LA CULTURA - QUALE USO SE NE FA?
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Re: LA CULTURA - QUALE USO SE NE FA?
Amantide_Religiosa ha scritto:xenas ha scritto:ama sono stupefacente?
direi proprio di si d'ora in poi ti chiamerò cosi...o preferisci solo canna :sorriso4:
mandami a morgan come antidepressivo ok siamo OT
xenas- Utente Fattiscente: 5001-9999 Post
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Re: LA CULTURA - QUALE USO SE NE FA?
Se sulla prima parte sono d'accordo, sulla seconda un po' meno... è vero che oggi è tutto più accessibile grazie al web, ma non tutti si possono permettere un abbonamento a internet o di comprare libri o cd o anche andare a teatro...floppy ha scritto:
Ribadisco però ciò che ho scritto: la "cultura", ma pure l'erudizione, non è mai negativa. Per altro è una gigantesca palla che sia elitaria, modi per accedervi ce n'è ovunque, basta avere la pazienza e la voglia.
i libri di testo per i bambini sono diventati troppo onerosi per le famiglie... per continuare, a parte le tasse universitarie, se vinci un posto in una scuola di specializzazione o in un dottorato, le rette sono molto elevate, e non è detto che a ciò corrisponda la qualità della formazione.
Aggiungo un altro spunto di riflessione: per molte cose c'è troppa accessibilità e poca possibilità di selezionare bene...
Gaufre- Forum Expatriée
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Re: LA CULTURA - QUALE USO SE NE FA?
Lucadev ha scritto:ForsesiForseno ha scritto:
Grande Lepi, hai esposto in maniera sublime
le tue considerazioni sulla cultura sono assolutamente condivisibili, del resto almeno io le davo per assodate
anzi, partivo proprio da questa premessa.
Adesso però vorrei approfittare delle tue capacità di analisi per provare a centrare un'altra questione, quella che mi riproponevo con questo thread
È possibile che la cultura venga sempre usata nel modo giusto? Tutti gli uomini di cultura sono capaci ad essere costruttivi? Nella storia è mai capitato che persone di cultura ne facessero un cattivo uso provocando disastri? Gli insegnanti di qualsivoglia disciplina (che si parli di cultura o nozionismo) sono tutti immuni da cattive operazioni di diffusione del sapere? Chi dovrebbe apprendere (chi ne ha voglia), ma non riesce o riesce male, ha sempre la colpa completa di una eventuale incompatibilità di comunicazione o c'è uno spiraglio per poter ipotizzare che, non sempre, chi si prende la briga di diffondere cultura (per ruolo o per scelta) ne sia effettivamente capace ... o ne sia capace sempre ... o abbia sempre un intento giusto per farlo?
Insomma Lepi, in questo piccolo microcosmo che è il forum, come nel mondo reale, viene sempre fatto un buon uso del sapere?
ps: ti prego, non torniamo sull'apologia e sui vantaggi della cultura perchè quelli erano assodati ancor prima di aprire questo thread
Rispondo io alla tua domanda: no.
E qui mi potrei fermare. Se mi fermassi però cosa succederebbe ? Che ognuno interpreterebbe quel no a suo modo.
Infatti nel dibattito quello che è emerso è che, tanto per cominciare, ognuno ha interpretato l'intento del topic a suo modo. Secondo: ognuno ha dato una sua sua definizione di cultura, di conseguenza ognuno interpreta il contenuto del termine cultura a suo modo, anche in base alla propria esperienza personale che ha anche riportato.
Allora il primo problema è che quando si parla di qualcosa occorre chiarire esattamente quello di cui si vuole parlare. Infatti ad un certo punto della discussione qualcuno ha posto il problema dell' ambiguità della questione e delle necessitò di un chiarimento e questo è bastato a fare venire fuori degli scazzi. Allora forse una possibile causa di incomprensioni è data dal fatto che non si chiarisce esattamente quello di cui si sta parlando, oppure non è chiaro nella mente del nostro interlocutore.
E qui allora viene da fare una considerazione successiva: quando si parla di qualcosa, anche del sapere, c'è un soggetto che è attivo (trasmittente) e un soggetto che è passivo (ricevente).
E qui viene da fare una cosiderazione successiva: a questo discorso c'è un sottinteso di cui qualcuno ha solo accennato ma che probabilmente è il vero nocciolo della questione, ovvero: il problema della comunicazione.
Allora forse è meglio parlare, piuttosto che dell'uso della cultura e del sapere, delle dinamiche della comunicazione.
Alllora tanto per cominciare analizziamo la comunicazione da un punto di vista statico: la condizione necessaria, ma non sufficiente, per cui si possa parlare di comunicazione è che ci siano almeno due soggetti coinvolti: uno attivo o trasmittente e uno passivo o ricevente.
E qui vediamo già un primo problema: da questo punto di vista possiamo già dire che la comuncazione NON avviene quando ci sono due soggetti passivi (per esempio entrambi zitti), oppure quando ci sono due soggetti attivi.
Faccio un esempio: avete mai usato i walkie talkie ? Bene con questi aggeggi chi desidera parlare DEVE premere un pulsante, quindi compiere una azione, diciamo attivarsi, o attivare la comunicazione, altrimenti rimane soggetto passivo in ascolto. Qui è facile capire come, se entrambi i soggetti rimangono passivi, la comunicazione non avviene, oppure come non avviene se entrambi i soggetti premono contemporaneamente il pulsante di attivazione (del walkie talkie).
E questo può essere, e nella maggior parte dei casi è, motivo di incomprensione e, alla fine, di scontro: infatti, riportandoci al forum, esso è pieno di comunicazioni in cui ci sono SOLO soggetti ATTIVI ovvero col dito perennemente sul pulsante di attivazione.
