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Re: G.A.S.Fo.M.
Lepi non c'éGaufre ha scritto:fear-of-the-dark ha scritto:Lepi è uscito e a casa non c'è .Gaufre ha scritto:dov' è finito Lepi?
Leeepiiiii....
e scoppiato , sparito , non sta più con me
Lepi era uno, non cercarlo quaggiù
se c'è stato è cascato, spappolato nel blu!![]()
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Lepi non é più cosa miaaaaaa.....!!!!!

bellaprincipessa- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: G.A.S.Fo.M.
lepi se n'è andato e non ritorna più
il forum delle 19 è vuoto senza lui
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fear-of-the-dark- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: G.A.S.Fo.M.
lo cerchiamo in ogni luogo, in ogni lago? 

bellaprincipessa- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: G.A.S.Fo.M.
fear-of-the-dark ha scritto:lepi se n'è andato e non ritorna più
il forum delle 19 è vuoto senza lui
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chissà se al forum pensi maaaaiiii

Gaufre- Forum Expatriée
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Re: G.A.S.Fo.M.
da Il fatto quotidiano di oggi:
IL DIRITTO DEL PIÙ FORTE
La nuova legge sul lavoro riduce le tutele per i dipendenti:
l’arbitrato costa e discrimina la parte debole
di Fabio Berton*
Il Senato ieri ha approvato il
disegno di legge sulla riforma
del processo del lavoro,
che quindi ha ricevuto il via
libera definitivo. Si tratta davvero
della fine, dopo quarant’an -
ni, dell’articolo 18 dello statuto
dei lavoratori?
La legge, all’articolo 31, prevede
la possibilità che le controversie
in materia di lavoro possano
essere risolte in sede arbitrale,
e cioè senza ricorrere al
giudice. Non tutti i lavoratori,
però, saranno toccati allo stesso
modo dalla riforma. Chi un
contratto a tempo indeterminato
lo ha già – per i lavoratori con
contratti di durata prefissata, va
da sé, il problema del licenziamento
individuale ha ben poca
rilevanza data la brevità di tali
contratti in Italia – potrà semplicemente
rifiutare l’e ventuale
tentativo di conciliazione arbitrale
e percorrere il tradizionale
percorso del giudizio presso
il tribunale del lavoro; apparentemente,
per loro, cambierebbe
poco o nulla.
Diverso è invece il caso di chi
un contratto a tempo indeterminato
ancora non lo ha: la legge
ha infatti previsto che i nuovi
contratti possano contemplare
una clausola compromissoria
che consentirebbe alle parti a
risolvere le controversie di lavoro
in sede arbitrale; è evidente
che in questo caso l’alter nativa,
per il lavoratore, non sarebbe
il rifiuto della clausola
compromissoria, ma la rinuncia
al contratto di lavoro stesso.
Certo, affinché una clausolacompromissoria di questo tipo
possa essere inserita in un contratto
di lavoro, questa possibilità
deve essere prevista dalla
contrattazione collettiva; ma è
d’altra parte vero che, in assenza
di un accordo tra sindacati e
datori di lavoro e trascorso un
anno dall’entrata in vigore della
riforma, la materia sarà risolta
dal Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali per decreto.
Sembra dunque inevitabile che
le giovani generazioni dovranno
accettare una sostanziale riduzione
della tutela del posto
di lavoro, anche in considerazione
degli elevatissimi costi
monetari delle procedure di arbitrato,
che evidentemente discriminano
la controparte più
debole.
Siamo allora di fronte all’enne -
sima riforma “al margine” del
mercato del lavoro italiano, che
erode i diritti dei lavoratori giovani
mantenendo intatti quelli
dei lavoratori maturi e anziani?
Non del tutto, perché la riforma
interviene anche sulla fase giudiziale
delle controversie di lavoro,
sottraendo al giudice il
potere di sindacare “sulle valutazioni
tecniche, organizzative
e produttive che competono
esclusivamente al datore di lavoro
o al committente” (ar ticolo
30), un potere che i giudici
del lavoro si erano invece arrogati
nella prassi e che è alla base
dell’interpretazione restrittiva
– e in genere favorevole ai lavoratori
– circa l’esistenza delle ragioni
economiche (il cosiddetto
“giustificato motivo oggettivo
”) che rendono legittimo un
licenziamento individuale.
L’entrata in vigore della leggedunque, comporta, se non un
aggiramento – il lodo arbitrale
può essere impugnato –quanto
meno una riduzione sostanziale
del “potere di minaccia”
dell’articolo 18, e dunque della
forza contrattuale dei lavoratori
– soprattutto giovani – nelle
controversie di lavoro: sebbene,
infatti, raramente le controversie
nelle quali l’articolo 18 è
applicabile portino all’ef fettiva
reintegrazione del lavoratore
sul posto di lavoro, la mera esistenza
di questa eventualità fa sì
che il lavoratore riesca a spuntare
buone condizioni economiche
di separazione. Soltanto
la prassi arbitrale ci potrà dire
se ciò sarà ancora vero dopo la
riforma e, soprattutto, se tale
prassi sarà applicata anche ai lavoratori
che non sono coperti
dall’ombrello dell’articolo 18,
che sono molti – si pensi ai milioni
di dipendenti delle piccole
imprese – e che ad oggi possono
essere licenziati a costi
contenuti anche in assenza di
giusta causa o di giustificati motivi.
Le ragioni, però, che mi
portano a dare un giudizio negativo
non riguardano l’e ventuale
aggiramento dell’ar ticolo
18. Promuovendo l’a r b i t ra t o ,
di fatto, la legge concede diritti
diversi a lavoratori diversi, discriminando
sulla base della loro
disponibilità economica – i
lavoratori più ricchi si potranno
permettere arbitri più bravi
– del settore e del tipo di impresa
in cui lavorano, demandando
l’ammissibilità e le condizioni
di applicazione della clausola
compromissoria alla contrattazione
collettiva, e dunque alla
forza della loro rappresentanza.
Si tratta della stessa filosofia
che ha informato la gestione
della crisi economica: ammortizzatori
sociali erogati in deroga
rispetto alla legge – dimo -
strando dunque che l’Italia non
dispone di un sistema di tutele
adatto a fronteggiare le condizioni
di bisogno – e con condizioni
e criteri di accesso dipendenti
dal tipo di contratto di lavoro,
dal tipo di impresa e, in
ultima analisi, concessi discrezionalmente
dal governo e distribuiti
sulla base degli accordi
tra le parti sociali. Se la crisi una
cosa ha dimostrato, è che l’Ita -
lia non ha bisogno di frammentare
ulteriormente i diritti dei
lavoratori, ciò che ha portato
all’esistenza di caste di intoccabili
accanto generazioni sempre
più ampie di lavoratori privi
di diritti. Al contrario, c’è bisogno
di prendere la strada dei diritti
individuali e universalistici.
*Università del Piemonte Orientale
e ricercatore presso il LABORatorio
R. Revelli
IL DIRITTO DEL PIÙ FORTE
La nuova legge sul lavoro riduce le tutele per i dipendenti:
l’arbitrato costa e discrimina la parte debole
di Fabio Berton*
Il Senato ieri ha approvato il
disegno di legge sulla riforma
del processo del lavoro,
che quindi ha ricevuto il via
libera definitivo. Si tratta davvero
della fine, dopo quarant’an -
ni, dell’articolo 18 dello statuto
dei lavoratori?
La legge, all’articolo 31, prevede
