la "pancia" e la "testa", disquisizioni sull'arte...
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Re: la "pancia" e la "testa", disquisizioni sull'arte...
Lucadev ha scritto:psicologi in vista ?
Bess- Utente Aficionado: 501-2000 post
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Re: la "pancia" e la "testa", disquisizioni sull'arte...
Lucadev ha scritto:psicologi in vista ?
....la tua immagine....
beh comunque qualcosa di gestalt e asch io la so però....se vi fidate.... vabbè meglio di no!
fear-of-the-dark- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: la "pancia" e la "testa", disquisizioni sull'arte...
fear-of-the-dark ha scritto:Lucadev ha scritto:psicologi in vista ?
....la tua immagine....
beh comunque qualcosa di gestalt e asch io la so però....se vi fidate.... vabbè meglio di no!
Mentre aspettiamo gli psicologi comincia il discorso tu fear.....io non riesco a scrivere bene perchè ho la vista annebbiata e non capisco perchè.....
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Re: la "pancia" e la "testa", disquisizioni sull'arte...
bellaprincipessa ha scritto:Non vi capita, per esempio (per farne uno banale) con le letture? Letture fatte ai tempi del liceo e riprese in età adulta mi hanno comunicato messaggi e dato impressioni completamente diverse, non perché queste opere fossero mutate ma perché era mutato il periodo storico in cui le leggevo, e di conseguenza era mutato anche il mio rapportarmi a tali opere...
O anche avevi accumulato un bagaglio di esperienze che, in prima lettura, non avevi e quindi la tua rilettura passa anche attraverso quelle.
Siamo come alberi... se ci si tagliasse l'anima si potrebbero scorgere i cerchi e, dalla forma e dal colore dei cerchi, capire che tipo di periodo e di esperienze si hanno avute in determinate fasi. Mi sono spiegata?
Ah, quanto sono umana...
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Re: la "pancia" e la "testa", disquisizioni sull'arte...
Lucadev ha scritto:fear-of-the-dark ha scritto:Lucadev ha scritto:psicologi in vista ?
....la tua immagine....
beh comunque qualcosa di gestalt e asch io la so però....se vi fidate.... vabbè meglio di no!
Mentre aspettiamo gli psicologi comincia il discorso tu fear.....io non riesco a scrivere bene perchè ho la vista annebbiata e non capisco perchè.....
onestamente non credo di esserne in grado.... e non so se quello che ho da dire c'entri qualcosa con quello che stiamo dicendo.... quindi....
fear-of-the-dark- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: la "pancia" e la "testa", disquisizioni sull'arte...
Bea ha scritto:bellaprincipessa ha scritto:Non vi capita, per esempio (per farne uno banale) con le letture? Letture fatte ai tempi del liceo e riprese in età adulta mi hanno comunicato messaggi e dato impressioni completamente diverse, non perché queste opere fossero mutate ma perché era mutato il periodo storico in cui le leggevo, e di conseguenza era mutato anche il mio rapportarmi a tali opere...
O anche avevi accumulato un bagaglio di esperienze che, in prima lettura, non avevi e quindi la tua rilettura passa anche attraverso quelle.
Siamo come alberi... se ci si tagliasse l'anima si potrebbero scorgere i cerchi e, dalla forma e dal colore dei cerchi, capire che tipo di periodo e di esperienze si hanno avute in determinate fasi. Mi sono spiegata?
Ah, quanto sono umana...
bellaprincipessa- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: la "pancia" e la "testa", disquisizioni sull'arte...
provaci, dai! sono certa che c'entra, tutto c'entra...fear-of-the-dark ha scritto:Lucadev ha scritto:fear-of-the-dark ha scritto:Lucadev ha scritto:psicologi in vista ?
....la tua immagine....
beh comunque qualcosa di gestalt e asch io la so però....se vi fidate.... vabbè meglio di no!
Mentre aspettiamo gli psicologi comincia il discorso tu fear.....io non riesco a scrivere bene perchè ho la vista annebbiata e non capisco perchè.....
onestamente non credo di esserne in grado.... e non so se quello che ho da dire c'entri qualcosa con quello che stiamo dicendo.... quindi....
@Luc: ma tu fai tutto virtuale?
bellaprincipessa- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: la "pancia" e la "testa", disquisizioni sull'arte...
bellaprincipessa ha scritto:
@Luc: ma tu fai tutto virtuale?
Solo il vizio del fumo, gli altri vizi preferisco reali....
Ospite- Ospite
Re: la "pancia" e la "testa", disquisizioni sull'arte...
gli studi sulla percezione partono proprio dall'individuazione di tre livelli di conoscenza. Le conoscenze paradigmatiche , che sono quelle conoscenza acquisite senza verifica, soggette ad un processo di selezione naturale e sociale piuttosto che di apprendimento. Sono gli assunti di fondo, quelli che diamo per scontato. Ad esempio sono le prime informazioni che i bambini ricevono dal mondo esterno.
Poi abbiamo le conoscenze esperienziali, cioè quelle che derivano appunto dall'esperienza e dalla sperimentazione delle conseguenze negative e positive delle proprie azioni o delle azione altrui. Componente importante di questo tipo di conoscenza sono le conoscenze tacite, ossia " le persone sanno fare più di quanto sappiano spiegare". L'aspetto importante di questo tipo di conoscenza è la difficoltà intrinseca di spigare le procedure e i contenuti delle procedure d'azione di maggiore successo. Queste conoscenze possono essere trasferite solo attraverso osservazione reciproca, non essendo facilmente codificabili.