In termini psicologici questo cosa significa ? Che c'è un accento sul fare sentire la voce del proprio io (usiamo pure il termine prevaricare) e c'è la scarsa o nulla considerazione per quello degli altri.
Ora vediamo la comunicazione da un punto di vista dinamico: ammettiamo che ci sia un soggetto realmente attivo e uno realmente passivo, a questo punto il fenomeno della comunicazione è possibile. Possiamo pensare in questo caso al fenomeno della comunicazione come al passaggio di corrente elettrica che avviene solo se esiste un polo positivo e uno negativo come possono essere quelli di una batteria tanto per intenderci.
In termini psicologici quando avviene questo? Quando un soggetto è disposto all'ascolto dell'altro e l'altro desidera comunicare.
A questo punto per analizzare la dinamica della comunicazione può venirci comodo porci la domanda: in quale caso la comunicazione è efficace ?
Probabilmente è efficace quando il soggetto passivo è in grado di ricevere esattamente il contenuto del messaggio trasmesso dal soggetto attivo.
Ora qui però ci sono dei problemi tecnici:
- i due soggetti potrebbero non parlare la stessa lingua,
- la comunicazione potrebbe essere disturbata (e qui mi rifaccio all'esempio dei walkie talkie)
Quando i due soggetti non parlano la stessa lingua ? In questi casi:
1. uno parla italiano e l'altro cinese (o un'altra lingua straniera che non si conosce)
2. uno parla in termini tecnici riferendosi ad un argomento che l'altro non conosce
3. si usano gli stessi termini ma ognuno dei due soggetti dà una valenza, un significato e un contenuto diverso allo stesso termine o anche a più termini.
Il terzo caso è il più interessante, in quanto i due soggetti hanno l'illusione di comprendersi, salvo poi, nel tempo, osservare delle apparenti contraddizioni l'uno nell'altro in relazione al tema in discussione e venire allo scazzo, perchè si crede di essere stati ingannati o manipolati dall'altro mentre invece semplicemente non ci si è capiti per una diversa formazione, nella mente dei soggetti, del significato e del contenuto dei termini usati .
Quando la comunicazione è disturbata ? Distinguiamo due tipi di interferenze:
1. esterne
2. interne
Caso 1 (interferenze esterne): un terzo soggetto attivo entra nella discussione.
Può essere il caso di essere in un ambiente molto rumoroso e di non riuscire a sentire quello che dice l'altro, anche se l'altro urla (es: discoteca), in questo caso il terzo soggetto attivo è il rumore di fondo o la musica se si è in discoteca.
Può anche essere il caso di una terza persona che entra prepotentemente nel discorso senza averlo seguito dall'inizio per fare sentire la propria voce e quindi ricadiamo nel caso di due soggetti attivi (anche se siamo in presenza di un soggetto passivo). Comunque quello da capire è che la presenza del soggetto terzo (attivo) impedisce la comunicazione dei primi due. Diverso sarebbe se il terzo soggetto fosse passivo.
Caso 2 (interferenze interne): se pensiamo a delle macchine che parlano (per es: due computer collegati ad internet), le interferenze interne potrebbero essere che qualcosa nella macchina è guasto (proprio fisicamente) oppure qualcosa non va nel collegamento, si tratta comunque di un guasto di tipo meccanico o elettrico.
Se pensiamo agli esseri umani: una interefenza interna è il non parlare la stessa lingua (in particolare il caso 3), aggiungiamoci tutti gli stati d'animo che fanno da filtro alla corretta ricezione del messaggio trasmesso. Anzi diciamo meglio: due soggetti si capiscono quando il loro stato d'animo è in risonanza (per esempio questo spiega bene, anche se in parte, le dinamiche di gruppo). Quando non lo è occorre fare lo sforzo di entrare in empatia con l'altro soggetto (in questo caso il soggetto passivo deve fare lo sforzo per entrare in empatia col soggetto attivo).
Potrei andare avanti ma qui mi fermo perchè ho già scritto abbastanza.
Concludo: ora, come mettere in relazione il discorso dell'uso del sapere o della cultura con la comunicazione ? La cultura può essere usata per comunicare meglio, per mistificare meglio il contenuto di un messaggio oppure, caso estremo e possibilissimo, molto più frequente di quanto non si creda, per non-comunicare.
anche per leggere te Luca avrei necessità di un giorno di ferie
mio limite....
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Re: LA CULTURA - QUALE USO SE NE FA?
xenas ha scritto:
anche per leggere te Luca avrei necessità di un giorno di ferie
mio limite....
Hai tutto il week end per farlo...
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Re: LA CULTURA - QUALE USO SE NE FA?
Lucadev ha scritto:xenas ha scritto:
anche per leggere te Luca avrei necessità di un giorno di ferie
mio limite....
Hai tutto il week end per farlo...
ne ho uno di mambu sui talent show che mi impegnerà nel WE
xenas- Utente Fattiscente: 5001-9999 Post
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Re: LA CULTURA - QUALE USO SE NE FA?
ForsesiForseno ha scritto:fear-of-the-dark ha scritto:
secondo me non ne uscirebbero vivi.
ehm che luxuria sia un'intellettuale ci posso anche stare, ma non proprio pienamente. Che abbia fatto una cosa meritevole avvicinando tutti al mondo transgender però è verissimo e bisogna dargliene atto.
Busi onestamente non lo conosco a sufficienza per poterne parlare , ma vederlo ad amici mi fa propendere per un pensiero non proprio positivo. Qualche volta ho sentito quello che diceva ad amici, qualcosa di molto interessante sulla scrittura , ma anche molte cazzate pseudo-pedagogiche che onestamente non avevano nè capo nè coda.
Probabilmente interessante sarebbe non solo vedere il sapere in televisione , ma anche le idee.... insomma sapere non sempre corrisponde all'avere delle idee. Io vedo intorno a me , ovunque , una sostanziale incapacità di avere idee, di elaborare un qualche concetto proprio senza dover necessariamente riprendere quelli altrui.