la possibilità che le controversie
in materia di lavoro possano
essere risolte in sede arbitrale,
e cioè senza ricorrere al
giudice. Non tutti i lavoratori,
però, saranno toccati allo stesso
modo dalla riforma. Chi un
contratto a tempo indeterminato
lo ha già – per i lavoratori con
contratti di durata prefissata, va
da sé, il problema del licenziamento
individuale ha ben poca
rilevanza data la brevità di tali
contratti in Italia – potrà semplicemente
rifiutare l’e ventuale
tentativo di conciliazione arbitrale
e percorrere il tradizionale
percorso del giudizio presso
il tribunale del lavoro; apparentemente,
per loro, cambierebbe
poco o nulla.
Diverso è invece il caso di chi
un contratto a tempo indeterminato
ancora non lo ha: la legge
ha infatti previsto che i nuovi
contratti possano contemplare
una clausola compromissoria
che consentirebbe alle parti a
risolvere le controversie di lavoro
in sede arbitrale; è evidente
che in questo caso l’alter nativa,
per il lavoratore, non sarebbe
il rifiuto della clausola
compromissoria, ma la rinuncia
al contratto di lavoro stesso.
Certo, affinché una clausolacompromissoria di questo tipo
possa essere inserita in un contratto
di lavoro, questa possibilità
deve essere prevista dalla
contrattazione collettiva; ma è
d’altra parte vero che, in assenza
di un accordo tra sindacati e
datori di lavoro e trascorso un
anno dall’entrata in vigore della
riforma, la materia sarà risolta
dal Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali per decreto.
Sembra dunque inevitabile che
le giovani generazioni dovranno
accettare una sostanziale riduzione
della tutela del posto
di lavoro, anche in considerazione
degli elevatissimi costi
monetari delle procedure di arbitrato,
che evidentemente discriminano
la controparte più
debole.
Siamo allora di fronte all’enne -
sima riforma “al margine” del
mercato del lavoro italiano, che
erode i diritti dei lavoratori giovani
mantenendo intatti quelli
dei lavoratori maturi e anziani?
Non del tutto, perché la riforma
interviene anche sulla fase giudiziale
delle controversie di lavoro,
sottraendo al giudice il
potere di sindacare “sulle valutazioni
tecniche, organizzative
e produttive che competono
esclusivamente al datore di lavoro
o al committente” (ar ticolo
30), un potere che i giudici
del lavoro si erano invece arrogati
nella prassi e che è alla base
dell’interpretazione restrittiva
– e in genere favorevole ai lavoratori
– circa l’esistenza delle ragioni
economiche (il cosiddetto
“giustificato motivo oggettivo
”) che rendono legittimo un
licenziamento individuale.
L’entrata in vigore della leggedunque, comporta, se non un
aggiramento – il lodo arbitrale
può essere impugnato –quanto
meno una riduzione sostanziale
del “potere di minaccia”
dell’articolo 18, e dunque della
forza contrattuale dei lavoratori
– soprattutto giovani – nelle
controversie di lavoro: sebbene,
infatti, raramente le controversie
nelle quali l’articolo 18 è
applicabile portino all’ef fettiva
reintegrazione del lavoratore
sul posto di lavoro, la mera esistenza
di questa eventualità fa sì
che il lavoratore riesca a spuntare
buone condizioni economiche
di separazione. Soltanto
la prassi arbitrale ci potrà dire
se ciò sarà ancora vero dopo la
riforma e, soprattutto, se tale
prassi sarà applicata anche ai lavoratori
che non sono coperti
dall’ombrello dell’articolo 18,
che sono molti – si pensi ai milioni
di dipendenti delle piccole
imprese – e che ad oggi possono
essere licenziati a costi
contenuti anche in assenza di
giusta causa o di giustificati motivi.
Le ragioni, però, che mi
portano a dare un giudizio negativo
non riguardano l’e ventuale
aggiramento dell’ar ticolo
18. Promuovendo l’a r b i t ra t o ,
di fatto, la legge concede diritti
diversi a lavoratori diversi, discriminando
sulla base della loro
disponibilità economica – i
lavoratori più ricchi si potranno
permettere arbitri più bravi
– del settore e del tipo di impresa
in cui lavorano, demandando
l’ammissibilità e le condizioni
di applicazione della clausola
compromissoria alla contrattazione
collettiva, e dunque alla
forza della loro rappresentanza.
Si tratta della stessa filosofia
che ha informato la gestione
della crisi economica: ammortizzatori
sociali erogati in deroga
rispetto alla legge – dimo -
strando dunque che l’Italia non
dispone di un sistema di tutele
adatto a fronteggiare le condizioni
di bisogno – e con condizioni
e criteri di accesso dipendenti
dal tipo di contratto di lavoro,
dal tipo di impresa e, in
ultima analisi, concessi discrezionalmente
dal governo e distribuiti
sulla base degli accordi
tra le parti sociali. Se la crisi una
cosa ha dimostrato, è che l’Ita -
lia non ha bisogno di frammentare
ulteriormente i diritti dei
lavoratori, ciò che ha portato
all’esistenza di caste di intoccabili
accanto generazioni sempre
più ampie di lavoratori privi
di diritti. Al contrario, c’è bisogno
di prendere la strada dei diritti
individuali e universalistici.
*Università del Piemonte Orientale
e ricercatore presso il LABORatorio
R. Revelli
Gaufre- Forum Expatriée
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Re: G.A.S.Fo.M.
Del lavoro in Italia ha appena parlato il TG3 con un servizio su Termini Imerese. Le proposte d'acquisto arrivate non riguardano per l'8o% il settore auto. E' stato mostrato la stabilimento FIAT in Polonia che occupa 6.000 dipendenti con una produzione annua pari a quella di tutte le fabbriche poste in Italia. Gli intervistati hanno dichiarato di guadagnare il corrispettivo di 600 euro mensili, di lavorare il sabato e di fare molti straordinari. Considerano lo stipendio di buon livello. Lo scorso anno hanno lavorato 39 sabati e una decina di domeniche e la flessibilità quindi è molto alta. Hanno detto che da maggio verranno predisposte le nuove catene di montaggio per la produzione della ypsilon Lancia.
Sarà sempre più difficile per l'Italia essere competitiva . Forse bisognerebbe negare il marchio 'made in Italy' a chi produce all'estero e fa solo il controllo qualità in Italia.
Sarà sempre più difficile per l'Italia essere competitiva . Forse bisognerebbe negare il marchio 'made in Italy' a chi produce all'estero e fa solo il controllo qualità in Italia.
nonhol'età- Utente Fattiscente: 5001-9999 Post
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Re: G.A.S.Fo.M.
bellaprincipessa ha scritto:Gaufre ha scritto:fear-of-the-dark ha scritto:Lepi è uscito e a casa non c'è .Gaufre ha scritto:dov' è finito Lepi?
Leeepiiiii....
e scoppiato , sparito , non sta più con me
Lepi era uno, non cercarlo quaggiù
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Lepi non c'é
é andato via
Lepi non é più cosa miaaaaaa.....!!!!!
bellaprincipessa ha scritto:lo cerchiamo in ogni luogo, in ogni lago?
Gaufre ha scritto:fear-of-the-dark ha scritto:lepi se n'è andato e non ritorna più
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Come mai, ma chi saraaai
per fare questo a noi
notti intere ad aspettarti
ad aspettare teeee
dicci come mai, ma chi saraaai
per farci stare qui
qui sedute nel gasfom
pregando per un sì