Il terzo livello di conoscenze riguarda quelle esplicite, quelle ottenibili attraverso procedure di ricerca e apprendimento razionali. Queste conoscenze sono facilmente codificabili e trasferibili . La risoluzione di ogni tipo di problema e di interpretazione presuppone l'esistenza ex ante di un bagaglio conoscitivo di questo tipo.
Tutti i processi di giudizio e di percezione vengono influenzati da questo tipo di conoscenze. L'insieme dei tre livelli definisce l'assunzione di uno schema percettivo individuale, che prende in considerazione alcune informazioni escludendone delle altre. Insomma ogni modo di vedere è anche un modo di non vedere. Naturalmente tutti i fenomeni reali includono una immensa gamma di aspetti che l'uomo non potrà prendere in considerazione completamente. Percepire un problema quindi vorrà dire percepirlo in un modo anzichè in un altro, usare delle lenti piuttosto che altre. Naturalmente più aspetti consideriamo più il nostro punto di vista sarà completo.
L'insieme di tutte le conoscenze comporta l'assunzione da parte di ognuno di noi di un particolare schema cognitivo che influenza il nostro approccio ai problemi , il nostro modo di interpretare e di rispondere .
Si ha così il cosiddetto effetto framing, cioè l'assunzione di un particolare punto di vista che esclude gli altri procurando distorsione nelle scelte. Una volta adottato un determinato frame sarà difficile vederne altri. Perchè la nostra mente tende ad escludere informazioni dissonanti.
ad esempio osservando questa figura cosa vedete?
questa è una tipica figura gestaltica, in base al nostro schema cognitivo vedremo una figura piuttosto che un'altra. Questo perchè appunto tendiamo ad escludere informazioni in contrasto tra loro, creando così una dissonanza cognitiva che non ci permette di avere una visione completa della situazione che andiamo ad affrontare.
Naturalmente una situazione di framing può essere superata grazie alla comunicazione, infatti è bastato che io vi dicessi che quella è una figura gestaltica per insinuare in voi il dubbio che quello che stavate vedendo era solo una parte del problema. Altro elemento necessario al superamento del framing è quello dell'acquisizione di quella che può essere definita la mentalità aperta , ossia la capacità di assumere diversi punti di vista contemporaneamente.
Ehm questa è una piccola parte di quello che si potrebbe dire …
oggi ho fatto un esame quindi non ragiono più di tanto....
Poi abbiamo le conoscenze esperienziali, cioè quelle che derivano appunto dall'esperienza e dalla sperimentazione delle conseguenze negative e positive delle proprie azioni o delle azione altrui. Componente importante di questo tipo di conoscenza sono le conoscenze tacite, ossia " le persone sanno fare più di quanto sappiano spiegare". L'aspetto importante di questo tipo di conoscenza è la difficoltà intrinseca di spigare le procedure e i contenuti delle procedure d'azione di maggiore successo. Queste conoscenze possono essere trasferite solo attraverso osservazione reciproca, non essendo facilmente codificabili.
Il terzo livello di conoscenze riguarda quelle esplicite, quelle ottenibili attraverso procedure di ricerca e apprendimento razionali. Queste conoscenze sono facilmente codificabili e trasferibili . La risoluzione di ogni tipo di problema e di interpretazione presuppone l'esistenza ex ante di un bagaglio conoscitivo di questo tipo.
Tutti i processi di giudizio e di percezione vengono influenzati da questo tipo di conoscenze. L'insieme dei tre livelli definisce l'assunzione di uno schema percettivo individuale, che prende in considerazione alcune informazioni escludendone delle altre. Insomma ogni modo di vedere è anche un modo di non vedere. Naturalmente tutti i fenomeni reali includono una immensa gamma di aspetti che l'uomo non potrà prendere in considerazione completamente. Percepire un problema quindi vorrà dire percepirlo in un modo anzichè in un altro, usare delle lenti piuttosto che altre. Naturalmente più aspetti consideriamo più il nostro punto di vista sarà completo.
L'insieme di tutte le conoscenze comporta l'assunzione da parte di ognuno di noi di un particolare schema cognitivo che influenza il nostro approccio ai problemi , il nostro modo di interpretare e di rispondere .
Si ha così il cosiddetto effetto framing, cioè l'assunzione di un particolare punto di vista che esclude gli altri procurando distorsione nelle scelte. Una volta adottato un determinato frame sarà difficile vederne altri. Perchè la nostra mente tende ad escludere informazioni dissonanti.
ad esempio osservando questa figura cosa vedete?
questa è una tipica figura gestaltica, in base al nostro schema cognitivo vedremo una figura piuttosto che un'altra. Questo perchè appunto tendiamo ad escludere informazioni in contrasto tra loro, creando così una dissonanza cognitiva che non ci permette di avere una visione completa della situazione che andiamo ad affrontare.
