di migliaia di informatici che han messo in piediun' efficiente azienda propria, magari individuale; né i data minersche trovano ogni genere di dato su qualsiasi persona e impresa scavandonei meandri della rete. Restano fuori gli operai del Pc, tipo moltiaddetti ai call center che l' azienda retribuisce in funzione di quantisecondi riescono a trattenere qualcuno al telefono. Questi avrebbero sìbisogno di un potente sindacato da lavoratori dipendenti, quali inrealtà sono; ma il legislatore permette cortesemente all' azienda diapplicare loro l' etichetta di lavoratori autonomi "a progetto", e latutela del sindacato si fa più complicata e lontana. - LUCIANO GALLINO
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/10/14/sindacato-la-difficile-difesa-del-lavoratore-globale.htmlSINDACATO La difficile difesa del lavoratore globale
Repubblica — 14 ottobre 2010 pagina 44 sezione: CULTURA Relitto anacronistico della rivoluzione industriale. Superfluo comesoggetto contrattuale: i contratti collettivi di lavoro sono superati.Incapace di rappresentare gli interessi dei lavoratori globali. Questodicono del sindacato manager e politici, e anche non pochi operai eimpiegati. A tutto ciò si aggiungono le divisioni interne e gliattacchi contro alcune organizzazioni. Vediamo allora qualche dato. Neipaesi dell' Europa occidentale, tra il 1981 e il 2007 i sindacati,Pubblica Amministrazione esclusa, hanno perso in media oltre la metàdegli iscritti. Nello stesso periodo la quota dei salari sul Pil èscesa in media di dieci punti. In Italia, dove un punto di Pil vale 16miliardi, è scesa di dodici. In Usa, grazie alle politicheantisindacali cominciate con la presidenza Reagan, i salari deilavoratori dipendenti sono oggi al medesimo livello, in termini reali,del 1973. In Germania, dove almeno sui grandi temi i sindacatiprocedono in modo unitario, ed hanno per legge un peso effettivo nelgoverno delle imprese, il salario netto superava nel 2008 i 20.000euro. In Italia, dove i sindacati marciano disuniti e nel governo delleimprese contano zero, il salario netto era sotto i 15.000 euro. Grandiimprese della Ue che intrattengono buone relazioni con i sindacati dicasa, quando aprono uno stabilimento in Usa mettono in atto pratichepesantemente antisindacali. Per dire, assumono stabilmente gli esterniche si sono prestati a lavorare al posto dei dipendenti in sciopero.Motivo? La legislazione sulla libertà di associazione sindacale èarretrata in Usa rispetto alla Ue; per di più molti giudici non laapplicano. Questi dati dicono che nei paesi sviluppati quando isindacati sono deboli le retribuzioni, insieme con altri aspetti dellecondizioni di lavoro, virano al ribasso. Ovviamente nei paesi emergentiva peggio. Qui i sindacati non esistono, o hanno scarso poterecontrattuale. Risultato: a parità di produttività e di potere d'acquisto, i salari sono da due a cinque volte più bassi, gli orariassai più lunghi, i giorni di riposo e di ferie ridotti al minimo. Sonoanche paesi dove chi sostiene il ruolo del sindacato rischia la vita.In Colombia, solo nel 2006 sono stati assassinati 72 sindacalisti.Nelle Filippine le vittime sono state 70 in quattro anni. Ancora nelluglio scorso, due fratelli, dirigenti del sindacato dei tessili, sonostati uccisi in Pakistan. Le colpe di tutti loro? Chiedevano condizionidi lavoro più decenti per i compagni. Le cose sono un po' diverse intema di capacità del sindacato di rappresentare gli interessi dei nuovilavoratori: quelli che flottano tra una quarantina di contrattiatipici, fanno mestieri inesistenti dieci anni fa, o lavorano soltantocon l' immateriale che scorre sullo schermo del Pc. È vero che talecapacità appare carente. Ma non si può imputarla solo al ritardo deisindacalisti nel comprendere le nuove realtà produttive. Il fatto è chedette realtà sembrano costruite appositamente per ostacolare ilsindacato nel rappresentare gli interessi dei nuovi lavoratori. Siprenda il caso - che qui si semplifica, ma è reale - di un piccoloelettrodomestico venduto nei supermercati. Le 5060 parti di cui ècomposto sono fabbricate in una dozzina di siti posti in dieci paesidiversi, e controllati da multinazionali che hanno sede altrove. Inciascun sito gli addetti appartengono a molte nazionalità diverse. L'assemblaggio finale dell' apparecchio può avvenire in uno stabilimentosito