Bess- Utente Aficionado: 501-2000 post
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Re: G.A.S.Fo.M.
non lo faranno mai, perchè praticamante scomparirebbe il made in Italy....nonhol'età ha scritto:Del lavoro in Italia ha appena parlato il TG3 con un servizio su Termini Imerese. Le proposte d'acquisto arrivate non riguardano per l'8o% il settore auto. E' stato mostrato la stabilimento FIAT in Polonia che occupa 6.000 dipendenti con una produzione annua pari a quella di tutte le fabbriche poste in Italia. Gli intervistati hanno dichiarato di guadagnare il corrispettivo di 600 euro mensili, di lavorare il sabato e di fare molti straordinari. Considerano lo stipendio di buon livello. Lo scorso anno hanno lavorato 39 sabati e una decina di domeniche e la flessibilità quindi è molto alta. Hanno detto che da maggio verranno predisposte le nuove catene di montaggio per la produzione della ypsilon Lancia.
Sarà sempre più difficile per l'Italia essere competitiva . Forse bisognerebbe negare il marchio 'made in Italy' a chi produce all'estero e fa solo il controllo qualità in Italia.
fear-of-the-dark- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: G.A.S.Fo.M.
Bess ha scritto:
Come mai, ma chi saraaai
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fear-of-the-dark- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: G.A.S.Fo.M.
fear-of-the-dark ha scritto:non lo faranno mai, perchè praticamante scomparirebbe il made in Italy....nonhol'età ha scritto:Del lavoro in Italia ha appena parlato il TG3 con un servizio su Termini Imerese. Le proposte d'acquisto arrivate non riguardano per l'8o% il settore auto. E' stato mostrato la stabilimento FIAT in Polonia che occupa 6.000 dipendenti con una produzione annua pari a quella di tutte le fabbriche poste in Italia. Gli intervistati hanno dichiarato di guadagnare il corrispettivo di 600 euro mensili, di lavorare il sabato e di fare molti straordinari. Considerano lo stipendio di buon livello. Lo scorso anno hanno lavorato 39 sabati e una decina di domeniche e la flessibilità quindi è molto alta. Hanno detto che da maggio verranno predisposte le nuove catene di montaggio per la produzione della ypsilon Lancia.
Sarà sempre più difficile per l'Italia essere competitiva . Forse bisognerebbe negare il marchio 'made in Italy' a chi produce all'estero e fa solo il controllo qualità in Italia.
A chi venderebbero i loro prodotti con il marchio made in Poland o made in China?. La credibilità del made in Italy all'estero è altissima
nonhol'età- Utente Fattiscente: 5001-9999 Post
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Re: G.A.S.Fo.M.
si cazzeggia?
scusate la vita reale ha preso il sopravvento.
grazie per le dediche.
allora carbonari,che si dice?
su cosa riflettiamo oggi?

scusate la vita reale ha preso il sopravvento.

grazie per le dediche.

allora carbonari,che si dice?
su cosa riflettiamo oggi?
lepidezza- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: G.A.S.Fo.M.
torna a casa lepiiiiiiiiiiiilepidezza ha scritto:si cazzeggia?![]()
scusate la vita reale ha preso il sopravvento.![]()
grazie per le dediche.![]()
allora carbonari,che si dice?
su cosa riflettiamo oggi?

Ultima modifica di fear-of-the-dark il Ven 05 Mar 2010, 20:45 - modificato 1 volta.
fear-of-the-dark- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: G.A.S.Fo.M.
beh ma non so se sia più alta la convenienza del produrre a basso costo o il ricavo derivante dal prestigio del made in Italy..... secondo me più la prima. Ma non saprei.nonhol'età ha scritto:fear-of-the-dark ha scritto:non lo faranno mai, perchè praticamante scomparirebbe il made in Italy....nonhol'età ha scritto:Del lavoro in Italia ha appena parlato il TG3 con un servizio su Termini Imerese. Le proposte d'acquisto arrivate non riguardano per l'8o% il settore auto. E' stato mostrato la stabilimento FIAT in Polonia che occupa 6.000 dipendenti con una produzione annua pari a quella di tutte le fabbriche poste in Italia. Gli intervistati hanno dichiarato di guadagnare il corrispettivo di 600 euro mensili, di lavorare il sabato e di fare molti straordinari. Considerano lo stipendio di buon livello. Lo scorso anno hanno lavorato 39 sabati e una decina di domeniche e la flessibilità quindi è molto alta. Hanno detto che da maggio verranno predisposte le nuove catene di montaggio per la produzione della ypsilon Lancia.
Sarà sempre più difficile per l'Italia essere competitiva . Forse bisognerebbe negare il marchio 'made in Italy' a chi produce all'estero e fa solo il controllo qualità in Italia.
A chi venderebbero i loro prodotti con il marchio made in Poland o made in China?. La credibilità del made in Italy all'estero è altissima