Naturalmente una situazione di framing può essere superata grazie alla comunicazione, infatti è bastato che io vi dicessi che quella è una figura gestaltica per insinuare in voi il dubbio che quello che stavate vedendo era solo una parte del problema. Altro elemento necessario al superamento del framing è quello dell'acquisizione di quella che può essere definita la mentalità aperta , ossia la capacità di assumere diversi punti di vista contemporaneamente.
Ehm questa è una piccola parte di quello che si potrebbe dire …
oggi ho fatto un esame quindi non ragiono più di tanto....
fear-of-the-dark- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: la "pancia" e la "testa", disquisizioni sull'arte...
fear-of-the-dark ha scritto:gli studi sulla percezione partono proprio dall'individuazione di tre livelli di conoscenza. Le conoscenze paradigmatiche , che sono quelle conoscenza acquisite senza verifica, soggette ad un processo di selezione naturale e sociale piuttosto che di apprendimento. Sono gli assunti di fondo, quelli che diamo per scontato. Ad esempio sono le prime informazioni che i bambini ricevono dal mondo esterno.
Poi abbiamo le conoscenze esperienziali, cioè quelle che derivano appunto dall'esperienza e dalla sperimentazione delle conseguenze negative e positive delle proprie azioni o delle azione altrui. Componente importante di questo tipo di conoscenza sono le conoscenze tacite, ossia " le persone sanno fare più di quanto sappiano spiegare". L'aspetto importante di questo tipo di conoscenza è la difficoltà intrinseca di spigare le procedure e i contenuti delle procedure d'azione di maggiore successo. Queste conoscenze possono essere trasferite solo attraverso osservazione reciproca, non essendo facilmente codificabili.
Il terzo livello di conoscenze riguarda quelle esplicite, quelle ottenibili attraverso procedure di ricerca e apprendimento razionali. Queste conoscenze sono facilmente codificabili e trasferibili . La risoluzione di ogni tipo di problema e di interpretazione presuppone l'esistenza ex ante di un bagaglio conoscitivo di questo tipo.
Tutti i processi di giudizio e di percezione vengono influenzati da questo tipo di conoscenze. L'insieme dei tre livelli definisce l'assunzione di uno schema percettivo individuale, che prende in considerazione alcune informazioni escludendone delle altre. Insomma ogni modo di vedere è anche un modo di non vedere. Naturalmente tutti i fenomeni reali includono una immensa gamma di aspetti che l'uomo non potrà prendere in considerazione completamente. Percepire un problema quindi vorrà dire percepirlo in un modo anzichè in un altro, usare delle lenti piuttosto che altre. Naturalmente più aspetti consideriamo più il nostro punto di vista sarà completo.
L'insieme di tutte le conoscenze comporta l'assunzione da parte di ognuno di noi di un particolare schema cognitivo che influenza il nostro approccio ai problemi , il nostro modo di interpretare e di rispondere .
Si ha così il cosiddetto effetto framing, cioè l'assunzione di un particolare punto di vista che esclude gli altri procurando distorsione nelle scelte. Una volta adottato un determinato frame sarà difficile vederne altri. Perchè la nostra mente tende ad escludere informazioni dissonanti.
ad esempio osservando questa figura cosa vedete?
questa è una tipica figura gestaltica, in base al nostro schema cognitivo vedremo una figura piuttosto che un'altra. Questo perchè appunto tendiamo ad escludere informazioni in contrasto tra loro, creando così una dissonanza cognitiva che non ci permette di avere una visione completa della situazione che andiamo ad affrontare.
Naturalmente una situazione di framing può essere superata grazie alla comunicazione, infatti è bastato che io vi dicessi che quella è una figura gestaltica per insinuare in voi il dubbio che quello che stavate vedendo era solo una parte del problema. Altro elemento necessario al superamento del framing è quello dell'acquisizione di quella che può essere definita la mentalità aperta , ossia la capacità di assumere diversi punti di vista contemporaneamente.
Ehm questa è una piccola parte di quello che si potrebbe dire …
oggi ho fatto un esame quindi non ragiono più di tanto....
Bell'intervento fear
Ospite- Ospite
Re: la "pancia" e la "testa", disquisizioni sull'arte...
fear-of-the-dark ha scritto:
ad esempio osservando questa figura cosa vedete?
questa è una tipica figura gestaltica, in base al nostro schema cognitivo vedremo una figura piuttosto che un'altra. Questo perchè appunto tendiamo ad escludere informazioni in contrasto tra loro, creando così una dissonanza cognitiva che non ci permette di avere una visione completa della situazione che andiamo ad affrontare.
Naturalmente una situazione di framing può essere superata grazie alla comunicazione, infatti è bastato che io vi dicessi che quella è una figura gestaltica per insinuare in voi il dubbio che quello che stavate vedendo era solo una parte del problema. Altro elemento necessario al superamento del framing è quello dell'acquisizione di quella che può essere definita la mentalità aperta , ossia la capacità di assumere diversi punti di vista contemporaneamente.
Ehm questa è una piccola parte di quello che si potrebbe dire …
oggi ho fatto un esame quindi non ragiono più di tanto....
se io vedo immediatamente entrambe le figure (ho guardato prima la foto che il testo) vuol dire che ho superato il framing ?