in Umbria o in Puglia, per mano di lavoratori italiani, nigeriani,moldavi, magrebini. Essi fanno capo, pur lavorando insieme, a cinque osei aziende differenti; inoltre tra di essi si contano una dozzina ditipi di contratti di lavoro diversi. La loro produttività dipende dacomponenti fabbricati a Taiwan o nel Kerala, e dalla puntualità diviaggio di innumeri aerei, navi container, tir e furgoncini, sui qualiquei componenti hanno viaggiato per 30.000 chilometri. In presenza diun simile modo di produrre, per il sindacato "rappresentare gliinteressi" dei lavoratori non è diventata soltanto una fatica erculea:non si capisce nemmeno che cosa voglia dire. Che è precisamente ilrisultato che gli architetti della globalizzazione volevano ottenere.Quanto ai lavoratori della conoscenza, intesi come coloro che produconovalore aggiunto trasformando informazioni in conoscenze e queste inaltre informazioni mediante apposite tecnologie, si possono suddividerein due gruppi: quelli che di un sindacato non sentono il bisogno, equelli che ne avrebbero un bisogno estremo, ma di mezzo ci sono, aimpedirglielo, le leggi sul lavoro. Di un sindacato non sanno chefarsene i traders, i negoziatori di titoli al computer che guadagnanoda centomila euro all' anno in su. Non sentono la necessità di unsindacato le decine di migliaia di informatici che han messo in piediun' efficiente azienda propria, magari individuale; né i data minersche trovano ogni genere di dato su qualsiasi persona e impresa scavandonei meandri della rete. Restano fuori gli operai del Pc, tipo moltiaddetti ai call center che l' azienda retribuisce in funzione di quantisecondi riescono a trattenere qualcuno al telefono. Questi avrebbero sìbisogno di un potente sindacato da lavoratori dipendenti, quali inrealtà sono; ma il legislatore permette cortesemente all' azienda diapplicare loro l' etichetta di lavoratori autonomi "a progetto", e latutela del sindacato si fa più complicata e lontana. - LUCIANO GALLINO
mambu- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: G.A.S.Fo.M.
LucyGordon ha scritto:16 ottobre 1943
RICORDIAMO
... e pure italiana
Luciano Morpurgo, Caccia all'uomo. Vita, sofferenze e beffe, Roma 1946 è ricco anche di documenti d'epoca; è più difficile da trovare, ma magari in biblioteca
(qui un elenco parziale)
mambu- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: G.A.S.Fo.M.
Un giorno riuscirò a coglierti impreparato, magari sarà su " Musica tecno e relazione teorica con le cubiste"...........ma ci riuscirò
LucyGordon- Utente Fattiscente: 5001-9999 Post
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Re: G.A.S.Fo.M.
Mentre in Italia Mara Maionchi va in vetta alla classifica, in Inlgiterra abbiamo i discorsi di Churchill.
Vuol dire qualcosa? A voi la risposta.
Churchill batte Rihanna i suoi discorsi meglio del pop
Il disco con "Their Finest Hour", il proclama contro Hitler pronunciato nel '40, scala le classifiche: al quinto posto, davanti alle più celebri popstar. Campionato insieme alle note della banda della Raf.
NEW YORK - Avviso al navigante Obama: se vuole tornare a cavalcare l'onda dei consensi, forse gli conviene ritirar fuori dai sotterranei della Casa Bianca quel busto di Winston Churchill che George W. Bush aveva piazzato nello Studio Ovale e che lui ha sostituito con Martin Luther King. Mossa sbagliata: proprio adesso che il vecchio Winston è tornato popolarissimo tra quei giovani che Barack spera di riconquistare. Così popolare da finire addirittura in hit parade.
Possibile? Beh, certo, il ritornello non è accattivante e malizioso come quello di "Love the Way you Lie", il tormentone di Eminem e Rihanna, quello che recita impudentemente: "Tu stai lì e mi guardi bruciare/Ma va bene così/Mi fa male ma mi dà piacere". Che volete, erano altri tempi, e il primo ministro d'Inghilterra piuttosto che col problema della violenza domestica doveva vedersela con la violenza che sembrava inarrestabile di un certo Adolf Hitler. Però sentite un po' che versi: "Se noi falliremo/allora l'intero mondo/Stati Uniti inclusi/incluso tutto quello che conosciamo/e a cui vogliamo bene/affonderà nell'abisso/di un nuovo Medio Evo/reso ancora più sinistro/e forse ancora più lungo/dalle luci della scienza pervertita...". Un pistolotto che neppure gli U2 degli anni d'oro avrebbero saputo sfoderare.