fear-of-the-dark- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: G.A.S.Fo.M.
viviamo di rendita ma facciamo utili risparmiando sulla forza lavoro, non certo per l'eccellenza..
marketing e stereotipi del made in Italy vicini alla scadenza visto che la ricerca è altrove.
marketing e stereotipi del made in Italy vicini alla scadenza visto che la ricerca è altrove.
lepidezza- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: G.A.S.Fo.M.
Lepi è tornatooooo e il forum è sempre più bluuuuuuuuuu 

rossadavino- Utente Fattiscente: 5001-9999 Post
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Località : Ortona
Re: G.A.S.Fo.M.
Sul sito clubdellalibertà.it hanno lanciato questo sondaggio:
Esclusione PdL dalle liste regionali: è giusto?
1. Si, le regole sono regole.
2. No, i cittadini hanno il diritto di poter eleggere i loro candidati.
magari!oggi in rete ho trovato questa segnalazione:sondaggio pubblicato su clubdellelibertà
Ha vinto di misura "Si, le regole sono regole" con il 97.8% di voti.
http://photos-f.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc3/hs486.snc3/26585_1356152633524_1522733756_913920_4655506_n.jpg
Subito cancellato. Al suo posto un trafiletto polemico molto interessante sul "concetto di libertà".
per citare Corrado Guzzanti: la libertà di fare quel cazzo che ci pare!
Esclusione PdL dalle liste regionali: è giusto?
1. Si, le regole sono regole.
2. No, i cittadini hanno il diritto di poter eleggere i loro candidati.
magari!oggi in rete ho trovato questa segnalazione:sondaggio pubblicato su clubdellelibertà