E' stasi.
stessa impressione :sorriso4: seppur basata su pochi elementi
invece ti volevo chiedere una spiegazione su quello che hai detto a proposito della mancanza di idee. Ad esempio in televisione, secondo te, c'è una effettiva mancanza di idee o c'è una volontà di non farne uso, per esigenze di altro tipo (ad esempio di mercato)?
ecco appunto, per ribadir quello che ho scritto prima..
leggetevi solo due libri di Busi, solo due: Seminario sulla gioventù e Vita standard di un venditore provvisorio di collant
.. poi riparliamo sulla capacità intellettiva e la valenza intellettuale del personaggio
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Re: LA CULTURA - QUALE USO SE NE FA?
Qui ti quoto, Floppinafloppy ha scritto:ForsesiForseno ha scritto:fear-of-the-dark ha scritto:
secondo me non ne uscirebbero vivi.
ehm che luxuria sia un'intellettuale ci posso anche stare, ma non proprio pienamente. Che abbia fatto una cosa meritevole avvicinando tutti al mondo transgender però è verissimo e bisogna dargliene atto.
Busi onestamente non lo conosco a sufficienza per poterne parlare , ma vederlo ad amici mi fa propendere per un pensiero non proprio positivo. Qualche volta ho sentito quello che diceva ad amici, qualcosa di molto interessante sulla scrittura , ma anche molte cazzate pseudo-pedagogiche che onestamente non avevano nè capo nè coda.
Probabilmente interessante sarebbe non solo vedere il sapere in televisione , ma anche le idee.... insomma sapere non sempre corrisponde all'avere delle idee. Io vedo intorno a me , ovunque , una sostanziale incapacità di avere idee, di elaborare un qualche concetto proprio senza dover necessariamente riprendere quelli altrui.
E' stasi.
stessa impressione :sorriso4: seppur basata su pochi elementi
invece ti volevo chiedere una spiegazione su quello che hai detto a proposito della mancanza di idee. Ad esempio in televisione, secondo te, c'è una effettiva mancanza di idee o c'è una volontà di non farne uso, per esigenze di altro tipo (ad esempio di mercato)?
ecco appunto, per ribadir quello che ho scritto prima..
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Re: LA CULTURA - QUALE USO SE NE FA?
eh infatti non lo conosco come scrittore, ma quello che diceva ( non sulla scrittura e sull'espressione artistica)ad amici per me era molto discutibile. Soprattuto quando faceva riferimento a concetti di pedagogia o psicologia.floppy ha scritto:
ecco appunto, per ribadir quello che ho scritto prima..
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.. poi riparliamo sulla capacità intellettiva e la valenza intellettuale del personaggio
comunque provvederò.grazie per il consiglio.
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Re: LA CULTURA - QUALE USO SE NE FA?
floppy ha scritto:ForsesiForseno ha scritto:fear-of-the-dark ha scritto:
secondo me non ne uscirebbero vivi.
ehm che luxuria sia un'intellettuale ci posso anche stare, ma non proprio pienamente. Che abbia fatto una cosa meritevole avvicinando tutti al mondo transgender però è verissimo e bisogna dargliene atto.
Busi onestamente non lo conosco a sufficienza per poterne parlare , ma vederlo ad amici mi fa propendere per un pensiero non proprio positivo. Qualche volta ho sentito quello che diceva ad amici, qualcosa di molto interessante sulla scrittura , ma anche molte cazzate pseudo-pedagogiche che onestamente non avevano nè capo nè coda.
Probabilmente interessante sarebbe non solo vedere il sapere in televisione , ma anche le idee.... insomma sapere non sempre corrisponde all'avere delle idee. Io vedo intorno a me , ovunque , una sostanziale incapacità di avere idee, di elaborare un qualche concetto proprio senza dover necessariamente riprendere quelli altrui.
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invece ti volevo chiedere una spiegazione su quello che hai detto a proposito della mancanza di idee. Ad esempio in televisione, secondo te, c'è una effettiva mancanza di idee o c'è una volontà di non farne uso, per esigenze di altro tipo (ad esempio di mercato)?
ecco appunto, per ribadir quello che ho scritto prima..
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non ho capito...vale o non vale? Io come Fear l'ho visto e ascoltato da Amici, ma devo essere sincera non ho capito na mazza.
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""The Common Market: We (British) went into it to screw the French by splitting them off from the Germans. The French went in to protect their inefficient farmers from commercial competition. The Germans went in to purge themselves of genocide and apply for readmission to the human race."
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Re: LA CULTURA - QUALE USO SE NE FA?
forse è troppo colto... a volte a me le presone troppo colte fanno quell'effetto. comunque cercherò i libri di busi.
Se qualcuno è interessato c'è un bellissimo sito
http://www.anobii.com/
che è un social network di appassionati di libri. molto bella come idea
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xenas- Utente Fattiscente: 5001-9999 Post
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Re: LA CULTURA - QUALE USO SE NE FA?
xenas ha scritto:forse è troppo colto... a volte a me le presone troppo colte fanno quell'effetto. comunque cercherò i libri di busi.
Se qualcuno è interessato c'è un bellissimo sito
http://www.anobii.com/
che è un social network di appassionati di libri. molto bella come idea
insomma ci stai dando del ignurant a tutte due?
Ok, a parte gli scherzi lo leggo con calma.
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Re: LA CULTURA - QUALE USO SE NE FA?