E infatti stiamo parlando di "Their Finest Hour", uno dei suoi discorsi più emozionanti e lucidi, 18 giugno 1940, quattro giorni dopo la caduta di Parigi, l'Europa che sembra finire nelle braccia del mostro che avanza e lui, Winston Churchill, che disegna l'Apocalisse da scongiurare. Beh, 70 anni dopo, "Their Finest Hour" batte "Love the Way you Lie", e il vecchio Winnie, con il piccolo aiuto della Banda della Raf, la gloriosa Royal Air Force, nella classifica della sua Inghilterra batte perfino Eminem in coppia con Rihanna.
Il disco si chiama Reach for the Skies e subito, da un lato all'altro dell'Atlantico, è diventato fenomeno. Per la verità la partecipazione speciale dell'illustrissimo premier è limitata a soli due brani, "Their Finest Hour" e "Never in the Field of Human Conflict": il resto è tutta farina della banda militare. Ma a parte il fatto che - insegnano i maghi del marketing - nell'era del digitale e degli mp3 è il singolo, e non l'album, a fare la differenza in classifica, l'interpretazione postuma del grande Winston è davvero notevole. Anche grazie al lavoro di Duncan Stubbs, il comandante della Banda, che ha scelto, per esempio, un brano come "Jerusalem", l'inno che Hubert Parry musicò su un poema di William Blake, per immortalare per esempio "Their Finest Hour".
Così Churchill è diventato il primo primo ministro a finire in hit parade: anche se non certamente il primo a essere, come dicono i dj, "campionato". Qualche altro esempio di grandi nomi in versione pop? Gli amanti del trash italiano ricorderanno l'hainoi irriverentissimo "Wojtyla disco dance" dell'improbabile Freddy The Flying Dutchman & the Sistina Band, anno del Signore 1979. E sempre in casa nostra, e in anni più vicini, sulla musica di "Così parlò Zaratustra", non a caso mixata con quella di "Pinocchio", Daniele Sepe immortalò il discorso del 1994 con cui Silvio Berlusconi difese in Parlamento il suo conflitto d'interessi ("Also Sprach Berluskastra").
Del resto lo stesso Barack Obama, che oggi s'è permesso di cestinare Churchill, era stato campionato dal rapper Will I Am, che aveva trasformato in hit il suo "Yes We Can". Ma allora Barack era ancora un semplice senatore: da quando è in carica, si sa, sono gli altri che gliele cantano.
http://tv.repubblica.it/copertina/churchill-superstar-i-suoi-discorsi-meglio-di-rihanna/54888?video=&pagefrom=1
http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2010/10/16/news/churchill_discorsi-8109487/?ref=HRERO-1#commenta
Vuol dire qualcosa? A voi la risposta.
Churchill batte Rihanna i suoi discorsi meglio del pop
Il disco con "Their Finest Hour", il proclama contro Hitler pronunciato nel '40, scala le classifiche: al quinto posto, davanti alle più celebri popstar. Campionato insieme alle note della banda della Raf.
NEW YORK - Avviso al navigante Obama: se vuole tornare a cavalcare l'onda dei consensi, forse gli conviene ritirar fuori dai sotterranei della Casa Bianca quel busto di Winston Churchill che George W. Bush aveva piazzato nello Studio Ovale e che lui ha sostituito con Martin Luther King. Mossa sbagliata: proprio adesso che il vecchio Winston è tornato popolarissimo tra quei giovani che Barack spera di riconquistare. Così popolare da finire addirittura in hit parade.
Possibile? Beh, certo, il ritornello non è accattivante e malizioso come quello di "Love the Way you Lie", il tormentone di Eminem e Rihanna, quello che recita impudentemente: "Tu stai lì e mi guardi bruciare/Ma va bene così/Mi fa male ma mi dà piacere". Che volete, erano altri tempi, e il primo ministro d'Inghilterra piuttosto che col problema della violenza domestica doveva vedersela con la violenza che sembrava inarrestabile di un certo Adolf Hitler. Però sentite un po' che versi: "Se noi falliremo/allora l'intero mondo/Stati Uniti inclusi/incluso tutto quello che conosciamo/e a cui vogliamo bene/affonderà nell'abisso/di un nuovo Medio Evo/reso ancora più sinistro/e forse ancora più lungo/dalle luci della scienza pervertita...". Un pistolotto che neppure gli U2 degli anni d'oro avrebbero saputo sfoderare.