Brava, studia, studia
Gaufre- Forum Expatriée
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Re: la "pancia" e la "testa", disquisizioni sull'arte...
splendido intervento direi! e anch'io vedo entrambe le figure ma credo che sia perché devo aver già visto questa figura prima d'oggi...
com'é andato l'esame Fear?
com'é andato l'esame Fear?
bellaprincipessa- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: la "pancia" e la "testa", disquisizioni sull'arte...
grazie cari....mi fa piacere abbiate apprezzato....
comunque gaufre credo che se tu vedi entrambe le figure è perchè hai imparato ad utilizzare frame differenti. quello è un esempio di figura sfondo( le due figure possono essere interpretate sia come sfondo che come oggetto).Però si possono fare anche altri esempi. Gli studiosi della gestalt , come kohler, si interrogarono sul perchè vediamo cose che in realtà non ci sono, le cosiddette illusioni ottiche.Provate a disegnare due smile su un foglio di carta :-) :-( ..... non avete l'impressione che nella prima figura gli occhi siano felici e nella seconda gli occhi siano tristi? eppure sono due coppie di punti identiche....ma noi le vediamo , anzi le percepiamo in modo diverso. Questo è un piccolo esempio di buona continuità( tutti gli elementi sono considerati appartenenti ad un iniseme coerente). Poi c'è anche la prossimità , cioè tendiamo a far rientrar in un unico gruppo elementi più vicini tra loro....e così via...
comunque gaufre credo che se tu vedi entrambe le figure è perchè hai imparato ad utilizzare frame differenti. quello è un esempio di figura sfondo( le due figure possono essere interpretate sia come sfondo che come oggetto).Però si possono fare anche altri esempi. Gli studiosi della gestalt , come kohler, si interrogarono sul perchè vediamo cose che in realtà non ci sono, le cosiddette illusioni ottiche.Provate a disegnare due smile su un foglio di carta :-) :-( ..... non avete l'impressione che nella prima figura gli occhi siano felici e nella seconda gli occhi siano tristi? eppure sono due coppie di punti identiche....ma noi le vediamo , anzi le percepiamo in modo diverso. Questo è un piccolo esempio di buona continuità( tutti gli elementi sono considerati appartenenti ad un iniseme coerente). Poi c'è anche la prossimità , cioè tendiamo a far rientrar in un unico gruppo elementi più vicini tra loro....e così via...
fear-of-the-dark- Utente... preoccupante >10.000 Post
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fear-of-the-dark ha scritto:grazie cari....mi fa piacere abbiate apprezzato....
comunque gaufre credo che se tu vedi entrambe le figure è perchè hai imparato ad utilizzare frame differenti. quello è un esempio di figura sfondo( le due figure possono essere interpretate sia come sfondo che come oggetto).Però si possono fare anche altri esempi. Gli studiosi della gestalt , come kohler, si interrogarono sul perchè vediamo cose che in realtà non ci sono, le cosiddette illusioni ottiche.Provate a disegnare due smile su un foglio di carta :-) :-( ..... non avete l'impressione che nella prima figura gli occhi siano felici e nella seconda gli occhi siano tristi? eppure sono due coppie di punti identiche....ma noi le vediamo , anzi le percepiamo in modo diverso. Questo è un piccolo esempio di buona continuità( tutti gli elementi sono considerati appartenenti ad un iniseme coerente). Poi c'è anche la prossimità , cioè tendiamo a far rientrar in un unico gruppo elementi più vicini tra loro....e così via...
questo non può essere spiegato scientificamente? almeno in alcuni casi...
Gaufre- Forum Expatriée
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Re: la "pancia" e la "testa", disquisizioni sull'arte...
Gaufre ha scritto:fear-of-the-dark ha scritto:grazie cari....mi fa piacere abbiate apprezzato....
comunque gaufre credo che se tu vedi entrambe le figure è perchè hai imparato ad utilizzare frame differenti. quello è un esempio di figura sfondo( le due figure possono essere interpretate sia come sfondo che come oggetto).Però si possono fare anche altri esempi. Gli studiosi della gestalt , come kohler, si interrogarono sul perchè vediamo cose che in realtà non ci sono, le cosiddette illusioni ottiche.Provate a disegnare due smile su un foglio di carta :-) :-( ..... non avete l'impressione che nella prima figura gli occhi siano felici e nella seconda gli occhi siano tristi? eppure sono due coppie di punti identiche....ma noi le vediamo , anzi le percepiamo in modo diverso. Questo è un piccolo esempio di buona continuità( tutti gli elementi sono considerati appartenenti ad un iniseme coerente). Poi c'è anche la prossimità , cioè tendiamo a far rientrar in un unico gruppo elementi più vicini tra loro....e così via...
questo non può essere spiegato scientificamente? almeno in alcuni casi...
beh tu dici se esista un particolare neurone che ci fa vedere le cose per quelle che non sono...??? beh non sono molto ferrata in materia , ma comunque so che le neuroscienze stanno facendo passi da giganti nello spiegare certi fenomeni. Pobabilmente ne sa qualcosa luca.... Cose tipo neuroni a specchio o robe simili .....