http://photos-f.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc3/hs486.snc3/26585_1356152633524_1522733756_913920_4655506_n.jpg
Subito cancellato. Al suo posto un trafiletto polemico molto interessante sul "concetto di libertà".
per citare Corrado Guzzanti: la libertà di fare quel cazzo che ci pare!
lepidezza- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Data d'iscrizione : 30.09.09
Re: G.A.S.Fo.M.
Telebavaglio: contro la censura la Tv ce la facciamo noi
Per tutti i video:
https://www.youtube.com/user/antefattoblog
Per tutti i video:
https://www.youtube.com/user/antefattoblog
Re: G.A.S.Fo.M.
Intervista a Masi, dal Fatto Quotidiano di oggi
di Beatrice Borromeo
e Carlo Tecce
“Italk-show? Se rinviano le
elezioni non si può escludere
che ripartano tra
due mesi”, ammette
Mauro Masi, direttore generale
della Rai. Che avvenga o meno, il
messaggio è chiaro: con la scusa
della par condicio ora e sempre si
potrà bloccare l’infor mazione.
Dolcevita di cachemire, nervoso,
viso bruciato dal sole delle Maldive
– dove sembra abbia passato
l’ultima settimana (lo cercavano
tutti ma era introvabile) – l’ex segretario
generale di Palazzo Chigi
parla col Fatto Quotidiano della
scelta che gli ha regalato il soprannome
“Masi mani di forbice”.
Direttore, persino Bruno Vespa,
durante una manifestazione
per la libertà di stampa,
ha detto che la sua decisione
ferisce la democrazia.
Non l’ho proposta a cuor leggero.
Ma visto che il regolamento della
Vigilanza equipara informazione
a comunicazione politica, non
avevamo altra scelta.
La Corte costituzionale ha
sentenziato che non si può
mettere sullo stesso piano un
programma di approfondimento
e una tribuna elettorale.
Non poteva rifiutarsi di applicare
la norma?
Ritengo di no.
Ma c’è anche un parere dell’uf -
ficio legale Rai che considera
lo stop ai programmi incostituzionale
.
Andrebbe presentato un ricorso.
Allora perché non l’avete fatto?
Eh, è un punto molto delicato.
Comunque dubito si possa fare, e
poi comporterebbe tempi troppo
lunghi. La Rai non poteva rifiutarsi
di applicare il regolamento.
Perché no?
Per il rischio di sanzioni.
Anche se fosse, avreste perso
meno di quei 4 milioni di euro
di mancate entrate pubblicitarie
per il black out.
Guardate cosa dice la concessionaria
di pubblicità, la Sipra [sventola
un foglio]: non perderemo
un euro.
Però giovedì al posto di Annozero
è andata “La carica dei
101”: 2,5 milioni di telespettatori
in meno. Gli inserzionisti
non saranno felici.
Infatti, l’abbiamo detto sin
dall’inizio che il regolamento
avrebbe danneggiato la Rai. Ma
non l’ho fatto io.
Se in alcune regioni le elezioni
vengono rinviate, le trasmissioni
riprendono?
Bisogna vedere.
Ma è possibile che il black out si
estenda per due mesi?
Gli americani dicono we will cross
the
bridge when we get there [attra -
versiamo il ponte quando ci arriviamo,
ndr].
We don’t know now yet
[non lo sappiamo ancora].
Quindi può succedere?
Mi auguro, senza infingimenti, di
no.
Ma lo può escludere?
E come faccio?
Non sarebbe gravissimo sospendere
i talk-show per due
mesi?
I programmi non sono mica stati
cassati, solo rimandati.
Però la legge sulla par condicio
non impone di bloccarne la
messa in onda.
Guardate che Santoro non avrebbe
potuto comunque fare trasmissioni
di tipo politico.
I conduttori erano pronti a fare
puntate non politiche: Annozero
ha ospitato Morgan
parlando di droga e ha fatto il
20 per cento di share (5 milioni
di spettatori).
Non ho visto la trasmissione con
Morgan. Però è difficile stabilire
cos’è politica e cosa no: una delle
candidate più importanti, in
un’importante regione, si è occupata
tanto di droga. La connessione
nasce subito!
Solo lei riesce a pensare a Emma
Bonino quando si parla di
Morgan.
Sono trasmissioni in diretta, come
faccio a controllarle?
La par condicio è già stata violata
durante Sanremo: ci sono
andati sia il ministro Claudio
Scajola sia il segretario del Pd
Pier Luigi Bersani.
Sì, a me quel passaggio non è piaciuto.
Se avremo delle sanzioni la
Rai se le sarà meritate.
Durante Sanremo, Mediaset
ha annullato la sua controprogrammazione.
Siete in buoni
rappor ti?
Ho zero rapporti con loro. A Confalonieri
[presidente Mediaset,
ndr] dico buongiorno e buonas
e ra .
Perché non vi siete fidati della
capacità dei giornalisti di
rispettare la par condicio?
E’ una sciocchezza totale:
questa è una forma di tutela
anche per i conduttori e,
credetemi, loro lo sanno.
Vespa ha detto che si puniscono
tutti per educare
Santoro.
L’ha detto Vespa. Non è
così. Rispetto molto tutti
loro, grandi professionisti
della tv. Figuriamoci, io sono
un neofita del prodotto
tele visivo.
L’Italia è l’unica democrazia
occidentale in cui si impedisce
ai giornalisti, durante una
campagna elettorale, di raccontare
la politica.
Io ho avuto la fortuna di vivere
dappertutto, ho avuto mogli inglesi,
americane, di varia natura
. . .
In che senso, scusi?
Non parlo di argomenti privati.
Dicevo: quello che è unico, nel
servizio pubblico, è che bisogna
accontentare sia la nicchia che il
m e rc a t o .
Non è più unico ancora che la
Rai sia in mano ai partiti?
Bella domanda. Ma è un argomento
da convegno.
Il presidente Paolo Garimberti
dice che la Rai sta morendo.
Non l’ha mai detto.
Sì che l’ha detto. Forse mentre
lei era alle Maldive. A proposito,
è abbronzatissimo.
Io? Grazie, comunque con Paolo
ho un rapporto molto buono. E
personalmente non ritengo affatto
che la Rai sia morente.
Togliete Annozero, Porta a
Porta, Ballarò e l’Ultima parola
per lasciare spazio alle tribune
elettorali. Ma l’esperienza
insegna che non le guarda nessuno.
E che ci posso fare io? Spero che le
seguano!
Il punto è che gli italiani si informeranno
solo con i telegiornali.
Tra questi il più seguito
è il Tg1, che ha comunicato
a più di 6 milioni di telespettatori
una notizia falsa, cioè che
l’avvocato David Mills, corrotto
nell’interesse di Silvio Berlusconi,
è stato assolto anziché
p re s c r i t t o.
Su questo stiamo approfondendo.
Non è la prima volta che succede
.
Oggi [ieri, ndr] incontro tutti i direttori
delle testate per richiamarli
a un rispetto stretto della par
condicio. Devono essere più responsa
bili.
Masi, che c’entrano le bugie di
Minzolini con la par condicio?
Non posso dire altro, approfondiremo,
ci risentiremo...
Ma chi deve intervenire se
Minzolini dice bugie?
C’è un comitato etico.
Lei sa se Minzolini decide da
solo la scaletta del Tg1 o si fa
suggerire da Berlusconi ?
Non sono in grado di dirlo.
Minzolini ha fatto un editoriale
contro le intercettazioni su
Angelo Balducci. Ora scopriamo
le sue telefonate con la
“cricca”, a cui faceva pure dei
favori.
Valuteremo. Vedremo se c’è un
problema deontologico.
Tra l’altro lei ha raccomandato
il fratello della sua fidanzata,
Anthony Smit, a Diego
Anemone, oggi in carcere per
l’inchiesta sullo scandalo degli
ap p a l t i .
[Scatta in piedi] Ne parleremo in
un’altra intervista.
Quali sono i suoi rapporti con
l’ex piduista Luigi Bisignani?
Sono personali. Ne parliamo
un’altra volta.
E’ vero che le hanno proposto
un incarico alle Ferrovie dello
Stato?
[Si risiede] Sto benissimo qui, anche
se non ero abituato a questa
esposizione mediatica.
Qualche mese fa lei ha rifiutato
l’accordo con Sky
per trasmettere i contenuti
Rai sul satellite. Perché?
Ci hanno offerto un prezzo
inaccetta bile.
50 milioni di euro all’anno per
7 anni...
Ma noi avevamo valutato almeno
200 milioni di euro all’anno.
Però, e lei lo sapeva già quando
ha rifiutato la proposta, Sky
aveva pronta la chiavetta digitale,
con cui può trasmettere
comunque i vostri contenuti
senza pagarveli: in pratica avete
rinunciato a 350 milioni di
euro per nulla.
I tecnici mi dicono che i risultati
della chiavetta non sono consolidati.
Io l’ho provata e non funziona.
Perché la Rai non ha l’alta definizione?
Sono qui da pochi mesi.
Però siete indietro: quando il
Tg1 va all’estero, usa ancora la
vecchia detacam sp.
Guardate... anche questo è un
problema che viene dal passato.
Ma lei è esperto di televisione?
Però sto studiando... Il prodotto