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Gaufre- Forum Expatriée
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Re: LA CULTURA - QUALE USO SE NE FA?
proprio da te, dove le borse di studio funzionano così bene?Gaufre ha scritto:Se sulla prima parte sono d'accordo, sulla seconda un po' meno... è vero che oggi è tutto più accessibile grazie al web, ma non tutti si possono permettere un abbonamento a internet o di comprare libri o cd o anche andare a teatro...floppy ha scritto:
Ribadisco però ciò che ho scritto: la "cultura", ma pure l'erudizione, non è mai negativa. Per altro è una gigantesca palla che sia elitaria, modi per accedervi ce n'è ovunque, basta avere la pazienza e la voglia.
i libri di testo per i bambini sono diventati troppo onerosi per le famiglie... per continuare, a parte le tasse universitarie, se vinci un posto in una scuola di specializzazione o in un dottorato, le rette sono molto elevate, e non è detto che a ciò corrisponda la qualità della formazione.
Aggiungo un altro spunto di riflessione: per molte cose c'è troppa accessibilità e poca possibilità di selezionare bene...
qui si.. un po' un disastro
ma ci son dottorati validi anche nelle università statali , le biblioteche esistono e sono aperte a tutti, e la capacità di scelta dipende dal tuo grado di istruzione di base e dalla tua sensibilità
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Re: LA CULTURA - QUALE USO SE NE FA?
Gaufre ha scritto:@Amantide
Busi vale, eccome se vale
Grazie Gaufre, meno male che rispondi tu che Floppy non mi ha cagato di una pezza. :sorriso4:
L'ho ascoltato un paio di volte da Amici, e confesso in maniera distrata data la trasmissione.
Adesso mi tocca leggerlo però
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Re: LA CULTURA - QUALE USO SE NE FA?
Cuore di Tenebra ha scritto:Sgarbi, quando è in televisione, non assume il ruolo e la figura dell'intellettuale, fa il picchiatore nascondendosi dietro l'abito dell'intellettuale. Per questo continuo a dire che prenderlo ad esempio non è pertinente.
invece secondo me sgarbi è più che pertinente come esempio fà parte di tutta una serie di intellettuali che con varie modalità di espressione si sono messi di fatto al servizio del potere e a favore dei vari imperativi che un sistema sociale come il nostro impone..... L'essere un picchiatore presentandosi allo stesso tempo come intellettuale dà quasi la sensazione che si possa , come si dovrebbe , svolgere un dialogo su una determinata problematica mentre il suo ruolo è proprio quello di far sì che il dialogo non si svolga ma trascenda in spettacolo...... Risponde pertanto a un' esigenza superiore appagando al contempo il suo ego e protagonismo.....
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Re: LA CULTURA - QUALE USO SE NE FA?
Lucadev ha scritto:ForsesiForseno ha scritto:
Grande Lepi, hai esposto in maniera sublime
le tue considerazioni sulla cultura sono assolutamente condivisibili, del resto almeno io le davo per assodate
anzi, partivo proprio da questa premessa.
Adesso però vorrei approfittare delle tue capacità di analisi per provare a centrare un'altra questione, quella che mi riproponevo con questo thread
È possibile che la cultura venga sempre usata nel modo giusto? Tutti gli uomini di cultura sono capaci ad essere costruttivi? Nella storia è mai capitato che persone di cultura ne facessero un cattivo uso provocando disastri? Gli insegnanti di qualsivoglia disciplina (che si parli di cultura o nozionismo) sono tutti immuni da cattive operazioni di diffusione del sapere? Chi dovrebbe apprendere (chi ne ha voglia), ma non riesce o riesce male, ha sempre la colpa completa di una eventuale incompatibilità di comunicazione o c'è uno spiraglio per poter ipotizzare che, non sempre, chi si prende la briga di diffondere cultura (per ruolo o per scelta) ne sia effettivamente capace ... o ne sia capace sempre ... o abbia sempre un intento giusto per farlo?
Insomma Lepi, in questo piccolo microcosmo che è il forum, come nel mondo reale, viene sempre fatto un buon uso del sapere?
ps: ti prego, non torniamo sull'apologia e sui vantaggi della cultura perchè quelli erano assodati ancor prima di aprire questo thread
Rispondo io alla tua domanda: no.
E qui mi potrei fermare. Se mi fermassi però cosa succederebbe ? Che ognuno interpreterebbe quel no a suo modo.
Infatti nel dibattito quello che è emerso è che, tanto per cominciare, ognuno ha interpretato l'intento del topic a suo modo. Secondo: ognuno ha dato una sua sua definizione di cultura, di conseguenza ognuno interpreta il contenuto del termine cultura a suo modo, anche in base alla propria esperienza personale che ha anche riportato.
Allora il primo problema è che quando si parla di qualcosa occorre chiarire esattamente quello di cui si vuole parlare. Infatti ad un certo punto della discussione qualcuno ha posto il problema dell' ambiguità della questione e delle necessitò di un chiarimento e questo è bastato a fare venire fuori degli scazzi. Allora forse una possibile causa di incomprensioni è data dal fatto che non si chiarisce esattamente quello di cui si sta parlando, oppure non è chiaro nella mente del nostro interlocutore.
E qui allora viene da fare una considerazione successiva: quando si parla di qualcosa, anche del sapere, c'è un soggetto che è attivo (trasmittente) e un soggetto che è passivo (ricevente).
E qui viene da fare una cosiderazione successiva: a questo discorso c'è un sottinteso di cui qualcuno ha solo accennato ma che probabilmente è il vero nocciolo della questione, ovvero: il problema della comunicazione.
Allora forse è meglio parlare, piuttosto che dell'uso della cultura e del sapere, delle dinamiche della comunicazione.
Alllora tanto per cominciare analizziamo la comunicazione da un punto di vista statico: la condizione necessaria, ma non sufficiente, per cui si possa parlare di comunicazione è che ci siano almeno due soggetti coinvolti: uno attivo o trasmittente e uno passivo o ricevente.