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fear-of-the-dark ha scritto:Gaufre ha scritto:fear-of-the-dark ha scritto:grazie cari....mi fa piacere abbiate apprezzato....
comunque gaufre credo che se tu vedi entrambe le figure è perchè hai imparato ad utilizzare frame differenti. quello è un esempio di figura sfondo( le due figure possono essere interpretate sia come sfondo che come oggetto).Però si possono fare anche altri esempi. Gli studiosi della gestalt , come kohler, si interrogarono sul perchè vediamo cose che in realtà non ci sono, le cosiddette illusioni ottiche.Provate a disegnare due smile su un foglio di carta :-) :-( ..... non avete l'impressione che nella prima figura gli occhi siano felici e nella seconda gli occhi siano tristi? eppure sono due coppie di punti identiche....ma noi le vediamo , anzi le percepiamo in modo diverso. Questo è un piccolo esempio di buona continuità( tutti gli elementi sono considerati appartenenti ad un iniseme coerente). Poi c'è anche la prossimità , cioè tendiamo a far rientrar in un unico gruppo elementi più vicini tra loro....e così via...
questo non può essere spiegato scientificamente? almeno in alcuni casi...
beh tu dici se esista un particolare neurone che ci fa vedere le cose per quelle che non sono...??? beh non sono molto ferrata in materia , ma comunque so che le neuroscienze stanno facendo passi da giganti nello spiegare certi fenomeni. Pobabilmente ne sa qualcosa luca.... Cose tipo neuroni a specchio o robe simili .....
pensavo a un fenomeno ottico. Parlando di arte mi viene in mente l'utilizzo di alcuni accorgimenti che possono essere presi per dare l'illusione di vedere celle cose in un modo quando invece sono fatte esattamente all'opposto (coretto prospettico di Bramante in S.M. Grazie a Milano o semplicemente le correzioni ottiche apportate dai greci ai loro templi per farli sembrare perfetti all'occhio). Non so se mi sono spiegata, scusate, ma vi leggo e scrivo in fretta, purtroppo.
- Spoiler:
- com'è andato l'esame?
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Re: la "pancia" e la "testa", disquisizioni sull'arte...
capisco quello che vuoi dire anche se ne so poco e niente delle cose che hai nominato.
comunque credo che nell'arte vengano utilizzate delle tecniche che fanno leva su alcune caratteristiche della percezione. Non credo che una cosa escluda l'altra , anzi...
comunque credo che nell'arte vengano utilizzate delle tecniche che fanno leva su alcune caratteristiche della percezione. Non credo che una cosa escluda l'altra , anzi...
- Spoiler:
- l'esame è andato, ma i risultati escono stasera....speriamo in bene!!!
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Re: la "pancia" e la "testa", disquisizioni sull'arte...
fear-of-the-dark ha scritto:capisco quello che vuoi dire anche se ne so poco e niente delle cose che hai nominato.
comunque credo che nell'arte vengano utilizzate delle tecniche che fanno leva su alcune caratteristiche della percezione. Non credo che una cosa escluda l'altra , anzi...
- Spoiler:
l'esame è andato, ma i risultati escono stasera....speriamo in bene!!!
sì, lo penso anche io, ma non sono abbastanza titolata per parlarne o fare supposizioni... qualcuno vuol dire la sua?
- Spoiler:
- brava, fear... dal poco che ti conosco penso che l'esame sia andato bene... anche io ho appena consegnato un progetto per una ricerca; speriamo bene...
Gaufre- Forum Expatriée
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Gaufre ha scritto:
sì, lo penso anche io, ma non sono abbastanza titolata per parlarne o fare supposizioni... qualcuno vuol dire la sua?
- Spoiler:
brava, fear... dal poco che ti conosco penso che l'esame sia andato bene... anche io ho appena consegnato un progetto per una ricerca; speriamo bene...
- Spoiler:
- denghiu per la fiducia ....allora in bocca al lupo a noi!!!!
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lo riporto su. Non si sa mai ...che a qualcuno venisse in mente di disquisire con la testa e con la pancia dell'arte!
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in questi giorni parliamo con la testa e la pancia (io mi sono pure "messa in cattedra") di Morgan...
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Re: la "pancia" e la "testa", disquisizioni sull'arte...
bellaprincipessa ha scritto:
Ok, ricapitolando, le parole chiave sarebbero:
RICERCA, INDAGINE, PERCORSO, CONSAPEVOLEZZA, MESSA IN DISCUSSIONE, MEZZO...
Cosa ne pensate? Piano Piano ne sta uscendo una definizione di Arte che si avvicina a quella di Vita...
Raccolgo l'invito di Fear , anche perchè ho lasciato il discorso a metà e voglio dare una risposta a Gaufre.
Faccio un passo indietro e ritorno a quella frase "uomo come opera d'arte suprema" che avevo scritto di getto, prima dell'intervento sulla percezione di Fear.
E' un pensiero che mi è venuto come logica (per me ovviamente) conseguenza dopo che ho letto i post di Fear e Princi e, in particolare, quando ho letto "arte come vita". Si tratta di un pensiero in libertà, prendetelo per quello che è ...
Dunque, queste le associazioni che ricordo di avere fatto:
- arte -> creazione;
- creazione -> nascita;
- nascita -> natura ("mondo naturale", non so come definirlo meglio - help);
- natura -> organismi viventi
- organismi viventi -> uomo
- uomo -> coscienza di sè
Quindi, "uomo come opera d'arte suprema" in quanto è l'unica "creazione" (passatemi questo termine) presente in natura che ha coscienza di sè ed è in grado di riflettere su stesso.