televisivo è uno strumento complesso,
io mi avvicino con umiltà.
Ma per fare il direttore generale
di una televisione non bisognerebbe
conoscerla?
Mi chiede se padroneggio?
Mmm... bè... è difficile, ma studio.
di Beatrice Borromeo
e Carlo Tecce
“Italk-show? Se rinviano le
elezioni non si può escludere
che ripartano tra
due mesi”, ammette
Mauro Masi, direttore generale
della Rai. Che avvenga o meno, il
messaggio è chiaro: con la scusa
della par condicio ora e sempre si
potrà bloccare l’infor mazione.
Dolcevita di cachemire, nervoso,
viso bruciato dal sole delle Maldive
– dove sembra abbia passato
l’ultima settimana (lo cercavano
tutti ma era introvabile) – l’ex segretario
generale di Palazzo Chigi
parla col Fatto Quotidiano della
scelta che gli ha regalato il soprannome
“Masi mani di forbice”.
Direttore, persino Bruno Vespa,
durante una manifestazione
per la libertà di stampa,
ha detto che la sua decisione
ferisce la democrazia.
Non l’ho proposta a cuor leggero.
Ma visto che il regolamento della
Vigilanza equipara informazione
a comunicazione politica, non
avevamo altra scelta.
La Corte costituzionale ha
sentenziato che non si può
mettere sullo stesso piano un
programma di approfondimento
e una tribuna elettorale.
Non poteva rifiutarsi di applicare
la norma?
Ritengo di no.
Ma c’è anche un parere dell’uf -
ficio legale Rai che considera
lo stop ai programmi incostituzionale
.
Andrebbe presentato un ricorso.
Allora perché non l’avete fatto?
Eh, è un punto molto delicato.
Comunque dubito si possa fare, e
poi comporterebbe tempi troppo
lunghi. La Rai non poteva rifiutarsi
di applicare il regolamento.
Perché no?
Per il rischio di sanzioni.
Anche se fosse, avreste perso
meno di quei 4 milioni di euro
di mancate entrate pubblicitarie
per il black out.
Guardate cosa dice la concessionaria
di pubblicità, la Sipra [sventola
un foglio]: non perderemo
un euro.
Però giovedì al posto di Annozero
è andata “La carica dei
101”: 2,5 milioni di telespettatori
in meno. Gli inserzionisti
non saranno felici.
Infatti, l’abbiamo detto sin
dall’inizio che il regolamento
avrebbe danneggiato la Rai. Ma
non l’ho fatto io.
Se in alcune regioni le elezioni
vengono rinviate, le trasmissioni
riprendono?
Bisogna vedere.
Ma è possibile che il black out si
estenda per due mesi?
Gli americani dicono we will cross
the
bridge when we get there [attra -
versiamo il ponte quando ci arriviamo,
ndr].
We don’t know now yet
[non lo sappiamo ancora].
Quindi può succedere?
Mi auguro, senza infingimenti, di
no.
Ma lo può escludere?
E come faccio?
Non sarebbe gravissimo sospendere
i talk-show per due
mesi?
I programmi non sono mica stati
cassati, solo rimandati.
Però la legge sulla par condicio
non impone di bloccarne la
messa in onda.
Guardate che Santoro non avrebbe
potuto comunque fare trasmissioni
di tipo politico.
I conduttori erano pronti a fare
puntate non politiche: Annozero
ha ospitato Morgan
parlando di droga e ha fatto il
20 per cento di share (5 milioni
di spettatori).
Non ho visto la trasmissione con
Morgan. Però è difficile stabilire
cos’è politica e cosa no: una delle
candidate più importanti, in
un’importante regione, si è occupata
tanto di droga. La connessione
nasce subito!
Solo lei riesce a pensare a Emma
Bonino quando si parla di
Morgan.
Sono trasmissioni in diretta, come
faccio a controllarle?
La par condicio è già stata violata
durante Sanremo: ci sono
andati sia il ministro Claudio
Scajola sia il segretario del Pd
Pier Luigi Bersani.
Sì, a me quel passaggio non è piaciuto.
Se avremo delle sanzioni la
Rai se le sarà meritate.
Durante Sanremo, Mediaset
ha annullato la sua controprogrammazione.
Siete in buoni
rappor ti?
Ho zero rapporti con loro. A Confalonieri
[presidente Mediaset,
ndr] dico buongiorno e buonas
e ra .
Perché non vi siete fidati della
capacità dei giornalisti di
rispettare la par condicio?
E’ una sciocchezza totale:
questa è una forma di tutela
anche per i conduttori e,
credetemi, loro lo sanno.
Vespa ha detto che si puniscono
tutti per educare
Santoro.
L’ha detto Vespa. Non è
così. Rispetto molto tutti
loro, grandi professionisti
della tv. Figuriamoci, io sono
un neofita del prodotto
tele visivo.
L’Italia è l’unica democrazia
occidentale in cui si impedisce
ai giornalisti, durante una
campagna elettorale, di raccontare
la politica.
Io ho avuto la fortuna di vivere
dappertutto, ho avuto mogli inglesi,
americane, di varia natura
. . .
In che senso, scusi?
Non parlo di argomenti privati.
Dicevo: quello che è unico, nel
servizio pubblico, è che bisogna
accontentare sia la nicchia che il
m e rc a t o .
Non è più unico ancora che la
Rai sia in mano ai partiti?
Bella domanda. Ma è un argomento
da convegno.
Il presidente Paolo Garimberti
dice che la Rai sta morendo.
Non l’ha mai detto.
Sì che l’ha detto. Forse mentre
lei era alle Maldive. A proposito,
è abbronzatissimo.
Io? Grazie, comunque con Paolo
ho un rapporto molto buono. E
personalmente non ritengo affatto
che la Rai sia morente.
Togliete Annozero, Porta a
Porta, Ballarò e l’Ultima parola
per lasciare spazio alle tribune
elettorali. Ma l’esperienza
insegna che non le guarda nessuno.
E che ci posso fare io? Spero che le
seguano!
Il punto è che gli italiani si informeranno
solo con i telegiornali.
Tra questi il più seguito
è il Tg1, che ha comunicato
a più di 6 milioni di telespettatori
una notizia falsa, cioè che
l’avvocato David Mills, corrotto
nell’interesse di Silvio Berlusconi,
è stato assolto anziché
p re s c r i t t o.
Su questo stiamo approfondendo.
Non è la prima volta che succede
.
Oggi [ieri, ndr] incontro tutti i direttori
delle testate per richiamarli
a un rispetto stretto della par
condicio. Devono essere più responsa
bili.
Masi, che c’entrano le bugie di
Minzolini con la par condicio?
Non posso dire altro, approfondiremo,
ci risentiremo...
Ma chi deve intervenire se
Minzolini dice bugie?
C’è un comitato etico.
Lei sa se Minzolini decide da
solo la scaletta del Tg1 o si fa
suggerire da Berlusconi ?
Non sono in grado di dirlo.
Minzolini ha fatto un editoriale
contro le intercettazioni su
Angelo Balducci. Ora scopriamo
le sue telefonate con la
“cricca”, a cui faceva pure dei
favori.
Valuteremo. Vedremo se c’è un
problema deontologico.
Tra l’altro lei ha raccomandato
il fratello della sua fidanzata,
Anthony Smit, a Diego
Anemone, oggi in carcere per
l’inchiesta sullo scandalo degli
ap p a l t i .
[Scatta in piedi] Ne parleremo in
un’altra intervista.
Quali sono i suoi rapporti con
l’ex piduista Luigi Bisignani?
Sono personali. Ne parliamo
un’altra volta.
E’ vero che le hanno proposto
un incarico alle Ferrovie dello
Stato?
[Si risiede] Sto benissimo qui, anche
se non ero abituato a questa
esposizione mediatica.
Qualche mese fa lei ha rifiutato
l’accordo con Sky
per trasmettere i contenuti
Rai sul satellite. Perché?
Ci hanno offerto un prezzo
inaccetta bile.
50 milioni di euro all’anno per
7 anni...
Ma noi avevamo valutato almeno
200 milioni di euro all’anno.
Però, e lei lo sapeva già quando
ha rifiutato la proposta, Sky
aveva pronta la chiavetta digitale,
con cui può trasmettere
comunque i vostri contenuti
senza pagarveli: in pratica avete
rinunciato a 350 milioni di
euro per nulla.
I tecnici mi dicono che i risultati
della chiavetta non sono consolidati.
Io l’ho provata e non funziona.
Perché la Rai non ha l’alta definizione?
Sono qui da pochi mesi.
Però siete indietro: quando il
Tg1 va all’estero, usa ancora la
vecchia detacam sp.
Guardate... anche questo è un
problema che viene dal passato.
Ma lei è esperto di televisione?
Però sto studiando... Il prodotto
televisivo è uno strumento complesso,
io mi avvicino con umiltà.
Ma per fare il direttore generale
di una televisione non bisognerebbe
conoscerla?
Mi chiede se padroneggio?
Mmm... bè... è difficile, ma studio.
Gaufre- Forum Expatriée
- Messaggi : 9992
Data d'iscrizione : 22.11.09
Re: G.A.S.Fo.M.
E vissero tutti prescritti e contenti
di Norberto Lenzi (*)
ancora da Il fatto quotidiano di oggi
E così la Cassazione ha deciso.
Berlusconi dovrà riconoscere
che esistono anche