E qui vediamo già un primo problema: da questo punto di vista possiamo già dire che la comuncazione NON avviene quando ci sono due soggetti passivi (per esempio entrambi zitti), oppure quando ci sono due soggetti attivi.
Faccio un esempio: avete mai usato i walkie talkie ? Bene con questi aggeggi chi desidera parlare DEVE premere un pulsante, quindi compiere una azione, diciamo attivarsi, o attivare la comunicazione, altrimenti rimane soggetto passivo in ascolto. Qui è facile capire come, se entrambi i soggetti rimangono passivi, la comunicazione non avviene, oppure come non avviene se entrambi i soggetti premono contemporaneamente il pulsante di attivazione (del walkie talkie).
E questo può essere, e nella maggior parte dei casi è, motivo di incomprensione e, alla fine, di scontro: infatti, riportandoci al forum, esso è pieno di comunicazioni in cui ci sono SOLO soggetti ATTIVI ovvero col dito perennemente sul pulsante di attivazione.
In termini psicologici questo cosa significa ? Che c'è un accento sul fare sentire la voce del proprio io (usiamo pure il termine prevaricare) e c'è la scarsa o nulla considerazione per quello degli altri.
Ora vediamo la comunicazione da un punto di vista dinamico: ammettiamo che ci sia un soggetto realmente attivo e uno realmente passivo, a questo punto il fenomeno della comunicazione è possibile. Possiamo pensare in questo caso al fenomeno della comunicazione come al passaggio di corrente elettrica che avviene solo se esiste un polo positivo e uno negativo come possono essere quelli di una batteria tanto per intenderci.
In termini psicologici quando avviene questo? Quando un soggetto è disposto all'ascolto dell'altro e l'altro desidera comunicare.
A questo punto per analizzare la dinamica della comunicazione può venirci comodo porci la domanda: in quale caso la comunicazione è efficace ?
Probabilmente è efficace quando il soggetto passivo è in grado di ricevere esattamente il contenuto del messaggio trasmesso dal soggetto attivo.
Ora qui però ci sono dei problemi tecnici:
- i due soggetti potrebbero non parlare la stessa lingua,
- la comunicazione potrebbe essere disturbata (e qui mi rifaccio all'esempio dei walkie talkie)
Quando i due soggetti non parlano la stessa lingua ? In questi casi:
1. uno parla italiano e l'altro cinese (o un'altra lingua straniera che non si conosce)
2. uno parla in termini tecnici riferendosi ad un argomento che l'altro non conosce
3. si usano gli stessi termini ma ognuno dei due soggetti dà una valenza, un significato e un contenuto diverso allo stesso termine o anche a più termini.
Il terzo caso è il più interessante, in quanto i due soggetti hanno l'illusione di comprendersi, salvo poi, nel tempo, osservare delle apparenti contraddizioni l'uno nell'altro in relazione al tema in discussione e venire allo scazzo, perchè si crede di essere stati ingannati o manipolati dall'altro mentre invece semplicemente non ci si è capiti per una diversa formazione, nella mente dei soggetti, del significato e del contenuto dei termini usati .
Quando la comunicazione è disturbata ? Distinguiamo due tipi di interferenze:
1. esterne
2. interne
Caso 1 (interferenze esterne): un terzo soggetto attivo entra nella discussione.
Può essere il caso di essere in un ambiente molto rumoroso e di non riuscire a sentire quello che dice l'altro, anche se l'altro urla (es: discoteca), in questo caso il terzo soggetto attivo è il rumore di fondo o la musica se si è in discoteca.
Può anche essere il caso di una terza persona che entra prepotentemente nel discorso senza averlo seguito dall'inizio per fare sentire la propria voce e quindi ricadiamo nel caso di due soggetti attivi (anche se siamo in presenza di un soggetto passivo). Comunque quello da capire è che la presenza del soggetto terzo (attivo) impedisce la comunicazione dei primi due. Diverso sarebbe se il terzo soggetto fosse passivo.
Caso 2 (interferenze interne): se pensiamo a delle macchine che parlano (per es: due computer collegati ad internet), le interferenze interne potrebbero essere che qualcosa nella macchina è guasto (proprio fisicamente) oppure qualcosa non va nel collegamento, si tratta comunque di un guasto di tipo meccanico o elettrico.
Se pensiamo agli esseri umani: una interefenza interna è il non parlare la stessa lingua (in particolare il caso 3), aggiungiamoci tutti gli stati d'animo che fanno da filtro alla corretta ricezione del messaggio trasmesso. Anzi diciamo meglio: due soggetti si capiscono quando il loro stato d'animo è in risonanza (per esempio questo spiega bene, anche se in parte, le dinamiche di gruppo). Quando non lo è occorre fare lo sforzo di entrare in empatia con l'altro soggetto (in questo caso il soggetto passivo deve fare lo sforzo per entrare in empatia col soggetto attivo).
Potrei andare avanti ma qui mi fermo perchè ho già scritto abbastanza.
Concludo: ora, come mettere in relazione il discorso dell'uso del sapere o della cultura con la comunicazione ? La cultura può essere usata per comunicare meglio, per mistificare meglio il contenuto di un messaggio oppure, caso estremo e possibilissimo, molto più frequente di quanto non si creda, per non-comunicare.
senza presunzione, mi sembra abbastanza chiaro e diretto quello che hai scritto (almeno in base alle mie capacità di ricezione), molto interessante, per un argomento molto ampio che non può avere soluzioni precise e definitive. Una serie di pareri letti fin qui mi offre maggiori mezzi per elaborare delle risposte ai miei quesiti
Di certo il tuo intervento porta notevoli spunti di riflessione, grazie
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Re: LA CULTURA - QUALE USO SE NE FA?
valestella817 ha scritto:Cuore di Tenebra ha scritto:Sgarbi, quando è in televisione, non assume il ruolo e la figura dell'intellettuale, fa il picchiatore nascondendosi dietro l'abito dell'intellettuale. Per questo continuo a dire che prenderlo ad esempio non è pertinente.