E infatti stiamo parlando di "Their Finest Hour", uno dei suoi discorsi più emozionanti e lucidi, 18 giugno 1940, quattro giorni dopo la caduta di Parigi, l'Europa che sembra finire nelle braccia del mostro che avanza e lui, Winston Churchill, che disegna l'Apocalisse da scongiurare. Beh, 70 anni dopo, "Their Finest Hour" batte "Love the Way you Lie", e il vecchio Winnie, con il piccolo aiuto della Banda della Raf, la gloriosa Royal Air Force, nella classifica della sua Inghilterra batte perfino Eminem in coppia con Rihanna.
Il disco si chiama Reach for the Skies e subito, da un lato all'altro dell'Atlantico, è diventato fenomeno. Per la verità la partecipazione speciale dell'illustrissimo premier è limitata a soli due brani, "Their Finest Hour" e "Never in the Field of Human Conflict": il resto è tutta farina della banda militare. Ma a parte il fatto che - insegnano i maghi del marketing - nell'era del digitale e degli mp3 è il singolo, e non l'album, a fare la differenza in classifica, l'interpretazione postuma del grande Winston è davvero notevole. Anche grazie al lavoro di Duncan Stubbs, il comandante della Banda, che ha scelto, per esempio, un brano come "Jerusalem", l'inno che Hubert Parry musicò su un poema di William Blake, per immortalare per esempio "Their Finest Hour".
Così Churchill è diventato il primo primo ministro a finire in hit parade: anche se non certamente il primo a essere, come dicono i dj, "campionato". Qualche altro esempio di grandi nomi in versione pop? Gli amanti del trash italiano ricorderanno l'hainoi irriverentissimo "Wojtyla disco dance" dell'improbabile Freddy The Flying Dutchman & the Sistina Band, anno del Signore 1979. E sempre in casa nostra, e in anni più vicini, sulla musica di "Così parlò Zaratustra", non a caso mixata con quella di "Pinocchio", Daniele Sepe immortalò il discorso del 1994 con cui Silvio Berlusconi difese in Parlamento il suo conflitto d'interessi ("Also Sprach Berluskastra").
Del resto lo stesso Barack Obama, che oggi s'è permesso di cestinare Churchill, era stato campionato dal rapper Will I Am, che aveva trasformato in hit il suo "Yes We Can". Ma allora Barack era ancora un semplice senatore: da quando è in carica, si sa, sono gli altri che gliele cantano.
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http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2010/10/16/news/churchill_discorsi-8109487/?ref=HRERO-1#commenta
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""The Common Market: We (British) went into it to screw the French by splitting them off from the Germans. The French went in to protect their inefficient farmers from commercial competition. The Germans went in to purge themselves of genocide and apply for readmission to the human race."
Yes Minister!
Amantide_Religiosa- Moderatore
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Re: G.A.S.Fo.M.
e secondo me avrebbero dovuto includere il discorso del mio Churchillino "We shall never surrender". Ancora oggi mi commuove e ispira.
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Re: G.A.S.Fo.M.
Il gran casino dell’ACI di Milano
Report ha riportato d'attualità una storia con una concentrazione incredibile di conflitti di interesse
18 ottobre 2010 | Italia
Il Post si era già occupato della storia dell’ACI di Milano e del suo incredibile intreccio di conflitti di interesse. La puntata di Report andata in onda ieri ha riportato la questione d’attualità, descrivendola con ulteriori particolari e interpellando direttamente alcune delle persone coinvolte.
Ricapitoliamo, brevemente. L’ACI è un ente pubblico senza fine di lucro, ha un milione di soci, gestisce per conto dello stato il PRA e ha una sterminata galassia di società controllate e partecipate. Alcune di queste hanno grandi interessi. L’ACI di Milano, per esempio, controlla la SIAS, la società che gestisce il gran premio di Monza e il suo appetitoso giro di sponsorizzazioni e denaro. L’ACI fa capo al ministero del turismo, e a febbraio il ministro del turismo -- cioè Michela Vittoria Brambilla -- commissaria l’ACI di Milano, svuotato a seguito di una serie di dimissioni arrivate una dopo l’altra.