Il singolo soggetto tematizza l'altro soggetto e in questa maniera, attraverso la reazione dell'altro soggetto al suo comportamento, arriva a un'attitudine critica rispetto al proprio comportamento e cioè a qualcosa come un'autocoscienza, alla capacità, appunto, di riflettere.
In questo senso, l'opera d'arte è uno specchio in cui l'uomo si riflette. L'artista che la produce si riflette in essa, colui che la guarda o l'ascolta può riflettersi in essa o meno, in un modo o nell'altro il riconoscersi in essa o il rifiutarla è un modo per comprendere noi stessi in relazione a ciò che ci circonda. Al momento sono più propensa a considerare l'arte più come un mezzo piuttosto che un fine.
Mi fermo qui. Ora potete rinchiudermi, così avrò tempo di leggermi con calma i post sulla percezione.
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Re: la "pancia" e la "testa", disquisizioni sull'arte...
Intervista al neurobiologo Luca Francesco Ticini (Presidente della Società Italiana di Neuroestetica "Semir Zeki" (http://www.neuroestetica.it/articles.html)
Di cosa si occupa esattamente la neuroestetica?
La neuroestetica nasce dall’esigenza di capire i meccanismi biologici alla base delle emozioni e dell’apprezzamento estetico. L’intento non è assolutamente quello di spiegare l’Arte e la creatività artistica, bensì di cercare nell’Arte un mezzo per capire le funzioni del nostro cervello. Questa Scienza si sviluppa una decina d’anni fa, grazie al contributo del celebre neuroscienziato inglese Semir Zeki e si inserisce in un contesto molto ampio, che alcuni hanno definito “nuovo umanesimo”. Ricordo a questo proposito una frase del premio Nobel Rita Levi Montalcini: «Se riuscissimo a penetrare i tanti misteri ancora nascosti nella giungla di neuroni, si spalancherebbero nuovi orizzonti non solo in campo strettamente scientifico ma anche in ambito sociale». La neuroestetica si propone di aprire questi nuovi orizzonti verso la comprensione dell’esperienza estetica e della creatività, nella speranza di poter contribuire ad una più approfondita conoscenza della nostra mente. Per questo motivo la neuroestetica è una terra “di tutti e di nessuno”, un territorio di sinergia e collaborazione fra chi si occupa di Scienza e chi si dedica all’Arte. Nel 2005, per ufficializzare tale rapporto fra artisti e scienziati, è nata la Società Italiana di Neuroestetica “Semir Zeki”, fra cui soci vi sono importanti figure di spicco in ambito scientifico e artistico.
Le neuroscienze, secondo Lei, consentono di individuare parametri oggettivi utili a distinguere autentiche opere d’arte destinate a durare nel tempo da prodotti commerciali di scarso valore?
É da secoli che si cerca una definizione oggetiva di “opera d’arte”. Già nel passato, artisti e filosofi hanno cercato di definire i parametri che caratterizzano la bellezza di un’opera d’arte. Pensiamo a Platone, Immanuel Kant o allo storico dell’arte Johann Joachim Winckelmann, per citarne alcuni.
Oggi, le tecniche di risonanza magnetica hanno permesso di identificare alcuni circuiti cerebrali coinvolti nell’apprezzamento estetico. Questi circuiti rimangono costanti e non variano da persona a persona. Ciò significa che se il nostro cervello reputa un’opera bella, si attivano ben definite aree cerebrali, identificabili. Dunque, i parametri oggettivi per distinguere un’opera d’arte vanno ricercati nell’attività del nostro cervello e non nelle parole e definizioni. Un’opera darte destinata ad essere stimata tale nel tempo deve, a mio avviso, poter attivare dei ben definiti circuiti cerebrali legati all’apprezzamento estetico.
Le indagini condotte in tale ambito scientifico hanno riscontrato la ricorrenza di reazioni cerebrali identiche, dinanzi ad un’opera d’arte, in persone appartenenti a culture e a civiltà diverse?
Le ricerche scientifiche hanno identificato l’origine di alcune percezioni elementari universali comuni in ogni uomo. E’ certo, tuttavia, che di fronte ad un’opera d’arte, ognuno ha un’esperienza estetica dissimile. Vi sono infatti infiniti fattori che possono influenzare il nostro giudizio, come le esperienze personali, la formazione culturale, la moda e così via. Pur tuttavia, esistono dei circuiti nervosi che sono attivati in modo omogeneo in ognuno di noi che in un certo senso ci rendono uguali dinanzi ad un’opera d’arte.
Esiste un’area cerebrale della creatività? C’è qualche differenza tra il cervello di un artista e un cervello, per così dire, “comune”?
La domanda a cui spesso mi trovo a rispondere è la seguente: se le Neuroscienze hanno dimostrato che ogni area del cervello ha una funzione specifica, esiste dunque un’area (o più aree) della creatività? E se esiste, è più sviluppata nelle persone creative?
A mio avviso, lo studio della creatività e dei suoi meccanismi cerebrali è uno fra gli argomenti più interessanti. Per questa ragione ho affrontato tale difficile tema nel libro “Connessioni inattese: crossing tra Arte e Scienza” curato da Ignazio Licata e appena uscito per Politi Editore.