invece secondo me sgarbi è più che pertinente come esempio fà parte di tutta una serie di intellettuali che con varie modalità di espressione si sono messi di fatto al servizio del potere e a favore dei vari imperativi che un sistema sociale come il nostro impone..... L'essere un picchiatore presentandosi allo stesso tempo come intellettuale dà quasi la sensazione che si possa , come si dovrebbe , svolgere un dialogo su una determinata problematica mentre il suo ruolo è proprio quello di far sì che il dialogo non si svolga ma trascenda in spettacolo...... Risponde pertanto a un' esigenza superiore appagando al contempo il suo ego e protagonismo.....
da una parte capisco Cuore nella richiesta di non limitarsi a Sgarbi, però come non quotarti sul tuo pensiero
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Re: LA CULTURA - QUALE USO SE NE FA?
Amantide_Religiosa ha scritto:
Grazie Gaufre, meno male che rispondi tu che Floppy non mi ha cagato di una pezza. :sorriso4:
L'ho ascoltato un paio di volte da Amici, e confesso in maniera distrata data la trasmissione.
Adesso mi tocca leggerlo però
mavaaa!!siemottola!
sono al telefono da un'ora e rispondo a spizzichi!!
certo che ti rispondo, ora no, ma ti rispondo!
(grazie gaufre..)
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floppy- Moderatore
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Re: LA CULTURA - QUALE USO SE NE FA?
Adesso mi pare ci sia stia interrogando sul rapporto tra gli intellettuali e i mezzi di comunicazione di massa.
Avete nominato Busi e Sgarbi, sempre, ovviamente col dubbio che possano ritenersi davvero rientrare nello status di cui si discute. Eppure, per tali passano nell'immaginario collettivo, al di là dell'opinione personale.
Chi è l'intellettuale? Se lo si ritiene una categoria dello spirito, il discorso, allora, si disperde a macchia d'olio.
Se volessimo sondare la nozione giuridica dello stesso, direi che in molti settori, come ad esempio nell'ambito della legislazione sociale (e in specie nel settore della tutela della persona nell'esercizio della propria attività lavorativa), l'idea dell'intellettuale contrapposta al manovale sempre più vada sfumando, attraverso l'esperienza democratica che ogni intellettale lavora anche con mezzi fisici così come ogni tecnico opera grazie ad un sapere scientifico, più o meno appreso attraverso studio teorico.
E allora la nozione resta sempre più confinata nell'ambito di una cluasola stilistica per la quale la professione intellettuale si riporta a quella delle arti liberali, e dunque a quelle, banalizzando, per il cui legittimo esercizio è necessaria l'iscrizione ad un apposito albo.
Detto questo, e volendo ritornare ad un piano più generico, attualmente mi sembra che l'intellettuale "puro" da un punto di vista sociale dovrebbe ritenersi l'accademico, ossia colui che fa dell'attività di ricerca il proprio pane quotidiano. E mi sembra anche, che siano figure raramente presenti in televisione, e non sempre siano scelti in valida rappresentanza della categoria....
Avete nominato Busi e Sgarbi, sempre, ovviamente col dubbio che possano ritenersi davvero rientrare nello status di cui si discute. Eppure, per tali passano nell'immaginario collettivo, al di là dell'opinione personale.
Chi è l'intellettuale? Se lo si ritiene una categoria dello spirito, il discorso, allora, si disperde a macchia d'olio.
Se volessimo sondare la nozione giuridica dello stesso, direi che in molti settori, come ad esempio nell'ambito della legislazione sociale (e in specie nel settore della tutela della persona nell'esercizio della propria attività lavorativa), l'idea dell'intellettuale contrapposta al manovale sempre più vada sfumando, attraverso l'esperienza democratica che ogni intellettale lavora anche con mezzi fisici così come ogni tecnico opera grazie ad un sapere scientifico, più o meno appreso attraverso studio teorico.
E allora la nozione resta sempre più confinata nell'ambito di una cluasola stilistica per la quale la professione intellettuale si riporta a quella delle arti liberali, e dunque a quelle, banalizzando, per il cui legittimo esercizio è necessaria l'iscrizione ad un apposito albo.
Detto questo, e volendo ritornare ad un piano più generico, attualmente mi sembra che l'intellettuale "puro" da un punto di vista sociale dovrebbe ritenersi l'accademico, ossia colui che fa dell'attività di ricerca il proprio pane quotidiano. E mi sembra anche, che siano figure raramente presenti in televisione, e non sempre siano scelti in valida rappresentanza della categoria....
Brina78- Utente Colonna: 2001-5000 post
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Re: LA CULTURA - QUALE USO SE NE FA?
non so se sto andando OT con questa risposta, comunque io qui sono arrivata relativamente da poco e anche se è vero che qui il sistema è migliore, i fondi non sono infiniti, e i posti perciò sono sempre limitati, senza contare la concorrenza di alto livello con cui devi competere. E' anche vero che se qui per un'iscrizione a un dottorato paghi 250 euro annui e hai un sacco di ottimi servizi, palestre, biblio, mezzi pubblici gratis, sconti in mensa, ecc., in Italia un'iscrizione a un anno di dottorato, chi non ha la borsa di studio la paga salatissima (nella mia università per esempio, circa 1800 euro), senza avere nulla in cambio, peraltro.floppy ha scritto:proprio da te, dove le borse di studio funzionano così bene?Gaufre ha scritto:Se sulla prima parte sono d'accordo, sulla seconda un po' meno... è vero che oggi è tutto più accessibile grazie al web, ma non tutti si possono permettere un abbonamento a internet o di comprare libri o cd o anche andare a teatro...floppy ha scritto:
Ribadisco però ciò che ho scritto: la "cultura", ma pure l'erudizione, non è mai negativa. Per altro è una gigantesca palla che sia elitaria, modi per accedervi ce n'è ovunque, basta avere la pazienza e la voglia.
i libri di testo per i bambini sono diventati troppo onerosi per le famiglie... per continuare, a parte le tasse universitarie, se vinci un posto in una scuola di specializzazione o in un dottorato, le rette sono molto elevate, e non è detto che a ciò corrisponda la qualità della formazione.