Brambilla sceglie come commissario Massimiliano Ermolli, perché faccia da garante e traghetti l’ACI di Milano verso nuove elezioni. Qui ci sono già due cose interessanti da raccontare. La prima è che Massimiliano Ermolli è figlio di Bruno Ermolli, vicinissimo a Berlusconi e noto come “il più grande lobbista d’Italia”, la cui storia avevamo raccontato lo scorso luglio. La seconda è che lo stesso Massimiliano Ermolli commissario dell’ACI di Milano si candida al consiglio direttivo dell’ACI di Milano. La storia qui assume dei contorni ancora più surreali.
Ci sono due liste candidate al consiglio direttivo dell’ACI di Milano. Una è quella di Massimiliano Ermolli, il commissario. Ne fanno parte, tra gli altri, anche Geronimo La Russa, figlio del ministro Ignazio, ed Eros Maggioni, fidanzato del ministro Brambilla. Poi c’è un’altra lista, si chiama “Per la trasparenza”, è guidata da Jacopo Bini Smaghi. Il commissario straordinario Massimiliano Ermolli -- nonché loro diretto avversario elettorale -- rifiuta la domanda di ammissione al voto della lista “Per la trasparenza”. Lo fa, dice, perché di quella lista farebbero parte soci CLUB e non soci ordinari: ma non si trova traccia di questa norma nello statuto dell’ACI. La storia era pure arrivata in Parlamento. Ieri Report ne ha chiesto conto a Carlo Bretzel, avvocato e responsabile della commissione liste e candidature dell’ACI, che non ha saputo dare risposta.
Si va a votare con una lista sola, insomma, relativa alla stessa persona che è anche commissario straordinario dell’ente. Il candidato presidente della lista di Ermolli è Carlo Valli, presidente della Camera di commercio di Monza e Brianza. Ma le cose non sono così semplici. Nonostante la lista di Valli ed Ermolli sia l’unica in corsa, nei giorni che precedono l’elezione alcuni soci comprano centinaia di tessere dell’ACI e le regalano: e ogni tessere di ACI è un voto. A volte espresso addirittura per delega. L’espressione “comprano i voti” non sembra così fuori posto.
Il 29 luglio Carlo Valli viene eletto presidente. Chi ha visto Report, ieri sera, sa che la sua intervista è tutto un programma: gli altri la trovano sul sito della trasmissione o alla fine di questo articolo. Insomma, Valli cade dalle nuvole. Non sa delle consulenze milionarie degli Ermolli con l’ACI di Milano di cui è presidente. Non sa, dice, nemmeno della lista a cui Ermolli ha impedito di partecipare alle elezioni. Giovanna Boursier, la giornalista di Report, gli chiede se lui ha pagato la sua tessera dell’ACI. Lui dice di sì, mostra una ricevuta, ma è quella di un omonimo: hanno regalato la tessera anche a lui.
Ancora. C’è Simonpaolo Bugiardino, di Confcommercio, che diventa vicepresidente dell’ACI di Milano. E l’ACI di Milano è proprietaria degli immobili nei quali ha sede Confcommercio, che li ha presi in affitto. Chi decide del prezzo dell’affitto? Anche Bugiardino. Poi c’è Bruno Longoni, consigliere dell’ACI di Milano: ha un’azienda di vetri, ha vinto la gara per rifare i vetri dell’Autodromo di Monza, controllato dall’ACI di Milano. E via dicendo, fino ad arrivare al pezzo forte, il Gran premio di Monza. Lo gestisce la SIAS, controllata dall’ACI di Milano. È una torta da sessanta milioni di euro, il suo presidente parla di “assalto alla diligenza”.
Il consigliere Massimiliano Ermolli si è dimesso lunedì. “Se non lo avesse fatto avrebbe probabilmente dovuto farlo domani”, si è concessa ieri Milena Gabanelli. Ma la storia è ancora lunga, e quindi se non l’avete fatto vi consigliamo di vederla raccontata da Report.
Report ha riportato d'attualità una storia con una concentrazione incredibile di conflitti di interesse
18 ottobre 2010 | Italia
Il Post si era già occupato della storia dell’ACI di Milano e del suo incredibile intreccio di conflitti di interesse. La puntata di Report andata in onda ieri ha riportato la questione d’attualità, descrivendola con ulteriori particolari e interpellando direttamente alcune delle persone coinvolte.