Non solo infatti la creatività è importante nella nostra vita quotidiana, ma è vitale nelle vite creative degli artisti così come degli scienziati, i cui risultati dipendono molto spesso dall’estro creativo. In termini generali, mi sento di dire che non esiste un’area della creatività, piuttosto la creatività è data dalla collaborazione sinergica fra più aree del cervello e dalla presenza di connessioni particolari che conferiscono all’individuo la capacità di immaginare nuove relazioni. Forse queste connessioni sono più sviluppate in alcuni individui più creativi, ma riterrei giusto dire che ogni uomo ha le stesse capacità, seppur più o meno sfruttate ed indirizzate verso competenze diverse. Molti sono gli sforzi compiuti, ma stabilire una neurobiologia della creatività, dei molteplici stati mentali e delle emozioni, è tuttora un’incantevole illusione. Forse le neuroscienze sono più avvincenti perché c’è ancora tanto da scoprire. Per ora, quindi, non ci rimane che la possibilità di speculare su queste sorprendenti peculiarità della mente.
La neuroestetica è in grado di ricostruire i procedimenti mentali di creazione artistica?
In generale, il cervello è caratterizzato da decine di aree separate le une dalle altre, che custodiscono i processi cognitivi e consentono la percezione dei differenti aspetti del mondo che ci circonda come il colore, il movimento, i volti ed i suoni. Più all’interno, nascosti fra gli emisferi cerebrali, troviamo i circuiti limbici, sede delle emozioni. Entrambi questi circuiti cerebrali sono coinvolti nella creatività artistica. Come esattamente ciò avvenga è ancora sconosciuto e merita futuri studi. Infatti, per limiti tecnici, ad oggi si è studiato più il precorso percettivo che quello creativo. Si sono così seguiti più i passi attraverso i quali l’informazione proveniente dal mondo esterno si trasforma in percezione piuttosto che le vie attraverso le quali un emozione si trasforma in una creazione artistica.
Di cosa si occupa esattamente la neuroestetica?
La neuroestetica nasce dall’esigenza di capire i meccanismi biologici alla base delle emozioni e dell’apprezzamento estetico. L’intento non è assolutamente quello di spiegare l’Arte e la creatività artistica, bensì di cercare nell’Arte un mezzo per capire le funzioni del nostro cervello. Questa Scienza si sviluppa una decina d’anni fa, grazie al contributo del celebre neuroscienziato inglese Semir Zeki e si inserisce in un contesto molto ampio, che alcuni hanno definito “nuovo umanesimo”. Ricordo a questo proposito una frase del premio Nobel Rita Levi Montalcini: «Se riuscissimo a penetrare i tanti misteri ancora nascosti nella giungla di neuroni, si spalancherebbero nuovi orizzonti non solo in campo strettamente scientifico ma anche in ambito sociale». La neuroestetica si propone di aprire questi nuovi orizzonti verso la comprensione dell’esperienza estetica e della creatività, nella speranza di poter contribuire ad una più approfondita conoscenza della nostra mente. Per questo motivo la neuroestetica è una terra “di tutti e di nessuno”, un territorio di sinergia e collaborazione fra chi si occupa di Scienza e chi si dedica all’Arte. Nel 2005, per ufficializzare tale rapporto fra artisti e scienziati, è nata la Società Italiana di Neuroestetica “Semir Zeki”, fra cui soci vi sono importanti figure di spicco in ambito scientifico e artistico.
Le neuroscienze, secondo Lei, consentono di individuare parametri oggettivi utili a distinguere autentiche opere d’arte destinate a durare nel tempo da prodotti commerciali di scarso valore?
É da secoli che si cerca una definizione oggetiva di “opera d’arte”. Già nel passato, artisti e filosofi hanno cercato di definire i parametri che caratterizzano la bellezza di un’opera d’arte. Pensiamo a Platone, Immanuel Kant o allo storico dell’arte Johann Joachim Winckelmann, per citarne alcuni.
Oggi, le tecniche di risonanza magnetica hanno permesso di identificare alcuni circuiti cerebrali coinvolti nell’apprezzamento estetico. Questi circuiti rimangono costanti e non variano da persona a persona. Ciò significa che se il nostro cervello reputa un’opera bella, si attivano ben definite aree cerebrali, identificabili. Dunque, i parametri oggettivi per distinguere un’opera d’arte vanno ricercati nell’attività del nostro cervello e non nelle parole e definizioni. Un’opera darte destinata ad essere stimata tale nel tempo deve, a mio avviso, poter attivare dei ben definiti circuiti cerebrali legati all’apprezzamento estetico.
Le indagini condotte in tale ambito scientifico hanno riscontrato la ricorrenza di reazioni cerebrali identiche, dinanzi ad un’opera d’arte, in persone appartenenti a culture e a civiltà diverse?
Le ricerche scientifiche hanno identificato l’origine di alcune percezioni elementari universali comuni in ogni uomo. E’ certo, tuttavia, che di fronte ad un’opera d’arte, ognuno ha un’esperienza estetica dissimile. Vi sono infatti infiniti fattori che possono influenzare il nostro giudizio, come le esperienze personali, la formazione culturale, la moda e così via. Pur tuttavia, esistono dei circuiti nervosi che sono attivati in modo omogeneo in ognuno di noi che in un certo senso ci rendono uguali dinanzi ad un’opera d’arte.