Aggiungo un altro spunto di riflessione: per molte cose c'è troppa accessibilità e poca possibilità di selezionare bene...
qui si.. un po' un disastro
ma ci son dottorati validi anche nelle università statali , le biblioteche esistono e sono aperte a tutti, e la capacità di scelta dipende dal tuo grado di istruzione di base e dalla tua sensibilità
E' verissimo Floppy che ci sono le biblioteche pubbliche, ma a parte quello? Non dico il teatro, o l'opera, ma anche il cinema costa carissimo... diciamo che per chi non ha molti mezzi economici farsi una cultura è parecchio difficile. E' vero come hanno ribadito in molti qui che si impara da tutto e da tutti, ma per certe cose, o hai i soldi o semplicemente non ne puoi usufruire, o non le fai.
Gaufre- Forum Expatriée
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Re: LA CULTURA - QUALE USO SE NE FA?
floppy ha scritto:ForsesiForseno ha scritto:fear-of-the-dark ha scritto:
secondo me non ne uscirebbero vivi.
ehm che luxuria sia un'intellettuale ci posso anche stare, ma non proprio pienamente. Che abbia fatto una cosa meritevole avvicinando tutti al mondo transgender però è verissimo e bisogna dargliene atto.
Busi onestamente non lo conosco a sufficienza per poterne parlare , ma vederlo ad amici mi fa propendere per un pensiero non proprio positivo. Qualche volta ho sentito quello che diceva ad amici, qualcosa di molto interessante sulla scrittura , ma anche molte cazzate pseudo-pedagogiche che onestamente non avevano nè capo nè coda.
Probabilmente interessante sarebbe non solo vedere il sapere in televisione , ma anche le idee.... insomma sapere non sempre corrisponde all'avere delle idee. Io vedo intorno a me , ovunque , una sostanziale incapacità di avere idee, di elaborare un qualche concetto proprio senza dover necessariamente riprendere quelli altrui.
E' stasi.
stessa impressione :sorriso4: seppur basata su pochi elementi
invece ti volevo chiedere una spiegazione su quello che hai detto a proposito della mancanza di idee. Ad esempio in televisione, secondo te, c'è una effettiva mancanza di idee o c'è una volontà di non farne uso, per esigenze di altro tipo (ad esempio di mercato)?
ecco appunto, per ribadir quello che ho scritto prima..
leggetevi solo due libri di Busi, solo due: Seminario sulla gioventù e Vita standard di un venditore provvisorio di collant
.. poi riparliamo sulla capacità intellettiva e la valenza intellettuale del personaggio
io ho ancora in mente "per una apocalisse più svelta"
scindo l'autore dal personaggio in tv.. se poi aggiungo che l'isola è un montaggio di quel che si vuole che la gente senta e analizzi..non immagino nulla di buono.
busi non va per il sottile ed è diretto e polemico sulla chiesa e sul sesso usati per orientare i popoli..
è stato scelto per creare polemiche attorno alle quali si intavoleranno discussioni sviluppate da nientepopodimeno che mara venier o luca giurato..
resta da capire il perchè si presti ( e si sia prestato)al mezzo facendosi fagocitare..
ma non mi importa molto.
trovo inutile riflettere sulla dinamica di 5 persone che non si capisce cosa debbano dimostrare per vincere la mia stima e la voglia di votarli!
busi ha già dimostrato per me.
in tv..non eccelle altrettanto.
lepidezza- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: LA CULTURA - QUALE USO SE NE FA?
lepidezza ha scritto:floppy ha scritto:ForsesiForseno ha scritto:fear-of-the-dark ha scritto:
secondo me non ne uscirebbero vivi.
ehm che luxuria sia un'intellettuale ci posso anche stare, ma non proprio pienamente. Che abbia fatto una cosa meritevole avvicinando tutti al mondo transgender però è verissimo e bisogna dargliene atto.
Busi onestamente non lo conosco a sufficienza per poterne parlare , ma vederlo ad amici mi fa propendere per un pensiero non proprio positivo. Qualche volta ho sentito quello che diceva ad amici, qualcosa di molto interessante sulla scrittura , ma anche molte cazzate pseudo-pedagogiche che onestamente non avevano nè capo nè coda.
Probabilmente interessante sarebbe non solo vedere il sapere in televisione , ma anche le idee.... insomma sapere non sempre corrisponde all'avere delle idee. Io vedo intorno a me , ovunque , una sostanziale incapacità di avere idee, di elaborare un qualche concetto proprio senza dover necessariamente riprendere quelli altrui.
E' stasi.
stessa impressione :sorriso4: seppur basata su pochi elementi
invece ti volevo chiedere una spiegazione su quello che hai detto a proposito della mancanza di idee. Ad esempio in televisione, secondo te, c'è una effettiva mancanza di idee o c'è una volontà di non farne uso, per esigenze di altro tipo (ad esempio di mercato)?
ecco appunto, per ribadir quello che ho scritto prima..
leggetevi solo due libri di Busi, solo due: Seminario sulla gioventù e Vita standard di un venditore provvisorio di collant
.. poi riparliamo sulla capacità intellettiva e la valenza intellettuale del personaggio
io ho ancora in mente "per una apocalisse più svelta"
scindo l'autore dal personaggio in tv.. se poi aggiungo che l'isola è un montaggio di quel che si vuole che la gente senta e analizzi..non immagino nulla di buono.
busi non va per il sottile ed è diretto e polemico sulla chiesa e sul sesso usati per orientare i popoli..