Ricapitoliamo, brevemente. L’ACI è un ente pubblico senza fine di lucro, ha un milione di soci, gestisce per conto dello stato il PRA e ha una sterminata galassia di società controllate e partecipate. Alcune di queste hanno grandi interessi. L’ACI di Milano, per esempio, controlla la SIAS, la società che gestisce il gran premio di Monza e il suo appetitoso giro di sponsorizzazioni e denaro. L’ACI fa capo al ministero del turismo, e a febbraio il ministro del turismo -- cioè Michela Vittoria Brambilla -- commissaria l’ACI di Milano, svuotato a seguito di una serie di dimissioni arrivate una dopo l’altra.
Brambilla sceglie come commissario Massimiliano Ermolli, perché faccia da garante e traghetti l’ACI di Milano verso nuove elezioni. Qui ci sono già due cose interessanti da raccontare. La prima è che Massimiliano Ermolli è figlio di Bruno Ermolli, vicinissimo a Berlusconi e noto come “il più grande lobbista d’Italia”, la cui storia avevamo raccontato lo scorso luglio. La seconda è che lo stesso Massimiliano Ermolli commissario dell’ACI di Milano si candida al consiglio direttivo dell’ACI di Milano. La storia qui assume dei contorni ancora più surreali.
Ci sono due liste candidate al consiglio direttivo dell’ACI di Milano. Una è quella di Massimiliano Ermolli, il commissario. Ne fanno parte, tra gli altri, anche Geronimo La Russa, figlio del ministro Ignazio, ed Eros Maggioni, fidanzato del ministro Brambilla. Poi c’è un’altra lista, si chiama “Per la trasparenza”, è guidata da Jacopo Bini Smaghi. Il commissario straordinario Massimiliano Ermolli -- nonché loro diretto avversario elettorale -- rifiuta la domanda di ammissione al voto della lista “Per la trasparenza”. Lo fa, dice, perché di quella lista farebbero parte soci CLUB e non soci ordinari: ma non si trova traccia di questa norma nello statuto dell’ACI. La storia era pure arrivata in Parlamento. Ieri Report ne ha chiesto conto a Carlo Bretzel, avvocato e responsabile della commissione liste e candidature dell’ACI, che non ha saputo dare risposta.
Si va a votare con una lista sola, insomma, relativa alla stessa persona che è anche commissario straordinario dell’ente. Il candidato presidente della lista di Ermolli è Carlo Valli, presidente della Camera di commercio di Monza e Brianza. Ma le cose non sono così semplici. Nonostante la lista di Valli ed Ermolli sia l’unica in corsa, nei giorni che precedono l’elezione alcuni soci comprano centinaia di tessere dell’ACI e le regalano: e ogni tessere di ACI è un voto. A volte espresso addirittura per delega. L’espressione “comprano i voti” non sembra così fuori posto.
Il 29 luglio Carlo Valli viene eletto presidente. Chi ha visto Report, ieri sera, sa che la sua intervista è tutto un programma: gli altri la trovano sul sito della trasmissione o alla fine di questo articolo. Insomma, Valli cade dalle nuvole. Non sa delle consulenze milionarie degli Ermolli con l’ACI di Milano di cui è presidente. Non sa, dice, nemmeno della lista a cui Ermolli ha impedito di partecipare alle elezioni. Giovanna Boursier, la giornalista di Report, gli chiede se lui ha pagato la sua tessera dell’ACI. Lui dice di sì, mostra una ricevuta, ma è quella di un omonimo: hanno regalato la tessera anche a lui.
Ancora. C’è Simonpaolo Bugiardino, di Confcommercio, che diventa vicepresidente dell’ACI di Milano. E l’ACI di Milano è proprietaria degli immobili nei quali ha sede Confcommercio, che li ha presi in affitto. Chi decide del prezzo dell’affitto? Anche Bugiardino. Poi c’è Bruno Longoni, consigliere dell’ACI di Milano: ha un’azienda di vetri, ha vinto la gara per rifare i vetri dell’Autodromo di Monza, controllato dall’ACI di Milano. E via dicendo, fino ad arrivare al pezzo forte, il Gran premio di Monza. Lo gestisce la SIAS, controllata dall’ACI di Milano. È una torta da sessanta milioni di euro, il suo presidente parla di “assalto alla diligenza”.
Il consigliere Massimiliano Ermolli si è dimesso lunedì. “Se non lo avesse fatto avrebbe probabilmente dovuto farlo domani”, si è concessa ieri Milena Gabanelli. Ma la storia è ancora lunga, e quindi se non l’avete fatto vi consigliamo di vederla raccontata da Report.
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