Esiste un’area cerebrale della creatività? C’è qualche differenza tra il cervello di un artista e un cervello, per così dire, “comune”?
La domanda a cui spesso mi trovo a rispondere è la seguente: se le Neuroscienze hanno dimostrato che ogni area del cervello ha una funzione specifica, esiste dunque un’area (o più aree) della creatività? E se esiste, è più sviluppata nelle persone creative?
A mio avviso, lo studio della creatività e dei suoi meccanismi cerebrali è uno fra gli argomenti più interessanti. Per questa ragione ho affrontato tale difficile tema nel libro “Connessioni inattese: crossing tra Arte e Scienza” curato da Ignazio Licata e appena uscito per Politi Editore.
Non solo infatti la creatività è importante nella nostra vita quotidiana, ma è vitale nelle vite creative degli artisti così come degli scienziati, i cui risultati dipendono molto spesso dall’estro creativo. In termini generali, mi sento di dire che non esiste un’area della creatività, piuttosto la creatività è data dalla collaborazione sinergica fra più aree del cervello e dalla presenza di connessioni particolari che conferiscono all’individuo la capacità di immaginare nuove relazioni. Forse queste connessioni sono più sviluppate in alcuni individui più creativi, ma riterrei giusto dire che ogni uomo ha le stesse capacità, seppur più o meno sfruttate ed indirizzate verso competenze diverse. Molti sono gli sforzi compiuti, ma stabilire una neurobiologia della creatività, dei molteplici stati mentali e delle emozioni, è tuttora un’incantevole illusione. Forse le neuroscienze sono più avvincenti perché c’è ancora tanto da scoprire. Per ora, quindi, non ci rimane che la possibilità di speculare su queste sorprendenti peculiarità della mente.
La neuroestetica è in grado di ricostruire i procedimenti mentali di creazione artistica?
In generale, il cervello è caratterizzato da decine di aree separate le une dalle altre, che custodiscono i processi cognitivi e consentono la percezione dei differenti aspetti del mondo che ci circonda come il colore, il movimento, i volti ed i suoni. Più all’interno, nascosti fra gli emisferi cerebrali, troviamo i circuiti limbici, sede delle emozioni. Entrambi questi circuiti cerebrali sono coinvolti nella creatività artistica. Come esattamente ciò avvenga è ancora sconosciuto e merita futuri studi. Infatti, per limiti tecnici, ad oggi si è studiato più il precorso percettivo che quello creativo. Si sono così seguiti più i passi attraverso i quali l’informazione proveniente dal mondo esterno si trasforma in percezione piuttosto che le vie attraverso le quali un emozione si trasforma in una creazione artistica.
Bess- Utente Aficionado: 501-2000 post
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Re: la "pancia" e la "testa", disquisizioni sull'arte...
Bess ha scritto:bellaprincipessa ha scritto:
Ok, ricapitolando, le parole chiave sarebbero:
RICERCA, INDAGINE, PERCORSO, CONSAPEVOLEZZA, MESSA IN DISCUSSIONE, MEZZO...
Cosa ne pensate? Piano Piano ne sta uscendo una definizione di Arte che si avvicina a quella di Vita...
Raccolgo l'invito di Fear , anche perchè ho lasciato il discorso a metà e voglio dare una risposta a Gaufre.
Faccio un passo indietro e ritorno a quella frase "uomo come opera d'arte suprema" che avevo scritto di getto, prima dell'intervento sulla percezione di Fear.
E' un pensiero che mi è venuto come logica (per me ovviamente) conseguenza dopo che ho letto i post di Fear e Princi e, in particolare, quando ho letto "arte come vita". Si tratta di un pensiero in libertà, prendetelo per quello che è ...
Dunque, queste le associazioni che ricordo di avere fatto:
- arte -> creazione;
- creazione -> nascita;
- nascita -> natura ("mondo naturale", non so come definirlo meglio - help);
- natura -> organismi viventi
- organismi viventi -> uomo
- uomo -> coscienza di sè
Quindi, "uomo come opera d'arte suprema" in quanto è l'unica "creazione" (passatemi questo termine) presente in natura che ha coscienza di sè ed è in grado di riflettere su stesso.
Il singolo soggetto tematizza l'altro soggetto e in questa maniera, attraverso la reazione dell'altro soggetto al suo comportamento, arriva a un'attitudine critica rispetto al proprio comportamento e cioè a qualcosa come un'autocoscienza, alla capacità, appunto, di riflettere.
In questo senso, l'opera d'arte è uno specchio in cui l'uomo si riflette. L'artista che la produce si riflette in essa, colui che la guarda o l'ascolta può riflettersi in essa o meno, in un modo o nell'altro il riconoscersi in essa o il rifiutarla è un modo per comprendere noi stessi in relazione a ciò che ci circonda. Al momento sono più propensa a considerare l'arte più come un mezzo piuttosto che un fine.
Mi fermo qui. Ora potete rinchiudermi, così avrò tempo di leggermi con calma i post sulla percezione.
bess bell'intervento!!! quand ci capirò qualcosa risponderò.... no scherzo si capisce perfettamente
fear-of-the-dark- Utente... preoccupante >10.000 Post
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Re: la "pancia" e la "testa", disquisizioni sull'arte...
lo cancello, meglio.
come si fa????
come si fa????
Bess- Utente Aficionado: 501-2000 post
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