è stato scelto per creare polemiche attorno alle quali si intavoleranno discussioni sviluppate da nientepopodimeno che mara venier o luca giurato..
resta da capire il perchè si presti ( e si sia prestato)al mezzo facendosi fagocitare..
ma non mi importa molto.
trovo inutile riflettere sulla dinamica di 5 persone che non si capisce cosa debbano dimostrare per vincere la mia stima e la voglia di votarli!
busi ha già dimostrato per me.
in tv..non eccelle altrettanto.
... peta, son io ad essere ignorante..
non guardo l'isola
busi è sull'isola?
non lo sapevo
sarà li per denaro, chiamalo scemo..
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floppy- Moderatore
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Re: LA CULTURA - QUALE USO SE NE FA?
Dylan67 ha scritto:scusatemi ma sinceramente ancora non riesco a collegare del tutto la discussione
esiste un filo sottile che lega questo thread a quello che e successo nei giorni scorsi con le mengonelle?
se parliamo di cultura ho espresso la mia idea gia' ieri
l'arte di apprendere dagli altri e’ il massimo a cui uno deve aspirare
e ognuno di noi sapra’ poi in seguito scegliere chi e' degno di essere ascoltato......e chi invece ci fa'
per quanto riguarda invece il forum...questo forum e davvero diverso dagli altri....qui si puo’ parlare..
e’ quasi 12 anni che girovago su internet(tenete conto che e' arrivato in italia nel 1994)
ho seguito parecchi forum (ne amministro uno tutt'ora) sopratutto legati a personaggi pubblici
gli ho seguiti per semplice curiosita’
e credetemi.. ho capito cosa significa la parola integralismo ...obbiettivita’ zero....guai a parlar male o a criticare i personaggi intestatari del forum…. anche quando facevano cazzate....
ma ho visto anche di peggio...scontri violenti di utenti al limite della denucia.....e molto altro
qui e' davvero diverso......credetemi...abbiamo in mano un bel forum.....
non ci sono integralismi...forse qualcuno a volte pecca di poca obbiettivita'..ma quello e all'ordine del giorno e ho notato capita’ raramente
ognuno in qualsiasi forum puo’ seguire cio’ che piu' gli aggrada...nel e con rispetto degli altri
le discussioni?
quelle si accenderanno sempre.... e nell’ordine delle cose…..ma e’ la prima volta che trovo un forum dove le discussioni si fanno con il dialogo
e non con gli insulti
ragazzi preserviamolo questo forum..e ' una bella cosa...
a tengo a precisare...ho parlato per esperienza...perche’ davvero ne ho viste di cotte e di crude nel web( come son sicuro anche molti di voi)
non per essere saccente... ahahah
scusatemi
Vi lascio un pò e quando torno ho pagine da leggere
Dylan grazie
rossadavino- Utente Fattiscente: 5001-9999 Post
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Re: LA CULTURA - QUALE USO SE NE FA?
Amantide_Religiosa ha scritto:Gaufre ha scritto:@Amantide
Busi vale, eccome se vale
Grazie Gaufre, meno male che rispondi tu che Floppy non mi ha cagato di una pezza. :sorriso4:
L'ho ascoltato un paio di volte da Amici, e confesso in maniera distrata data la trasmissione.
Adesso mi tocca leggerlo però
Busi è anche troppo colto, a me piace
rossadavino- Utente Fattiscente: 5001-9999 Post
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Località : Ortona
Re: LA CULTURA - QUALE USO SE NE FA?
tanto voglio dirti, dal profondo del cuore, che è una gioia rileggerti e rivedertiBrina78 ha scritto:Adesso mi pare ci sia stia interrogando sul rapporto tra gli intellettuali e i mezzi di comunicazione di massa.
Avete nominato Busi e Sgarbi, sempre, ovviamente col dubbio che possano ritenersi davvero rientrare nello status di cui si discute. Eppure, per tali passano nell'immaginario collettivo, al di là dell'opinione personale.
Chi è l'intellettuale? Se lo si ritiene una categoria dello spirito, il discorso, allora, si disperde a macchia d'olio.
Se volessimo sondare la nozione giuridica dello stesso, direi che in molti settori, come ad esempio nell'ambito della legislazione sociale (e in specie nel settore della tutela della persona nell'esercizio della propria attività lavorativa), l'idea dell'intellettuale contrapposta al manovale sempre più vada sfumando, attraverso l'esperienza democratica che ogni intellettale lavora anche con mezzi fisici così come ogni tecnico opera grazie ad un sapere scientifico, più o meno appreso attraverso studio teorico.
E allora la nozione resta sempre più confinata nell'ambito di una cluasola stilistica per la quale la professione intellettuale si riporta a quella delle arti liberali, e dunque a quelle, banalizzando, per il cui legittimo esercizio è necessaria l'iscrizione ad un apposito albo.
Detto questo, e volendo ritornare ad un piano più generico, attualmente mi sembra che l'intellettuale "puro" da un punto di vista sociale dovrebbe ritenersi l'accademico, ossia colui che fa dell'attività di ricerca il proprio pane quotidiano. E mi sembra anche, che siano figure raramente presenti in televisione, e non sempre siano scelti in valida rappresentanza della categoria....
poi
io credo che l'intellettuale sia solo colui che, per professione o scelta personale, utilizza l'intelletto come prima risorsa
intellettuali sono gli studiosi, certo, ma anche gli scrittori, gli artisti, insomma, chiunque intraprende per qualsiasi scopo la via della conoscenza umanistica profonda
non è "produttivo" in se, può diventarlo se applicato a un'attività fruibile
oppure rimanere un lussuoso piacere personale
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