giudici antropologicamente
uguali. Si impongono però alcune
rif lessioni.
Un patto oggettivamente e soggettivamente
omertoso tra gran
parte della politica e buona parte
della informazione ha condotto a
una sostanziale equiparazione
mediatica tra prescrizione ed assoluzione.
“Assolto, presidente, assolto!”
giubilava al telefono l’av vo c a t o
Giulia Bongiorno quando la Corte
d’Appello di Palermo aveva appena
accertato l’appoggio di Andreotti
alla mafia. Assolto, e presentato
come caso emblematico
di persecuzione politica e di sperpero
di denaro pubblico da parte
della magistratura, anche quando
la sentenza venne resa definitiva
dalla Cassazione.
Sempre assolto anche Berlusconi,
altro storico perseguitato, sebbene
a volte prescritto per le attenuanti
generiche (beneficio non
previsto per gli innocenti, per i
quali è prevista la assoluzione).
Questa fuorviante assimilazione,
incuneata con malizia e perseveranza
nell’opinione pubblica per
fini che attenevano a una ristretta
categoria di individui, non ha provocato
soltanto una erronea percezione
del reale, ma ha trascinato
effetti devastanti nel sistema
giustizia, rendendo il percorso
del processo sempre più accidentato
e il tempo della prescrizione
sempre più breve, per consentire
il raggiungimento di questo ambiguo
status di semivergini che
spetta ai prescritti.
E non ci si è preoccupati della
vastità del danno, perché si doveva
sapere che se un pescecane
riesce a rompere la rete, uno sciame
di pesciolini (senza meriti e
senza colpe) lo segue verso la liber
tà.
E’ per questo che ormai la metà
dei processi si conclude con una
frustrante prescrizione.
Ed è strano che in questo mondo
mediatizzato la gente accetti senza
protestare questo black out improvviso
della trama.
Immaginiamo una fiction che racconti
un caso di omicidio. Un uomo
penetra furtivamente in un
appartamento, pugnala un signore
che stava leggendo il giornale,
fruga nei cassetti in cerca di refurtiva.
Lo vediamo bene in volto,
proviamo profonda repulsione
per quello che sta facendo, partecipiamo
emotivamente sperando
che non la faccia franca e ci
crediamo perché nei film arrivano
sempre i nostri. Quando, improvvisamente,
mentre l’a s s a s s ino
si sta guardando intorno con
occhio torvo, ecco la dissolvenza,
seguita dalla pubblicità. Aspettiamo
con ansia che il film riprenda.
Invece no, è finito. Scendiamo
per prendere una boccata d’aria e
troviamo l’assassino, elegante ed
azzimato, che sorseggia un aperitivo
al bar.
Così è stato (e così sarà) di molti
imputati, eccellenti e no, nei confronti
dei quali sono state trovate
le prove sufficienti per la condanna
ma vi è stata la dissolvenza.
Per la fiction o per il film lo spettatore,
che ha pagato il canone o il
biglietto, non accetterebbe mai di
essere trattato in questo modo. I
cittadini invece, che pure pagano
le tasse e prestano i servizi che lo
Stato richiede, si stringono nelle
spalle, quando non se la prendono
con i magistrati.
Nessuno pensa che in certi casi
dovrebbe essere possibile pretendere
di conoscere come finisce il
film. Perché se è comprensibile
che un ladro o un rapinatore si
ritenga appagato dalla prescrizione,
questo dovrebbe essere considerato
inaccettabile per chi ricopre
incarichi pubblici.
La prescrizione non è un traguardo
da raggiungere ansimando e
alzando le braccia in segno di vittoria.
E’ una soluzione opaca che
dà adito a sospetti e interrogativi,
è il contrario di quella trasparenza
che dovrebbe caratterizzare l’u omo
pubblico, un velo oscuro sulla
mitizzata casa di vetro.
Forse l’Italia poteva fare a meno
di sapere se un avvocato londinese
è corrotto, ma ha diritto di
sapere se il suo presidente del
Consiglio è un corruttore.
Tutti i cittadini a questo punto dovrebbero
chiedere a Berlusconi di
rinunciare alla prescrizione per
poter plaudire ad una chiara assoluzione
nel merito.
(*)Giudice della Corte
d’Appello di Bologna
di Norberto Lenzi (*)
ancora da Il fatto quotidiano di oggi
E così la Cassazione ha deciso.
Berlusconi dovrà riconoscere
che esistono anche
giudici antropologicamente
uguali. Si impongono però alcune
rif lessioni.
Un patto oggettivamente e soggettivamente
omertoso tra gran
parte della politica e buona parte
della informazione ha condotto a
una sostanziale equiparazione
mediatica tra prescrizione ed assoluzione.
“Assolto, presidente, assolto!”
giubilava al telefono l’av vo c a t o
Giulia Bongiorno quando la Corte
d’Appello di Palermo aveva appena
accertato l’appoggio di Andreotti
alla mafia. Assolto, e presentato
come caso emblematico
di persecuzione politica e di sperpero
di denaro pubblico da parte
della magistratura, anche quando
la sentenza venne resa definitiva
dalla Cassazione.
Sempre assolto anche Berlusconi,
altro storico perseguitato, sebbene
a volte prescritto per le attenuanti
generiche (beneficio non
previsto per gli innocenti, per i
quali è prevista la assoluzione).
Questa fuorviante assimilazione,
incuneata con malizia e perseveranza
nell’opinione pubblica per
fini che attenevano a una ristretta
categoria di individui, non ha provocato
soltanto una erronea percezione
del reale, ma ha trascinato
effetti devastanti nel sistema
giustizia, rendendo il percorso
del processo sempre più accidentato
e il tempo della prescrizione
sempre più breve, per consentire
il raggiungimento di questo ambiguo
status di semivergini che
spetta ai prescritti.
E non ci si è preoccupati della
vastità del danno, perché si doveva
sapere che se un pescecane
riesce a rompere la rete, uno sciame
di pesciolini (senza meriti e
senza colpe) lo segue verso la liber
tà.
E’ per questo che ormai la metà
dei processi si conclude con una
frustrante prescrizione.
Ed è strano che in questo mondo
mediatizzato la gente accetti senza
protestare questo black out improvviso
della trama.
Immaginiamo una fiction che racconti
un caso di omicidio. Un uomo
penetra furtivamente in un
appartamento, pugnala un signore
che stava leggendo il giornale,
fruga nei cassetti in cerca di refurtiva.
Lo vediamo bene in volto,
proviamo profonda repulsione
per quello che sta facendo, partecipiamo
emotivamente sperando
che non la faccia franca e ci
crediamo perché nei film arrivano
sempre i nostri. Quando, improvvisamente,
mentre l’a s s a s s ino
si sta guardando intorno con
occhio torvo, ecco la dissolvenza,
seguita dalla pubblicità. Aspettiamo
con ansia che il film riprenda.
Invece no, è finito. Scendiamo
per prendere una boccata d’aria e
troviamo l’assassino, elegante ed
azzimato, che sorseggia un aperitivo
al bar.
Così è stato (e così sarà) di molti
imputati, eccellenti e no, nei confronti
dei quali sono state trovate
le prove sufficienti per la condanna
ma vi è stata la dissolvenza.
Per la fiction o per il film lo spettatore,
che ha pagato il canone o il
biglietto, non accetterebbe mai di
essere trattato in questo modo. I
cittadini invece, che pure pagano
le tasse e prestano i servizi che lo
Stato richiede, si stringono nelle
spalle, quando non se la prendono
con i magistrati.
Nessuno pensa che in certi casi
dovrebbe essere possibile pretendere
di conoscere come finisce il
film. Perché se è comprensibile
che un ladro o un rapinatore si
ritenga appagato dalla prescrizione,
questo dovrebbe essere considerato
inaccettabile per chi ricopre
incarichi pubblici.
La prescrizione non è un traguardo
da raggiungere ansimando e
alzando le braccia in segno di vittoria.
E’ una soluzione opaca che
dà adito a sospetti e interrogativi,
è il contrario di quella trasparenza
che dovrebbe caratterizzare l’u omo
pubblico, un velo oscuro sulla
mitizzata casa di vetro.
Forse l’Italia poteva fare a meno
di sapere se un avvocato londinese
è corrotto, ma ha diritto di
sapere se il suo presidente del
Consiglio è un corruttore.
Tutti i cittadini a questo punto dovrebbero
chiedere a Berlusconi di
rinunciare alla prescrizione per
poter plaudire ad una chiara assoluzione
nel merito.
(*)Giudice della Corte
d’Appello di Bologna
Gaufre- Forum Expatriée
- Messaggi : 9992
Data d'iscrizione : 22.11.09
Re: G.A.S.Fo.M.
Masi....










fear-of-the-dark- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Data d'iscrizione : 30.09.09
Re: G.A.S.Fo.M.
che rabbia....Gaufre ha scritto:E vissero tutti prescritti e contenti
di Norberto Lenzi (*)
ancora da Il fatto quotidiano di oggi



fear-of-the-dark- Utente... preoccupante >10.000 Post
- Messaggi : 12575
Data d'iscrizione : 30.09.09
Re: G.A.S.Fo.M.
Buttiamola sul ridere
Masi: Sono trasmissioni in diretta, come faccio a controllarle?
Mia nonna avrebbe detto: è un senzavergogna. Noi giovani diciamo che c'ha la faccia come il culo.
Sarei anche curioso di avere maggiori informazioni sulle numerose mogli inglesi e americane

Masi: Sono trasmissioni in diretta, come faccio a controllarle?
Mia nonna avrebbe detto: è un senzavergogna. Noi giovani diciamo che c'ha la faccia come il culo.
Sarei anche curioso di avere maggiori informazioni sulle numerose mogli inglesi e americane

mambu- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Data d'iscrizione : 22.09.09
Località : Brabante del Friuli
Re: G.A.S.Fo.M.
mambu ha scritto:Buttiamola sul ridere![]()
Masi: Sono trasmissioni in diretta, come faccio a controllarle?
Mia nonna avrebbe detto: è un senzavergogna. Noi giovani diciamo che c'ha la faccia come il culo.
Sarei anche curioso di avere maggiori informazioni sulle numerose mogli inglesi e americane
Di queste nulla so


Metto solo i titoli, perchè gli articoli sono troppo lunghi
"Tutti i favori di Anemone: prostitute, champagne e l'idrovolante-taxi - «Piove», il segnale dell'indagine in arrivo. Il lavoro al cognato di Masi"
http://www.corriere.it/politica/10_febbraio_12/sarzanini-inchiesta-carte-anemone_28da0a38-179f-11df-b8a8-00144f02aabe.shtml
"Anche Mauro Masi implicato nello scandalo degli appalti del G8: segnala per un lavoro il fratello della sua fidanzata. E poi dice che l’ha fatto perché era “un caso umano”.
http://www.giornalettismo.com/archives/51413/della-rai-raccomanda-casi/
Bess- Utente Aficionado: 501-2000 post
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Data d'iscrizione : 08.01.10
Re: G.A.S.Fo.M.
Masi: Io ho avuto la fortuna di vivere dappertutto, ho avuto mogli inglesi, americane, di varia natura
oltre alla nazionalità quel "di varia natura" è un po' inquietante.
Bisognerebbe chiedere a Ubik... o a Diane Arbus

Bisognerebbe chiedere a Ubik... o a Diane Arbus

mambu- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Località : Brabante del Friuli
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